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Autore: Dave1994    25/11/2012    1 recensioni
L'acchiappademoni Dante ha dovuto affrontare di tutto: dal diavolo in persona,sino a tutti i suoi infiniti servitori. Per anni ha combattuto,e oggi ha deciso di ritirarsi a una vita di tranquillità assieme a chi di più caro gli è rimasto.. Vergil,suo fratello,ha raggiunto sua moglie Miranda oltre il Velo dell'Oblio e Nero non l'ha mai perdonato per questo. A capo quindi di una famiglia oramai divisa,sceglie di dimenticare il suo passato di guerriero e difensore dell'umanità.
Ma,mentre sulla Terra imperversano ancora le legioni di Lucifero,una nuova minaccia si appresta,qualcosa che Dante mai avrebbe immaginato di dover affrontare.
Genere: Avventura, Fantasy, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Dante, Trish, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Dante sgranò gli occhi, mentre le unghie di Lucia si conficcavano nel suo braccio: la scena davanti a loro era a dir poco terrificante: il corpo di Kyrie fluttuava a mezz'aria all'interno del sigillo magico, gli occhi voltati all'insù fino a mostrarne il bianco. Nero si era lanciato in aiuto della sua ragazza, ma nessuno poteva interrompere l'incantesimo fino alla sua naturale conclusione.

- KYRIE! - gridò il giovane, battendo ripetutamente il braccio demoniaco contro la barriera invisibile davanti a lui, oltre la quale Kyrie gridava tremando come una foglia. Poi, frustrato dall'inutilità delle sue azioni, si voltò verso Lucia afferrandola per il bavero e sollevandola a diversi centimetri di altezza dal pavimento.

- COSA DIAVOLO LEI HAI FATTO? -

- Nero, CALMATI! - ruggì Dante, frapponendosi tra il ragazzo e la donna e dividendoli con il suo corpo: fu in quel momento che lesse negli occhi di Nero una rabbia disumana, tanto forte da trasparire quasi dai pori della sua pelle.

- Lucia! - intervenne Lady, sconvolta dalla scena di Kyrie intrappolata e sofferente nel cerchio incantato – interrompi l'incantesimo,subito! -

- Non si può. -

La voce della donna era risuonata impotente e tremolante nella sala. Tutti si voltarono verso di lei, sconcertati: un grido di Kyrie li strappò all'improvviso dal loro torpore e, in un attimo, il cerchio magico smise di risplendere.

Il corpo della ragazza cadde a terra, privo di sensi. Nero accorse e la sollevò in braccio, mortalmente preoccupato e terrorizzato.

- Kyrie,KYRIE! -

Lucia si avvicinò timidamente ai due, stendendo una mano sul petto della ragazza. Il suo cuore batteva ancora ed il respiro era regolare, ma...

Qualcosa non andava. La sua innaturale immobilità era terribilmente sbagliata.

- E' viva – sussurrò la donna dai capelli rossi, rivolgendosi al ragazzo – ha solo perso i sensi. Tornerà tra noi tra qualche ora al.... -

- E' TUTTA COLPA TUA! - la interruppe brutalmente Nero, allontanandosi da lei. I capelli della ragazza ondeggiarono allo scatto improvviso del giovane furioso.

Poi, guardò Dante e l'acchiappademoni si sentì in colpa.

Sapeva cosa stava per dire.

- COME VI E' SALTATO IN MENTE DI LASCIARLE FARE QUESTO?!? - sbottò, indicando con il braccio destro il cerchio magico, ancora febbricitante di energia nei suoi contorti finemente decorati di rune e simboli tanto antichi da essere stati dimenticati dal mondo stesso – E'....è solo una ragazza. Lei non c'entra nulla. -

E detto questo, lasciò la stanza. I presenti non ebbero la forza di guardarsi negli occhi e preferirono puntare il loro sguardo verso terra.

Lucia si avvicinò a Dante e, senza dir nulla, si strinse al suo braccio. Lady registrò l'accaduto all'istante e una cocente punta di gelosia le trafisse il cuore al pari di una spada.

- Vieni – disse all'acchiappademoni, prendendolo per l'altro braccio – dobbiamo parlare. -

Dante fece per rispondere quando Lucia gli sussurrò chiaramente nell'orecchio:

- Ti prego, rimani. -

La sua voce era rotta, incerta. L'uomo ne ebbe compassione e comprese solo parzialmente il peso che quella donna si era caricata sulle spalle in tutti quegli anni.

Lui stesso non avrebbe retto un tale fardello.

Tuttavia, la frase era giunta distintamente all'orecchio di Lady che attonita fronteggiò la sua avversaria, il braccio di Dante ancora saldamente afferrato in mano.

- ...come? -

- Gli ho chiesto di rimanere. -

- Dal momento che sono io la sua compagna, la cosa riguarda noi due e basta. Credo sarebbe ora che tu lo capissi, una volta per tutte. -

Dante sgranò gli occhi. La situazione stava inevitabilmente, rapidamente degenerando.

- Ehi, ragazze, non credo sia il caso di... -

- Ieri sera ci siamo baciati. - disse Lucia, con noncuranza. Come se fosse la cosa più normale del mondo.

Dante sentì il mondo crollargli addosso, avvertendo il silenzio che ora gravava nella stanza. Lo sguardo di Lady gli pungeva la pelle come la coda di uno scorpione e, finalmente, trovò il coraggio di incrociarlo con il suo.

Lady era sconvolta come non mai, la bocca spalancata in una piccola ed elegante O. I suoi sensi affinati e superiori avvertirono l'accelerato battito cardiaco della donna, sintomo di una prossima crisi di pianto.

Una sola frase separava nettamente la calma dalla crisi, adesso. Come una sottile linea rossa.

Quelle parole sarebbero rimaste impresse nella memoria dell'acchiappademoni per tutta la sua vita.

- ...è la verità? - chiese Lady, quasi sussurrando.

Dante guardò negli occhi la sua ex-compagna. La risposta era talmente evidente dal suo volto che lacrime cominciarono a scendere a dirotto lungo l'aggraziato viso di Lady.

Poi, trovò infine la forza di dare voce alle sue parole.

E come macigni, le sue labbra si mossero.

- Sì. -

 

 

 

 

- E gli uomini vollero piuttosto le tenebre che la luce. -

(Giovanni, III, 19)

 

 

La città di Fortuna già riposava, quando la morente luce del sole iniziava ormai a tramontare. Le strade, poco prima brulicanti di persone, ora giacevano silenziose e abbandonate a sé stesse, come oggetti usati e subito dopo dimenticati. Il vento soffiava piano, quasi per non disturbare quelle anime così stanche.

Fu allora che arrivarono in massa, in un'orda di esseri piumati. Tanti da ricoprire una generosa porzione di cielo. Un'infinità di minuscoli puntini brillanti riluceva ai loro fianchi, costituita dalle loro personali spade di fuoco. Poi, in un attimo, piombarono sull'indifesa città: la notte si illuminò come il giorno e fiamme divamparono qua e là lungo le case, inghiottendo e divorando tutto quanto si trovava sul loro cammino. La gente uscì strillando dalle case, terrorizzata, e in meno di un attimo venne trucidata da furiosi esseri angelici: vi fu uno schioccare di ossa rotte generale, seguito dal tonfo di corpi che cadono per terra.

Gli angeli non ebbero pietà per nessuno. Né per vecchi, né per donne, né per bambini.

Ai loro occhi erano usurpatori di una terra che apparteneva a loro per diritto. Erano ladri, avidi e crudeli, che avevano rubato loro l'eredità lasciata da Dio ai suoi figli prediletti.

Una donna, in particolare, fece da scudo con il suo corpo al figlio mentre quelle creature diaboliche imperversavano per la città. Il piccolo si strinse a lei, piangendo e chiedendo cosa stava accadendo.

In quel momento uno degli angeli si parò loro davanti, l'ardente spada infuocata in pugno e uno sguardo gelido sul volto. Samael avanzò verso di loro con calma, senza fretta, mentre le grida della madre si facevano sempre più laceranti a ogni rintocco dei suoi piedi sul terreno. Sollevò la spada e la donna gli si avventò contro chinando la testa, come un toro che carica a testa bassa la sfortunata vittima: in un secondo Samael la schivò e le trafisse la schiena, facendola gridare adesso di dolore.

Con un gesto aggraziato l'angelo estrasse la sua arma dal corpo della donna, che cadde a terra senza vita. Il bambino davanti a lui si faceva schermo con le mani, coprendosi gli occhi davanti a quell'abbagliante creatura colpevole dell'omicidio di sua madre.

Quella visione paralizzò per qualche attimo Samael.

Una parte di lui ruggì la sua indignazione e quanto quello che stesse facendo fosse sbagliato. Gli suggerì di abbandonare tutto e fuggire via, pregando per il perdono dei peccati che aveva commesso.

Ma un'altra parte godeva per quella distruzione e – in una frazione di secondo che parve durare una vita intera – le cose parvero capovolgersi per Samael: ebbe l'impressione che fosse quella parte a dominare la parte conscia e razionale della sua mente e lui stesse facendo solo da spettatore a tutta quella rovina.

Tuttavia, fu una sensazione passeggera. Tornò al presente e vide il bambino davanti a lui rannicchiato contro la parete, il cadavere della madre di fronte.

- Le grandi cose hanno sempre origine da qualcosa di piccolo, sai? - sussurrò al ragazzo, afferrandolo per il collo e sollevandolo all'altezza del suo volto.

Mentre una bramosia sconfinata gli consumava lentamente l'anima, Samael fece svanire la lama fiammeggiante nel palmo della sua mano destra e, irrigidendone le dita, la conficcò nel petto del giovane che ebbe un sussulto. Ne afferrò il cuore e lo strappò, avvertendolo ancora pulsare.

Il ragazzo era già morto.

Samael, con oscura ingordigia, lo divorò in un secondo.

E sentì tremare tutto il suo essere per l'orribile rituale che aveva appena completato.

Si sentì onnipotente. Inarrestabile, e tuttavia puro, come il bambino a cui aveva appena strappato la vita dal petto. Cecil avvertì all'istante un'onda che mai aveva avvertito prima sconvolgere tutti i livelli della realtà, ne avvertì l'epicentro e raggiunse Samael in men che non si dica. Avvicinandosi cautamente a lui, vide il corpo del bambino davanti a lui.

Aveva il petto squarciato.

Guardo sconcertata il suo compagno e si accorse troppo tardi della luce oscura che brillava ora nei suoi occhi.

Prima che potesse dire qualsiasi cosa, l'angelo le puntò contro il palmo della mano e un bagliore di luce la accecò momentaneamente.

Samael reggeva la Spegnianime, puntandola contro di lei.

- Samael... - disse, rendendosi conto di come le sue parole non avessero alcun effetto sull'essere di fronte a lei.

La voce di Dio non era stata fatta per uccidere lei e i suoi fratelli.

- Addio. - sussurrò sinistramente Samael e premette il grilletto.

Due secondi dopo, Cecil aveva cessato di esistere. Di lei ora non restava altro che una solitaria piuma bianca dell'ala destra, fluttuante nell'aria colma di ceneri, polveri e grida.

  
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