Every piece of your heart
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than this.
Il giorno
successivo mi svegliai quasi all’alba, quando il cielo era ancora scuro e
l’aria fresca e tagliente.
Non avevo
dormito affatto bene quella notte, complice la lontananza che divideva me ed
Harry.
Per quanto tempo
ancora saremmo potuti andare avanti così? Chiamandoci ad ogni ora del giorno e
della notte senza mai vederci?
Tra l’altro
in autunno io avrei anche dovuto frequentare l’università e ciò non avrebbe
fatto altro che rendere le cose ancora più difficili di quanto già non lo
fossero.
Presi un
libro tra le mani, uno di quelli che avevo letto decine e decine di volte, e lo
aprii ad una pagina a caso, iniziando a leggere esattamente da quel punto.
Mi resi ben
presto conto che non ero assolutamente in grado di terminare neppure un periodo
senza indugiare per tempi inesorabilmente lunghi su ogni parola.
Era
frustrante come ogni cosa mi ricordasse ogni singolo metro che mi divideva da
Harry.
Decisi di
chiudere il libro con un sonoro e deciso gesto, poi lo abbandonai sul comodino.
Poggiai un
solo piede sul pavimento bianco e freddo della mia stanza, per darmi lo slancio
che mi avrebbe permesso di arrivare con le mani al portatile che era sulla mia
scrivania.
Lo afferrai
per poi ricadere a peso morto sul morbido materasso del mio letto.
Lo accesi e
senza neppure un valido motivo cercai il nome di Harry su internet.
Vedere le
sue immagini, i suoi video, seguire i suoi spostamenti quasi poteva darmi la
lontana idea di essere con lui.
Sorrisi
quando trovai un video in cui i ragazzi cercavano in tutti i modi di distrarlo
mentre cantava un assolo durante un loro concerto, dandogli piccoli buffetti o
toccandogli il sedere.
Andai
avanti, alla ricerca di qualche altro momento della sua vita che non avevo
potuto condividere con lui.
Reggiseni
buttati sul palco, strane mosse di danza, cadute improvvise che cercava di
camuffare e poi Liam e Zayn che all’improvviso gli aprivano la camicia,
tirandogliela per le estremità.
Dovetti
soffocare una risata per non svegliare i miei quando vidi quella scena, era
davvero esilarante.
Gli altri
ridevano, mentre lui cercava di coprirsi come meglio poteva senza rinunciare ai
suoi esagerati movimenti che poi finivano per smuovergli la camicia dal petto,
ed il gioco ricominciava dall’inizio.
Certo, non
mi piaceva affatto la prospettiva che Harry fosse esposto come carne da macello
davanti ad una serie di panterone affamate, ma ero consapevole del fatto che
anche quello faceva parte del suo lavoro e dovevo accettarlo.
Continuai a
navigare su internet, incantandomi a guardare i suoi bellissimi occhi verdi che
in foto non rendevano neppure bene.
Solo quando
sentii mia madre bussare alla porta mi resi conto di tutto il tempo che era
passato.
“Giù, sei
sveglia?”, mi chiese entrando.
“Buongiorno
mamma.”, borbottai ancora con la voce roca in tutta risposta alla sua domanda.
“Ma che ore
sono?”, chiesi lasciandomi scappare uno sbadiglio.
“Le otto, ma
c’è una visita per te.”, annunciò lei sorridendomi a trentadue denti.
“Per me? A
quest’ora?”, chiesi scettica mettendomi seduta sul letto.
“Sì, tuo
padre l’ha visto che aspettava in macchina quando è uscito per andare a lavoro,
così ha pensato di farlo entrare ed ora è giù che ti aspetta.”, mi spiegò lei
con gli occhi che le brillavano.
Neppure
capii bene le sue parole, stanca e stralunata com’ero.
“Ma lui
chi?”, chiesi allora quasi come se stessi su un altro pianeta.
“È in
salotto, corri.”, disse soltanto mia madre facendo spallucce.
Harry? Harry? Harry? Harry?
Non me lo
feci ripetere ancora e senza neppure infilare le pantofole scesi giù per le
scale come una furia.
Intravidi la
sua chioma riccia quando ancora ero sulle scale.
Il mio cuore
si fermò un attimo, poi riprese a galoppare tanto forte da farmi venire il mal
di testa.
“Harry!”,
urlai abbracciandolo da dietro.
Lo sentii
ridere, mentre poggiava le sue calde mani sulle mie.
Con calma si
rigirò tra le mie braccia, per poi cingermi la vita con le sue.
“Buongiorno.”,
sussurrò soltanto prima che mi baciasse a fior di labbra.
“E da quando
hai deciso di fare il bravo limitandoti ai baci a stampo?”, gli chiesi ironica
senza neppure rifletterci.
Mi era mancato così tanto che di certo non
mi sarebbe bastato un bacio del genere come saluto!
“Da quando
siamo a casa tua.”, mi fece notare sorridendomi sulle labbra, quasi volesse
costringersi ad evitare contatti troppo ravvicinati con la sottoscritta per
presentarsi nel migliore dei modi ai miei genitori.
Al diavolo casa mia e al diavolo mia madre
che poteva scendere da un momento all’altro.
“A me non
interessa.”, borbottai baciandolo, questa volta per davvero però.
All’inizio
lui non si lasciò andare, era piuttosto rigido, poi quando decisi che era
arrivata l’ora di approfondire quel bacio, lo sentii sciogliersi completamente
al tocco della mia lingua.
“Ecco,
questo sì che è un buongiorno!”, ironizzai con un soffio sulle sue labbra.
Lui
sogghignò.
“Pare quasi
che si siano invertite le parti!”, commentò poi, mentre l’angolo sinistro delle
sue labbra si sollevava fino a farle curvare in un sorriso incorniciato da due
fossette.
Persino quelle erano sexy!
Gli afferrai
un ciuffo con le dita, poi iniziai a giocarci, mentre i nostri visi erano
ancora a pochi centimetri di distanza.
“È stata…”,
iniziai indugiando sull’aggettivo che sarebbe stato giusto usare per descrivere
quello che aveva fatto la sera precedente durante la diretta.
Sapevo bene
com’era stata, diamine se non lo sapevo, ma non volevo sembrare patetica nel
dirlo ad alta voce, a lui soprattutto.
“È stata
particolarmente bella la canzone, ieri sera.”, conclusi allora, senza
sbilanciarmi troppo.
Harry
sogghignò, poi mi guardò meglio negli occhi.
“Particolarmente
bella? Guarda che puoi dirlo che è stata un’idea originale, romantica e
perfetta, come me d’altronde!”, mi provocò lui soffiando sulla mia pelle
cosicché mille piccoli brividi mi percorsero tutta.
Feci roteare
gli occhi, mentre mi sforzavo di non ridere.
“E va bene,
mister ‘egocentrico presuntuoso’!”, scherzai, accordandogli quegli aggettivi
che in realtà erano ancora riduttivi se paragonati a quello che aveva fatto, ma
soprattutto a lui.
“Ragazzi,
cosa avete intenzione di fare oggi? Harry, tu rimani qui a pranzo, vero? Hai
già un posto dove dormire?”, chiese mia madre senza darci neppure il tempo di
rispondere.
Harry
sobbalzò non appena sentii la sua voce, allontanandosi di scatto.
Ecco, ci mancava solo che avesse la fobia di
mia madre!
Si grattò
leggermente la testa, smuovendo i ricci, con fare imbarazzato.
“Ehm, non lo
so.”, quasi balbettò. “Non si preoccupi, signora. Ancora non ho cercato un
hotel perché sono arrivato stanotte, ma provvederò subito.”, disse poi
riassumendo tutto d’un tratto sicurezza.
“Ma quale
hotel e hotel! Sei il ragazzo di mia figlia, dormi pure qui! Preparerò il
divano in salotto!”, esclamò mia madre facendosi più vicina.
Avvampai
quando lo etichettò con quell’appellativo e subito sentii lo sguardo di Harry
posarsi su di me, ma lo evitai, temendo di leggere nei suoi occhi cose che
sicuramente avrei preferito non sapere.
“Allora
grazie mille, signora.”, accettò Harry.
“E smettila
di chiamarmi signora! Ho un nome io, sai? Mi chiamo Angela!”, continuò mia
madre sorridendogli, probabilmente Harry doveva piacere anche a lei.
E ci credo! A chi non sarebbe piaciuto un
ragazzo come lui?
“Allora
grazie mille, Angela.”, ripeté il riccio calcando l’ultima parola.
Quasi mi
parve che persino mia madre per un attimo si fosse lasciata incantare dai suoi
occhi verdi e magnetici.
Certo, era una reazione di famiglia!
“Allora io
vado a fare la spesa che non ho nulla in frigo. Lia, ti ricordi vero che alle
undici deve chiamare tuo fratello dal campeggio?”, mi chiese puntandomi dritta
in faccia.
Annuii con
fare convinto, anche se ero sicura che me ne sarei dimenticata.
Mio fratello
Marcello, che in quel momento era in un assurdo campeggio in Sardegna con la
famiglia del suo migliore amico, aveva il tassativo obbligo di chiamare tutti i
giorni alle undici di mattino e alle quattro del pomeriggio.
“Bene,
allora io vado. Ci vediamo dopo!”, salutò mia madre dirigendosi in cucina, dove
probabilmente prese le ultime cose.
Pochi minuti
dopo sentimmo sbattere il portone di casa, segno inconfondibile del fatto che
fosse uscita.
“Finalmente
soli.”, sussurrò Harry con fare malizioso, avvicinandosi pericolosamente a me.
“Ma non ci
eravamo invertiti i ruoli? Sbaglio o dovrei fare io la parte del cacciatore e
tu quello della preda?”, borbottai mentre lui si faceva sempre più vicino.
Mi prese il
viso tra le mani, mentre mi guardava negli occhi e mi sorrideva.
Era così bello sentirlo vicino.
“Te l’hanno
mai detto che parli troppo?”, soffiò con un sussurro sulle mie labbra e, prima
che potessi rispondergli, mi baciò.
Questa volta
fu lui ad approfondire il bacio e fu ancora lui a spostare una mano sulla mia
schiena, accarezzandomela dolcemente.
Io passai un
braccio dietro al suo collo, mentre con l’altro gli cinsi forte la vita.
Con le dita
iniziai a giocherellare con i ricci dei suoi capelli, mentre le nostre lingue
si rincorrevano con passione.
Con estrema
lentezza fece scendere una sua mano fino all’orlo della canotta che indossavo,
per poi infilare le dita al di sotto di quel leggero pezzo di stoffa.
Sussultai al
suo tocco sulla mia pelle.
Era qualcosa
di eccezionale. Era talmente bello che non riuscivo neppure a trovare le parole
per descriverlo.
“Hazza.”,
ansimai sulle sue labbra quando ci staccammo quel poco che ci permetteva di
respirare.
“Allora,
questa storia del fidanzato?”, chiese con un sorriso sotto i baffi, ancora
troppo vicino alle mie labbra.
Di certo non
gli erano sfuggite le parole di mia madre.
Mi irrigidii
all’istante, mentre sentivo le guance andare letteralmente a fuoco.
A me non
erano mai piaciute le etichette e neppure ad Harry. Eravamo sempre e solo stati
io e lui, noi.
Non ci
eravamo mai definiti con un termine più specifico, o almeno non ad alta voce o
in presenza dell’altro.
“Mi piace
come suona e poi ammettilo, Juls la ragazza di Harry è perfetto.”, continuò lui
sorridendomi.
Alle sue
parole mi si riscaldò il cuore e temetti davvero di sciogliermi incantata dai
suoi occhi e dal suo sorriso.
“Guarda che
suona meglio Harry il fidanzato di Juls.”, lo corressi sorridendo anch’io,
quasi sulle sue labbra.
“Piuttosto,
tu cosa ci fai qui?”, gli domandai poi con tono meno melenso.
“Credevi
davvero che sarei riuscito a stare tutto quel tempo senza vederti?”, sogghignò
quasi prima di baciarmi ancora.
“Hazza.”, lo
richiamai un attimo prima che la sua lingua incontrasse la mia.
“Dimmi.”,
sussurrò guardandomi intensamente negli occhi.
Bene, come potevo dirgli che mi ero
innamorata di lui? Con quelle parole no, eh?
Esitai ancora
per qualche istante prima di parlare, mordicchiandomi il labbro.
Ma da quando erano le ragazze a doversi
dichiarare per prime?
Del resto
non si poteva certo dire che io ed Harry avessimo rispettato tutte le regole di
un primo appuntamento, figuriamoci quindi quelle di una storia normale.
“Mi sono
innamorata di te, Harry.”, quasi balbettai, tremante come una foglia scossa dal
vento in pieno autunno.
E se lui non avesse ricambiato i miei
sentimenti? In tal caso ci avrei dovuto pensare prima, non ora che il danno era
fatto.
Harry
sorrise, fino a far sfiorare il suo naso con il mio.
“Avrei
voluto dirtelo io, ma al solito tu mi rubi la scena.”, mormorò sulle mie
labbra.
Scossa
com’ero non capii neppure il significato di quelle parole.
Rimasi in
silenzio, senza dire nulla, guardandolo negli occhi e aspettando che mi desse
una risposta che in fondo mi aveva già dato.
“Ti amo,
Juls.”, sussurrò prima di baciarmi.
Si poteva essere tanto felici?
Quelle
parole erano giunte dolci e soavi al mio orecchio, come una musica amena che
non avrei mai voluto smettere di ascoltare.
Persino quel
bacio, quello che aveva seguito la sua dichiarazione, mi era sembrato diverso
dagli altri.
Era più
consapevole, più intenso, travolgente, profondo.
D’istinto
gli afferrai una mano e mi allontanai dal suo viso, sorridendogli appena mentre
sentivo brillare una strana luce nei miei occhi.
Lui arricciò
la fronte, non avendo capito le mie intenzioni.
Senza
indugiare oltre mi diressi verso la rampa di scale, trascinando Harry al
seguito. Mi sembrava di sentire la sua mano particolarmente tesa, mentre la mia
tremava.
Avevo paura.
In pochi
secondi mi trovai davanti alla porta della mia stanza. La spalancai, poi mi
voltai verso Harry.
Aveva la
mascella serrata, la mano libera chiusa in un pugno ed un’espressione vitrea
sul volto.
Poggiai
lentamente le mie mani sul suo petto, percependo distintamente il battito
vigoroso e accelerato del suo cuore.
Lo guardai
negli occhi ancora per qualche istante, cercando di capire cosa stesse
pensando.
Forse anche lui aveva paura.
Lo spinsi
leggermente, fino a quando lui non si ritrovò con la schiena poggiata allo
stipite della porta.
“Juls, se
fai così metti a dura prova il mio autocontrollo.”, sussurrò con voce
tremendamente bassa e roca, quasi come fosse un ammonimento, procurandomi una
scossa lungo tutto il corpo.
Con le dita
risalii percorrendo tutto il collo, poi il mento, fino a fermarmi sulle sue
labbra.
Lui le schiuse,
poi socchiuse gli occhi lasciandosi scappare un sospiro.
“Juls,
davvero, smettila o non sarò più responsabile delle mie azioni.”, quasi
balbettò con voce ancora più bassa e sexy.
Lo volevo.
Ogni cellula
del mio corpo bramava il contatto con il suo.
Volevo
accarezzarlo, sfiorarlo, baciarlo. Volevo sentirmi sua, completamente.
“Hazza, potrei
volere esattamente la stessa cosa che vuoi tu.”, dissi con un filo di voce,
scoprendo quanto il mio tono fosse ansante ed eccitato.
Lui spostò
la mano che tenevo ancora sulle sue labbra, intrecciandola con la sua fino ad
appoggiarla sul suo petto, poi fissò i suoi occhi nei miei, scrutandoli come se
da essi potesse leggere le parole che in quel momento nessuno dei due aveva la
forza di pronunciare ad alta voce.
“Non devi
sentirti costretta o…”, iniziò a dire, torturandosi i ricci con la mano che
teneva libera, ma io lo interruppi.
“Lo voglio
davvero.”, sussurrai tutto d’un fiato.
Lui mi
guardò ancora negli occhi per qualche istante, il suo sguardo era intenso e
forte.
Probabilmente
voleva essere sicuro delle mie parole.
Poi, con una
lentezza tale da mandarmi in tilt il cervello, sfiorò le mie labbra con le sue.
Dapprima si
trattava di un bacio dolce, lento, straziante, ma poi si trasformò in qualcosa
di più profondo, impetuoso, una specie di vortice che mi stava risucchiando
tutta.
Harry poggiò
una mano sul mio fianco, l’altra sulla spalla e dolcemente mi spinse
all’interno della stanza, fino a quando non mi ritrovai con la schiena sul
letto ancora disfatto.
Lui fu
subito sopra di me. Con una mano gli circondai il collo, accarezzandogli i
ricci ribelli, con l’altra invece partii all’esplorazione del suo corpo,
passando dall’orecchio al collo, poi al petto, per scendere più giù fino alla
cinta dei pantaloni.
Avvampai
quando mi resi conto di quello che stava per succedere.
Io ero vergine, cazzo! Ecco, di certo quella
era l’imprecazione meno adatta da usare.
Harry iniziò
a ricoprire ogni centimetro del mio collo con una lunga scia di baci, ad ognuno
dei quali mi sentivo sussultare, mentre con una mano risaliva verso il mio
ventre, al di sotto della leggera stoffa della canotta.
“Harry.”, lo
chiamai in un sussurro, ma lui parve non sentirmi.
Continuava a
torturare in modo tanto delizioso la mia pelle da desiderare che non smettesse
mai, mentre con la mano era ormai giunto alla base del mio reggiseno.
“Harry.”, provai
ancora, questa volta quasi boccheggiando.
Lui si fermò
di scatto, irrigidendosi all’istante, poi alzò la testa e mi guardò negli
occhi.
Sembrava
stesse combattendo una lotta interiore. Esitava, ma al contempo i suoi
lineamenti tesi suggerivano frustrazione.
“Questa è la
mia prima volta.”, confessai con voce tremante, stando attenta alle parole da
usare.
Volevo che
lui lo sapesse, volevo che lui ne avesse la certezza, ma allo stesso tempo
volevo che capisse che ero sicura di quello che stavo per fare.
Lui parve
rilassarsi all’istante, poi mi sorrise con fare rassicurante.
“Tranquilla.”,
mormorò sulle mie labbra, come per rassicurarmi.
Non furono
le sue parole, ma la sua voce a farmi completamente sciogliere.
Lui mi
baciò, poi sentii le sue mani salire lungo il mio corpo per sfilarmi la
canotta.
Si muoveva
lento, come se volesse darmi il tempo per capire la sua prossima mossa, per
farmi sentire sempre a mio agio.
Riprese a
baciarmi la pelle, questa volta partendo dalla sagoma del reggiseno fino a
giungere sulla mia pancia.
Sorrisi
vergognosamente quando mi mordicchiò l’ombelico, prima che tornasse a baciarmi
sulle labbra.
Presa da
un’inaspettata intraprendenza e audacia, feci scivolare le mie mani sotto la
sua maglietta, per poi aiutarlo a sfilarsela stando attenta a seguire con la
punta delle dita tutte le forme dei suoi pettorali.
Lui si allontanò
di qualche centimetro dal mio corpo, per potermi guardare ancora negli occhi.
I suoi erano
liquidi e pieni di desiderio, non era difficile capirlo.
“Juls, sei sicura?”,
mi chiese con voce roca e tremante allo stesso tempo.
Non
servirono parole perché lui capisse, bastarono i miei occhi fissi nei suoi a
rispondere a quella domanda.
Lo volevo. Volevo Harry con tutta me stessa
e volevo che lui lo capisse.
Quel giorno
feci l’amore per la prima volta. Con Harry.
Quando mi
accasciai esausta sul suo petto ancora nudo ero felice, mi sentivo completa
come non lo ero mai stata.
Lui teneva
la testa appoggiata alla mia nuca e mi circondava le spalle con un braccio,
mentre con una mano giocherellava con le dita della mia, poggiata sul suo
petto.
Era stato
tutto perfetto.
La mia
insicurezza, la sua, la voglia di appartenerci, tutto.
“Juls.”, mi
chiamò Harry con un filo di voce.
Con una mano
feci leva sul suo petto e mi tirai poco più su, così da poterlo vedere negli
occhi.
Rimase in
silenzio per qualche secondo, probabilmente pensando a come continuare.
“Ho pensato
molto a noi.”, sussurrò.
Il solo
sentire la sua voce pronunciare quell’ultima parola mi procurò uno strano
effetto allo stomaco e al cuore, riducendoli entrambi ad un mucchio di macerie.
Attesi
ancora che continuasse, mentre continuavo a sostenere il suo sguardo intrepida.
“Vieni con
me a Londra.”, propose tutto d’un fiato.
Smisi di
respirare all’istante, immobilizzandomi.
“Insomma, tu
devi andare all’università ed io devo lavorare. A Londra ci sono ottime
università e potremmo vederci tutte le volte che vorremo, cioè non proprio
tutte, ma sicuramente più spesso. Però, ti prego, non dirmi che è una scelta
azzardata, perché se c’è una sola cosa di cui sono e sarò sempre sicuro sei tu,
cioè siamo noi, insomma, hai capito cosa voglio dire. Ho già chiesto
informazioni in diversi college, non ci sarebbe alcun problema per
l’ammissione. Ma tu ora non dirmi nulla, pensaci. Sì, ecco pensaci, poi quando
sarai pronta ne riparleremo. Io non voglio assolutamente metterti fr…”, aveva
iniziato a delirare gesticolando come un forsennato, mentre il suo viso
cambiava espressione alla velocità della luce, ma io lo bloccai poggiando il dito
indice sulle sue labbra.
Mi aveva convinta già prima di iniziare lo
sproloquio. Erano bastate quelle cinque parole a farmi capitolare.
“Si.”,
sussurrai soltanto.
“Capisco che
ora tu dica di no perché sei presa alla sprovvista, ma…”, aveva ricominciato, ma
poi le parole gli erano morte in gola.
Mi guardò
come fosse appena rinato, con gli occhi verdi che brillavano ed un sorriso a
trentadue denti incorniciato da due fossette.
“Hai detto
si?”, mi chiese a mo’di conferma.
“Si.”,
ripetei annuendo convinta, mentre sorridevo con lui.
“Si, hai
detto si!”, quasi urlò dalla gioia prima di baciarmi.
Era bello vederlo così felice. E finalmente
lo ero anche io, felice.
Il desiderio espresso mesi prima si era
realizzato.
Chissà per
quale assurdo motivo il video che avevo visto quella mattina mi si parò davanti
agli occhi.
“Ah,
Harry.”, lo richiamai io quasi con fare canzonatorio, attirando la sua
attenzione.
Lui arricciò
la fronte, chiedendomi silenziosamente di continuare.
“La prossima
volta ricorda a Louis, Liam e tutto il resto del gruppetto che la camicia posso
sbottonartela solo io.”, borbottai ironica.
Lui
sogghignò, poi si avvicinò alle mie labbra e mi baciò con foga.
Rifacemmo
l’amore. Un’altra volta e un’altra ancora. Ed era tutto perfetto.
Ed io ero davvero felice.
Angolo Autrice
Salve carotine carissime!!!:D
Bene, questo è l'ultimo capitolo!
Insomma, scommetto che molte molte di voi faranno i slati di gioia per essrsi liberate finalmente di me!!
Ma io vi suggerisco di stare attente, perché ho già pubblicato il prologo di una nuova storia!xD
Ok, di questo ne parliamo dopo, ora concentriamoci sul capitolo!
Allora, Harry torna a Roma!
E poi succede tutto così velocemente:
tra ti amo, l'amore e strane proposte, direi che abbiamo finalmente raggiunto il lieto fine!
Lo so, piuttosto banale, ma che volete farci...
sotto sotto anche io sono una romanticona!
No, ok, non è vero, ma mi dipsiaceva troppo far finire male la storia!xD
Comunque sia, spero che vi sia piaciuto,
che non abbia deluso le vostre aspettative e che , in qualche modo,
sia riuscita a trasmettere almeno in parte qualcuna delle emozioni provate dai personaggi.
Sappiate che ho scritto anche un epilogo,
nel quale rivedremo i nostri protagonisti a distanza di qualche settimana,
nulla di che, sia chiaro, giusto per concretizzare il loro futuro.
Beh, i ringraziamenti li lascio per il prossimo aggiornameto,
anche perché mi mette malinconia anche solo l'idea di doverli fare!xD
Per ora ringrazio, come ogni volta, quelle meravigliose persone che hanno inserito
la storia tra le preferite, le ricordate o le seguite!!!
Siete fantastiche, davvero!!!
Per non parlare poi di quelle che hanno commentato i capitoli,
rendendomi ogni volta sempre più felice ed entusiasta!
E anche grazie a voi che questa storia è andata avanti,
come è grazie al vostro supporto che ho trovato un'altra trametta per una storielluccia...
Grazie di cuore!!!<3
E grazie ai silenziosi lettori!!:D
Beh, detto questo, volevo anche dire che ho appunto iniziato una nuova storia,
il cui prologo è stato pubblicato qualche minuto fa.
Se vi va di passare, mi fareste davvero un piacere,
anche perché non ne sono ancora del tutto sicura,
quindi qualche consiglio mi sarebbe particolarmente di aiuto.
Ci sentiamo per l'epilogo, allora!!!;)
Alla prossima!:*
Astrea_