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Autore: Astrea_    25/11/2012    11 recensioni
Era dalle otto di quella mattina che me ne stavo in piedi, cercando di entrare in quella stramaledettissima sala per far autografare quello stramaledettissimo cd da quegli stramaledettissimi mocciosetti, che, tra l’altro, erano arrivati appena due ore fa, alle undici, con ben tre quarti d’ora di ritardo sulla scaletta del programma di quella giornata. [...]
Sì, lei e il suo maledettissimo concerto, ecco perché non me n’ero ancora andata. [...]
Non seppi neanche io il perché, ma prima di uscire definitivamente dalla sala mi voltai per guardare un ultima volta in direzione di quel tavolo e per uno strano motivo i miei occhi si incrociarono per un’altra frazione di secondo con quelle pozze verdi.
Genere: Commedia, Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Harry Styles, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Every piece of your heart

More than this.

Il giorno successivo mi svegliai quasi all’alba, quando il cielo era ancora scuro e l’aria fresca e tagliente.
Non avevo dormito affatto bene quella notte, complice la lontananza che divideva me ed Harry.
Per quanto tempo ancora saremmo potuti andare avanti così? Chiamandoci ad ogni ora del giorno e della notte senza mai vederci?
Tra l’altro in autunno io avrei anche dovuto frequentare l’università e ciò non avrebbe fatto altro che rendere le cose ancora più difficili di quanto già non lo fossero.
Presi un libro tra le mani, uno di quelli che avevo letto decine e decine di volte, e lo aprii ad una pagina a caso, iniziando a leggere esattamente da quel punto.
Mi resi ben presto conto che non ero assolutamente in grado di terminare neppure un periodo senza indugiare per tempi inesorabilmente lunghi su ogni parola.
Era frustrante come ogni cosa mi ricordasse ogni singolo metro che mi divideva da Harry.
Decisi di chiudere il libro con un sonoro e deciso gesto, poi lo abbandonai sul comodino.
Poggiai un solo piede sul pavimento bianco e freddo della mia stanza, per darmi lo slancio che mi avrebbe permesso di arrivare con le mani al portatile che era sulla mia scrivania.
Lo afferrai per poi ricadere a peso morto sul morbido materasso del mio letto.
Lo accesi e senza neppure un valido motivo cercai il nome di Harry su internet.
Vedere le sue immagini, i suoi video, seguire i suoi spostamenti quasi poteva darmi la lontana idea di essere con lui.
Sorrisi quando trovai un video in cui i ragazzi cercavano in tutti i modi di distrarlo mentre cantava un assolo durante un loro concerto, dandogli piccoli buffetti o toccandogli il sedere.
Andai avanti, alla ricerca di qualche altro momento della sua vita che non avevo potuto condividere con lui.
Reggiseni buttati sul palco, strane mosse di danza, cadute improvvise che cercava di camuffare e poi Liam e Zayn che all’improvviso gli aprivano la camicia, tirandogliela per le estremità.
Dovetti soffocare una risata per non svegliare i miei quando vidi quella scena, era davvero esilarante.
Gli altri ridevano, mentre lui cercava di coprirsi come meglio poteva senza rinunciare ai suoi esagerati movimenti che poi finivano per smuovergli la camicia dal petto, ed il gioco ricominciava dall’inizio.
Certo, non mi piaceva affatto la prospettiva che Harry fosse esposto come carne da macello davanti ad una serie di panterone affamate, ma ero consapevole del fatto che anche quello faceva parte del suo lavoro e dovevo accettarlo.
Continuai a navigare su internet, incantandomi a guardare i suoi bellissimi occhi verdi che in foto non rendevano neppure bene.
Solo quando sentii mia madre bussare alla porta mi resi conto di tutto il tempo che era passato.
“Giù, sei sveglia?”, mi chiese entrando.
“Buongiorno mamma.”, borbottai ancora con la voce roca in tutta risposta alla sua domanda.
“Ma che ore sono?”, chiesi lasciandomi scappare uno sbadiglio.
“Le otto, ma c’è una visita per te.”, annunciò lei sorridendomi a trentadue denti.
“Per me? A quest’ora?”, chiesi scettica mettendomi seduta sul letto.
“Sì, tuo padre l’ha visto che aspettava in macchina quando è uscito per andare a lavoro, così ha pensato di farlo entrare ed ora è giù che ti aspetta.”, mi spiegò lei con gli occhi che le brillavano.
Neppure capii bene le sue parole, stanca e stralunata com’ero.
“Ma lui chi?”, chiesi allora quasi come se stessi su un altro pianeta.
“È in salotto, corri.”, disse soltanto mia madre facendo spallucce.
Harry? Harry? Harry? Harry?
Non me lo feci ripetere ancora e senza neppure infilare le pantofole scesi giù per le scale come una furia.
Intravidi la sua chioma riccia quando ancora ero sulle scale.
Il mio cuore si fermò un attimo, poi riprese a galoppare tanto forte da farmi venire il mal di testa.
“Harry!”, urlai abbracciandolo da dietro.
Lo sentii ridere, mentre poggiava le sue calde mani sulle mie.
Con calma si rigirò tra le mie braccia, per poi cingermi la vita con le sue.
“Buongiorno.”, sussurrò soltanto prima che mi baciasse a fior di labbra.
“E da quando hai deciso di fare il bravo limitandoti ai baci a stampo?”, gli chiesi ironica senza neppure rifletterci.
Mi era mancato così tanto che di certo non mi sarebbe bastato un bacio del genere come saluto!
“Da quando siamo a casa tua.”, mi fece notare sorridendomi sulle labbra, quasi volesse costringersi ad evitare contatti troppo ravvicinati con la sottoscritta per presentarsi nel migliore dei modi ai miei genitori.
Al diavolo casa mia e al diavolo mia madre che poteva scendere da un momento all’altro.
“A me non interessa.”, borbottai baciandolo, questa volta per davvero però.
All’inizio lui non si lasciò andare, era piuttosto rigido, poi quando decisi che era arrivata l’ora di approfondire quel bacio, lo sentii sciogliersi completamente al tocco della mia lingua.
“Ecco, questo sì che è un buongiorno!”, ironizzai con un soffio sulle sue labbra.
Lui sogghignò.
“Pare quasi che si siano invertite le parti!”, commentò poi, mentre l’angolo sinistro delle sue labbra si sollevava fino a farle curvare in un sorriso incorniciato da due fossette.
Persino quelle erano sexy!
Gli afferrai un ciuffo con le dita, poi iniziai a giocarci, mentre i nostri visi erano ancora a pochi centimetri di distanza.
“È stata…”, iniziai indugiando sull’aggettivo che sarebbe stato giusto usare per descrivere quello che aveva fatto la sera precedente durante la diretta.
Sapevo bene com’era stata, diamine se non lo sapevo, ma non volevo sembrare patetica nel dirlo ad alta voce, a lui soprattutto.
“È stata particolarmente bella la canzone, ieri sera.”, conclusi allora, senza sbilanciarmi troppo.
Harry sogghignò, poi mi guardò meglio negli occhi.
“Particolarmente bella? Guarda che puoi dirlo che è stata un’idea originale, romantica e perfetta, come me d’altronde!”, mi provocò lui soffiando sulla mia pelle cosicché mille piccoli brividi mi percorsero tutta.
Feci roteare gli occhi, mentre mi sforzavo di non ridere.
“E va bene, mister ‘egocentrico presuntuoso’!”, scherzai, accordandogli quegli aggettivi che in realtà erano ancora riduttivi se paragonati a quello che aveva fatto, ma soprattutto a lui.
“Ragazzi, cosa avete intenzione di fare oggi? Harry, tu rimani qui a pranzo, vero? Hai già un posto dove dormire?”, chiese mia madre senza darci neppure il tempo di rispondere.
Harry sobbalzò non appena sentii la sua voce, allontanandosi di scatto.
Ecco, ci mancava solo che avesse la fobia di mia madre!
Si grattò leggermente la testa, smuovendo i ricci, con fare imbarazzato.
“Ehm, non lo so.”, quasi balbettò. “Non si preoccupi, signora. Ancora non ho cercato un hotel perché sono arrivato stanotte, ma provvederò subito.”, disse poi riassumendo tutto d’un tratto sicurezza.
“Ma quale hotel e hotel! Sei il ragazzo di mia figlia, dormi pure qui! Preparerò il divano in salotto!”, esclamò mia madre facendosi più vicina.
Avvampai quando lo etichettò con quell’appellativo e subito sentii lo sguardo di Harry posarsi su di me, ma lo evitai, temendo di leggere nei suoi occhi cose che sicuramente avrei preferito non sapere.
“Allora grazie mille, signora.”, accettò Harry.
“E smettila di chiamarmi signora! Ho un nome io, sai? Mi chiamo Angela!”, continuò mia madre sorridendogli, probabilmente Harry doveva piacere anche a lei.
E ci credo! A chi non sarebbe piaciuto un ragazzo come lui?
“Allora grazie mille, Angela.”, ripeté il riccio calcando l’ultima parola.
Quasi mi parve che persino mia madre per un attimo si fosse lasciata incantare dai suoi occhi verdi e magnetici.
Certo, era una reazione di famiglia!
“Allora io vado a fare la spesa che non ho nulla in frigo. Lia, ti ricordi vero che alle undici deve chiamare tuo fratello dal campeggio?”, mi chiese puntandomi dritta in faccia.
Annuii con fare convinto, anche se ero sicura che me ne sarei dimenticata.
Mio fratello Marcello, che in quel momento era in un assurdo campeggio in Sardegna con la famiglia del suo migliore amico, aveva il tassativo obbligo di chiamare tutti i giorni alle undici di mattino e alle quattro del pomeriggio.
“Bene, allora io vado. Ci vediamo dopo!”, salutò mia madre dirigendosi in cucina, dove probabilmente prese le ultime cose.
Pochi minuti dopo sentimmo sbattere il portone di casa, segno inconfondibile del fatto che fosse uscita.
“Finalmente soli.”, sussurrò Harry con fare malizioso, avvicinandosi pericolosamente a me.
“Ma non ci eravamo invertiti i ruoli? Sbaglio o dovrei fare io la parte del cacciatore e tu quello della preda?”, borbottai mentre lui si faceva sempre più vicino.
Mi prese il viso tra le mani, mentre mi guardava negli occhi e mi sorrideva.
Era così bello sentirlo vicino.
“Te l’hanno mai detto che parli troppo?”, soffiò con un sussurro sulle mie labbra e, prima che potessi rispondergli, mi baciò.
Questa volta fu lui ad approfondire il bacio e fu ancora lui a spostare una mano sulla mia schiena, accarezzandomela dolcemente.
Io passai un braccio dietro al suo collo, mentre con l’altro gli cinsi forte la vita.
Con le dita iniziai a giocherellare con i ricci dei suoi capelli, mentre le nostre lingue si rincorrevano con passione.
Con estrema lentezza fece scendere una sua mano fino all’orlo della canotta che indossavo, per poi infilare le dita al di sotto di quel leggero pezzo di stoffa.
Sussultai al suo tocco sulla mia pelle.
Era qualcosa di eccezionale. Era talmente bello che non riuscivo neppure a trovare le parole per descriverlo.
“Hazza.”, ansimai sulle sue labbra quando ci staccammo quel poco che ci permetteva di respirare.
“Allora, questa storia del fidanzato?”, chiese con un sorriso sotto i baffi, ancora troppo vicino alle mie labbra.
Di certo non gli erano sfuggite le parole di mia madre.
Mi irrigidii all’istante, mentre sentivo le guance andare letteralmente a fuoco.
A me non erano mai piaciute le etichette e neppure ad Harry. Eravamo sempre e solo stati io e lui, noi.
Non ci eravamo mai definiti con un termine più specifico, o almeno non ad alta voce o in presenza dell’altro.
“Mi piace come suona e poi ammettilo, Juls la ragazza di Harry è perfetto.”, continuò lui sorridendomi.
Alle sue parole mi si riscaldò il cuore e temetti davvero di sciogliermi incantata dai suoi occhi e dal suo sorriso.
“Guarda che suona meglio Harry il fidanzato di Juls.”, lo corressi sorridendo anch’io, quasi sulle sue labbra.
“Piuttosto, tu cosa ci fai qui?”, gli domandai poi con tono meno melenso.
“Credevi davvero che sarei riuscito a stare tutto quel tempo senza vederti?”, sogghignò quasi prima di baciarmi ancora.
“Hazza.”, lo richiamai un attimo prima che la sua lingua incontrasse la mia.
“Dimmi.”, sussurrò guardandomi intensamente negli occhi.
Bene, come potevo dirgli che mi ero innamorata di lui? Con quelle parole no, eh?
Esitai ancora per qualche istante prima di parlare, mordicchiandomi il labbro.
Ma da quando erano le ragazze a doversi dichiarare per prime?
Del resto non si poteva certo dire che io ed Harry avessimo rispettato tutte le regole di un primo appuntamento, figuriamoci quindi quelle di una storia normale.
“Mi sono innamorata di te, Harry.”, quasi balbettai, tremante come una foglia scossa dal vento in pieno autunno.
E se lui non avesse ricambiato i miei sentimenti? In tal caso ci avrei dovuto pensare prima, non ora che il danno era fatto.
Harry sorrise, fino a far sfiorare il suo naso con il mio.
“Avrei voluto dirtelo io, ma al solito tu mi rubi la scena.”, mormorò sulle mie labbra.
Scossa com’ero non capii neppure il significato di quelle parole.
Rimasi in silenzio, senza dire nulla, guardandolo negli occhi e aspettando che mi desse una risposta che in fondo mi aveva già dato.
“Ti amo, Juls.”, sussurrò prima di baciarmi.
Si poteva essere tanto felici?
Quelle parole erano giunte dolci e soavi al mio orecchio, come una musica amena che non avrei mai voluto smettere di ascoltare.
Persino quel bacio, quello che aveva seguito la sua dichiarazione, mi era sembrato diverso dagli altri.
Era più consapevole, più intenso, travolgente, profondo.
D’istinto gli afferrai una mano e mi allontanai dal suo viso, sorridendogli appena mentre sentivo brillare una strana luce nei miei occhi.
Lui arricciò la fronte, non avendo capito le mie intenzioni.
Senza indugiare oltre mi diressi verso la rampa di scale, trascinando Harry al seguito. Mi sembrava di sentire la sua mano particolarmente tesa, mentre la mia tremava.
Avevo paura.
In pochi secondi mi trovai davanti alla porta della mia stanza. La spalancai, poi mi voltai verso Harry.
Aveva la mascella serrata, la mano libera chiusa in un pugno ed un’espressione vitrea sul volto.
Poggiai lentamente le mie mani sul suo petto, percependo distintamente il battito vigoroso e accelerato del suo cuore.
Lo guardai negli occhi ancora per qualche istante, cercando di capire cosa stesse pensando.
Forse anche lui aveva paura.
Lo spinsi leggermente, fino a quando lui non si ritrovò con la schiena poggiata allo stipite della porta.
“Juls, se fai così metti a dura prova il mio autocontrollo.”, sussurrò con voce tremendamente bassa e roca, quasi come fosse un ammonimento, procurandomi una scossa lungo tutto il corpo.
Con le dita risalii percorrendo tutto il collo, poi il mento, fino a fermarmi sulle sue labbra.
Lui le schiuse, poi socchiuse gli occhi lasciandosi scappare un sospiro.
“Juls, davvero, smettila o non sarò più responsabile delle mie azioni.”, quasi balbettò con voce ancora più bassa e sexy.
Lo volevo.
Ogni cellula del mio corpo bramava il contatto con il suo.
Volevo accarezzarlo, sfiorarlo, baciarlo. Volevo sentirmi sua, completamente.
“Hazza, potrei volere esattamente la stessa cosa che vuoi tu.”, dissi con un filo di voce, scoprendo quanto il mio tono fosse ansante ed eccitato.
Lui spostò la mano che tenevo ancora sulle sue labbra, intrecciandola con la sua fino ad appoggiarla sul suo petto, poi fissò i suoi occhi nei miei, scrutandoli come se da essi potesse leggere le parole che in quel momento nessuno dei due aveva la forza di pronunciare ad alta voce.
“Non devi sentirti costretta o…”, iniziò a dire, torturandosi i ricci con la mano che teneva libera, ma io lo interruppi.
“Lo voglio davvero.”, sussurrai tutto d’un fiato.
Lui mi guardò ancora negli occhi per qualche istante, il suo sguardo era intenso e forte.
Probabilmente voleva essere sicuro delle mie parole.
Poi, con una lentezza tale da mandarmi in tilt il cervello, sfiorò le mie labbra con le sue.
Dapprima si trattava di un bacio dolce, lento, straziante, ma poi si trasformò in qualcosa di più profondo, impetuoso, una specie di vortice che mi stava risucchiando tutta.
Harry poggiò una mano sul mio fianco, l’altra sulla spalla e dolcemente mi spinse all’interno della stanza, fino a quando non mi ritrovai con la schiena sul letto ancora disfatto.
Lui fu subito sopra di me. Con una mano gli circondai il collo, accarezzandogli i ricci ribelli, con l’altra invece partii all’esplorazione del suo corpo, passando dall’orecchio al collo, poi al petto, per scendere più giù fino alla cinta dei pantaloni.
Avvampai quando mi resi conto di quello che stava per succedere.
Io ero vergine, cazzo! Ecco, di certo quella era l’imprecazione meno adatta da usare.
Harry iniziò a ricoprire ogni centimetro del mio collo con una lunga scia di baci, ad ognuno dei quali mi sentivo sussultare, mentre con una mano risaliva verso il mio ventre, al di sotto della leggera stoffa della canotta.
“Harry.”, lo chiamai in un sussurro, ma lui parve non sentirmi.
Continuava a torturare in modo tanto delizioso la mia pelle da desiderare che non smettesse mai, mentre con la mano era ormai giunto alla base del mio reggiseno.
“Harry.”, provai ancora, questa volta quasi boccheggiando.
Lui si fermò di scatto, irrigidendosi all’istante, poi alzò la testa e mi guardò negli occhi.
Sembrava stesse combattendo una lotta interiore. Esitava, ma al contempo i suoi lineamenti tesi suggerivano frustrazione.
“Questa è la mia prima volta.”, confessai con voce tremante, stando attenta alle parole da usare.
Volevo che lui lo sapesse, volevo che lui ne avesse la certezza, ma allo stesso tempo volevo che capisse che ero sicura di quello che stavo per fare.
Lui parve rilassarsi all’istante, poi mi sorrise con fare rassicurante.
“Tranquilla.”, mormorò sulle mie labbra, come per rassicurarmi.
Non furono le sue parole, ma la sua voce a farmi completamente sciogliere.
Lui mi baciò, poi sentii le sue mani salire lungo il mio corpo per sfilarmi la canotta.
Si muoveva lento, come se volesse darmi il tempo per capire la sua prossima mossa, per farmi sentire sempre a mio agio.
Riprese a baciarmi la pelle, questa volta partendo dalla sagoma del reggiseno fino a giungere sulla mia pancia.
Sorrisi vergognosamente quando mi mordicchiò l’ombelico, prima che tornasse a baciarmi sulle labbra.
Presa da un’inaspettata intraprendenza e audacia, feci scivolare le mie mani sotto la sua maglietta, per poi aiutarlo a sfilarsela stando attenta a seguire con la punta delle dita tutte le forme dei suoi pettorali.
Lui si allontanò di qualche centimetro dal mio corpo, per potermi guardare ancora negli occhi.
I suoi erano liquidi e pieni di desiderio, non era difficile capirlo.
“Juls, sei sicura?”, mi chiese con voce roca e tremante allo stesso tempo.
Non servirono parole perché lui capisse, bastarono i miei occhi fissi nei suoi a rispondere a quella domanda.
Lo volevo. Volevo Harry con tutta me stessa e volevo che lui lo capisse.
Quel giorno feci l’amore per la prima volta. Con Harry.
Quando mi accasciai esausta sul suo petto ancora nudo ero felice, mi sentivo completa come non lo ero mai stata.
Lui teneva la testa appoggiata alla mia nuca e mi circondava le spalle con un braccio, mentre con una mano giocherellava con le dita della mia, poggiata sul suo petto.
Era stato tutto perfetto.
La mia insicurezza, la sua, la voglia di appartenerci, tutto.
“Juls.”, mi chiamò Harry con un filo di voce.
Con una mano feci leva sul suo petto e mi tirai poco più su, così da poterlo vedere negli occhi.
Rimase in silenzio per qualche secondo, probabilmente pensando a come continuare.
“Ho pensato molto a noi.”, sussurrò.
Il solo sentire la sua voce pronunciare quell’ultima parola mi procurò uno strano effetto allo stomaco e al cuore, riducendoli entrambi ad un mucchio di macerie.
Attesi ancora che continuasse, mentre continuavo a sostenere il suo sguardo intrepida.
“Vieni con me a Londra.”, propose tutto d’un fiato.
Smisi di respirare all’istante, immobilizzandomi.
“Insomma, tu devi andare all’università ed io devo lavorare. A Londra ci sono ottime università e potremmo vederci tutte le volte che vorremo, cioè non proprio tutte, ma sicuramente più spesso. Però, ti prego, non dirmi che è una scelta azzardata, perché se c’è una sola cosa di cui sono e sarò sempre sicuro sei tu, cioè siamo noi, insomma, hai capito cosa voglio dire. Ho già chiesto informazioni in diversi college, non ci sarebbe alcun problema per l’ammissione. Ma tu ora non dirmi nulla, pensaci. Sì, ecco pensaci, poi quando sarai pronta ne riparleremo. Io non voglio assolutamente metterti fr…”, aveva iniziato a delirare gesticolando come un forsennato, mentre il suo viso cambiava espressione alla velocità della luce, ma io lo bloccai poggiando il dito indice sulle sue labbra.
Mi aveva convinta già prima di iniziare lo sproloquio. Erano bastate quelle cinque parole a farmi capitolare.
“Si.”, sussurrai soltanto.
“Capisco che ora tu dica di no perché sei presa alla sprovvista, ma…”, aveva ricominciato, ma poi le parole gli erano morte in gola.
Mi guardò come fosse appena rinato, con gli occhi verdi che brillavano ed un sorriso a trentadue denti incorniciato da due fossette.
“Hai detto si?”, mi chiese a mo’di conferma.
“Si.”, ripetei annuendo convinta, mentre sorridevo con lui.
“Si, hai detto si!”, quasi urlò dalla gioia prima di baciarmi.
Era bello vederlo così felice. E finalmente lo ero anche io, felice.
Il desiderio espresso mesi prima si era realizzato.

Chissà per quale assurdo motivo il video che avevo visto quella mattina mi si parò davanti agli occhi.
“Ah, Harry.”, lo richiamai io quasi con fare canzonatorio, attirando la sua attenzione.
Lui arricciò la fronte, chiedendomi silenziosamente di continuare.
“La prossima volta ricorda a Louis, Liam e tutto il resto del gruppetto che la camicia posso sbottonartela solo io.”, borbottai ironica.
Lui sogghignò, poi si avvicinò alle mie labbra e mi baciò con foga.
Rifacemmo l’amore. Un’altra volta e un’altra ancora. Ed era tutto perfetto.
Ed io ero davvero felice.

---



A
ngolo Autrice
Salve carotine carissime!!!:D
Bene, questo è l'ultimo capitolo!
Insomma, scommetto che molte molte di voi faranno i slati di gioia per essrsi liberate finalmente di me!!
Ma io vi suggerisco di stare attente, perché ho già pubblicato il prologo di una nuova storia!xD
Ok, di questo ne parliamo dopo, ora concentriamoci sul capitolo!
Allora, Harry torna a Roma!
E poi succede tutto così velocemente:
tra ti amo, l'amore e strane proposte, direi che abbiamo finalmente raggiunto il lieto fine!
Lo so, piuttosto banale, ma che volete farci...
sotto sotto anche io sono una romanticona!
No, ok, non è vero, ma mi dipsiaceva troppo far finire male la storia!xD
Comunque sia, spero che vi sia piaciuto,
che non abbia deluso le vostre aspettative e che , in qualche modo,
sia riuscita a trasmettere almeno in parte qualcuna delle emozioni provate dai personaggi.
Sappiate che ho scritto anche un epilogo,
nel quale rivedremo i nostri protagonisti a distanza di qualche settimana,
nulla di che, sia chiaro, giusto per concretizzare il loro futuro.
Beh, i ringraziamenti li lascio per il prossimo aggiornameto,
anche perché mi mette malinconia anche solo l'idea di doverli fare!xD
Per ora ringrazio, come ogni volta, quelle meravigliose persone che hanno inserito
la storia tra le preferite, le ricordate o le seguite!!!
Siete fantastiche, davvero!!!
Per non parlare poi di quelle che hanno commentato i capitoli,
rendendomi ogni volta sempre più felice ed entusiasta!
E anche grazie a voi che questa storia è andata avanti,
come è grazie al vostro supporto che ho trovato un'altra trametta per una storielluccia...
Grazie di cuore!!!<3
E grazie ai silenziosi lettori!!:D
Beh, detto questo, volevo anche dire che ho appunto iniziato una nuova storia,
il cui prologo è stato pubblicato qualche minuto fa.
Se vi va di passare, mi fareste davvero un piacere,
anche perché non ne sono ancora del tutto sicura,
quindi qualche consiglio mi sarebbe particolarmente di aiuto.
Ci sentiamo per l'epilogo, allora!!!;)
Alla prossima!:*
                                                             Astrea_






  
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