Storie originali > Drammatico
Ricorda la storia  |      
Autore: jewel    13/06/2007    2 recensioni
His love is real. But he is not. Tredici minuti: il passaggio da chi sei a chi non sei più.
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

His love is real.

But he is not.

Concepito dopo la visione di A.I. Intelligenza Artificiale

(A Steven Spielberg film)




13 MINUTI




Ogni persona quando sceglie di diventare fantasma stringe un patto con il suolo, con la carne, con il sangue. Ogni fantasma prima di vagare incorporeo per i luoghi a lui destinati può sfruttare un tempo definito per aggiustare tutte le sue questioni in sospeso. Brian ha 13 minuti a sua disposizione.

London

2 Novembre 2006

Avete mai visto i bambini rincorrere le nuvole? Si impegnano, si immergono in ciò che fanno, sudano, gridano. È un gioco. O forse una guerra. Forse una pace. O qualcosa di ancora diverso. Sono bambini, è la loro natura. Cosa è natura e cosa non lo è? Le macchine sono natura? I palloni da basket sono natura? Forse una sola parola in questo racconto vi sembrerà tale. Sarà strano. Sarà difficile. Sarà inconsueto. Questa è la storia di un bambino che muore.

Brian Evans aveva in mano un pallone da basket. Era bello, grande, arancione. Sembrava una grande arancia succosa, di quelle che sembrano adattissime a una spremuta. Era un pallone pesante, costoso. Era un pallone che cadde.

Quando i bambini perdono le loro cose piangono, piangono a dirotto, anche se consapevoli di avere tutta la colpa e la responsabilità dell'accaduto. Piangono perchè non gli importa come l'hanno persa, né perchè. Piangono perchè, semplicemente, l'hanno persa. Quella cosa. Questa è la storia di un bambino che muore.

Brian Evans quel pomeriggio sulla strada di casa sua, all'incrocio, perse un pallone da basket arancione. E anche qualcos'altro.

Brian Evans aveva otto anni, li aveva compiuti ad Agosto. Era stata una bella festa, con i palloncini colorati, la torta, tanti amici. La sua mamma.

Penso che voi dobbiate sapere cos'è una mamma prima di continuare a leggere. Ve lo dirà Brian. Lui è molto bravo a spiegare queste cose: la sua mamma lo dice sempre.

La mamma è quella signora bellissima che ti regala i pezzi di formaggio quando vai in cucina prima di cena. È quella che fa muovere le foglie sui rami. È quella che ti tiene in braccio e ti coccola. È quella che è un po' grande e un po' piccola. È quella uguale a te. Solo più alta. È quella che ti spiega come finiscono i cartoni animati che non hai visto perchè ti eri addormentato. È quella che ha un grande letto solo per te e lei. È quella che c'è anche se non la vuoi. È quella che se ne va via e poi ritorna come se non fosse successo niente. È quella che ti fa le voci buffe. È quella che ti regala tredici minuti al giorno d'amore vero, quello che ti piace.

Brian Evans non aveva un papà. Lo aveva sempre voluto. Lo aveva chiesto a babbo natale in tutte le sue letterine, lo aveva chiesto alla regina, a Dio. Ma nessun papà arrivò mai. La mamma gli aveva detto che viveva in un posto che si chiamava America, dove vivevano un sacco di altri papà. Ma Brian pensava che questo posto fosse inventato.

Alle 18:34 Brian aveva in mano un pallone che cadde.

Alle 18:34 un uomo sulla quarantina aveva fra le dita una sigaretta che cadde. Cadde sul tappetino della BMW grigio metallizzato che guidava. Le due bambine di 6 anni sul sedile di dietro si spaventarono e una si ficcò sotto il sedile per riprendere la sigaretta. Il papà preoccupatissimo cercò di riacciuffarla per la gonnellina bianca. Perchè non era in America quel giorno a quell'ora quel papà? La bimba si mise a piangere, forse si era scottata il ditino.

Sapete che valore ha la vita? Ogni essere umano assume nel corso della propria delle priorità. Un uomo sulla quarantina stava cercando di tirar fuori da sotto il sedile la sua priorità ustionata.

Sapete che valore ha la vita?

Nemmeno Brian Evans lo sapeva. Aveva 8 anni. Aveva una mamma. Aveva un pallone da basket. Forse però Brian Evans ne sapeva più di voi e me.

Per tredici minuti volle l'amore vero, quello che gli piace.

La sua mamma era in cucina, preparava lo stufato con le patate, tagliava un po' di sedano con il coltello della merenda, quello col manico di Topolino. Lui rimase seduto sul davanzale della finestra di casa. A guardarla. Per tredici minuti. Non sapeva cosa volesse dire addio, né decesso, né autopsia, né senso di colpa. Quelle erano parole legate a coloro che rimanevano in quel mondo lì. Lui stava volando in America. Lì ce n'erano tanti di papà.

La sua mamma in fondo usciva sempre e poi tornava come se non fosse successo niente.

Lo avrebbe fatto anche lui. Non era mica un problema.

Non sapeva tante cose, Brian Evans. Per esempio non sapeva che le sigarette bruciano. Non sapeva che le patate si devono cuocere. Non sapeva che andare al lavoro è diverso da morire.

Brian Evans non doveva chiedere scusa a nessuno. Non aveva debiti, non aveva rimpianti, non aveva rimorsi.

Aveva 8 anni.

Aveva una mamma.

Aveva un pallone da basket.

Ma se gli occhi diventano aria queste cose non le vedi più.

E se questa è la storia di un bambino che muore, stiamo parlando di un fantasma che ha vissuto già i suoi tredici minuti.

Rimase qualcosa nell'aria insanguinata di Londra quella sera. Un amore reale. Ma l'odore del gasolio sull'asfalto ci dice che Brian Evans non lo era, non lo era più.

Avete tredici minuti anche voi. Ma sarete occupati a pensare ai vostri debiti, ai vostri rimpianti, ai vostri rimorsi. Perchè probabilmente voi dovrete chiedere scusa a qualcuno.






  
Leggi le 2 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Drammatico / Vai alla pagina dell'autore: jewel