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Autore: Antanasia85    25/11/2012    2 recensioni
Quando la tua vita ti sembra troppo bella per essere vera, c'è sempre qualcosa che la sconvolgerà per sempre...
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Erano ormai le 6 del mattino quando alzai gli occhi sulla radiosveglia appoggiata sul comodino, non avevo ancora chiuso occhio, ero tornata come sempre per l'ora di cena e come sempre mi ero chiusa in camera mia prima a giocare con un videogioco, a leggere il mio libro e a guardare i miei telefilm preferiti. Erano ormai tre anni che non dormivo la notte, tre lunghissimi anni nei quali passavo le mie notti navigando per il web o leggendo libri fantasy.
Ricordo ancora la prima notte che non riuscii a chiudere occhio, esattamente tre anni prima, era la notte tra il 13 e il 14 febbraio, la notte prima del mio 15 esimo compleanno.
Tornai a casa sfinita dopo un pomeriggio di shopping con la mia migliore amica di allora, della quale, buffo a dirsi, non ricordo neppure il nome.
Tornata a casa mangiai e sentii il desiderio di chiudermi da sola in camera, la notte non mi era mai sembrata così buia, così bella, così magica, da quel giorno non passò più notte che io non vidi. La notte tra il 13 e il 14 febbraio di tre anni dopo fu diversa.
Alzai gli occhi e vidi che ormai si erano fatte le 6 del mattino, non avevo sonno, però sentii dentro di me qualcosa che mi diceva di andare a letto, qualcosa che voleva "prepararmi" in un senso sconosciuto alla giornata che mi attendeva, dopotutto avrei compito 18 anni, mi misi il pigiama e m’infilai a letto. Mi addormentai quasi subito, non ricordo di aver pensato o progettato niente nell'attesa e mi svegliai alle 10 del mattino, fresca e riposata.
Aprii la porta della mia stanza e in punta di piedi, scesi a fare colazione, non c'era nessuno a casa, mia madre era andata via presto e mio padre era andato, come tutte le mattine, a lavoro prima che il sole sorgesse.
In cucina regnava una pace e una tranquillità che, a pensarci adesso, avrebbe dovuto farmi sospettare che quello non sarebbe stato un normale 18esimo compleanno. Feci colazione con tutta la calma del mondo, e non appena ebbi finito, squillò il cellulare, “tempismo perfetto” pensai tra me e me, era mia madre: «Pronto, mamma» dissi con voce abbastanza seccata, «Pronto tesoro! Buongiorno!» la voce di mia mamma era la solita, normalmente quando nascondeva qualcosa, o aveva preparato qualche sorpresa, le si leggeva in faccia, o, a mali estremi, nella voce. Quella mattina no, non avevo notato niente di diverso “Che se lo sia scordato?” pensai, “no impossibile, mia mamma non può scordarsi il mio compleanno” «Tesoro hai già fatto colazione?» mi domandò ,

«Si mamma ho appena finito»
mi parve di averla davanti agli occhi, quei suoi capelli castani fini e sempre ben pettinati, quegli occhi marrone nocciola che socchiudeva sempre mentre parlava al telefono,
«Bene tesoro allora se hai finito vestiti e raggiungimi a casa della zia Clò»
Io?? Dovevo raggiungerla da quella zia mezza cieca e mezza sorda, che avevo visto sì e no quattro volte negli ultimi tre anni, e che, brutto a dirsi, lo so, mi dava anche i brividi?
« Ma mamma! Io… beh.. vedi per oggi avrei altri progetti... »
« Niente ma, tu andrai a vestirti e mi raggiungerai qui! »
non ebbi neanche il tempo di replicare per una seconda volta che riattaccò il telefono, “ io raggiungerla a casa della vecchia pazza” bofonchiai tra me e me “che palle!”.
Corsi a vestirmi cercando di fare più in fretta possibile per andare prima e venire via prima da casa della pazza, aprii la porta di casa quando, driiin!! squillò di nuovo il telefono, “tempismo perfetto!" oggi dev ' essere la giornata mondiale del tempismo” pensai, e corsi a rispondere «Mamma... »
« Tesoro già che ci sei vai in camera mia prendi il bauletto di raso rosso nell'armadio, quello con il lucchetto argentato! »
detto questo riattaccò, “mah” pensai... questa è completamente impazzita! in ogni caso, presi il bauletto, lo infilai nel portapacchi del motorino e andai verso casa della vecchia.
Appena arrivai davanti alla villetta di mattoncini bianchi, m’invase una strana sensazione, non so spiegare precisamente quello che sentì ma di certo non era normale. Presi il bauletto rosso dal portapacchi, misi al suo posto il casco e m’incamminai nel vialetto della villa. La zia Clò era una lontana parente di mia madre, da che mi ricordavo io, era sempre stata vecchia, non era cambiata di una virgola in 16 anni o giù di li. Viveva da sempre in una villetta di mattoncini bianchi, con le porte e le finestre di un azzurro turchese che ricordavano il cielo alla fine di una giornata estiva con il sole denso e corposo. La casetta era un po' isolata dal resto della città, e aveva un giardino infinito che si estendeva fin sotto la collina, Il vialetto davanti era un lastricato di pietre bianche ornato dai lati di siepi di agrifoglio e fiori di lavanda, mentre si percorreva si potevano sentire in tutte le stagioni i vari odori delle erbe aromatiche coltivate nel giardino e, per quanto bizzarra , la zia Clò amava coltivare anche i fiori, fiori colorati, tutti i colori dell'arcobaleno,che crescevano tutt'intorno al giardino e in qualche piccola aiuola rotonda .
Arrivata alla porta non ebbi nemmeno il tempo di bussare che la zia aveva già aperto la porta e sfoggiando un radioso sorriso mi fece cenno di entrare.
Il soggiorno era arredato con cura, in stile liberty, ornato da vasetti di piante aromatiche, ardeva il fuoco nel camino, tutt'intorno si respirava un aria di tranquillità, di pace, un aria che adesso potrei definire magica. Mia madre era seduta sul divano, una tazza di te alla menta in mano e non appena mi vide mi sorrise entusiasta.
La zia mi fece cenno di seguirla in salotto, era una donna strana, stando ai miei conti avrebbe dovuto avere quasi 100 anni ma ne dimostrava 70 se proprio si voleva esagerare, era sempre arzilla , e preparava un tè come mai nessuno avrebbe mai potuto preparare.
Mi sedetti sul divano in attesa.
Quando anche la vecchia zia si fu seduta , lanciò un occhiata piena d'orgoglio a mia madre, che mi guardò e le disse:
« Zia adesso tocca a te»
la vecchia zia mi guardò di nuovo e dai suoi occhi scese una lacrima di commozione, si schiarì la voce argentina mi guardò e disse
« bambina mia, è arrivato il momento che tu sappia»
Io la guardai sbigottita e dissi
« Sapere cosa? »
«Tranquilla tesoro, non è niente, devi dirmi solo una cosa... »
«Cosa zia? » Quella giornata non poteva iniziare in modo più strano…
«Non farti prendere dal panico e rispondimi sinceramente... sei pronta a cambiare radicalmente vita? ».

  
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