*Nota: SPOILER per il vero nome di Watari.
Mare
*
Wammy è nella corrente.
Intrappolato, non può che rimanere fermo e resisterle, mentre quella gli sferza
il cuore con un sentimento che sa di colpa e pena.
Così rimane immobile nel suo pacato contegno, osservando il bambino
accartocciato sulla sua sedia girevole. Una pallina di vestiti larghi, capelli
arruffati e occhi grandi. Occhi enormi, sgranati su tanti fogli disposti davanti
a lui a ventaglio come carte da gioco.
Ma quello non è un gioco, e i fogli non racchiudono altro che cumuli di parole
pesanti, detestabili per un ragazzino, messe rigidamente in fila.
Non ci sono né fiabe né sogni in quei caratteri neri, anche se lui li osserva
con una dedizione bambina che ha dell’affascinante. La genialità risplende nel
suo sguardo con un luccichio rapito.
E Wammy è preso nella corrente, quella turbolenta e amara del senso di colpa.
Guarda quel bambino che ride poco e non gioca con i suoi coetanei, che rimane
senza reagire nella gabbietta dorata del suo straordinario intelletto. Solo, si
limita ad alimentare con avida curiosità il suo sapere, dimenticando per strada
qualcosa di fondamentale.
E l’uomo, preso da quel desiderio irrazionale e capriccioso, vorrebbe subito
sottrargli quei fogli, togliergli ogni motivo d’essere così dannatamente
intelligente e così poco bambino.
Ma nel resistere a quell’impulso, un piccolo pensiero si insinua piano nella sua
mente, discreto.
Pensa infatti che L abbia già smesso di lottare contro una qualsiasi corrente,
di vivere sulle basse e volitive acque dell’infanzia, allontanandosi sulla sua
zattera con le rotelle e lo schienale imbottito. Pensa che sia già in alto mare,
lontano da onde che lo scuotano con la cristallina intensità di tutto ciò che è
infantile.
Wammy è travolto.
Compassato, tende allora una mano ai suoi fogli; glie ne ruba uno. Il bambino lo
guarda interrogativo, ma l’uomo non può notarlo. Chino sulla carta, è impegnato
a piegarla su se stessa, facendo scontrare tra loro le piccole file di caratteri
allineati. Piega, piega; Wammy va avanti sotto gli occhi attenti di L che, solo
una volta che l’altro si è fermato, si azzarda a parlare.
"A cosa serve?" Chiede, un po' scettico. Ora il foglio, con le sue frasi
spezzate e senza senso, è diventato illeggibile.
"A non annegare."
L piega il volto in una smorfia offesa, sentendosi preso in giro. Poi però il
visetto tondo si distende per opera della sua analitica razionalità, che lo
spinge a ragionare più a fondo su quella risposta. E’ una riflessione che lo
cattura, perché per un po’ resta immobile, meditabondo.
I suoi occhi neri sembrano indecisi su cosa posarsi, presi tra i suoi bei
documenti ordinati e quell’unico foglio senza più senso logico; il bambino
sceglie attentamente a che cosa rivolgere la sua attenzione.
Per questo, quando L pronuncia un cauto “Come si fa?" guardando l’uomo negli
occhi, quello non può fare a meno di sorridere un po’ sotto i baffi grigi.
La corrente si placa, lasciando il posto a una marea leggera che gli lambisce la
mente. Wammy pensa che forse non è ancora così lontano, che può avvicinarlo un
po’ a riva, magari.
Così prende un foglio e, più lentamente, costruisce un’altra barchetta di carta.
…::::::…
Mi chiedo ogni tanto come sarebbe diventato L senza Watari.
Penso a come che per lui non debba essere stato facile crescere L ( mi piace
immaginare che sia andata effettivamente così ^^ ) e che da lui ci sia stato sia
il desiderio di istruire quel bambino al futuro che lo aspettava allenando la
sua intelligenza, sia di renderlo più “normale”, e che le due cose, di fatto,
finissero a volte per contrapporsi.
Fanfiction nata riflettendo su questo.
Spero di non essermi presa troppa libertà nell’aver attribuito una simile
“corrente” a Watari. Credo però che in lui, dietro il suo ammirabile contegno,
si nasconda anche questo. *ama Watari*