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Autore: Melanto    13/06/2007    7 recensioni
[Ultima revisione: 4/11/2010] - Io giuro, solennemente, che sarò fedele al mio Stato e al mio Maharaja, qualsiasi cosa accada, fino alla fine dei miei giorni. Veglierò sui Principi, preservandone l'incolumità. La mia vita, per la loro vita. Ora e sempre. Niente farà vacillare le mie convinzioni, niente mi distoglierà dall'adempimento dei miei doveri. Sul mio onore, io giuro.
Genere: Fantasy, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Alan Croker/Yuzo Morisaki, Mamoru Izawa/Paul Diamond
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Profumo d'Oriente' Questa storia è tra le Storie Scelte del sito.
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Maharajakumar

- Capitolo 1 -

Il palazzo aveva alte colonne in arenaria rosa venata di rossi diaspri tessenti finissime trame, ricchi drappeggi oscillanti alle pareti, ampie balconate e corridoi luminosi, giardini traboccanti di flora, fauna e fontane zampillanti.
Una gabbia dorata e perfetta.
Passi decisi, seguiti da altri più incerti, quasi annoiati ma ubbidienti, risuonavano lungo uno dei colonnati esterni, dai quali era possibile vedere i cortili sottostanti e la Città in lontananza che si snodava, rumorosa ed irraggiungibile, oltre le mura di cinta.
Il Maharaja camminava con le mani incrociate dietro la schiena e la postura elegante, istruendo il kumar[1] su quale potesse essere il comportamento più adeguato da tenere in presenza degli alti funzionari degli Stati vicini. Con ben poco interesse del suo interlocutore.
“Allora, Yuzo, ricordati bene: quando tuo fratello maggiore mi sostituirà, tu sarai al suo fianco come suo Gran Consigliere. Devi quindi capire come sia fondamentale mantenere un buon rapporto con gli altri Stati, per il bene del proprio. Questo, ovviamente, senza mostrare debolezza. Bisogna far capire che, se ci avranno come amici, non avranno nulla da temere da noi, ma, in caso contrario, non ci tireremo indietro.”
“Sì, padre...” e sospirò affranto, cercando di tenere il suo passo dall’ampia falcata. Distrattamente lasciò che lo sguardo si muovesse a catturare scorci del panorama visibile dall’alto, dove qualcosa attirò la sua attenzione.
I cadetti della guardia si stavano allenando nel cortile sottostante, esibendosi in brevi duelli corpo-a-corpo. Senza accorgersene, il Principe rallentò la sua andatura per poterli osservare. C’erano due ragazzi nel centro, che si stavano affrontando: uno con i capelli lunghi, legati in coda, e l’altro che era grosso almeno due volte il primo.
- Che ingiustizia! - si ritrovò a pensare - Non è affatto uno scontro ad armi pari! -. Nella sua mente era chiaro che avrebbe vinto il gigante, e senza il minimo sforzo. Eppure venne smentito e questo lo fece fermare definitivamente ed appoggiare le mani al muretto, osservando, con la bocca semiaperta e l’espressione totalmente ammirata, come il ragazzo più minuto mettesse l’altro fuori combattimento con rapidi colpi di lancia. Rimase come catturato dai suoi movimenti eleganti e veloci, di una precisione millimetrica, mentre lui... non sapeva nemmeno come si tenesse in mano una lancia!
“Che... bravo...” mormorò senza accorgersene, osservando come uno degli ufficiali superiori si complimentasse con il cadetto, battendogli una pacca sulla spalla.
“Ben fatto, Mamoru!”
Mamoru.
Memorizzò immediatamente il nome di quell’abile, quanto giovane guerriero e concluse – ad occhio e croce – che avrebbero dovuto avere la stessa età.
“Yuzo, ma mi stai ascoltando?!” la voce di suo padre lo fece sobbalzare e volgersi di scatto, biascicando un “...sssssì!”, mentre l’uomo scoteva il capo, ritornando sui suoi passi per raggiungerlo. “Benedetto ragazzo, ma come devo fare con te? Solitamente è sempre Makoto ad occuparsi della tua istruzione e spero vivamente che tu non sia così distratto anche con lui. Si può sapere cosa hai visto di più importante?”. Il Maharaja si affacciò, scrutando il cortile, dove due nuovi cadetti stavano provvedendo a sfidarsi. Inarcò un sopracciglio. “Ci sono solo i soldati in addestramento, niente che ti debba interessare.”
“Ma... veramente padre...” tentò di rispondere, ma l’altro lo interruppe, circondandogli le spalle con un braccio.
“Niente ‘ma’, figliolo. Le pratiche di combattimento spettano a tuo fratello, in questo momento il tuo unico pensiero deve essere la politica, la scienza, l’economia. La guerra lasciala alle guardie, è compito loro difenderti.”. E se lo trascinò via, continuando ad elencargli tutto ciò che doveva e, soprattutto, non doveva fare.
Il Principe lanciò un’ultima occhiata al cortile, piuttosto sconsolato, individuando la figura del cadetto che si passava un panno per asciugare il sudore imperlante la fronte in quella calda giornata estiva, e fu in quel momento che il giovane incrociò lo sguardo del Principe, accorgendosi di essere osservato.
Un brevissimo attimo che lasciò lo stupore nell’uno, scopertosi fonte dell’attenzione altrui, e vergogna nell’altro, perché non era affatto una cosa carina spiare le persone.
Yuzo arrossì di colpo, volgendo lo sguardo al pavimento che pestava, mentre suo padre continuava a sproloquiare sui suoi doveri e i suoi obblighi.

*

Avrebbe volentieri tirato il collo a colui che aveva detto che: ‘essere i figli minori, comporta minori responsabilità’! Era una gran balla e lui ne era l’esempio lampante.
Yuzo si gettò sul letto della sua stanza, rimanendo a fissare il soffitto con le mani sotto la testa.
Suo fratello Kerasu passava tutto il giorno tra: stalle, armerie, campi di addestramento e quanto di pratico vi potesse essere nell’educazione di un Maharaja. Lui, invece, era costretto a stare tappato mattina, pomeriggio e sera in Biblioteca. Sommerso dai libri, a sentire le ‘perle di saggezza’ del Gran Consigliere. Non che gli dispiacesse leggere o avere una cultura, anzi, solo che... poteva fare solo quello! Tutto il resto ‘non doveva interessargli’, ed erano le parole che suo padre gli ripeteva più di sovente ogni volta che lui sembrava mostrare interesse per qualcosa che non fosse la politica.
Poi ripensò al cadetto nel cortile.
Era bravissimo, accidenti!
Chissà se era più forte di suo fratello...
Kerasu aveva cinque anni in più, questo era vero, però quel ragazzo era abile come pochi ne aveva visti. Aveva messo al tappeto il suo avversario, che era il doppio di lui, con una rapidità impressionante.
Fantastico!
Doveva essere una persona decisamente in gamba, e non gli sarebbe affatto dispiaciuto poter scambiare quattro chiacchiere con lui. Chissà... magari avrebbe potuto insegnargli qualcosa nell’Arte del Combattimento... gli aveva visto maneggiare quella lancia con grande destrezza.
Ricordò di come una volta lo avesse chiesto a suo fratello, ma era sbottato a ridere, scompigliandogli i corti capelli scuri in un gesto affettuoso.
“No, fratellino.” aveva risposto “Nostro padre si arrabbierebbe molto se lo facessi, sai come la pensa... magari un giorno, quando prenderò il suo posto, così non avrà più nulla da recriminare.” e si era allontanato, unendosi alle altre guardie che lo consideravano non solo come il loro condottiero, ma anche come un compagno. Ridevano, scherzavano, erano suoi amici.
Lui, di amici, non ne aveva nessuno. Come poteva farsi degli amici se era costretto a restare rinchiuso a studiare, studiare e ancora studiare?
Sospirò pienamente demoralizzato, rigirandosi su di un fianco.
Il gatto birmano, rannicchiato su sé stesso che dormiva beato tra i morbidi tessuti del suo letto, aprì leggermente un occhio, per poi richiuderlo e tornare a ronfare.
“Che dici, Ryo[2]?” domandò il Principe rivolgendosi proprio all’animale sonnacchioso “Se provassi a parlargli, mio padre si arrabbierebbe?”. Il gatto mosse il suo musetto, dal pelo scuro, in direzione di Yuzo, miagolando quasi infastidito per essere stato disturbato durante il suo pisolino pomeridiano.
“In fondo, si tratterebbe solo di qualche parola... ma forse il Maharaja finirebbe col prendersela anche con lui...” e sospirò nuovamente, mentre Ryo finalmente si tirava in piedi, scrollandosi un po’. Stiracchiò le lunghe zampette, sbadigliando, e tornò a sdraiarsi, cambiando posizione e mostrandogli le pelose natiche.
Il Principe arricciò il naso con un sorriso. “Sei davvero antipatico lo sai?!” gli disse, alzandosi “Pensi solo a dormire e mangiare!” e lo stuzzicò con una vigorosa carezza sulla testa, per poi dirigersi alla terrazza della camera. “Gatto pigro!”
In quel momento, qualcuno entrò nella stanza, richiudendo rapidamente la porta alle sue spalle.
“Kerasu?!” esclamò Yuzo, inarcando un sopracciglio.
“Ehilà, fratellino! Perdona l’intrusione poco ortodossa, ma sto scappando da Madama Kara! Nascondimi per un po’!” e fece per avvicinarsi al giovane, non senza aver prima rotto le scatole a Ryo, che poco poteva soffrire il futuro erede dello Stato dei Morisaki. “Ciao palla di pelo!” sbottò, strattonandogli la coda e facendolo sobbalzare ed emettere uno sguaiato miagolio di dolore.
“Ma vuoi lasciarlo in pace?!” intervenne Yuzo, incrociando le braccia al petto, mentre il gatto scappava, rifugiandosi sopra l’armadio dal quale prese a soffiare, tutto arruffato, contro il Principe Ereditario.
Kerasu ridacchiò strafottente. “Il tuo sacco di pulci mi odia!”
“Chissà perché...” rispose con sarcasmo l’altro.
Suo fratello maggiore era alto e dalla robusta muscolatura, merito dei tanti allenamenti con le guardie. Aveva i capelli leggermente più lunghi dei suoi, ma del medesimo colore scuro, e occhi nocciola come i suoi, ma di una tonalità molto più chiara. In definitiva, si vedeva come fossero fratelli e che Kerasu fosse il maggiore, ma di carattere sembravano Sole e Luna. Forse perché il futuro Maharaja era abituato a stare a contatto con le persone e ad interagire con loro, mentre lui parlava per lo più solo con i suoi insegnanti e, quando c’erano importanti personalità al palazzo, poteva parlare solo se interpellato.
“Perché stai scappando da Madama Kara?” domandò Yuzo, mentre il fratello si poggiava con le spalle alla ringhiera incrociando le braccia al petto.
“Oh, non parlarmene! Ho un incontro con una Maharajakumari[3] di non-so-che-Stato! Noia massima! Nostro padre e quella matta stanno cercando di trovarmi una moglie. Per gli Dei, che catastrofe!” ed il Principe rise della sua espressione contrariata; suo fratello gli pungolò un fianco “Ridi, ridi! Che poi toccherà anche a te, un giorno.”
Ma Yuzo scosse il capo solennemente. “Mi spiace deluderti, ma io posso anche farne a meno. Sei tu il fratello maggiore, il compito di mettere al mondo la discendenza spetta a te.”
L’altro sbuffò per nulla contento della cosa. “Accidenti! Doveva pur esserci la fregatura nell’essere il primo figlio!” e lui rise di nuovo per la gioia di suo fratello. “Finalmente ridi un po’. Ultimamente non lo fai spesso...”
Yuzo si strinse nelle spalle. “Non è che abbia molti motivi per ridere...”.
Kerasu gli poggiò una mano sulla testa. “Vedrai che, quando sarò Maharaja, certe stupide regole cambieranno. Te lo prometto.”
“Grazie, Kera...” gli era grato sul serio, perché capiva quanto fosse difficile avere diciotto anni e restare chiuso tra le mura di un palazzo “...ma per allora io sarò vecchio e con i capelli bianchi!”
Il Principe Ereditario ci pensò un po' su, convendo che Yuzo non aveva tutti i torti, ma aggiunse, cercando di sdrammatizzare per strappargli un sorriso. “Accidenti, cerca il lato positivo, no?!”
“Va bene, ci proverò.” poi, notando che Kerasu indossava la divisa delle guardie di palazzo, domandò, tentando di dissimulare il reale interesse per l’argomento “Sai, oggi ho visto i cadetti fare addestramento...”
“Ah, sì? Le nuove reclute non sono male...”
“Sì... non me ne intendo molto, però... ho visto un giovane molto bravo...” e, fingendo di non ricordarne il nome, aggiunse “...Ma... Mamo...”
“Ah! Mamoru Izawa!” esclamò entusiasta “Sì, è davvero bravino per uno della sua età. Avete più o meno la stessa età, deve compierne diciotto.”
“Sì?” allora aveva valutato bene, erano coetanei. “Solo ‘bravino’ dici? Eppure io l’ho visto mettere al tappeto uno moooolto più grosso di lui.” ed insinuò il sospetto con un sorriso ironico “Chissà... magari potrebbe battere anche te!”
Kerasu lo inquadrò con la coda dell’occhio ed un’espressione che sembrava dire: ‘cosa hai detto?!’ che non lasciava mai presagire nulla di buono. Infatti lo agguantò velocemente, bloccandogli la testa sotto il braccio e scompigliandogli i capelli. Sulle labbra una risata di puro divertimento. “Prova a ripeterlo, pulce! Tu pensa a fare ‘due-più-due’ che a menare le mani ci penso io!”
“Va bene, va bene! Scherzavo!” e l’altro lo lasciò subito andare, osservandolo con sguardo da vincitore, mentre lo vedeva sistemarsi i corti capelli.
In quel momento, vennero raggiunti da una stridula voce di donna sull'orlo delle lacrime: “Vostra Altezza!” gridava “Vostra Altezza, per l’amor degli Dei, dove siete? La principessa Sofronia vi sta già aspettando!”
“Oh no, la megera è qui! Devo tagliare la corda!” esclamò Kerasu, balzando sulla ringhiera della balconata, pronto a darsela a gambe un’altra volta.
“Sofronia?!” fece eco Yuzo, scoppiando a ridere.
Giàààà... ma che razza di nome è?” poi afferrò il fratello per le spalle “Ehi, mi raccomando: tu non mi hai visto!”
“Ovviamente."
“Grazie fratellino, a buon rendere, ora e sempre!” ed il Principe Ereditario si lanciò dal balcone, afferrando al volo un ramo dell’albero lì di fronte e scendendo agilmente, fino a toccare terra perfettamente incolume. Lanciò un ultimo, rapido sorriso trionfante a Yuzo e si allontanò fischiettando. 
Un frenetico bussare alla porta fece intendere al Principe Minore che fosse il momento di cominciare la recita.
“Avanti.” sospirò con un sorriso e sull’uscio comparve Madama Kara in lacrime ed un fazzolettino rimestato nella mano, che lo guardava disperata.
“Vostra Altezza…” mormorò tra i singhiozzi “…avete visto il vostro regale fratello?... per favore…”
Per lui, che era veramente troppo buono a detta di Kerasu, l’idea di mentire a qualsivoglia persona era un qualcosa di pessimo, ma per suo fratello… si sarebbe anche fatto ammazzare.
“Mi dispiace, Madama, ma non lo vedo da questa mattina.” disse con un leggero sorriso. La donna sospirò afflitta, tirando su col naso e facendo dietro front.
“Capisco… scusate il disturbo, mio piccolo Principe…” la porta venne lentamente richiusa alle sue spalle, nel lasciare la stanza.
Povera Madama Kara, suo fratello la faceva dannare fin da quando erano bambini.
Con un sorriso, ritornò nei pressi della terrazza, affacciandosi a guardare il panorama di quel caldo primo pomeriggio. Cicale tra gli alberi rumoreggiavano canterine, mentre le voci degli altri abitanti del castello riempivano l’aria arrivando alle sue orecchie e ricordandogli che doveva mettersi a studiare per la lezione del pomeriggio. Sospirò rassegnato e fece per allontanarsi dalla ringhiera, quando delle risate più vicine a lui attirarono la sua attenzione.
Da dietro una delle siepi dei giardini sottostanti, comparve un gruppetto di tre persone. Dei cadetti della guardia, lo si capiva dalle divise, ed i suoi occhi si riempirono di sorpresa nello scorgere proprio Mamoru tra di essi. I capelli legati in una coda, per non soffrire troppo il caldo, e la lancia nella mano. Istintivamente si nascose dietro il muro della balaustra della terrazza, cercando di non farsi sorprendere di nuovo ad osservarlo. Poi si fece coraggio e lasciò emergere lentamente la testa quel tanto che bastava a vedere che i tre avevano deciso di sostare proprio sotto il suo balcone per godersi l’ombra che l’albero, dal quale era sgattaiolato Kerasu, ricreava al suolo. Un piccolo, ardentemente desiderato, punto di ristoro.
I due che lo accompagnavano si sedettero sull'erba rada, la lancia ferma contro il tronco cui avevano poggiato anche le loro schiene; Mamoru, invece, preferì un masso decorativo con inciso lo stemma dello Stato dei Morisaki.
Il gruppo sembrava ben deciso a far chiacchiere proprio lì.
E forse quello non era affatto un male, anzi: gli si stava presentando un’ottima occasione per poter scambiare due parole con quel bravissimo cadetto. Avrebbe potuto fingere di passare di lì per caso… perché no? Solo due parole… di cui suo padre non sarebbe mai venuto a conoscenza o sarebbero stati guai!

*

“Ah! Finalmente un po’ d’ombra!” esclamò Teppei, lasciandosi a sedere sull’erba perfettamente rada e curata. “Per gli Dei, credevo di sciogliermi! Oggi fa un caldo micidiale!” e prese a sventolarsi animatamente con la mano.
“Stai sempre a lamentarti, vero?!” lo rimproverò Hajime, per quanto il suo pensiero non fosse tanto diverso da quello del compagno. Quel giorno, il sole picchiava più forte del solito e non c’era un alito di vento.
“Qui non si sta affatto male.” disse Mamoru, sedendosi su di un masso ornamentale e poggiandosi la lancia contro la spalla. “Ma non facciamoci beccare dal Comandante Gamo o ci toccherà una sessione extra di allenamenti.”
Teppei rabbrividì. “Oh Dei, non parlamene! Oggi ci ha spremuti fino al midollo! Voleva forse ucciderci?”
“Se non facesse così, non saremmo mai in grado di difendere il nostro Stato ed il Sovrano.” disse Hajime con severità “Hai visto quanto è forte il Principe Kerasu? Noi dovremmo diventare forti come o addirittura più di lui, per poterlo proteggere sempre.”
“Hajime ha ragione.” convenne Mamoru “Ma sta di fatto che forse lo potrei battere il Principe.”
Gli altri due ruotarono gli occhi come se conoscessero già quella canzone. “Continua a sognare, Mamoru! Il fatto che oggi tu abbia battuto quel colosso di Jito, non ti autorizza a straparlare!” disse Teppei, ma l’altro fece spallucce assolutamente convinto delle sue affermazioni.
“Ah, a proposito del Principe!” si intromise Hajime, ridacchiando “Ma avete sentito come strepitava Madama?! Lo stava cercando per tutto il palazzo, giardini compresi!”
“Già!” convenne Teppei “Chissà che le ha fatto stavolta! Il Principe è piuttosto irrequieto ed allergico all’etichetta!”
“No, quello è allergico alle mogli! A quanto pare gli avevano organizzato un appuntamento regale.” stavolta risero entrambi, mentre Mamoru scuoteva il capo abbozzando un sorriso. Certo che i suoi compagni erano dei veri pettegoli!
Namasté[4].”
Quel saluto improvviso li fece sobbalzare, essendo stati colti di sorpresa. E quando si accorsero che era il Principe Minore, scattarono immediatamente sull’attenti, le lance rigide e strette in una mano, e l’altra all’altezza del petto in rigoroso saluto.
Le schiene ritte e gli sguardi fermi in punti imprecisati, ma che non dovevano incrociare assolutamente lo sguardo del Maharaja e dei suoi figli: erano solo dei cadetti, non avevano ancora il permesso per farlo.
Yuzo si sentì a disagio, come al solito, davanti a tali rigidi saluti, ma sorrise ugualmente. “Oh, vi prego, restate a riposo.”
I tre cambiarono postura, seguendo gli ordini del loro Principe.
“Vi ho disturbato?” domandò quest’ultimo, cercando di rompere il ghiaccio, ma non ottenne nemmeno mezza risposta. I giovani restarono con lo sguardo immoto come quello di marmoree statue. “Se… se vi ho disturbato posso andare via…” tentò nuovamente, ma nemmeno questa volta le loro bocche si aprirono a generare suono.
Santo Cielo, dove stava sbagliando? Che aveva detto di male? Forse bisognava utilizzare un gergo particolare per parlare con le guardie?! Gergo che, ovviamente, lui non conosceva! Dannazione, tanto studio e poi non riusciva a scambiare due chiacchiere con dei cadetti al suo servizio! Quella situazione era a dir poco ridicola! Sospirò, decidendo che ormai non poteva fare altro che dietro front…
“Ci dispiace, Vostra Altezza.” disse ad un tratto proprio Mamoru, rompendo il silenzio e beccandosi una sonora gomitata da Teppei che lo redarguì.
“Ma sei pazzo? Qua finisce che ci tagliano la testa!”
L’altro gli si rivolse con tono altrettanto aspro. “E tu hai capito che, a quanto pare, non lo sa?!”
“Sapere… cosa?” si arrischiò a chiedere Yuzo, ed i due litiganti riacquisirono nuovamente la rigida postura di prima.
“Che per noi è severamente vietato parlare con il Principe Minore, Vostra Altezza.” spiegò lo stesso Mamoru, facendolo restare con l’espressione tra lo stupito e l’incredulo con la bocca semiaperta.
Vietato… parlare… con lui?!
Ma che razza di pessima trovata era qu-…
D’un tratto gli fu quasi tutto chiaro, tanto da emettere un profondo sospiro. “Ordine di mio padre, vero?” domandò infatti.
“Sì, signore.”
Chissà perché non ne era minimamente stupito. Deluso all’ennesima potenza, quello sì. E poi Kerasu si domandava perché non ridesse più tanto spesso…
“Capisco.” disse solo, facendo un profondo inchino. “Mi dispiace di avervi messo in difficoltà. Ovviamente mio padre non saprà nulla di tutto questo, potete stare tranquilli.” volse loro le spalle, esibendo un sorriso fantasma ed incamminandosi per ripercorrere a ritroso lo stesso tragitto dell'andata. “Buon lavoro, cadetti.”
Appena fu abbastanza lontano da non essere più visibile ai loro occhi, i tre si scambiarono degli sguardi perplessi.
“Ma come faceva a non esserne al corrente?!” domandò Teppei incredulo.
“Certo che il Maharaja è davvero rigido con il Principe Minore.” disse Hajime, attirando l’attenzione di Mamoru.
“In che senso?”
“Beh, hai visto anche tu, no? Praticamente non può parlare con nessuno che non siano suo padre, suo fratello o i suoi insegnanti. Vive segregato nel palazzo per tutto il tempo, non ha nemmeno il permesso di andare in Città.”
“Cosa?!” sbottarono in coro gli altri due e Hajime annuì.
“E’ così vi dico! Non può uscire nemmeno se accompagnato! Può solo studiare e basta, per diventare il futuro Gran Consigliere quando suo fratello prenderà il posto dell’attuale Maharaja.”
“Ma… ma non è possibile!” sbottò Mamoru indignato “Che razza di padre è? Tenere il figlio segregato in casa ad ammuffire sui libri per tutto il giorno! Non poter parlare con nessuno… questo… questo è inconcepibile!”
Ssst!” lo strattonò Teppei “Abbassa la voce, se ti sentissero ti strapperebbero la lingua!” e l’amico sbuffò guardando altrove.
“E’ per questo che lo chiamano il Principe Infelice.” concluse Hajime.
Tsk! E vorrei ben vedere cosa ci sarebbe da essere ‘felici’ in una situazione come questa!” sottolineò Mamoru con asprezza, facendo qualche passo avanti.
Non lo trovava giusto. Per niente.
Quella non era vita: era reclusione! Ingabbiato come un uccellino ornamentale!
Incrociò le braccia la petto, con sguardo severo. A ripensarci, aveva visto una sola volta il Principe Minore da quando aveva superato l’esame per diventare un cadetto della Guardia Reale. Era stato durante la cerimonia di giuramento, in cui venivano presentate, al Maharaja, tutte le nuove reclute. Eppure… non gli era sembrato così infelice, quella volta. Anzi, aveva ascoltato con sguardo ammirato il discorso che il fratello aveva tenuto per l’occasione… però, era anche vero che non aveva detto mezza parola. Né accennato un saluto, né niente. Da allora erano passati circa sei mesi e, tra gli allenamenti ed i vari impegni che l’essere cadetti comportava ogni giorno, Mamoru non si era affatto reso conto di non aver mai più visto il Principe Minore fino a quella mattina. Eppure, per quanto il castello fosse grande, era impossibile non riuscire ad incontrare, almeno una volta, tutti i suoi occupanti.
“Ehi, Mamoru?” Hajime lo richiamò, poggiandogli una mano sulla spalla. “Forse credo sia il caso di riprendere ad allenarci, prima che Gamo si accorga che stiamo poltrendo.”
L’interpellato grugnì un verso affermativo e si mosse senza dire una sola parola.

*

“Grazie padre. Grazie davvero.” mormorò per l’ennesima volta, contemplando il riflesso che la superficie di uno degli stagni, all’interno dei giardini, restituiva. Seduto sul bordo, a gambe incrociate e l’espressione mogia, Yuzo non si era presentato nemmeno alla lezione pomeridiana. Poco gli importava che il Gran Consigliere Kitazume[5] si sarebbe arrabbiato non vedendolo arrivare e non trovandolo da nessuna parte.
“Grazie mille…” disse ancora, afferrando un sasso accanto a lui e lanciandolo nell’acqua la cui superficie si increspò in mille onde, che deformarono anche la sua immagine. “…grazie per tutto questo. Grazie per la mia infelicità. Grazie a te.”
Un fruscio improvviso tra i cespugli lo avvisò dell’arrivo di qualcuno o qualcosa, ma non se ne curò minimamente, continuando a lanciare sassolini nello stagno.
“Accidenti! Per poco Madama Kara non mi incastrava!” sbottò Kerasu, togliendosi una fogliolina rimasta intrappolata tra i capelli, quando si accorse di non essere solo in quel luogo e rimase per un attimo sorpreso nel riconoscere il fratello seduto sulle rive dello specchio d’acqua. “Ehilà, pulce!” lo appellò allegramente, ma non ricevette la minima risposta, tramutando il sorriso in un’espressione piuttosto interrogativa. Lentamente si avvicinò, sedendoglisi accanto. “Ma non dovresti essere a lezione dal Consigliere?” domandò piano, poggiandogli una mano sulla spalla. Venne ignorato una seconda volta. A questo punto, la preoccupazione soppiantò la sorpresa. Yuzo era la persona più educata con cui avesse mai avuto a che fare: se gli ponevano una domanda, lui rispondeva prontamente. Ma ora sembrava essere totalmente assente. “Va tutto bene, fratellino?”
“Di’ un po’…” mormorò quest'ultimo, voltandosi con estrema lentezza e mostrando un’espressione triste “…lo sapevi che le guardie non possono parlarmi?”
Kerasu rimase con la bocca semiaperta, come a proferire un tentativo di risposta, ma si bloccò, emettendo un sospiro.
Yuzo abbozzò un sorriso ironico. “A quanto pare ero l’unico a non saperne niente. Grazie anche a te.” l'ultima frase grondava spregio.
“Mi dispiace, fratello. Io non sono d’accordo con nostro padre, ma finché è lui a dettare ordini io non ho voce in capitolo…”
“Pensa un po’: se tu non hai voce in capitolo, la mia parola vale meno di zero.” disse con pesante ironia, mentre una smorfia di rabbia si dipingeva sul suo viso.
“Devi avere solo un po’ di pazienza, vedrai che-” ma il Principe Minore gli si rivolse nell’ultimo modo che Kerasu si sarebbe mai aspettato.
Basta!” gli gridò contro, sfogando tutta la sua ira. “Ne ho abbastanza di sentirmi ripetere sempre le stesse cose! ‘Vedrai che...’, ‘appena sarò...’ non so più che farmene! Non posso aspettare altri venti anni prima che nostro padre ti lasci la reggenza dello Stato!” e copiose lacrime cominciarono a scendere velocemente dai suoi occhi, sotto lo sguardo mortificato del Principe Ereditario. “Non posso aspettare e lasciare che tutto scorra attorno a me, come se nulla mi riguardasse. Il tempo non torna indietro, fratello, ed ogni attimo che passa... l’avrò perso per sempre...”

*

Era rimasto di pessimo umore per tutta la durata dell’addestramento, senza smettere di pensare al Principe e alla sua infelicità.
Non si sarebbe mai aspettato una cosa del genere, una situazione del genere, che sembrava contrastare con quelli che erano i motivi che lo avevano spinto ad arruolarsi nella Guardia Reale.
Il suo compito era servire e proteggere il Maharaja e la sua famiglia.
Giusto.
E quindi... doveva proteggere il Principe dal padre? Perché era il Maharaja la fonte di ‘dolore’ del Principe Minore. Ma era anche vero che lui doveva servire e proteggere il Maharaja. E tutto ritornava al punto di partenza, come un dannato circolo vizioso. Sembrava che la cosa dovesse comunque comportare una scelta: obbedire al Maharaja e fingere di non vedere la sofferenza del Principe, e venire meno al giuramento della guardia, oppure aiutare il Principe, ignorando gli ordini del Maharaja, e venire comunque meno al medesimo giuramento?
Lui avrebbe sempre e comunque difeso lo Stato dei Morisaki, fino alla fine, ma sembrava che avrebbe dovuto compiere un’ulteriore piccola scelta, che però lo stava mandando in totale confusione.
Con la punta del piede, Mamoru diede un calcio ad un ciottolo, sbuffando contrariato.
Si stava dirigendo ai dormitori dei cadetti, passando all’interno del fitto boschetto che si stendeva alle spalle del castello, pieno di stagni, alberi e cespugli rigogliosi.

Basta!” 

Si fermò di colpo al suono di quella parola urlata con rabbia. Qualcuno stava litigando e sembrava essere anche piuttosto vicino a lui. Ma chi poteva essere?
Rimase per qualche momento immobile, cercando di capire da che parte provenisse quella voce.

“...non posso aspettare altri venti anni prima che nostro padre ti lasci la reggenza dello Stato...”

- Il Principe? -
Mamoru si mosse rapidamente, seguendo quelle parole dette in un misto di rabbia e disperazione, fermandosi dietro ad un albero.
Seduti sulla sponda di uno dei laghetti, scorse entrambi i Principi, con sua somma sorpresa, ed il Minore stava inveendo contro l’Ereditario.

*

“Yuzo, io... capisco quello che-”
“No!” sbottò il fratello “Tu non capisci, Kerasu! Non puoi capire! Sei sempre stato libero di fare ciò che più preferivi e di parlare con chi volevi... mentre io... nemmeno le guardie hanno il permesso di dirmi anche solo ‘buongiorno’! E tu mi chiedi perché io non sia felice?! Bene... eccolo il perché!” e si portò le ginocchia al petto, circondandole con le braccia. “Io sono solo, Kerasu!” concluse, nascondendo la testa in quelle stesse ginocchia.
Il Principe Ereditario rimase in silenzio. Yuzo aveva ragione, lui non poteva capire e questo lo faceva sentire anche peggio, perché suo fratello stava soffrendo e lui... non era in grado di dargli quel conforto di cui aveva bisogno. Lentamente si alzò in piedi, poggiandogli una mano sulla testa dai corti capelli scuri, in un gesto di affetto.
“Cambierà, fratellino, posso solo prometterti che cambierà...” gli volse le spalle, re-immergendosi nella fitta boscaglia.

*

Mamoru vide il Principe Ereditario andare via senza dire null’altro, mentre il Principe Minore restava raccolto su sé stesso, scosso da i singhiozzi del suo pianto; ne osservò la schiena sussultare...
Proteggere il Maharaja o proteggere il Principe?
...e poteva quasi sentire il rumore delle lacrime che scivolavano lungo il viso.

...“...nemmeno le guardie hanno il permesso di dirmi anche solo ‘buonogiorno’...”...

Sentì lo stomaco contorcersi come fosse stato stretto dalla morsa di un cobra.

... “Io sono solo, Kerasu.”...

E fece la sua scelta.
Le labbra si incurvarono in un’espressione amareggiata e triste al contempo.
- Io giuro, sul mio onore di cadetto della Guardia Reale, che proteggerò il Principe. -

 

Continua...


[1]KUMAR: significa ‘figlio’ in Hindi.

[2]RYO: XD sì, è proprio quel ‘Ryo’: Ryo Ishizaki ovvero Bruce Harper

[3]MAHARAJAKUMARI: significa ‘Figlia (kumari) del Maharaja’.

[4]NAMASTE’: uno dei più diffusi saluti Hindi, che significa ‘mi inchino a te’. Solitamente si effettua unendo le mani, con le dita rivolte verso l’alto, tenendole ad altezza petto, mento o fronte.

[5]KITAZUME: Makoto Kitazume sarebbe l’allenatore del Toho (nell’anime conosciuto come Ray Thompson), quello dai capelli ricci e gli occhialetti.


...E poi Bla bla bla... 

Questa è la storia che ha partecipato (arrivando seconda!*__________*) al Concorso di AU indetto da Lisachan, sul forum di EFP. 
Un ringraziamento ed una valanga di scuse alle giudicesse (Lisachan ed Anachan), perché sono stata una rompipalle terrificante!XD E mi è venuta l'ansia!ç_ç non l'ho mica fatto apposta! ç_______ç Ringrazio tantissimo entrambe per aver apprezzato questa storia, facendola arrivare addirittura seconda: ç_ç commossa. Grazie infinite.
Ed ora, un paio di paroline per la storia in questione.^^
Volevo ringraziare la persona che mi ha aiutato tantissimo nel realizzare questa storia. Ovvero: il Diofà, che mi ha trasmesso l'amore per questo genere di cinema e per alcune meravigliose canzoni *_* Grazie, tesoro, ti amo tantissimo!!!*.* (per chi non lo sapesse, lui è Malese!)
Differentemente da Tenshi, Maharajakumar ha toni molto più leggeri e favolistici. Spero che possiate apprezzare ugualmente. Da parte mia, posso dire che mi è piaciuto moltissimo scriverla!*_* soprattutto nel re-inventare i ruoli dei vari personaggi che compaiono al suo interno!XD Perché ho deciso di inviare questa e non l'altra per il concorso? Mmmm... perché voglio cominciare a disseminare la frizzante aria di Bollywood anche qui!XD Lasciando una scia alla Pollicino (e potete stare tranquilli che le musiche Hindi ritorneranno a farsi sentire nelle mie fanfiction!*_*Y)!

Per tutte le autrici che hanno letto e recensito Tenshi: sappiate che NON mi sono dimenticata di voi... ed a breve avrete il mio particolare ringraziamento! XD NON è una minaccia!XD


Disclaimer: i personaggi di Captain Tsubasa appartengono a Yoichi Takahashi che ne detiene ogni diritto, e non vengono da me utilizzati a scopo di lucro. I personaggi che esulano dal mondo di Ct, sono di mia medesima invenzione, pertanto appartengono a me. 

Last but not the least (XD): ehm... ho fatto tre fanartine di questa fanfiction... é_è se vorrete dar loro un'occhiatina, le potrete trovare su Endless Field nella sezione Fanart. Per ora metto on-line la prima: Kera&Yuzo. In oltre, alternerò la pubblicazione di Maharajakumar con quella di Huzi in modo da avere maggiore tempo per occuparmi dei capitoli di quest'ultima storia!*_* In oltre, vogliate anticipatamente scusare i ritardi che ci saranno in futuro: purtroppo è periodo di esami, portate pazienza!ç_ç

Adesso è veramente (XD) tutto! Thank you! ^_^/

   
 
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