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Autore: Lupus    13/06/2007    11 recensioni
Ho bisogno di fuggire, di affogare il mio disprezzo nei confronti della gente contro il mio guanciale.
Perché non posso esprimermi apertamente: non è permesso a quelle come me.
Genere: Triste, Malinconico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Shoujo-ai
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il silenzio uccide

 

 

Piove.

Ed è un miracolo. Un miracolo perché le mie lacrime si confondono con quelle del cielo, e la gente non si accorge che quelle che bagnano il mio viso non sono solamente gocce di pioggia.

Inzuppata dalla testa ai piedi, inizio a correre per le strade della mia città senza sapere dove andare.

Fuggo. Fuggo dai giudizi di chi non riesce a capirmi. [Di chi non vuole capirmi.]

Poi, maldestramente inciampo su di un sasso che sembrava essere messo lì a posta per farmi cadere.

E’ la mia punizione per aver peccato.

Mi alzo da terra con la veste stracciata e sporca di fango.

Segnata. Sono stata marchiata per la mia anormalità.

La gente mi osserva con disprezzo perché sono diversa. [Mi vedono diversa.]

Tutti quanti si beano della mia goffaggine e sorridono maliziosi sotto gli ombrelli che coprono le loro teste e nascondono i loro volti.

Io non ho un ombrello. Io non sono come loro. Io non posso nascondermi.

Non ne ho il diritto.

Ho bisogno di fuggire, di affogare il mio disprezzo nei confronti della gente contro il mio guanciale.

Perché non posso esprimermi apertamente: non è permesso a quelle come me.

“Gli uomini sono tutti uguali.” “Il nostro è un paese libero.” “Non vi è alcuna distinzione.”

Bugie. Promesse vane fatte da uomini che evidentemente non conoscevano [e continuano a non conoscere] l’indole dei propri simili.

Scappo da quella gente [e da me stessa], correndo con la testa china.

Non mi è concesso fissare i loro occhi. Io non sono come loro.

Mi chiudo la porta di casa alle spalle e vivo nascondendo a tutti [e a me stessa] il mio modo di essere.

Perché altrimenti non potrei [non potremmo] sopravvivere nell’ipocrisia della società in cui viviamo.

Perché, è vita la nostra?

Preferisco nascondermi dietro ad una maschera d’ipocrisia che soffrire per quella che sono.

Quel giorno, quindi, decisi di tacere.

Il mondo aveva vinto.

 

 

***

 

 

Sono passati anni, oramai, da quel lontano giorno in mi macchiai del peccato di essere diversa.

Dove mi mostrai alla gente per quello che veramente ero.

E da allora, la società non mi ha mai accetta, nonostante i miei continui sforzi di sembrare normale.

Per quanto ci provassi, la gente preferiva vedermi per quello che ero stata [e che continuai, comunque, ad essere, nascondendolo a tutti.]

Ora, e solo ora, mi rendo conto di aver sbagliato.

Sbagliato perché mi sono arresa. Sbagliato perché non ho lottato.

 

Il.

Silenzio.

Uccide.

 

Infatti, l’omertà ha ucciso il mio stesso modo di essere [e quello di mille altre ragazze come me.]

Ha ucciso le speranze e i sogni di una adolescente il cui unico sbaglio è stato innamorarsi di una persona del suo stesso sesso.

Ha ucciso e continuerà, senza alcuna pietà, a farlo.

[Ancora e poi ancora.]

Adesso che la mia ora è finalmente arrivata, seduta sul lettino [sporco] di un ospedale [trasandato], ho trovato il coraggio di gridare al mondo: “Sono diversa da tutti voi.”

Peccato, però, che le parole mi si strozzino in gola e non riescano ad uscir fuori.

Le palpebre si chiudono lentamente contro la mia volontà, mentre il suono assordante dell’elettrocardiogramma fa da colonna sonora alla mia morte.

Perdonatemi, non ci sono riuscita.

 

Purtroppo, il mondo ha vinto un’altra volta.

 

 

N/A

Questa storia è interamente dedicata ad Ele (Herm88) per gli anni che ha compiuto ieri.

Quindi, anche se in ritardo, ti faccio i miei più calorosi auguri. >*<

Infine, si ringrazia immensamente la mia madrina Rowina che mi ha gentilmente –e celermente XD- betato la storia. *commosso* ç_ç (“Tale madrina, tale figlioccio”, vero?XD)

Ringrazio, inoltre, vari ed eventuali lettori e/o recensori.

Baci.

Lupus.


EDIT: Questa storia vuole dire che non bisogna nascondersi solo perché si è "diversi", altrimenti si finirà, come la protagonista del racconto, a morire senza aver veramente vissuto la propria vita.
Bisogna, invece, lottare ogni giorno, come fa anche una mia amica, conosciuta sul web, che non si fa abbattere da quelli che sono i pregiudizi di persone senza cervello.

Lei, la sua battaglia contro, il mondo l'ha già vinta.

   
 
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