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Autore: malde    13/06/2007    2 recensioni
breve storia dei promessi sposi ambientata in tempi abbastanza recenti a palermo...siate clementi è la prima volta che scrivo qualcosa su questo sito...
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ai piedi del monte Pellegrino, il promontorio più bello del mondo a detta di Goethe, sorgeva una sontuosa villa del ‘600 tutto il quartiere di S. Rosalia a Palermo. In quella casa abitava don Rodrigo, temuto boss mafioso del quartiere. Arricchitosi grazie a traffici illegali, appalti ed al pizzo pagato dagli abitanti della zona il boss si era circondato di picciotti. Don Rodrigo aveva una figlia di nome Lucia, una giovane dai lineamenti mediterranei nè più brutta nè più bella di qualunque altra ragazza di Palermo. Un giorno di novembre dei picciotti dissero a don Rodrigo che sua figlia aveva una relazione segreta con un poliziotto di nome Renzo e che i due avevano già provato a sposarsi per poter fuggire assieme, ma sia il prete della parrocchia del quartiere, Don Abbondio, che il sindaco, Ferrer, si erano rifiutati di unirli in matrimonio sapendo di chi fosse figlia quella ragazza all’apparenza semplice e normale. Don Rodrigo, amareggiato e deluso dal comportamento della figlia, decise che avrebbe impedito quell’unione a tutti i costi, tuttavia non voleva che fosse versato sangue, così comincio a far circolare voci e calunnie sul conto di questo poliziotto. Queste calunnie arrivarono fino al distretto di polizia che, anche dietro il pagamento di qualche tangente da parte del boss, trasferì il povero Renzo a Bergamo. Il boss inoltre mandò la figlia in un convento ad aiutare le suore nella speranza che queste la convincessero a diventare una di loro. Potete immaginare l’accoglienza che fu riservata a Renzo dagli abitanti di Bergamo: disprezzo, veniva chiamato “terun”, e quasi discriminazione dato che c’era chi si rifiutava di affittare abitazioni ai meridionali. Fortunatamente Renzo aveva un cugino a Bergamo, anch’esso poliziotto, che l’ospitò. Questo cugino, di nome Bortolo, spiegò a Renzo, che era indispettito dall’atteggiamento nei confronti della gente del sud e da quell’odioso soprannome per i meridionali, che lui veniva ancora chiamato in quel modo nonostante si fosse guadagnato il rispetto dei colleghi e della gente del posto grazie all’ottimo lavoro che svolgeva alla centrale di polizia. Passarono diversi mesi durante i quali il problema della mafia in Sicilia si era intensificato così come l’azione di contrasto da parte dello Stato. Una sera Renzo era nella sua pattuglia infreddolito ed in mezzo alla nebbia, stava ascoltando la radio e pensando alla sua Lucia, con la quale non era riuscito a comunicare in nessun modo, quando dalla radio uscì la notizia la notizia di enorme blitz della polizia di Palermo che aveva portato all’arresto di molti uomini d’onore che vennero elencati. Al nome di don Rodrigo Renzo fece un urlo, accese le sirene e, sceso dalla volante, cominciò a saltare di gioia nella nebbia notturna a sirene spiegate. Qualche giorno dopo chiese ed ottenne il trasferimento a Palermo. Al suo ritorno potè finalmente riabbracciare la sua Lucia che lo aveva aspettato fedelmente per tutti quei mesi senza dubitare mai del suo amore. Don abbondio celebrò il matrimonio, Bortolo fece da testimone e Renzo gli restituì il favore ospitandolo per qualche tempo nella villa del ‘600 ereditata da Lucia. Presto ebbero una figlia che chiamarono Maria e la loro vita ed il loro amore trascorsero tranquilli e sereni per il resto dei loro giorni.
  
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