Harry mi prese la mano, mi portò in camera sua, aveva la faccia seria ed io per questo ero preoccupata.
Harry: ‘mi hanno preso per x-factor.. ‘ disse.
Ero confusa, dopotutto ha sempre voluto andarci, perché era così freddo?
Io: ‘Sono felice!’
Lo dissi con un sorriso, ma lui ancora non sembrava tanto convinto, dopo qualche secondo si sedette sul suo letto, le nostre mani erano ancora incrociate.. sospirò.
Harry: ‘ci ho pensato, eh.. sono giunto alla conclusione..’
Intanto mi guardava dritto nei miei occhi chiari, come se fosse in cerca di qualche altra risposta, o forse in cerca di tempo. Mentre io con lo sguardo perso nel vuoto ragionavo e riflettevo sulla sua frase appena pronunciata. Che cosa c’è di male nel andare ad x-factor?                                                                                                       Già stavo intuendo, ma speravo solo di non crederci, finchè non lessi la frase nelle sue labbra.
Harry: ‘meglio finirla, credo sia meglio per tutti e due.’ Bom! Disse la frase in un nano secondo, o almeno così mi era sembrato. Ok,ok avevo 16 anni, ma Harry era stato il mio primo vero ed unico amore. Amava due cose nella vita, me e il canto, ma a quanto pare più la musica. Non mi reputo un’egoista, ma poteva tranquillamente vivere la vita con entrambi senza scartarne uno.
L’istinto mi urlava di alzarmi e scappare, sentivo il cuore accellerare, il viso in fiamme, le orecchie che tamburellavano il battito del cuore e la vista offuscata dalle lacrime.                                                                         
Sentì le prime, calde e lente, squarciarmi le guance. Guardai per l’ultima volta quei bellissimi occhi, come per farmene un ricordo. Anche lui guardò i miei, ma così intensamente da perforarmeli con il suo sguardo fermo.
 Io: ‘addio’ dissi in un sussurro cercando di trattenere la mia rabbia e la disperazione.                                                    
Harry: ‘non è un addio, è un arrivederci’ disse tranquillamente.
Lo guardai per qualche secondo con un misto di disprezzo, ok, mi ero trattenuta troppo.
Io: ‘ARRIVEDERCI ‘STA MINCHIA’ scoppiai scaricandoli tutta la mia rabbia addosso.
Scesi di corsa nel piano di sotto sconvolta per tutto e di me stessa.                                                                                              
Anne stava preparando la cena, ma si interruppe guardandomi sconvolta. Mi conosceva fin troppo bene quella donna, mi trattava come se fossi sua figlia , ma sicuramente non si sarebbe aspettata una reazione del genere da parte mia.
Era semplice, io amavo suo figlio, forse anche più di me stessa, ma dopo quell’orribile notizia mi sentì persa nel nulla, e lui era il mio ‘tutto’.
 
                                                                      2 ANNI DOPO
 
Mi alzai di scatto dal letto, avevo il respiro affannato.
Di nuovo avevo sognato Harry, ancora lo stesso sogno fatto quasi tutte le notti per ben 2 anni da quando ci siamo lasciati, o  meglio, lui mi ha lasciata.
Posai lo sguardo verso la sveglia.. le 6.00.. L’ora giusta per svegliarsi ed andare al lavoro.
Quella mattina non mi dispiaceva affatto andarci, motivo? Era il mio ultimo giorno, dopo di chè avrei avuto qualche mesetto di vacanza. Dopo essermi preparata andai in macchina e partii.
Lavoravo in quel bar da soli 5 mesi, iniziai subito dopo aver compiuto 18 anni .                                                                       
Volevo mettere da parte un po’ di soldi e comprarmi una casa ancora più grande con un grandissimo giardino.
Con la testa nei miei pensieri entrai nel bar.
Il mio lavoro era molto semplice, noioso e monotomo, dovevo andare su e giù a prendere gli ordini, portarli in cucina e poi portare il vassoio con il cibo ai clienti. La classica cameriera.                                                         
Fortunatamente non ero la sola a fare questi viaggi, a tenermi compagnia c’era la mia collega Alessia.                  
Una ragazza molto simpatica, anche lei diciottenne, l’unica differenza è che era tutto il mio opposto. Mora, occhi scuri e pelle abbronzata.  A volte la invidiavo nel come si comportava con la gente, come rispondeva, e anche il modo di parlare, comunque sia eravamo molto amiche.
Al: ‘ Amy!’
Caddi dalle nuvole, e mi accorsi che stavo portando in cucina i vassoi colmi che avrei dovuto portare ai clienti.                                                                                                                                                                                  Alessia iniziò a ridere e si sbattè una mano sulla fronte.
Al: ‘Amanda, se continui così non andrai da nessuna parte!’                                                                                                         
Io: ‘scusa è che.. non lo so, forse è il tempo che mi fa quest’effetto.’
Guardai fuori dalla finestra, nuvoloso! Non c’era niente di chè stupirsi.                                                                     
Staccai a mezzogiorno come al mio solito e mi recai a casa.                                                                                                  
Svoltai l’angolo per entrare nella mia via e mi accorsi che qualcosa non quadrava.. (c’è qualquadra che non cosa lol)
C’erano troppe macchine parcheggiate dai miei vicini, la famiglia Styles.