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Autore: Strega_Mogana    14/06/2007    3 recensioni
Un giorno solo e sono il ragazzo più popolare di Hogwarts... che Godric mi aiuti!
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Neville Paciock
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Questa breve storia divisa in due capitolo doveva partecipare ad un concorso, purtroppo mi faccio sempre prendere la mano dai miei progetti e, alla fine, la storia ha ampliamente superato il minimo di 2000 parole rischiesto nel regolamento.
Per essere accettata avrei dovuto tagliare metà racconto ma mi si spezzava il cuore e ho deciso di lasciarla così saltando il contest.
Per ora metto la prima parte, spero di postare presto anche al seconda, ed ultima, parte.
Buona lettura e aspetto i vostro commenti!!
Elena



Sex Symbol per un giorno

I muri dei sotterranei tremarono appena, un denso fumo iniziò ad uscire dall’aula di pozioni mentre una puzza nauseante si diffondeva tra i corridoi.

*******


- PACIOCK!!!
Sono sempre più stupito del modo in cui Piton riesce ad urlare il mio nome.
Inizio a tremare, sudo mentre il calderone che ho appena fatto esplodere fuma davanti ai miei occhi dilatati dal terrore che quest’uomo mi incute ogni volta che lo vedo.
Mi fa così tanta paura che se lo incrocio per i corridoi mi schiaccio contro la parete e rimango zitto, con gli occhi fissi sul pavimento perché ho troppa pura che possa sgridarmi per il modo goffo in cui cammino o anche solo perché gli intralcio il passaggio.
Si avvicina a me, le sue falcate sono grandi, è furioso, una vena pulsa in modo inquietante sulla sua fronte, non mi stupirei di vedere il fumo uscirgli dalle narici dilatate come un drago inferocito.
Tremo, inevitabile davanti a lui.
Mi contorco le mani tremanti e sudaticce mentre fisso quello che è rimasto dell’antidoto contro i morsi delle locuste velenose di Norvegia, o quello che dovrebbe esser l’antidoto per i morsi di locuste velenose di Norvegia.
Lo sento respirare sul mio collo come un predatore sulla sua preda, so cosa sta per dire:
- In punizione… - sibila con un ghigno meschino – per un mese.
Sospiro annuendo piano, senza alzare gli occhi sul suo viso, se lo fisso troppo a lungo potrei restare incenerito dal suo sguardo.
- Paciock hai capito?- mi domanda minaccioso – O l’ennesima esplosione ti ha lesionato anche l’ultima parte del cervello che ti è rimasta?
Alzo gli occhi titubante, il professor Piton incombe su di me come un avvoltoio sulla carogna di un animale morto, alza un sopracciglio nero e mi guarda.
Sto tremando come una foglia.
I Serpeverde ridono di me, come al solito mentre i miei compagni mi guardano con un misto di delusione e compassione.
Odio quando mi guardano così, mi fanno sentire talmente stupido che preferisco le risate di sghembo di Malfoy.
Alzo lo sguardo oltre la testa del professore e il mio cuore manca un colpo, lo stomaco si contorce e gli angoli degli occhi iniziano a pizzicare: la pozione esplosa è finita sul soffitto proprio sopra la testa di Piton.
Se cade sono un ragazzo morto.
- Allora?- mi sprona a rispondere sempre con quel suo cipiglio da serial killer – Vuoi rispondere oppure vuoi solo startene lì fermo come un’idiota?
Balbetto qualcosa di incomprensibile anche per me stesso, sono così spaventato che non riesco a pensare lucidamente.
Ed ecco che accade la tragedia: la sostanza gialla e vischiosa si stacca dal soffitto con un rumore disgustoso e cade proprio in testa al professore.
Ora sono i miei compagni a ridere mentre i Serpeverde trattengono il fiato.
Sono morto.
La vischiosa sostanza gialla, dalle proprietà a me sconosciute gocciola sul mantello nero del professore, la vena sulla fronte pulsa con più vigore, credo che tra poco esploderà come il mio calderone.
- Facciamo due mesi di punizione. – dice con un tono apparentemente calmo ma io so che preannunzia la tempesta.
Non voglio trovarmi solo con lui in una stanza.
La campanella suona, salvandomi per l’ennesima volta.
Con il capo chino, trattenendo le lacrime, tremando ancora spaventato da quello sguardo di fuoco, sistemo le mie cose, pulisco il calderone incrostato dalla pozione bruciata ed esco dall’aula fissando i miei piedi che calpestano le pietre del pavimento.
Due mesi di punizione.
Non ce la farò mai.
I miei compagni mi lanciano occhiate di pietà.
Non ho bisogno della loro pietà.
Per un giorno vorrei non essere il goffo Neville Paciock ma un ragazzo come gli altri, non quello da prendere in giro ma quello da salutare con il sorriso sulle labbra, il compagno che vorresti quando sei nei pasticci e non il ragazzo da prendere in giro quando non hai nulla da fare.
Questo sono io: il povero Neville Paciock da compatire.
Neppure le ragazze mi guardano, solo sono solo il compagno di stanza di Harry Potter, l’amico silenzioso che passa le ore nelle serre.
Sospiro mentre fisso il mio piatto colmo di cibo appena toccato.
- Andiamo Neville… - mi dice Hermione con fare affettuoso come fa sempre quando Piton mi da una punizione – vedrai che la prossima volta andrà meglio.
E’ dal primo anno che mi dice le stesse cose, ormai no ci crede più neppure lei, ma non importa le sorrido e annuisco piano, inutile dirle che tanto non capirò mai come distillare una pozione decente, meglio fingere che il suo tentativo di consolarmi funzioni.
Finisco di mangiare svogliatamente e mi dirigo in biblioteca, mi nascondo tra gli scaffali di erbologia, ovviamente uno dei più miseri reparti della biblioteca di Hogwarts. Perché non credono che questa materia sia importante come le altre? In fondo non servono erbe per preparare le pozioni? Non servono le piante per fare le bacchette?
Gli incantesimi e i calderoni non sono tutto nella vita.
Ma spesso i maghi non lo capiscono.
Ma io sì, io so cosa vuol dire trovare un’erba rara, studiare ogni possibile cambiamento di un fiore, è bello… almeno in questo sono un genio.
Peccato che la mia passione mi renda ancora più strano agli occhi delle gente.
Mentre sto leggendo un libro particolarmente interessante sulla coltivazione delle barbabietole carnivore in Uruguay, un’ombra si allunga sul tavolo oscurando le pagine che stavo leggendo così avidamente. Mi volto e deglutisco rumorosamente.
- Nell’aula di pozioni alle otto per il primo giorno della sua lunga punizione Paciock. – ha sottolineato al parola “lunga” con un tono di voce che mi piace ben poco – E sia puntuale, altrimenti i giorni aumenteranno invece che diminuire.
Annuisco senza dire una sola parola, non posso permettermi di aggravare la mia posizione. Chi la sente poi la nonna.
Piton se ne va, visto da dietro sembra una nuvola carica di fulmini e grandine, una tempesta che aspetta solo di scatenarsi nel momento più adatto, molto probabilmente quando io sono nei paraggi.
Torno a concentrarmi sul libro anche se la minaccia di Piton mi distrae in continuazione, alla fine, frustato e deluso di me stesso per la mia incredibile goffaggine, chiudo il grosso tomo e lo rimetto a posto.
Salgo nella torre di Grifondoro, la signora Grassa mi squadra dalla testa ai piedi.
- Allora giovanotto… ricordi la parola d’ordine?
- Cuore di drago.
Per una volta la parola d’ordine me la ricordo bene, perfino la Signora Grassa è stupita e mi fa passare senza urlami contro, cosa che fa almeno tre volte a settimana.
Entro nella sala comune, Harry e Ron stanno giovando a scacchi, Hermione e Ginny non ci sono, Seamus sta leggendo mentre Calì fissa ostinatamente Ron.
Nessuno mi vede entrare, nessuno mi vede in qualsiasi occasione.
Appoggio la borsa dei libri accanto al letto e mi butto sul materasso, mi aspetta una lunga serata e voglio arrivare riposato o Piton troverà un’altra scusa per aumentare la mia punizione.
Quando aspetti una punizione il tempo sembra volare troppo velocemente, la cena è stata più veloce del solito ed ora mi ritrovo davanti all’aula di pozioni per scontare il primo giorno di punizione.
Il professore mi fa entrare, è seduto alla scrivania, ha davanti a se un piccolo calderone che bolle, il fuoco è basso, le punte delle fiamme hanno assunto un curioso color blu.
- A quanto sembra Paciock non sei una frana in tutto, - dice senza alzare gli occhi dalla pozione che sta meticolosamente mescolando in senso antiorario – La professoressa Sprite è molto orgogliosa di te, dice che sei uno degli studenti più portati per l’erbologia che abbia mai visto.
Borbotto quelli che sembrano dei ringraziamenti e mi avvicino alla cattedra.
- Due mesi di punizione sono molto lunghi, avremo modo di fare parecchio insieme.
Deglutisco, detta così questa sembra una minaccia.
- Devi selezionare queste erbe, catalogarle e scrivere su un cartoncino le sue proprietà e il suo nome. Voglio un lavoro pulito, ordinato e preciso. Visto che ami l’ebologia non dovrebbe esser un lavoro difficile, se non sai alcuni nomi puoi trovare un libro dietro quelle provette, i libri di ebologia non li leggo spesso.
Questa punizione è migliore di quanto credessi, mi avvio alla scatola che il professore ha messo sul banco in prima fila e inizio a lavorare.
Un’ora… due… due e mezza… velocemente si fanno e undici di sera.
Piton osserva l’orologio appeso alla parete e spegne le fiamme sotto il calderone.
- Metti tutto in ordine Paciock. – mi ordina sgarbatamente – Poi vai nel tuo dormitorio, lunedì prossimo riprenderai da dove hai finito ora.
Annuisco iniziando a sistemare, il professore esce dall’aula, probabilmente diretto alle sue stanze. Sistemo le ultime erbe, metto a posto i cartoncini e la penna d’oca che ho usato e chiudo il libro che ho adoperato per completare meglio le mie descrizioni. Mi avvicino allo scaffale, sistemo il libro e rimetto le bocette davanti cercando di sistemarle nello stesso punto di poche ore fa. Mi volto soddisfatto di me stesso quando il gomito colpisce lo scaffale, due ampolle oscillano pericolosamente sulla mensola e poi cadono, vedo la caduta al rallentatore, cerco di prenderle al volo ma vado addosso allo scaffale facendo cadere altre ampolline piene di qualche strana pozione.
Cinque.
In tutto cinque fiale si sono infrante al suolo producendo un lieve suono, mi guardo attorno dandomi dell’idiota, due boccette si sono rotte sulla mia scarpa destra, il liquido bianco e quello rosso si sono mescolato assieme formandone uno roseo. Prendo la bacchetta e riaggiusto le fiale, per il loro contenuto non posso fare più nulla ma fingerò di aver combinato nessun pasticcio, se sto zitto, forse, Piton non se ne accorge.
Esco di corsa dall’aula, fortunatamente Piton non è nei paraggi, se non trova nessuno può sempre dare la colpa a Pix.
Entro di corsa nella stanza, gli altri dormono profondamente, mi guardo le scarpe sporche di quella schifezza rosa, dovrei pulirle ma sono troppo stanco, mi metto il pigiama e mi butto sul letto.
Al resto ci penserò domani.

   
 
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