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Autore: lilac    14/06/2007    16 recensioni
Majinboo è ormai stato sconfitto da diversi anni. Il pianeta Terra e gli abitanti della Capsule Corporation hanno riscoperto finalmente che cosa significa vivere in pace. Per qualcuno di loro però, questa è una sensazione del tutto nuova, soprattutto perché di pace, alla Capsule, non se ne vede nemmeno l'ombra... Piccole istantanee di vita quotidiana, una giornata come tante, o quasi, non molto tempo prima dell'ultimo torneo Tenkaichi.
Genere: Generale, Commedia, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Bra, Bulma, Trunks, Vegeta
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Disclaimer: I Personaggi, i luoghi e tutto ciò che deriva dalla trama ufficiale di Dragon Ball, non mi appartengono ma sono di proprietà di Akira Toriyama che ne detiene tutti i diritti. Questa storia non è stata scritta a scopo di lucro.



[Questa storia ha partecipato al concorso indetto sul forum di Efp da Lefteye e Sonia_vit]


ALBUM DI FAMIGLIA




Percorreva i corridoi della Capsule Corporation con calma, senza alcuna urgenza.
Ormai aveva preso l’abitudine di svegliarsi insieme alla sua famiglia e fare un’abbondante colazione. Si era abituato… Sì, questo era più o meno giusto, anche se quel tipo di vita si era piuttosto insinuato subdolamente e a tradimento tra le sue vecchie abitudini, senza farsi troppo notare, e alla fine era riuscito a prendere il sopravvento… Famiglia… Anche questo era di sicuro un termine abbastanza nuovo nel suo vocabolario, ma in fondo doveva ammettere, seppur con riluttanza, che non c’era altro modo per definire le persone con cui divideva un tetto e la sua attuale vita, la sua famiglia... Tutto quello che aveva avuto non era mai stato veramente suo, a parte se stesso. Ancora più duro era stato ammettere che probabilmente neanche il suo vero io gli era mai appartenuto davvero. Il legame che aveva instaurato con quelle persone invece era qualcosa di totalmente diverso da qualsiasi altro legame avesse mai avuto, se mai ne aveva avuto uno. E il termine terrestre più consono per definire quel legame aveva ormai imparato a sue spese quale fosse, affetto… Amore... Parola a cui solo recentemente era riuscito ad attribuire un certo significato. Così come era riuscito con quell’altra parola, un tempo insignificante… Casa
Casa, Amore, Famiglia… Ancora oggi il significato di concetti come questi non gli era del tutto familiare. Tutte cose che aveva cercato di estirpare come fossero erbacce, cresciute spontanee, incolte, incontrollabili. Si era trovato più di una volta a cercare di sradicarle con violenza, per evitare di rimanerne soffocato. Non c’era riuscito, avevano continuato a crescere e ad invadere tutto. Non era mai riuscito a strappare fino in fondo le radici di quei sentimenti, per quanto ci avesse provato, fino all’ultimo. Ora non ricordava più neppure quando avessero cominciato ad attecchire. Ma che importanza aveva ormai?
Un altro dei suoi fallimenti…
Strana sensazione era quella di aver dato anche un significato diverso alla parola fallimento, era come se non fosse più così lacerante, così umiliante…
Quella mattina si era svegliato pervaso da un senso di tranquillità inusuale. I corridoi silenziosi dell’edificio restituivano l’eco dei suoi passi attutiti sul pavimento, sembravano scandire il ritmo dei suoi pensieri distratti.
Quel posto era stato fin dall’inizio l’unico in quel pianeta in cui si fosse mai veramente sentito a suo agio, almeno in un certo senso. Non si era mai spiegato il perché. Aveva da subito avuto un che di familiare.
Era l’odore del metallo, dell’olio per le macchine, di carburanti e altri prodotti sintetici, l’odore di bruciato delle saldature. Erano l’elettricità dei circuiti nell’aria e la tensione degli impulsi elettrici che scorreva all’interno dei muri, le luci fredde dei laboratori, e quel rumore incessante dei computer che elaboravano dati, come un fruscio continuo e silenzioso in sottofondo, sommerso dalle voci e dai rumori dell’attività frenetica della città; un rumore che ogni tanto reclamava a voce più alta attenzione emettendo suoni acuti e metallici.
Se mai sul pianeta Terra doveva esistere un posto il più possibile paragonabile agli scenari che aveva sempre avuto davanti agli occhi, quel posto era di certo la Capsule Corporation.
Eppure quel posto era allo stesso tempo molto diverso. Non gli procurava, non gli aveva mai procurato, le stesse sensazioni che aveva nella base spaziale di Freezer, o su Vegeta-Sei, o negli avamposti delle frontiere della Galassia del Nord. In quell’edificio si sentivano anche altri rumori, come la voce di quella donna, le orribili melodie che uscivano dai suoi apparecchi radio, il pianto di suo figlio e i due vecchi che parlavano con lui, uno sempre sorridente, l’altra sempre… completamente folle. E poi tra quelle mura erano risuonati anche i pianti di sua figlia, e le risate di Trunks e Bra, e di Bulma. Nessuno aveva mai riso in quel modo in nessun posto in cui era mai stato. Probabilmente in quel posto aveva sentito per la prima volta ridere qualcuno… Nessuno aveva mai pianto in quel modo
E c’erano anche altri odori, l’odore dell’erba in giardino, il profumo dei capelli di lei dopo che li aveva lavati, o dei suoi vestiti nell’armadio, e l’odore del cibo che puntualmente, almeno tre volte durante il giorno, invadeva le stanze al primo piano. Cibo vero, perché aveva avuto il potere di risvegliare lo stomaco di un sayan che aveva imparato a dimenticare da tempo ciò che non doveva pretendere.
Aveva sempre creduto di dover rinunciare ad una parte di sé stabilendosi in quel pianeta, in quella casa. Il braccio dolorante per i postumi dell’allenamento con Trunks del giorno prima, che si toccò sovrappensiero, e l’odore dei croissant caldi, che proveniva dalla cucina assieme al chiacchierio allegro di voci familiari, sembravano sussurrargli piano, in un angolo remoto della sua mente, l’esatto contrario.
“Papà! Papà!”
La bambina che si stava dirigendo a passo incerto verso di lui era sbucata dalla porta della cucina con fare allegro. La sua espressione sorridente era mutata in pochi istanti in una più concentrata. Vegeta osservò con un certo stupore la determinazione di quella bambina, che riusciva a malapena a camminare. Reggeva goffamente tra le mani il gatto nero di suo nonno, ma procedeva ugualmente a passo spedito verso di lui, il più spedito possibile. Si fermò per un istante a metà del corridoio, come incuriosito dalle intenzioni della piccola sayan, che evidentemente doveva avere un motivo per trascinare quel gatto in giro per la casa.
“Perché non vieni a fare colazione?” Chiese candidamente dopo averlo raggiunto.
“Indovina un po’ dove sto andando!” Rispose brusco il sayan, oltrepassandola.
La piccola, per niente intimorita dal tono burbero del padre, contrariamente invece al povero animale, sembrò soddisfatta della risposta. Invertì non senza difficoltà il senso di marcia per seguire il genitore, che quasi senza volerlo aveva notevolmente rallentato l’andatura.
“Il nonno mi lascia tenere il suo gatto!” Annunciò soddisfatta.
“Sai che notizia” Commentò sarcastico Vegeta voltandosi leggermente ad osservare i due esseri in miniatura che cercavano di seguirlo.
Ecco un’altra cosa che non aveva mai capito dei terrestri, che diavolo ci trovassero in quelle creature inutili e pelose. Il dottor Brief, aveva dovuto ammetterlo, era di certo una delle menti più brillanti del pianeta, eppure per qualche strano motivo doveva circondarsi di quelle stupide creature.
Ed ecco invece un’altra inutile questione su cui aveva di nuovo sentito il bisogno di interrogarsi. Da quando in quel pianeta vigeva la pace, o quello che era, non faceva che notare cose a cui tempo addietro non avrebbe mai neanche minimamente prestato attenzione.
Si era fermato un istante di troppo indugiando il suo sguardo severo sull’animale, che visibilmente a disagio cominciò a dare segni di impazienza. Bra osservò incuriosita il gattino mentre arruffava il pelo, tentando di liberarsi dalla sua salda presa, ed emetteva un sibilo ostile inequivocabilmente indirizzato a suo padre.
“Il nonno dice che ha paura di te. Perché ha paura di te?” Chiese sinceramente curiosa.
“Forse non è così stupido come sembra” Rispose lapidario Vegeta voltandosi e riprendendo a camminare. Scomparve un attimo dopo oltre la soglia dell’ultima porta sulla sinistra.
Il suo ingresso in cucina fu salutato da un cenno del capo del ragazzo seduto al tavolo, di fronte alla porta, che con la bocca piena si limitò a mugugnare una specie di ‘buongiorno papà’.
“Buon giorno tesoro!” Lo salutò allegra la donna indaffarata con il microonde, che si voltò prontamente con in mano un vassoio di croissant caldi e li sistemò sul tavolo di fronte al sayan. Vegeta si sedette senza rispondere a nessuno dei due e cominciò a mangiare.
“Il nonno mi ha detto che lui e la nonna sono il papà e la mamma della mamma. Perché tu non ce l’hai un papà e una mamma?” Fu l’ennesima curiosità della bambina, che si era arrampicata su una sedia accanto al padre. Gli altri due commensali si voltarono incuriositi verso Vegeta, interrompendo per un momento le loro rispettive occupazioni.
“Posa quel gatto Bra!” Rispose seccato lui “Non ho intenzione di mangiarmelo a colazione!”
La bambina ubbidì e si chinò ad appoggiare delicatamente l’animale sul pavimento mantenendosi precariamente in equilibrio sulla sedia. Il gatto, probabilmente sollevato nell’apprendere quella notizia, non si fece ripetere due volte che era libero e schizzò a tutta velocità fuori dalla stanza, seguito dallo sguardo sempre più curioso di Bra e da quello divertito della madre.
“Perché tu non ce l’hai una mamma e un papà?” Insistette la piccola, che non era tipo da lasciarsi distrarre facilmente. L’attenzione di Bulma e Trunks fu di nuovo tutta per il sayan, che visibilmente infastidito sospirò pesantemente cercando di mantenere la calma.
“Sono morti!” Rispose minaccioso e visibilmente contrariato.
Bulma fece per intervenire, lanciando nel contempo un’occhiataccia di rimprovero al compagno. Ma la bambina la precedette con sua notevole sorpresa.
“Perché sono morti?” Continuò imperterrita come se le fosse stato risposto che si erano trasferiti in un’altra città.
“Sono cose che succedono purtroppo tesoro, ma tu…”
“E’ successo molto tempo fa, non pensarci Bra, non…”
Con una incredibile prontezza di riflessi Bulma e Trunks avevano risposto all’unisono anticipando per un soffio il sayan, che in preda all’esasperazione stava nuovamente per replicare.
La bambina si voltò a guardare perplessa la madre e il fratello, che imbarazzati si bloccarono e si scambiarono un sorriso complice. Vegeta dal canto suo li squadrò con aria minacciosa, come a sfidare entrambi a provarci di nuovo. Un secondo dopo riprese a mangiare sperando in cuor suo che l’interrogatorio fosse finito.
Già, era questa un’altra cosa che aveva sempre trovato familiare in quel dannato posto. Non faceva altro che subire interrogatori. E da quando quella mocciosa aveva imparato a parlare la situazione era diventata veramente insostenibile. Quasi era meglio quando frignava e basta…
“Allora sono in paradiso?”
Trunks quasi si strozzò con un croissant e cominciò a tossire e a darsi dei pugni sul petto per inghiottire il boccone che gli era andato di traverso.
Bulma, che si era avvicinata per riempire il bicchiere del compagno con del succo d’arancia, gli lanciò l’ennesima occhiataccia, questa volta preventiva. Con suo sommo disappunto però non sortì alcun effetto, dato che questi si voltò verso la figlia e rispose sarcastico “Non credo proprio”
“Ok. Ora basta!” Intervenne risoluta appoggiando non proprio delicatamente la brocca sul tavolo, che Trunks intercettò prontamente.
“Ecco, appunto. Piantala di seccarmi Bra!” Gli fece eco Vegeta.
“No caro, non far finta di non capire a chi mi sto riferendo!” Precisò la donna incrociando le braccia sul petto e assumendo una posa autoritaria che preannunciava una ramanzina in grande stile.
Vegeta sbuffò contrariato, mentre la piccola Bra osservava curiosa la faccia dell’uno e dell’altra, sbattendo le palpebre confusa.
“Ehm…” Intervenne Trunks alzandosi da tavola “Io devo andare dal nonno, mi sta aspettando. Vuoi venire con me Bra?” Chiese alla sorellina cercando di avere un atteggiamento naturale. Era ovvio che sua madre era appena scesa sul piede di guerra.
“No” Rispose con tutta la naturalezza del mondo la sorellina “Voglio stare qui con papà”
Il ragazzo lanciò un’occhiata a sua madre che significava silenziosamente un ‘Ci ho provato’, ma lei scosse la testa facendogli segno di aspettare.
“Bra, tesoro…” Si rivolse alla bambina in modo gentile, cercando di sfoderare il tono più invitante del suo repertorio “La nonna sta piantando dei fiori bellissimi in giardino, non vuoi andare a vedere?”
“La nonna mi fa piantare i fiori anche a me?” Chiese entusiasta la bambina, evidentemente allettata dalla proposta, saltando giù dalla sedia.
“Ma certo tesoro, sono sicura di sì” Le rispose allegramente la madre “Tra poco vengo anch’io. Perché non vai con Trunks?”
Bra sembrò accogliere l’invito di buon grado e attraversò di corsa la porta della cucina; oltrepassò veloce il fratello, che si lasciò sfuggire un sorriso prima di seguirla.
Vegeta, dal canto suo, non aveva smesso di fare colazione come se niente fosse e sembrava assolutamente rilassato.
“Be’?!” Lo incalzò Bulma, la cui espressione tornò in un lampo severa, irritata dalla sua indifferenza.
“Be’ cosa?” Rispose distrattamente l’altro senza neanche alzare gli occhi dal vassoio.
Il tono della donna si fece particolarmente stridulo “Ti sembra il modo di rispondere alle domande di una bambina, Vegeta?!”
“Quella non è una bambina” Rispose noncurante il sayan continuando a tenere gli occhi sul vassoio. L’espressione di Bulma si fece per un attimo perplessa.
“Quella farebbe concorrenza a Dodoria, con i suoi interrogatori e i suoi metodi di tortura… Anzi, direi che ha dei metodi più sottili, gli uomini di Freezer si limitavano a spaccarti le ossa”
La donna lo guardò per un momento assolutamente basita, poi la sua espressione si distese, le sfuggì anche un sorriso.
“Guarda che tutti i bambini sono curiosi, non ha nemmeno tre anni. Anche Trunks era così, te lo sei scordato?” Disse trattenendo a stento una risata.
“A Trunks so come tappare la bocca” Si lasciò sfuggire involontariamente Vegeta esasperato.
A quelle parole Bulma non riuscì più a trattenersi dal ridere di gusto “Oddio, non posso crederci! Il principe dei sayan in difficoltà con una bambina di tre anni…”
La cosa non mancò di irritare ulteriormente il principe, colto in flagrante e come se non bastasse anche deriso. Si alzò di scatto dalla sedia gettando un croissant mezzo mangiato sul tavolo con aria stizzita.
Ok, colazione rovinata e addio per sempre alla tranquillità con cui si era svegliato. Quella donna riusciva sempre a fargli perdere le staffe.
“E dai, non prendertela…” Lo canzonò Bulma fingendo di ritrovare un contegno.
Vegeta si fermò sulla porta e la squadrò con uno sguardo assassino.
“Non avevi detto che ridere troppo fa venire le rughe?” Le disse con noncuranza mentre usciva.
“Uh…” Il sorriso della donna si spense in un secondo lasciando il posto ad un’espressione vacua e spiazzata.
“Maledetto!” Disse poi a bassa voce, tutt’altro che vittoriosa.
Sul volto del sayan, appena dietro la porta, si era materializzato invece un ghigno compiaciuto…


Il profumo della terra smossa e umida le piaceva, strano a dirsi. Bulma Brief non era mai stata una ragazza dedita ad attività come quella del giardinaggio. Quando era più giovane aveva guardato con orrore la madre che passava pomeriggi interi a potare piantine e innaffiare fiori, le sembrava qualcosa di estremamente inutile e noioso. Senza contare che stare anche una sola ora seduta in mezzo al terriccio era un’attività capace di insudiciarti da capo a piedi, per non parlare degli incontri ravvicinati con insetti e altri animaletti disgustosi. Lei aveva sempre preferito passare le sue giornate in mezzo ai computer e alle macchine, a sporcarsi di olio e carburante semmai.
Sorrise al pensiero di come fosse cambiata. Certo il suo lavoro occupava ancora gran parte della giornata, e non aveva perso nemmeno un briciolo del suo fascino in tutti quegli anni, ma ogni tanto le piaceva anche concedersi dei momenti di puro relax come quello. Aveva scoperto che il giardinaggio era un’attività soprattutto rilassante. Aveva scoperto la pace… Soprattutto quando sua madre teneva occupata quella peste della figlia cucinando biscotti a debita distanza da lei. Quella bambina era adorabile, ma per un secondo pensò divertita che Vegeta avesse ragione, starle dietro era veramente stancante, ogni tanto le ci voleva un po’ di riposo. Che diamine non aveva più vent’anni! E Bra sembrava avere un’energia inesauribile.
Osservò per un momento Trunks e suo padre che discutevano animatamente qualche metro più in là di qualche esperimento in corso. Era felice che Trunks avesse ereditato la sua stessa curiosità e passione per queste cose. Be’, forse non proprio la stessa, di certo lui non era tipo da passare ore chiuso in laboratorio…
Era felice. Punto. Non era mai stata così felice in vita sua, e al pensiero di tutto quello che aveva passato solo qualche anno prima la cosa le sembrava ancora incredibile. Al pensiero di tutto quello che era successo in tutti quegli anni la cosa era incredibile! Incredibile che Vegeta fosse ancora lì con loro, e che avesse davvero imparato ad accettare i suoi sentimenti… Anche se non aveva ancora imparato ad ammetterlo, pensò divertita, e probabilmente non l’avrebbe imparato mai…
“Wow, è fortissimo nonno!”
La voce eccitata di Trunks le strappò un ennesimo sorriso. Un momento dopo quel sorriso si trasformò in una strana espressione malinconica.
Ogni giorno che passava Trunks gli assomigliava sempre di più. Chissà se suo figlio venuto dal futuro era riuscito ad essere felice come quel ragazzino che sorrideva ora a pochi passi da lei? Chissà se quel ragazzo si era mai reso conto di cosa aveva fatto per tutti loro, per suo padre, di quanto grande era il debito di gratitudine che lei oggi sentiva per lui? Tutto questo, la sua famiglia, Vegeta, Bra, non ci sarebbero mai stati oggi senza di lui… Be’ neanche senza di lei in fondo, la macchina del tempo altro non era che un prodotto della sua mente geniale, pensò orgogliosa… Ma Vegeta non sarebbe mai cambiato in quel modo solo per una stupida macchina del tempo. Erano stati tutti loro a cambiarlo, gli ci erano voluti diversi anni… E forse anche fin troppo dolore. Quel ragazzo venuto dal futuro però era stato il primo a metterlo veramente con le spalle al muro. Quello che un tempo era stato uno spietato assassino oggi era capace di rispondere alle domande insistenti di una bambina senza nemmeno spazientirsi troppo, e senza provocare ingenti danni alla casa…
Quell’ultima immagine la fece sorridere di nuovo.
“Ok. Ecco tua madre. Non ti piacevano questi stupidi fiori?!”
Bulma sollevò lo sguardo nella direzione da cui proveniva quella voce familiare dal tono seccato. La scena che si trovò davanti agli occhi per un momento la lasciò un po’ perplessa, prima di strapparle nuovamente un sorriso. Vegeta si stava dirigendo con fare decisamente minaccioso verso di lei trasportando come un fagotto la piccola Bra, che teneva per un lembo della maglietta con una mano facendola penzolare a peso morto. L’espressione estremamente esasperata e scocciata di lui contrastava vivamente con quella della bimba, che sembrava divertirsi un mondo e faceva risuonare la sua ristata cristallina per tutto il giardino. Per un attimo Bulma pensò che l’avrebbe scaraventata per terra, ma il sayan, probabilmente facendo appello a tutto il suo autocontrollo, la appoggiò delicatamente accanto a sua madre.
Bulma si limitò a sorridere alla piccola, mentre Bra, ancora eccitata per il viaggio, si mise a saltellare entusiasta “Lo facciamo ancora?! Lo facciamo ancora, papà?!”
“No” Fu la risposta lapidaria e per nulla rassicurante del padre, che in meno di un secondo si era voltato per tonare alle sue occupazioni.
Ma qualcosa lo bloccò dopo appena qualche metro.
“Ch… che cosa sono…quelli?” Farfugliò appena Vegeta, come pietrificato e con un’espressione sgomenta, voltandosi in direzione del figlio e del suocero.
I due, cui non era sfuggito l’ingresso trionfale del sayan, lo guardarono sorpresi.
“Sono vermi papà” Rispose serafico Trunks, che non afferrava pienamente la reazione così insolita del padre.
“Per la precisione Lumbricus Terrestris” Precisò il dottor Brief “ O comunemente Lombrichi. Invertebrati dell’ordine degli anellidi… Vedi?” Continuò avvicinandosi al sayan con in mano un esemplare piuttosto grosso “Si chiamano così perché hanno il corpo ricoperto da anell…”
“Stai lontano da me con quel…coso!” Lo interruppe bruscamente Vegeta facendo un passo indietro. Lo scienziato si limitò a scrollare le spalle e a tornarsene pacatamente alle sue occupazioni. Ignorò completamente anche il gatto che, al sicuro sulla sua spalla, soffiò sdegnosamente all’indirizzo del sayan.
Trunks lo fissò perplesso.
“Stiamo facendo un esperimento con l’elettricità. Il nonno mi sta aiutando per una cosa di scuola” Cercò di spiegare il ragazzo, non capendo fino in fondo dove volesse andare a parare suo padre. “Vedi?” Continuò afferrando una bacchetta di metallo appuntita, collegata ad un trasformatore per una estremità. La conficcò nel terreno umido “Se trasmetti un impulso elettrico sotto terra… Così…”
Vegeta lo osservò preoccupato spostare un piccolo interruttore sulla scatola metallica a cui era collegato il filo elettrico.
“… Guarda!” Esclamò soddisfatto “Escono tutti fuori! Sembrano come impazziti…”
Trunks continuava la sua entusiastica perorazione incrociando di tanto in tanto lo sguardo del nonno, che annuiva distrattamente a qualche metro di distanza. Non si era accorto dell’espressione del sayan, che stava effettivamente osservando lo spettacolo raccapricciante di fronte ai suoi occhi. Una quantità decisamente intollerabile di quegli esseri abominevoli stava sbucando fuori dal terreno smosso riversandosi pericolosamente vicino ai suoi piedi. Fu costretto suo malgrado ad arretrare trattenendo a stento un moto di disgusto.
“…Forte ver… Ma che ti prende papà?” Chiese sorpreso il ragazzo, alzando finalmente lo sguardo verso Vegeta e intuendo il motivo del suo disagio “Non avrai mica paura di un paio di vermetti?” Lo prese in giro beffardo.
Se lo sguardo di Vegeta avesse potuto uccidere,Trunks sarebbe stato probabilmente già da un bel po’ sotto terra, a fare compagnia ai quei vermi.
“Io non ho paura idiota!” Sbottò il sayan visibilmente arrabbiato, agitando ferocemente un pugno “Non le sopporto le cose che strisciano! Capito?!”
Il dottor Brief, che continuava tranquillamente a lavorare al progetto, pareva aver appreso la notizia con una certa indifferenza . A Trunks invece, il tono estremamente alterato di Vegeta ricordò all’istante che era meglio essere prudenti.
“Ok” Ripose cercando di essere il più serio possibile “Scusa, non lo sapevo”
Quelle parole, che sembravano sancire definitivamente il suo punto debole, accrebbero notevolmente la collera del sayan, che si apprestò a materializzare una sfera di energia sulla mano, guidato dalle peggiori intenzione omicide contro i piccoli esserini indifesi.
“Aspetta papà!” Lo bloccò Trunks facendo coraggiosamente scudo col suo corpo al suo progetto di scienze “Non puoi farlo. Così distruggi il giardino!” Protestò deciso.
“Spostati!” Ordinò perentorio l’altro, fermamente deciso ad annientare quei dannati esseri striscianti e tutto ciò che si frapponeva fra lui e loro.
“Non ci penso nemmeno!” Lo sfidò Trunks non meno deciso.
Vegeta si bloccò per un momento, sembrava stesse riflettendo se la vita di suo figlio potesse valere più della terribile sensazione di sapere che quegli esseri immondi circolassero liberi per il giardino. Parve decidersi positivamente e smaterializzò la sfera di energia. Oltrepassò Trunks ancora visibilmente in preda alla collera, facendo bene attenzione di passare alla larga dal suo esperimento.
“Guai a te se uno solo di questi… cosi mette piede in casa mia Trunks!” Lo minacciò terribilmente serio il sayan, senza voltarsi “E vedi di non ridere, o ti pentirai amaramente di essere nato in questa dimensione!” Aggiunse ormai ad una certa distanza, altrettanto minaccioso.
Trunks lo guardò allontanarsi sospirando di sollievo e imponendosi con tutte le forze di non incrociare lo sguardo di sua madre, che stava già ridendo da svariati minuti. Sua madre sì che era allenata a ridere in silenzio, ma aveva sempre avuto il sospetto che suo padre fosse più clemente nei suoi riguardi. A lei ne passava decisamente di più…
Tutti i suoi propositi vennero meno quando sentì la candida voce della sorellina che tutta inzaccherata di terra si domandava curiosa “Perché a papà non piacciono i Mombrichi?” Non riuscì più a trattenersi.
“Sono i Lombrichi tesoro, con la elle” Precisò Bulma in preda ad una crisi di riso.
“Ma che avete da ridere tutti quanti?” Chiese l’anziano scienziato alzando il naso dall’ultima trappola che aveva allestito, guardando ora la figlia, ora il nipote, con aria perplessa.
“Nulla papà. Non preoccuparti” Rispose Bulma cercando di ritrovare un contegno sotto lo sguardo divertito e curioso della piccola Bra. “A papà non piacciono proprio i lombrichi” disse alla bambina continuando a ridere piano. Si voltò per un momento a guardare Trunks, che stava ancora cercando di riprendersi e si stava avvicinando al nonno.
Non le era sfuggita l’ultima frase che aveva pronunciato il suo compagno, neanche Vegeta aveva dimenticato quel ragazzo del futuro…


Il resto della giornata era trascorso più o meno in modo tranquillo. Bulma aveva passato il pomeriggio a lavorare in laboratorio con il dottor Brief, e Trunks, probabilmente ancora preoccupato per il pessimo umore di suo padre, aveva pensato bene di sparire per qualche ora, offrendosi di accompagnare la sorellina al parco giochi. Cosa che col senno di poi, gli aveva evitato con ogni probabilità una morte prematura per mano del sayan, che dopo pranzo aveva insistito come non mai per allenarsi con lui nella gravity room, e aveva desistito solo nell’apprendere la notizia che la piccola torturatrice sarebbe stata per qualche ora a svariati chilometri di distanza.
Durante la cena si era sfiorata di nuovo la tragedia, quando la signora Brief aveva allegramente chiesto al nipote di raccontarle del suo esperimento. Bulma era stata pronta a sviare abilmente il discorso sulla nuova pasticceria che avevano aperto in centro, così il resto della serata era trascorso senza ulteriori incidenti, tra le chiacchiere della piccola di casa e i grugniti di Vegeta che aveva cercato invano di sottrarsi alla sua attenzione…

Mentre aspettava che la sua compagna lo raggiungesse, sdraiato comodamente sul letto, Vegeta si scoprì a desiderare ardentemente che qualche nuovo terribile nemico giungesse sulla Terra con l’intento di distruggerla. Quel pensiero gli fece ritrovare un certo buonumore. In fondo non era cambiato poi molto, alla pace non si sarebbe mai abituato, quello no, pensò con una certa soddisfazione…
“Bra si è addormentata finalmente”
La voce di Bulma che entrava in camera chiudendosi la porta alle spalle lo costrinse ad interrompere quei pensieri rassicuranti e a voltarsi distrattamente. Osservò la donna mentre si spogliava per andare a dormire.
Ecco una cosa a cui si era abituato volentieri, pensò indugiando con lo sguardo sul fondoschiena di lei…
“Sai Vegeta?” Cominciò a parlare Bulma, ignara di quello che stava passando per la testa del sayan “Ho avuto un’idea. Voglio fare un album di famiglia. Ho deciso, domani vado a comprarmi una bella macchina fotografica… Oppure… Perché no?!” Aggiunse voltandosi verso di lui e abbottonandosi la camicia da notte “Magari è meglio che compri una bella videocamera?”
Vegeta si voltò di nuovo a guardare il soffitto senza proferire alcuna risposta, che del resto la donna non aspettò.
“In effetti la roba che abbiamo in casa comincia ad essere antiquata” Continuò assorta nel suo ragionamento “Che figura ci faccio se si viene a sapere che Bulma Brief non ha nemmeno una macchina fotografica di ultima generazione?!… Sì, ho deciso, domani vado a comprarmi una macchina fotografica nuova… E anche una bella videocamera! Voglio fare un album di famiglia!” Concluse entusiasta scostando le coperte e infilandosi nel letto. “Che ne dici? Non ho avuto una bella idea?”
Vegeta si voltò di nuovo spostandosi su un fianco, le cinse la vita e la attirò a sé.
“Io ho avuto un’idea migliore” Disse ignorando completamente la domanda della donna e guardandola negli occhi. Il sorriso malizioso che comparve sul viso di Bulma lo convinse che per un po’ avrebbe ignorato anche lei quella domanda. Il modo in cui avrebbe affrontato quell’ennesima disgrazia dell’album di famiglia gli sembrò un problema secondario in quel momento, mentre assaggiava avidamente le labbra della sua donna. Quando scese a baciarle il collo e la sentì sospirare di piacere aveva già completamente dimenticato cosa stesse blaterando un minuto prima.
Una qualche sensazione lo bloccò però per un momento e lo costrinse ad allontanarsi da lei.
“Che ti prende?” Chiese Bulma sorpresa.
“Non avevi detto che dormiva?” Fece lui seccato per tutta risposta, girandosi dall’altra parte e dandole le spalle.
“Ma di chi stai par…”
“Mamma, papà, posso dormire con voi?”
Bulma si voltò di scatto verso la porta, da dove una piccola testolina azzurra e due occhi assonnati dello stesso colore facevano timidamente capolino.
Si issò a sedere appoggiandosi allo schienale di cuscini. “Certo tesoro, entra e chiudi le porta” Rispose teneramente. Un secondo dopo le arrivò all’orecchio sinistro un grugnito sommesso di estrema disapprovazione.
La piccola, che non se lo fece ripetere due volte, si arrampicò sul letto e si sistemò tra i due genitori. Osservò per un attimo suo padre e sembrò dedurre che fosse addormentato, impressione che questi non cercò minimamente di smentire.
“Papà, dormi?” Chiese la piccola non curante di svegliarlo e scuotendolo non troppo delicatamente.
“Sì” Fu la risposta lapidaria dell’uomo che non si degnò nemmeno di girarsi.
“Papà mi racconti una storia?” Insistette la bambina sotto lo sguardo divertito di sua madre.
“No!”
“Te la racconto io una storia Bra” Intervenne Bulma. Bra la guardò leggermente perplessa.
“Ne so una bellissima sai?”
“Davvero?” Chiese incuriosita la bambina spalancando gli occhi e accomodandosi sul cuscino in attesa.
“Dunque… C’era una volta…” Cominciò a raccontare Bulma “Un giovane guerriero mooolto forte…”
“Era forte come papà?”
“Oh, sì. Era veramente fortissimo. Ed era anche molto coraggioso”
La bambina fece un lungo sbadiglio e si accoccolò sotto la coperta “Era coraggioso come papà?” Chiese con un filo di voce, sbattendo le palpebre nel tentativo di non addormentarsi.
“Sì, proprio come papà. E pensa, non ci crederai mai…” Continuò Bulma notando che la piccina aveva chiuso gli occhi. “Possedeva una macchina magica che gli permetteva di viaggiare nel tempo”
“Davvero?!” Chiese con la voce sempre più impastata dal sonno la piccina “E perché?”
“Be’, devi sapere che nel mondo in cui viveva lui le persone non erano felici. Da quando era nato c’era sempre la guerra. E c’erano dei signori cattivi che facevano del male alla brava gente, e avevano fatto del male ai suoi amici e alla sua famiglia…”
“Mmm” Fu l’ultima cosa che riuscì a dire Bra.
“…Allora, sua madre… Una donna bellissima e intelligentissima…”
Un ennesimo grugnito, il cui tono avrebbe potuto essere sarcastico, giunse di nuovo all’orecchio di Bulma. Lei lo ignorò bellamente e continuò a parlare, non prima di aver riservato un’altra delle sue occhiatacce all’autore del commento.
“… Sua madre… Una donna eccezionale!” Rimarcò scandendo bene quelle ultime parole “… Costruì una macchina del tempo. Allora quel giovane guerriero tornò indietro nel tempo per avvertire tutti i suoi amici, che erano guerrieri valorosi come lui, dell’arrivo di questi signori cattivi. Così loro li avrebbero aspettati, e gliele avrebbero suonate di santa ragione… E sarebbe tornata la pace!”
La bambina sospirò pesantemente e si rigirò nel lettone, ormai completamente addormentata.
Bulma sorrise “E sai una cosa Bra? La sua idea funzionò…”
Alla fine… in qualche modo… funzionò…
Restò per un momento in silenzio e osservò il sayan, ancora voltato di spalle.
“Vegeta?” Disse dopo alcuni minuti.
L’uomo rimase in silenzio.
“Come pensi che stia Trunks? Cioè…voglio dire…”
“E che vuoi che ne sappia io?!” La interruppe bruscamente lui.
Bulma si rispose da sola ignorando il tono del compagno “Io credo che se la sia cavata!”
“Se l’erano cavata fino a quel momento, non vedo perché dovresti preoccuparti proprio adesso” Borbottò distrattamente Vegeta dopo un altro momento di silenzio, continuando a darle le spalle.
“Già!” Rispose lei spegnendo la lampada sul comodino e sistemandosi sotto le coperte. Non aveva potuto fare a meno di notare che Vegeta aveva usato il plurale, e una lacrima silenziosa le rigò involontariamente una guancia.
Fece istintivamente per voltarsi a guardare l’uomo disteso acconto a lei, ma un nuovo grugnito di disapprovazione, e il lieve bussare alla porta, interruppero all’improvviso i suoi pensieri sul nascere e la costrinsero a rimettersi seduta e ad accendere di nuovo la lampada sul comodino.
“Sì?”
“Ehm… Scusate…” disse a bassa voce Trunks affacciandosi allo stipite della porta “Ho sentito le vostre voci e pensavo foste ancora svegli…”
“Siamo svegli infatti” rispose sorridendo Bulma asciugandosi rapidamente quell’unica lacrima “Che cosa volevi tesoro?”
Trunks fece qualche passo verso di lei “No, niente, volevo solo chiederti se doman…” Si bloccò per un istante e la osservò preoccupato “Che hai mamma? Stavi piangendo?”
“Ah, ma no…” si schernì lei sorridendo.
Vegeta si girò di scatto verso il figlio “Insomma Trunks che diavolo vuoi?!” sbottò interrompendo la compagna, non senza rivolgerle uno sguardo indefinibile un istante dopo.
“Shhhh!” Lo zittì lei guardando poi la bambina che si stava rigirando nel letto “Vuoi svegliarla?!” Lo rimproverò sottovoce. Vegeta la osservò per un paio di secondi e sbuffò pesantemente abbandonando la testa sul cuscino.
Trunks notò solo in quel momento la sorellina che dormiva beata nel lettone fra i suoi genitori e gli sfuggì un sorriso “Fa niente, te lo dico domani…” rispose ancora sorridendo e tornando sui suoi passi.
“Sicuro?” Chiese Bulma scrutando l’espressione di suo figlio come a volerne verificare la sincerità.
“E tu sei sicura di non aver spedito gli inviti per questa bella festicciola anche a qualcun altro?” Borbottò sarcastico Vegeta.
Bulma lo fulminò con lo sguardo, ma la risatina sommessa del figlio maggiore le fece prontamente mutare espressione.
“Ma lo sai che hai avuto proprio una bella idea, tesoro?!” Replicò come se niente fosse.
Vegeta si voltò verso di lei con un’aria vagamente preoccupata “Di che accidenti parli?”
“Ma di dare una festa, ovvio!” Rispose serafica “E’ tanto che non si fa una festa qui alla Capsule e che non vediamo tutti i nostri amici…” Cominciò a fantasticare guardando il soffitto “Quale migliore occasione per inaugurare il mio album di fotografie di famiglia?!” Concluse poi soddisfatta facendo un occhiolino a Trunks, che le rispose con uno sguardo di pura ammirazione.
“Trunks” Continuò ancora più risoluta rivolgendosi al figlio “Domani andiamo a comprare una nuova macchina fotografica e organizziamo tutto. Mi aiuti?”
“Certo!” Rispose prontamente lui, guardando di sottecchi l’uomo profondamente imbronciato disteso sul letto “Bra sarà entusiasta!... Per caso volete che la riporti a dormire in camera sua?” Chiese poi ripensandoci e avvicinandosi di nuovo.
“Finalmente qualcuno che ha un’idea sensata!” Replicò Vegeta estremamente seccato, voltandosi verso il ragazzo.
Si fermò un istante di troppo ad osservare suo figlio che prendeva delicatamente in braccio la bambina pacificamente addormentata, e Bulma che lo ringraziava, in quel modo silenzioso che sapeva solo lei, sorridendo con gli occhi.
Che idea stupida un album di famiglia!




Fine




Piccola nota di fine storia: Mi scuso profondamente con tutte le persone che provano ribrezzo alla vista dei Mom… ehm, Lombrichi. Probabilmente mi avrete mandato cordialmente a quel paese, soprattutto se sono riuscita nell’intento di rendere la scena realistica. Ma guardate il lato positivo, almeno avete potuto immedesimarvi appieno nel principe dei sayan :)

Colgo l’occasione per ringraziare veramente di cuore le persone che hanno letto e recensito la mia ultima storia,“Qualcosa è cambiato”. Grazie!
Grazie, come sempre, a chi ha letto questa storia, e a chi vorrà lasciarmi un commentino.
Baci^^
Lilac.


PICCOLO ANNUNCIO PER GLI AMANTI DEI FAN MANGA: Nella mia pagina autore trovate da oggi, oltre alla bellissima fan art di taisa dedicata a "La notte porta consiglio", il fan manga che CrazyBulma ha disegnato ispirandosi a "Il segreto... è una buona strategia!". NON PERDETELO!

EDIT(3/07/2007): A questa storia taisa ha dedicato una nuova, bellissima fan art. Se vi è piaciuta la storia, o semplicemente se vi piacciono le fan art^^, trovate il link per vederla sul mio account autore.



  
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