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Autore: LilyGranger    26/11/2012    2 recensioni
"Proprio per questi ricordi decisi di iniziare la mia metamorfosi."
"Proprio per questi ricordi diedi inizio al mio inferno."
"Vedere il mio fisico allo specchio divenne una tortura."
"La lama che lacerava la mia carne era la giusta punizione per il mio corpo.
Lo odiavo, lo odiavo con tutta me stessa."
Genere: Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Avete presente quando da bambina i vostri genitori vi dicevano quanto voi foste meravigliose ?
Io no.
Io avevo solo il ricordo di mia madre che parlava con le sue amiche di quanto fossi grassa.
Avevo solo il ricordo dei miei compagni che già all’asilo si nutrivano delle mie lacrime.
Quello di mio padre mancava dato che scappò pochi giorni dopo la mia nascita.
Proprio per questi ricordi decisi di iniziare la mia metamorfosi.
Proprio per questi ricordi diedi inizio al mio inferno.
In seconda media cominciai una dieta che trovai su internet. Mia madre doveva rimanerne all’oscuro.
Con quella “ miracolosa “ dieta persi 3 chili, ma dopo qualche mese smise di funzionare.
Il numero sulla bilancia rimaneva  invariato.
Vedere sempre la stessa cifra era frustrante. Provai a cambiare dieta e funzionò solamente per i primi 2 chili, poi basta.
A scuola le prese in giro continuavano.
Come anche a danza.
Come anche su facebook.
Vedere il mio fisico allo specchio divenne una tortura.
In un certo senso, le cicatrici che cominciai a provocarmi mi donavano.
La lama che lacerava la mia carne era la giusta punizione per il mio corpo.
Lo odiavo, lo odiavo con tutta me stessa.
Un giorno, a scuola, un mio compagno mi spinse dicendo che voleva vedere se almeno riuscivo a rotolare.
Mi rialzai e corsi via.
Quel giorno iniziò il mio viaggio nella bulimia.
I rigetti erano all’ordine del giorno. Questo mi aiutò molto nella mia lotta contro la bilancia.
Finalmente cominciarono ad arrivare i complimenti.
“ Sei dimagrita molto “
“Stai benissimo”
Ma ancora non bastava.
Continuai a ingozzarmi per poi vomitare, andai avanti così per un anno.
Mi resi conto che qualcosa non andava solamente quando il mio peso scese sotto la norma. Purtroppo era troppo tardi per smetterla.
Anche la minima razione di cibo mi faceva correre in bagno.
Non riuscivo a chiedere aiuto a mia madre – aveva contribuito anche lei a creare quella situazione- così iniziai a vomitare con la porta aperta, sperando che così capisse da sè.
Funzionò.
Una sera venne vicino a me e mi abbracciò. Si scusò.
Finalmente vedevo la luce alla fine del tunnel, finalmente un raggio di speranza illuminava il mio viso.
Ma come ho già detto, era troppo tardi.
Se in un primo momento il mio corpo era diventato sensuale e perfetto, ora si riduceva in uno scheletro foderato da un lembo di pelle.
Capii di essere passata da un eccesso a un altro.
Le prese in giro ricominciarono.
Soprannomi come scheletro, soiola e piuma mi vennero affibiati con cattiveria. Venivo definita stupida per essere arrivata a questo punto, vanesia per aver fatto questo pur di apparire più  bella.
Non avevano capito niente.
Mi aggiravo nella mia vita come un fantasma in cerca di una scala verso il paradiso.
Quando sentii il ragazzo che amavo unirsi alle prese in giro, desiderai ardentamente correre il più lontano possibile. Desiderai volare via come la civetta che vedevo sempre fuori dalla mia finestra.
Ero in terzo superiore quando, chiusa in bagno, presi un rasoio e mi squarciai i polsi.
Mia madre bussava apprensiva e la mia vista si annebbiava.
Nel bianco degli ultimi istanti di vita, potei sentire lo stridio della civetta.
In un certo senso, mi ero unita al suo volo.
 
Vorrei dire che questo è frutto della mia fantasia.
Ma ciò non implica che non ci siano ragazze in questa situazione. Ho provato a mettermi nei panni di una qualsiasi ragazza in questa situazione. Con questa storia vorrei far capire a tutti – me compresa- che dobbiamo fare attenzione quando affibiamo a una persona certi soprannomi, non sappiamo il passato che ha alle spalle. E’ un errore quello che facciamo in tutti i gironi della nostra vita, quello di giudicare.
Evitiamolo e queste situazioni potrebbero non ripetersi più
   
 
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