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Autore: dilpa93    26/11/2012    11 recensioni
“Sai che diventerò insopportabile, non è vero?” Gli aveva chiesto un giorno mentre in ginocchio sul divano lo guardava lavare i piatti.
“Di cosa parli?” Curioso, non credeva si sarebbe fatta problemi.
Genere: Fluff, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Alexis Castle, Kate Beckett, Richard Castle | Coppie: Kate Beckett/Richard Castel
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nel futuro
- Questa storia fa parte della serie 'Everything can change'
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Sistemò accuratamente la copertina con gli elefantini, accarezzandogli poi il pancino. Rimase qualche istante a guardarlo mentre la giostrina appesa alla culla creava tenui ombre che gli coprivano a tratti il viso.
Uscì accostando la porta della cameretta e, lasciandosela alle spalle, sussultò.
 
Non si aspettava di trovare Alexis alzata; sapeva che non dormiva, lo sapeva bene. Ogni notte, dopo aver fatto riaddormentare Ethan, passava davanti la sua stanza e la sentiva piangere sommessamente.
 
Non entrava, non poteva… non doveva.
 
Anche Kate aveva avuto il suo periodo oscuro, anche lei aveva pianto spesso, non solo nei mesi seguenti la morte di sua madre, e avrebbe maledetto chiunque si fosse fatto largo in quei suoi momenti di estrema fragilità.
Ma un giorno era arrivato lui e aveva portato il sereno. Per questo motivo, i pendagli posti sulla giostrina erano un Sole e delle nuvole… rappresentavano loro, anche se indirettamente. Rappresentavano quello che lei era e che non è più, e quello che lui è ancora oggi: la stella più brillante della sua vita. Insieme al loro bambino naturalmente.
 
Per lei sarebbe stato lo stesso. Avrebbe deciso da sola quando essere pronta ad aprirsi, a ricominciare, e un giorno sarebbe arrivato anche per lei qualcuno in grado di ridarle il sorriso. Non un sorriso qualunque, uno speciale, uno in grado di dissipare le ombre del passato.
Kate ricordava ancora il suo, donato a quell’uomo che ancora dormiva beato nella stanza accanto. Gliene aveva regalati molti negli anni di collaborazione; gesti di gratitudine, nulla più. O forse c’era dell’altro, ma era troppo orgogliosa, e delle volte pigra, per ammetterlo.
Ricordava che in quella notte in cui la pioggia batteva prepotente le strade della città, fradicia, dopo averlo baciato ripetutamente, fu lì, prendendogli la mano, che arrivò… un sorriso in grado di esprimere finalmente la sua libertà; la libertà di vivere.
 
Quando si riscosse dai suoi pensieri, i suoi occhi sorpresero quelli di ghiaccio della rossa scrutarla.
“Scusami… ero sovrappensiero” le disse scuotendo il capo “torno a dormire.” Tuttavia non riuscì a muoversi e, sedendosi accanto a lei attorno al tavolo, lasciò uscire quelle parole che premevano contro le labbra che aveva cercato forzatamente di tener serrate.
“Alexis, se hai bisogno, di qualsiasi cosa, io sono qua. Noi siamo qua. Sai, per tuo padre è stata dura, e so bene che le sue difficoltà non sfiorano minimamente il livello di quelle che hai dovuto sopportare tu, ma sappi che è stato difficile anche per lui.
So quanto possa essere complicato aprirsi, io stessa ci ho messo del tempo dopo che mia madre… bè, lo sai, e anche dopo lo sparo. Ma ti farebbe bene, farebbe bene ad entrambi.”
Piegò l’angolo destro della bocca all’insù, e dopo un ultimo sospiro si alzò, questa volta pronta davvero a lasciarla sola, quando fu trattenuta dalla sua voce.
“Come…” Fu poco più di un sussurro.
La detective si risedette guardandola accigliata.
“Come posso andare avanti, come faccio a dimenticare?” Chiedeva già tra i singhiozzi.
“Io-” La frase si spezzò subito, interrotta dalla giovane.
“Come, eh Kate?! Voi non sapete quello che mi ha fatto, come lo ha fatto!” Avrebbe voluto urlare, far sentire la sua voce, ma si sforzò di mantenerla bassa. “Mi ha cambiato. Non tornerò più quella che ero, e tu lo sai, non fingere che non sarà così.”
“Non fingo. Tornare come prima è impossibile, non lo nascondo, e né io, né nessun altro ti stiamo chiedendo questo.”
“È qualcosa di più grande di me. Mi sento come Alice… divenuta improvvisamente troppo piccola per poter affrontare sola il mondo.”
Non se la sentì di aggiungere ‘delle meraviglie’, quella definizione tutto era fuorché adatta oramai.
“Non sei sola, e non voglio forzarti, ma non vorrei che a causa di questo tu avessi rimpianti, che ti perdessi quello che ancora di bello potresti avere.”
“Ho già perso tutto Kate. Non te ne sei accorta? Non c’è più quell’ingenuità che avevo, quel credere ‘nel mondo perfetto’ in cui papà ha sempre sperato e per cui tu combatti ogni giorno.” Sostenne marcando quelle due ultime parole “In una anno sono successe così tante cose in questa casa, cose che non potranno più tornare. Sono perse, perse, e prima fra tutte la tua gravidanza. Avrei voluto esserci per veder impazzire papà alle tue strambe richieste nelle ora più improbabili, esserci quando avete scoperto di che sesso fosse, quando avete deciso il nome. Esserci per veder crescere la tua pancia. Pensavo a voi, pensavo a lui!” Ed indicò la cameretta ora alle sue spalle “Ma non è stato come se fossi stata qui.” Disse tristemente.
“Non ti sei persa nulla Alexis. È adesso, è adesso che lui avrà bisogno di te. Né avrà bisogno quando non vorrà uscire dalla sua camera, arrabbiato perché per colpa del lavoro non sono riuscita a mantenere una promessa, quando dovrai aiutare tuo padre a fargli credere nella magia. Quando ci odierà perché non vorremo comprargli il motorino, quando uscirà di casa cercando rifugio da te dopo che vostro padre lo avrà messo in imbarazzo tentando di spiegargli cos’è il sesso. Quando la vita gli sembrerà ingiusta… soprattutto allora avrà bisogno del tuo aiuto, e tu potrai fargli capire quanto si sbaglia, o quanto invece abbia ragione.” Ammise con amarezza. “Per quanto riguarda la gravidanza… questo te lo posso sempre raccontare.”
Vide quegli occhi azzurri illuminarsi di qualcosa molto simile alla felicità. Era un primo passo, e se pur piccolo, era un fantastico primo passo.
“Ti andrebbe di cominciare ora?” Quella richiesta non se l’aspettava “Io n-non riesco ancora a dormire bene, e non mi va di restare da sola.” Ma fu felice di assecondarla.
Kate le prese la mano e poi le parole vennero da sé.
“Ero davvero paranoica, sai? Non sapevo come sarei diventata con quel frugoletto dentro di me…”
 
 
“Sai che diventerò insopportabile, non è vero?” Gli aveva chiesto un giorno mentre in ginocchio sul divano lo guardava lavare i piatti.
“Di cosa parli?” Curioso, non credeva si sarebbe fatta problemi.
“La gravidanza andrà avanti, e io diventerò insopportabile.” Le sembrava una conclusione più che logica.
Rick posò la spugna nel lavandino e si diresse da lei sedendole accanto “Avrò ormoni che vagano incontrastati, ti farò impazzire quando compariranno le voglie, potrei addirittura svegliarmi nel cuore della notte con una voglia matta di sciroppo alla ciliegia, e tu dovrai andare a comprarmelo in qualche angolo della città.”
“Vorrà dire che domani, facendo la spesa, ne comprerò un paio di bottiglie, tanto per scongiurare tale ipotesi.” Le rispose sorridente baciandola.
“Parlo sul serio.” Riprese allontanandolo posandogli una mano sul petto. “Mangerò ed ingrasserò, e per quanto tu potrai dirmi ‘sei sempre bellissima’ oppure ‘sei più bella del solito’, io continuerò a paragonarmi ad una mongolfiera. Ed avrò paura che potrai stancarti di me, anche perché arrivati ad un certo punto sarò così stanca da addormentami appena toccherò il letto, e tanto grossa che non avrò voglia di fare l’amore. Tu mi sorriderai dicendomi che non c’è problema, e quando tornerai a casa con un sorriso stampato in volto dopo essere stato al distretto a trovare Ryan ed Esposito, o magari alla presentazione del tuo nuovo best-seller, io ti accuserò di esserti trovato un’altra. E per quanto tu proverai a convincermi del contrario, io resterò sempre col dubbio, e solo dopo qualche giorno, magari mentre scavo con il cucchiaino nel barattolo del gelato al cioccolato variegato all’amarena, verrò da te e con occhi imploranti ti dirò ‘mi dispiace, non lo pensavo veramente’ e…” Lo scrittore rideva di gusto, e non accennava a volersi fermare “Perché ridi adesso?” Domandò dandogli un leggero pugno sulla spalla.
“Per questo Kate, per quello che hai appena detto. Io ci sarò… sempre.
Sarò lì ad asciugarti le lacrime quando gli ormoni ti faranno piangere senza alcun motivo. Non ti dirò ‘sei bellissima’ perché lo potrai leggere nei miei occhi. Non sbufferò quando ti troverò addormentata dopo che mi avevi promesso una serata dedicata a noi due, ma ti coprirò e ti guarderò dormire sfiorandoti con il mio respiro. Non ti obbligherò a fare l’amore con me, perché mi basta vederti sorridere per essere felice ed avere tutto ciò che ho sempre desiderato e di cui ho bisogno. Uscirò nel cuore della notte per comprare le cose più strane, e se dopo ore passate a girare per la città nel tentativo di trovarle, tornando, dovessi non volerle più, ti guarderò con sguardo assassino, come quello che mi hai lanciato contro tante volte, per poi scoppiare a ridere e abbracciarti cullando dolcemente il nostro bambino con il tocco delle nostre mani unite sulla tua pancia. E non proverò a convincerti che non ho un’amante, perché quando mi accuserai sono certo che in cuor tuo saprai di sbagliarti, perché ti amo Katherine Beckett, e tu non diventerai mai troppo noiosa, monotona, ‘grossa’, rompiscatole per me.”
Le lacrime le offuscarono la vista “Iniziano già gli ormoni?”
“No, questa è colpa tua e delle tue doti da scrittore. Probabilmente avresti fatto carriera anche con romanzi d’amore.”
“Solo con la fonte di ispirazione giusta.” La baciò con passione “Sai, potremo fare qualche round adesso prima che tu… come hai detto? Ah si, diventi una mongolfiera.”
“Si… potremmo.”
 
 
“Ancora mi commuovo a pensarci.” Alexis le sorrise divertita, le guance lievemente imporporate per quello che aveva appena sentito. “E poi c’è la prima ecografia. Avresti dovuto vederlo, era così emozionato, persino più di me…”
 
 
“Kate, si può sapere cosa stai facendo, sei chiusa lì da quasi venti minuti. Muoviti, dobbiamo andare o faremo tardi! Esci.”
“Sbaglio, o cominci a darmi ordini?”
“Io??? Quando è successo? Darti ordini… ah! Doppio ah! Non mi permetterei mai, ma ci tengo comunque a sottolineare che faremo tardi.”
Con le braccia conserte lo fissava appoggiata allo stipite della porta “Rick, manca più di mezz’ora.”
“Si, ma non stai considerando il fattore tempo! È ora di punta, potremmo restare imbottigliati nel traffico.”
“Nel traffico? Ci andiamo a piedi, di cosa hai paura, che qualche vecchietta con il bastone ci possa ostacolare?”
Lo scrittore aprì la bocca per ribattere ma non riuscì a trovare nulla da dire.
“Come sospettavo…” Sussurrò lei superandolo e uscendo dal bagno.
“In ogni caso è sempre meglio arrivare un po’ prima.” Concluse poi soddisfatto.
Lei scosse la testa divertita mentre finiva di sistemarsi la sciarpa attorno al collo.
Appena fuori dal palazzo le prese la mano cominciando a correre per le strade affollate di New York; normalmente avrebbe opposto resistenza, ma quel giorno Kate Beckett voleva solo essere. Così si lasciò andare e si ritrovò con un largo sorriso sul volto mentre faceva la serpentina tra passanti più o meno disponibili.
 
Rick era in piedi accanto a lei tenendole stretta la mano, dondolandosi aventi e indietro sulla punta dei piedi.
“La vedo nervoso.” Suggerì il medico mentre finiva di sistemare l’attrezzatura “Non c’è di che preoccuparsi.”
“Si, mi scusi.”
“Non ha nulla di che scusarsi, è normale quando si tratta del primo figlio.”
Castle si irrigidì, e Kate strinse ancora più forte la mano nella sua.
 
 
“Quando il medico ha indicato il bambino e il suo cuore che batteva, ho visto una luce nei suoi occhi. La stessa che ha quando ti guarda. E sorrideva, come sorrideva. Come se fosse anche per lui la prima volta.”
“Lo era. Quando siamo rimasti soli, dopo che Meredith se ne è andata, parlavamo spesso. Ero piccola e molto curiosa, e lui diceva che questa era la dote migliore che possedessi. A volte però non la pensavo così. Una sera eravamo sul divano a guardare un film e c’era una donna incinta, ricordo che ero rimasta sorpresa da quanto grande fosse la sua pancia. Durante l’ecografia gli chiesi se anche lui mi avesse visto prima ancora che nascessi, se era davvero piccola come un puntino. Non ha saputo rispondermi, ha detto che mamma preferiva andare da sola, diceva che era perché era una cosa privata e intima che voleva condividere solo con me. Ma non ci ho mai creduto molto, anche allora papà non era bravo a fingere…
Ma dimmi, di cosa aveva voglia il mio fratellino?” Volle cambiare discorso e Kate non interferì.
“Cioccolato bianco, cracker, panna, cheddar…”
“Non sembrano male.”
“Da soli no, ma tutti insieme?”
“Li hai mangiati insieme?”
“Si, e non lo consiglierei a nessuno. Blah!” Fece una smorfia.
 
 
“Kate. Kate tesoro fammi entrare!”
“No…” Era riuscita a malapena a dire prima di rigettare nuovamente seduta sul pavimento del bagno aggrappata alla tazza.
“Non capisco perché ti sia chiusa dentro. Non ti vergognerai mica?”
Terminata la domanda la vide apparire sulla soglia mentre si passava il dorso della mano sulla bocca. Lo fissava arricciando le labbra.
“È normale Kate, le chiamano-“
“Nausee mattutine, lo so.”
“Non so quanto il termine mattutine sia adatto, visto che sono le 9 di sera.”
Gli occhi della detective si socchiusero minacciosi.
“Ok, sto zitto. Comunque ho capito finalmente perché in gravidanza voi donne soffriate di-“
“Non dire di nuovo quella parola, potrei riprodurre davanti ai tuoi occhi una scena dell'esorcista.” Lui alzò le mani in segno di difesa “E sentiamo, dottor Castle, quale sarebbe?”
“Bè Hai visto quello che hai mangiato? Insomma, patatine, panna montata, mostarda e per finire della cioccolata. Ci credo che poi vomitate.”

“Te lo avevo detto di non ripetere quella parola.”
 
 
“Non dirmelo, non gli avrai…” Lasciò la frase in sospeso la giovane divertita dal’intuizione avuta.
“Si, non dimenticherò mai la sua faccia quando si rese conto di quello che era successo e di che colore era diventata la sua camicia.”
 
 
Continuarono a conversare, non sapendo che lentamente anche Rick si stava svegliando.
 
Distese il braccio al suo fianco; le coperte stropicciate accanto a lui, il cuscino freddo. Si voltò constatando che lei non era nel letto. Guardò la sveglia: le 2.30. L’ora della poppata era passata da un po’. Probabilmente si era addormentata sulla sedia a dondolo nell’attesa che Ethan venisse cullato dolcemente dalle braccia di Morfeo.
Si alzò indossando la vestaglia abbandonata la sera prima sulla poltrona accanto all’armadio.
Ancora assonnato, aprì la porta sfregandosi gli occhi nel mero tentativo di recuperare un minimo di lucidità. La luce proveniente dal lampadario lo colse impreparato, ma non fu quello a lasciarlo senza parole; Alexis, la sua bambina, rideva. Non riusciva a credere alle sue orecchie.
Da quanto desiderava vederla così? Chiacchierare con Kate come se non avessero fatto altro nei due mesi seguenti al suo ritrovamento…?
“Si parlava del diavolo…” Sussurrò la detective indicandolo alla rossa con un movimento del capo appena accennato.
“Ciao papà.”
Ebbe un tuffo al cuore.
 
Papà.
Mai come in quel momento si ritrovò a pensare che quella fosse la parola più bella al mondo.
 
“Io non, non so… cosa dire.” Ammise dopo un sospiro.
“Allora non dire nulla.” Disse quasi implorante per poi proseguire dolcemente “Sai, è bello restare sorpresi qualche volta.”
“Tu mi sorprendi… continuamente.”
 
 
 
ANGOLO AUTRICE:
La normalità sembra stia per tornare in casa Castle.
Le ultime due ‘battute’ le ho prese dall’episodio “Tradimenti” (1x02)
Scrivo qui sotto, in ordine cronologico, le ff che fanno parte della serie:
-Live… Again
-Le ali della libertà
-Una gabbia per proteggersi
-Il loro miracolo
-Sorprendimi
-Retun as we were before
Buona serata :)

  
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