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Autore: pandamito    26/11/2012    2 recensioni
[I Libri dell'Inizio]L'incontro dei bambini protagonisti della banda dei Selvaggi di New York. Ciò che non è narrato nell'Atlante di Fuoco.
Rafe sorrise, compiaciuto. « Bene, allora d'ora in poi con noi avranno inizio i Selvaggi, la più temibile banda di ladri di New York. »
« E di Brooklyn! » aggiunse Beetles.
Jake si voltò verso di lui, guardandolo confuso. « Ma noi non ci siamo mai stati a Brooklyn. »
« Lo so. » rispose quello. « Ma se dici che sei la miglior cosa di New York e di Brooklyn, di certo sembrerai il meglio! »
« Già, giusto! »
Genere: Comico, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Beetles, Jake, Rafe, Rafe
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza
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L'uomo colpì con una mano il bambino in pieno volto, facendolo risuonare. Era piccolo, quanto poteva avere? Massimo otto anni, ma nemmeno. L'uomo lo prese per la maglia logora - che di certo non lo copriva con quel gelo - e lo trascinò fino ad una stanza piccola, buia,con una sola finestra troppo in alto e per giunta con le spranghe, mentre al suolo non vi era manco un letto, era completamente vuota. A terra vi era solo un altro bambino, dormiva sul pavimento, ed appena sentì la porta cigolante della stanza che si apriva, scattò immediatamente a mezzo busto, fissando il padrone che entrava, buttava il bambino per terra con un'espressione disgutata e poi se ne andava, sbattendo la porta e chiudendola a chiave.
Il prigioniero strisciò a gattoni verso il nuovo arrivato, che restava a terra dolorante, pieno di lividi e ferite ancora aperte, singhiozzando.
« Non devi piangere. » affermò l'altro, sollevandolo delicatamente e facendolo appoggiare a sé, cercando di trascinarlo verso il muro senza fargli male. « Non devi mai mostrarti debole di fronte agli umani. » era quasi un rimprovero.
Il bambino, però, continuava a piangere e ad emettere piccoli singhiozzi, benché cercava di reprimerli per seguire il consiglio dell'altro.
« Che cosa mi faranno? » chiese la vittima, preoccupata.
Non riusciva ad aprire bene un occhio perché gli faceva male, forse ben presto si sarebbe gonfiato, ma poteva chiaramente notare - utilizzando l'unica luce che filtrava dalla piccola finestra - che anche il bambino che aveva di fronte era ricoperto di lividi.
Quello rimase un po' incerto su cosa dirgli, ma si rese conto che tanto mentire non serviva a nulla, almeno l'avrebbe preparato a ciò che lo aspettava. « Di solito mi fa pulire tutta la casa, da cima a fondo, a volte i suoi figli sporcano di nuovo per farmi punire e farmi ricominciare tutto il lavoro da capo » disse, ricordando ogni atroce ingiustizia subita, « poi ti picchieranno, lui, i bambini, chiunque passi, ti avverto. » Non aveva né cibo né acqua da dargli, solo il riposo poteva fargli riacquistare le forze. « Come ti chiami? » gli domandò.
« Jake. » rispose, flebilmente. « Tu? » si sforzò di chiedere in rimando.
« Beetles. » affermò l'altro bambino. « O almeno mi chiamano così da quando mi ricordo. »
Jake s'incuriosì per quel bizzarro nome. « Perché ti chiamano così? »
Beetles alzò le spalle. « Non ho alcun ricordo dei miei genitori, magari un tempo ce li avevo ma me ne sono dimenticato, fin quando ricordo io ho lavorato qui. » spiegò. « Di solito mi paragonano alla peggio feccia, peggio di uno scarafaggio, ma secondo i bambini umani questo è un nomignolo carino, non mi ricordo di aver avuto altro nome. »
Jake inghiottì, dispiaciuto ed in pensiero. « Pensi che daranno un nomignolo anche a me? » domandò.
« Spero di no. » confessò. « Jake mi piace come nome. »
L'altro non se l'aspettava di certo un complimento così gentile. Beh, in realtà non si aspettava manco che ci sarebbe stato qualcuno - per di più disponibile e carino nei suoi confronti - in sua compagnia, ma meglio così, per quanto meglio potesse andare. 
« E tu come ci sei finito qui? »
« Hanno sparato ai miei genitori e poi mi hanno venduto. » spiegò sperando che l'altro non volesse approfondire. Non amava parlare di questo argomento. A chi piacerebbe? A nessuno, ovvio. « Non mi aspettavo di certo che questo sarebbe stato il mio futuro. »
« E secondo te qual'era? Il tuo futuro intendo, certo. » chiese Beetles.
Jake sembrò rifletterci. « Non lo so, forse avrei aperto un negozio. »
« Che genere di negozio? » domandò curioso.
« Mh, forse... » ci riflettè, mentre si appoggiava al muro per non dar peso al suo nuovo amico, sentendo che quella conversazione lo distraeva dal pensare al dolore. « Non so, forse il negozio Jake-sono-il-meglio o qualcosa del genere. »
Beetles rise, dandogli una pacca alla spalla, che però non gli fece molto bene. « Oh, scusa! » ma vide che anche Jake aveva iniziato a ridere, così si sentì più rassicurato.
Dalla piccola giacca leggera - che era l'unica cosa che fungeva da coperta - estrasse una pipa ed un pacchetto di fiammiferi. Si portò la pipa alla bocca, poi tirò fuori un fiammifero dal pacchetto e fece slittare la testa rossa contro la parte ruvida della scatola, che provocò una piccola fiammella. « Vuoi? » domandò all'altro. « L'ho rubata al padrone, gliel'ho visto fare più volte e penso faccia bene, gli umani ci tengono sempre alle cose che fanno bene. »
Jake si avvicinò, stupito, poi Beetles gli porse la pipa e lui inspirò, per poi espirare ed iniziare di nuovo a ridere, divertito. 
 
* * *
 
L'uomo cadde a terra, sembrava morto o forse il bambino dai capelli scuri gli aveva dato solo una bella lezione coi fiocchi, che di certo di sarebbe ricordato per tutta la vita. Poteva avere circa tredici anni, eppure aveva già tutta questa forza. I bambini - quelli umani - erano scappati gridando vendetta e non so cosa, mentre ora il moro si voltava verso i due bambini, ancora a terra, accanto al seccio rovesciato di acqua e sapone.
« Io sono Rafe. » aveva dichiarato. « Se volete, potete venire con me in un posto che diventerà la vostra nuova casa. Prometto che v'insegnerò la magia, però in cambio dovrete fare qualcosa per me e per il mio capo, sennò potete liberamente andar via. »
I due bambini si guardarono, l'uno negli occhi dell'altro, oramai avevano imparato a comunicare così ed era sempre tutto chiaro. Beetles cercò una risposta negli occhi di Jake, ma sapeva già qual era ed era giusto così, l'avrebbe seguito in capo al mondo perché oramai erano diventati un tutt'uno.
Jake si alzò per primo, cercando di pulirsi invano lo sporco e poi tendendo le mani all'amico, alzandolo.
« Di certo non vogliamo aprirci un negozio qui. » affermò.
Rafe sorrise, compiaciuto. « Bene, allora d'ora in poi con noi avranno inizio i Selvaggi, la più temibile banda di ladri di New York. »
« E di Brooklyn! » aggiunse Beetles.
Jake si voltò verso di lui, guardandolo confuso. « Ma noi non ci siamo mai stati a Brooklyn. »
« Lo so. » rispose quello. « Ma se dici che sei la miglior cosa di New York e di Brooklyn, di certo sembrerai il meglio! »
« Già, giusto! »
   
 
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