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Autore: GinevraCorvino    27/11/2012    1 recensioni
La ff si svolge durante l'ultimo periodo di Sirius e Bellatrix ad Azkaban, la follia del luogo e il suo squallore fanno emergere e riemergere sentimenti e ricordo di odio e tenerezza.
Fatemi sapere che ne pensate.
Grazie.
Settima classificata al contest: Sirius and di Ticci.EFP e vincitrice del premio speciale Giuria.
Genere: Drammatico, Slice of life, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing | Personaggi: Bellatrix Lestrange, Sirius Black | Coppie: Sirius Black/Bellatrix Black
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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 Appoggiato al muro, abbandonato come un sacco di spazzatura sulla nuda pietra, il corpo è un arabesco di tatuaggi, la testa reclinata all'indietro con i capelli impastati da una sporcizia lurida che gli si appiccicano alla fronte, al viso di un pallore malato, quasi cadaverico, gli occhi chiusi dalle ciglia incrostate e la bocca screpolata, ferita, livida dal freddo, leggermente aperta, come se dormisse o fosse già morto. Eppure il petto scheletrico di una magrezza macilenta si alza e si abbassa piano, come se respirare gli causasse fatica. Non è morto, ma nemmeno dorme con la testa adagiata su quel gelido cuscino di pietra. Sogna:
 Bellatrix...

Nata così, da uno sbadiglio di Dio, un sospiro involontario, solo una casuale emissione di fiato e nulla più. Nata così, solo così, semplicemente in un attimo di noia di Dio, un Suo incontrollato mancamento. Leggera, nata così fatalmente sospesa tra cielo e mare, su quel lembo di sabbia dove non vi è più confine tra caso e destino e l’inevitabile si confonde con il superfluo.

Nata così, banale macchia scura sulla riva, colore dimenticato o forse solo sbadata sbavatura su una tela che avrebbe potuto con tutta tranquillità essere perfetta.

E invece lei …

Lei straordinaria imprecisione, eccellenza del fuori luogo.

Lei sovrana dell’incongruenza … Solo uno sbadiglio, un accidente imprevisto.

Necessaria inutilità, lei è là, dispersa casualità, immensa piccolezza a lambire la lingua voluttuosa del mare.

Lei, insensibile peccato di Dio, assassina l’ancestrale disordine esatto del mare, perché lei sa uccidere il mare.

Così, solo così, come impercettibile disastro nell’assolutezza di un’assiomatica precisione: lei massacra il mare con il suo essere unicamente esistenza presente.

Lei, crimine senza colpa, è il vento che la muove, sottilissimo giunco.

Scivola come lacrima sul volto di marmo di Dio; non può arrestarsi, è inesorabilmente nata per la caduta da quell’armonia in un determinismo spietato, inalterabile.

È muta, caduta, non ha avuto il tempo di immaginarsi il vuoto, perché era già pesantemente nel niente, già afferrata dalla vertigine quando ha scoperto l'inevitabile attrazione del suolo; chissà se si è chiesta cosa avrebbe sentito nello schianto... sprofondata, a guardare da terra un cielo afono, indifferente. Caduta da ogni Grazia, irrimediabilmente.
Ed è perduta, perduta al mondo, accessibile solo al mare.

Perché ormai è inesattezza purissima nella serenità della luminosissima evidenza delle onde. Bellatrix, corruzione e dolore. L’incidente nel capolavoro, ombra nel diamante.
Lei, dolore tra ciò che non ammetteva impurità, tra ciò che per sua essenza è immacolato.
Lei, ciò che non doveva essere ma è: miracolo di imperfezione.
Bellatrix

Lui lo sa, lui che come lei è parte delle costellazioni oscure, lo sa. Lei pulsa nella tenebra, innamorata del vuoto.
  
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