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Autore: orochi17    15/06/2007    2 recensioni
Perchè coronare i propri sogni ed essere felici devono per forza essere 2 cose separate?...non riesco a capirlo...non ancora
Genere: Romantico, Malinconico, Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Altro Personaggio, Heartless, Leon, Organizzazione XIII
Note: Alternate Universe (AU), Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 1 : Voglia di Fuggire

Voglia di scappare, di fuggire via e non tornare mai più. Era il suo unico desiderio, poter ricominciare da zero e tornare a vivere...non sarebbe stato facile, ma voleva provarci...sì, era questo quello che voleva. Cominciava già a scacciare tutti i cattivi pensieri come i suoi lunghi capelli castani che scivolavano fastidiosamente sul suo viso.
"Signorina Lockheart siamo atterrati a Destiny Islands, kupò" Il piccolo moguri Stilzkin era entrato nella cabina senza che lei nemmeno se ne accorgesse. Per un attimo distolse la mente dal suo rimuginare e sorrise dolcemente al co-pilota annuendo con il capo. Si alzò lentamente dalla poltrona su cui era rimasta seduta per molte ore di viaggio. Nonostante la comodità dell'aereonave, il tragitto si era rivelato piuttosto faticoso e non vedeva l'ora di scendere a terra per respirare ancora all'aria aperta.
"Il signor Highwind è già sbarcato,kupò. La sta aspettando..." la giovane donna interruppe bruscamente il moguri portandosi l'indice sulle labbra ed indicando con un cenno della testa il fagotto che portava in braccio.
"Perdoni, kupò" Stilzkin abbassò lo sguardo mortificato ma tornò a rilassarsi quando vide la donna mentre osservava il bambino che portava in grembo con gli occhi più dolci e amorevoli che avesse mai visto. Tuttavia rimanevano degli occhi malinconici, era come se si fosse posato un velo di amara tristezza su quegli iridi color rosso cupo e difficilmente li avrebbe rivisti ardere come un tempo.
"Le volevo augurare buona fortuna signorina, kupò. Spero di poterla rivedere presto, kupò." la giovane rialzò lo sguardo sul moguri.
"Non c'è proprio modo di toglierti di bocca quel "lei" vero?..." silenzio. Fece un sospiro. Era davvero difficile tornare a parlare serenamente, anche il solo pronunciare semplici frasi le risultava quasi impossibile. Aveva persino paura di non riuscire a dirigere bene i suoi passi da quanto erano concentrati i pensieri su quei ricordi. Ma non poteva farsi sopraffare, non lei.
"Mi mancherai Stil, abbi cura di te" decisa si voltò, e , uscita dalla cabina, percorse il corridoio dell'aereonave.  Stilzkin salutò con il minuto braccio  la donna mentre si dirigeva verso l'uscita principale. Basta addii, basta legami spezzati, non ne voleva più sapere, avrebbe troncato di netto con la sua vita passata e questo sarebbe stato il suo ultimo distacco, promesso. Scese dal mezzo di trasporto tramite il ponte che collegava alla terra ferma, era notte fonda a Destiny islands e nel cielo sgombro da nubi brillava una pallida luna piena che rifletteva i suoi raggi argentei sulla superfice del mare. L'aria che sapeva di salsedine le penetrò nelle narici come qualcosa di nuovo che prometteva pace e tranquillità. La sabbia su cui poggiava i piedi avrebbe finalmente dato riposo alle sue gambe stanche: sì, era proprio questo quello che desiderava per lei, ma soprattutto per suo figlio.
"Tifa" Un uomo piuttosto alto dall'aspetto massiccio si avvicinò alla giovane.
"Qui dovresti essere al sicuro ormai, quest'area è assolutamente fuori portata di qualsiasi minaccia esterna. Quindi ora posso anche andare, ciao Tifa..." l'uomo non fece nemmeno un passo verso l'aereonave che si sentì stringere il braccio. La donna aveva lo sguardo ancora fisso su di lui, non riusciva a trovare la forza di lasciarlo andare così, senza nemmeno una parola...ricominciare da zero? Era stata davvero stupida a pensare di poter cancellare tutto e riscrivere una nuova storia stracciando i fogli di quella precedente. Come avrebbe potuto? Come avrebbe potuto dimenticare quando i ricordi di ogni persona, luogo o oggetto che sia, trovavano dimora proprio nel corpicino avvolto in quel fagotto. Non si sarebbe mai sbarazzata di tutto ciò che concerneva il suo passato. Solo suo figlio poteva cominciare a scrivere la sua storia e, a questo punto, era l'unica cosa che importava.
"Tifa, sappi che se avrai bisogno di una mano o anche soltanto di un amico..."
"So di chi posso fidarmi...grazie Cid, grazie davvero per tutto quanto..."
L'uomo di nome Cid abbracciò la giovane che rimase al sicuro nel tepore delle sue forti braccia. Ma ora doveva tener fede alla sua decisione e si distaccò dall'uomo.
"Bene, è tempo che me ne vada...ah, prima che mi dimentichi, ho raccolto una cosa, pensavo ci tenessi ad averla..." Cid frugò in una saccoccia che portava legata alla vita come un marsupio, e ne tirò fuori un oggetto metallico che risplendette sotto la luce lunare. Tifa lo riconobbe subito. Era una protezione per la spalla sinistra formata da due strati di lamiera che si sovrapponevano l'uno sull'altro. La donna prese quel pezzo di metallo, un pò consunto, fra le mani tremanti cercando di sorreggere anche il figlioletto.
"Grazie" disse quasi in lacrime, fissando quella spallina. No, ora ne era certa, non avrebbe mai dimenticato. Il piccolino si mosse leggermente fra le braccia della madre voltando la testa sul petto di lei. L'uomo sorrise alla scena
" Hai già deciso che nome mettergli?" Tifa pose lo sguardo su quella bellissima creatura assopita nei suoi sogni.
" Avrà lo stesso nome di suo padre..." strinse forte il fagotto fra le sue braccia
"Sephiroth"


Driiin......era il trillo della sveglia, l'aveva riconosciuta, ma non badò molto a quel suono che sembrava essere così lontano...anzi l'aveva proprio ignorato e si girò nel lato opposto del letto. Stava pensando a tutt'altro in quel momento...come al solito. Aveva sempre la testa fra le nuvole in quel periodo e non riusciva a concentrarsi bene sulle cose. C'era un pensiero così persistente che gli stava perforando la testa, ed era peggio di un incubo. L'aveva sempre saputo, sua madre glielo aveva spiegato un centinaio di volte: suo padre era fuggito via quando lui era ancora in fasce...questo gli aveva detto e sinceramente non gli era mai importato più di tanto. O almeno così voleva far credere... Sua madre, Tifa Lockheart, aveva sempre l'aria così stanca. Nonostante le sue giornate passassero calme e serene, dava l'idea di una donna che avesse combattutto a lungo e strenuamente per raggiungere la pace che ora ha conquistato...quindi perchè turbarla nuovamente con vaghi dilemmi adolescenziali? Era meglio far finta di nulla per il quieto vivere di sua madre... Tuttavia la mancanza di un padre l'aveva reso insicuro ed introverso, faceva fatica a legare con gli altri ragazzi suoi coetanei. A scuola nessuno cercava di capirlo e diventava solo l'obbiettivo di sciocchi scherzi mancini e di mille frecciatine sul suo stato familiare (in fondo erano ignoranti isolani col para-occhi capaci solo di pescare e farsi gli affari altrui, cosa ci si poteva aspettare di più?). Tutte le volte veniva ferito il suo cuore già sanguinante e tutte le volte evitava di reagire... sentiva di non avere la forza di farlo. Portava un enorme vuoto dentro di se, e gli faceva male...molto male. Avrebbe voluto restare fra le braccia di suo padre, al sicuro da tutto e da tutti, come facevano tutti i suoi compagni delle scuole elementari all'uscita da scuola....gli capitava spesso di pensarlo, ma quando si accorgeva che stava abbracciando solo il suo cuscino scoppiava in lacrime.
Aveva ormai 16 anni, eppure sentiva ancora il bisogno di quell'abbraccio...e quel pesiero lo tormentava senza sosta. Quel vuoto era ancora incolmabile e forse lo sarebbe stato per sempre.
DRRRIIIIINNN!!!!!.....
"Ancora quel dannato aggeggio...ma che cosa vuole da me? Non c'è scuola oggi..." e infastidito nascose la testa sotto il cuscino.
DRRRRRRRRRRRRRRRIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIINNNNNNNNN!!!!!
"Ce l'hai proprio con me....." rassegnato si sedette sul letto e spense il meccanismo posto sul comodino. Il display della sveglia riportava l'ora: le 7:35.....non ricordava perchè avesse impostato proprio quell'orario. Era domenica mattina in fin dei conti....dopo il vuoto più totale un lampo gli squarciò la mente e lo ricollegò violentemente alla realtà:
"YUFFIE!!!! L'avevo dimenticato. CAVOLO E' TARDI !!!..."  Con un rapido scatto uscì dal letto, si infilò dei calzoni neri a mezz'asta, mise frettolosamente la giacchetta nera a maniche corte col cappuccio sopra la maglietta blu, raccolse i sandali e si fiondò giù per le scale. Attraversando la cucina corse fino all'uscio quando sua madre lo bloccò
"Sephi! Dove vai? E la colazione?" Sephiroth prese due fette di pane tostate poggiate sul tavolo e contemporaneamente cercò di indossare alla buona i sandali.
"Ciao mamma, io vado da Yuffie ok? Torno per l'ora di pranzo..."
Detto questo, uscì dalla porta principale e corse a perdifiato per il viale sterrato. Tifa non potè far altro che salutarlo pensando che quegli intensi occhi verde-acqua ed i capelli argentei che gli coprivano scompigliatamente la fronte lo rendevano degno figlio di suo padre, non tenendo conto  dei lineamenti del viso che lo rendevano molto più simile a sua madre...e grazie al cielo non aveva nulla sulla schiena...
Destiny Island non era un'isola molto grande, ospitava solamente un migliaio di abitanti tutti raccolti nel paese situato al centro dell'isola. Le abitazioni erano semplici casette di legno tutte quante costruite più o meno allo stesso modo, tutte bianche con un tetto rosso, disposte geometricamente lungo le svariate vie che conducevano al centro cittadino. Nonostante la rilassante l'atmosfera tropicale dell'isola dominata da un cielo sempre terso in una perenne stagione estiva, a Sephiroth non piaceva quella che, ormai da una vita, era casa sua. Non si sentiva parte di quel mondo e tantomeno non si sentiva parte di quella gente...fra tutta quella marmaglia di pescivendoli c'era solo una persona che gli aveva teso una mano...ed era la ragazza che contava di più nella sua vita. Il giovane, ormai lontano dal paese, arrivò alla spiaggia: il rumore delle onde e il verso dei gabbiani che planavano sul mare erano le uniche cose che apprezzava di quel luogo. Sulla spiaggia scintillante osservò per un istante quello che stava a qualche centinaio di metri dalla riva. Un piccolo isolotto sorgeva sull'oceano di fronte all'isola principale. Era un monolito coperto da vegetazione lussureggiante contornato dalla bianca spiaggia caratteristica delle Destiny Islands. Nessuno del luogo si era mai interessato a costruirci qualcosa così i più giovani ne avevano approfittato impiegando le loro giornate a giocare su quel piccolo paradiso.  Sephiroth corse sul molo in direzione di una piccola imbarcazione ormeggiata a lato del del ponte. Sciolse la corda che la teneva ancorata alla terraferma e con un balzo atterò sul guscio di noce che prese a dondolare sull'acqua. Nonostante l'energia elettrica e meccanica fossero conosciute ampiamente dagli isolani, non vennero mai applicati dei motori alle navi ed il ragazzo si dovette rimboccare le maniche usando l'unico remo presente sulla barca. Il mare era una tavola piatta quella mattina e grazie a questo ci mise pochissimi minuti per raggiungere l'isolotto. Arrivato a terra legò l'imbarcazione al piccolo ponte costruito appositamente per l'attracco e appena sceso sulla spiaggia riprese a correre in fretta e furia percorrendo il bagna-asciuga. Si arrestò solo davanti alla presenza di alcuni scogli che bloccavano il passaggio. Prudentemente gettò qualche occhiata nei dintorni...non c'era anima viva nei paraggi, era ancora troppo presto. Con disinvoltura si insinuò tra le fessure che offriva la scogliera, erano ben mimetizzate e praticamente invisibili e inaccessibili ai più. Stando attento a non scivolare sui massi bagnati dalla marea, Sephiroth uscì dal contorto labirinto roccioso e si ritrovò in una minuta insenatura all'ombra del monolito.
"In ritardo come al solito Sephi, avevi dimenticato l'appuntamento vero?" Lo ammonì una ragazza seduta su di una roccia dietro di lui. Era davvero una graziosa fanciulla...ma vestita da maschiaccio con semplici pantaloncini gialli stretti alla vita da una cintura e un top verde militare che le copriva il seno. Con uno scatto felino fece un salto mortale. I suoi corvini capelli corti risplendettero alla luce del sole; Yuffie Kisaragi possedeva un'agilità impareggiabile per qualsiasi abitatente di Destiny Islands e se ne vantava esageratamente presentandosi sempre come la Grande Ninja Yuffie. Era particolarmente vivace e spensierata, non si era mai presa cura dei giudizi che potevano darle i suoi compaesani: lei era lei, e non avrebbe mai cambiato il suo modo di essere per far piacere a quattro isolani cerebralmente ristretti. Non conobbe mai i suoi genitori tuttavia non fu mai un problema poichè i suoi due zii, con cui conviveva, le donavano tutto l'affetto possibile rimpiazzando completamente il padre e la madre della ragazza. Conobbe Sephiroth in una notte stellata. Avevano entrambi 6 anni ed erano stati costretti con la forza ad andare ad ammirare le stelle assieme ai loro coetanei sotto la guida degli anziani. Una vera e propria noia per Yuffie che tutto sapeva riguardo alle costellazioni del cielo infinito, e non trovava nulla di pù seccante che correggere i continui errori dei cosiddetti saggi dell'isola. A serata conclusa tutti tornarono a casa attraverso la piccola boscaglia di palme e arbusti vari...e un ramo sbucato dal nulla le piombò in piena faccia. Un esile ragazzino le si parò davanti chiedendo ripetutamente scusa...aveva l'aria di un bambino che aveva passato un mare di guai. Entrambi avevano perso qualcosa e in qualche modo questo li legò moltissimo.
"Scusami davvero tanto Yuffie.....ero un pò....sovrappensiero" Yuffie scosse ironicamente la testa
"Sei un caso perso Sephi" Il giovane sorrise e voltando erroneamente lo sgardo si accorse del progetto in fase di costruzione
"A che punto è la zattera?" Yuffie si avvicinò al grosso scafo in legno ormai quasi del tutto completato. Riflettè un secondo prima di rispondere
"Bè, la zattera è praticamente finita, ma dobbiamo ancora procurarci le provviste necessarie. Comunque la partenza non si rimanda, fra 2 giorni ce ne andremo via da questo posto".
L'isola era sempre stata troppo piccola per loro, troppo piccola per i loro sogni e desideri. Bisognava cambiare drasticamente la situazione, e decidere di andarsene sembrava l'unica alternativa possibile. Oltre alla voglia d' avventura che infiammava i due ragazzi, c'erano motivi più profondi.Yuffie era intenzionata ad allargare le sue conoscenze e di certo non lo poteva fare in quella prigione d'acqua su cui stava. Per Sephiroth, invece, trovare quello che gli era mancato per anni era il suo sogno più grande...
Anche se per ragioni differenti, entrambi avevano una sola cosa per la testa in quel momento ed era un desiderio incontenibile...la voglia di fuggire
  
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