Film > Pirati dei caraibi
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Autore: RubyKuro    27/11/2012    2 recensioni
Sparrow alle prese con due sorelle un po' sanguinarie, la sua vecchia fiamma Angelica, e un capitano con strane tendenze. Sopravviverà? Lo scopriremo nel prossimo episodio!
Genere: Azione, Comico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Angelica, Jack Sparrow, Nuovo Personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La sabbia veniva sporcata dalle onde del mare, facendo in modo che la loro aridità svanisse. Il vento soffiava leggero, ma agitava ugualmente il mare e gli alberi che circondavano quell’isola, grande quando 20 perle nere messe a cerchio.   
 
Da lontano, la figura di un una persona distesa, lasciava incuriosire lo spettatore, se ce ne fosse stato uno. Peccato che l’isola dovesse essere desolata, e da quello che pareva, l’uomo disteso, era morto.
 
La sabbia lo copriva, aveva granelli di quella sostanza gialla dappertutto, anche nei baffi. I suoi vestiti erano proprio quelli di un pirata, ma non sembrava fosse molto rispettoso verso il titolo. Un pirata, a morire così, su una spiaggia. Come uno sporco mendicante che si aggirava per le strade di Londra. Non sembrava dormire, non poteva dormire, era impossibile che dormisse sotto quel sole così caldo che non permetteva neanche i respiri, per non parlare della sabbia e degli insetti che probabilmente lo avevano divorato internamente. Quelli erano i Caraibi, e gli insetti li, erano pericolosi come affilatissime spade, che non lasciavano allo sventurato altra sorte che la morte.
 
Comunque, aveva uno strano aspetto quell’uomo, non che fosse strano, ai tempi, che c’era chi si faceva le treccine alla barba o ai capelli, ma lui era conciato male: sembrava avere la matita sugli occhi, e le sue labbra avevano un colore stranamente tetro, i suoi capelli, erano avvolti da una fascia, anche i suoi capelli erano molti, e spesso le sue treccine erano abbellite con piccoli oggettini colorati, dadi, cerchi, perle e pietre, probabilmente preziose. Un peccato che quelle cose andassero tra i suoi capelli, un vero peccato. Vendendoli ci si poteva fare una fortuna.
 
Sembrava.. muoversi.
 
Aprì un occhio con riflesso svelto. Non come una comune persona che si svegliava, era proprio uno scatto il suo. La sua pupilla iniziò a vagare, a sinistra, a destra, su, giù, finché non incontrò qualcosa: una scimmia. Stava stringendo tra le mani una ciocca di capelli dell’uomo, mentre con i dentini piccoli ma aguzzi lo mordicchiava.
 
Scimmia..Pensò alzandosi in fretta e battendo le mani contro i propri abiti per pulirli. L’animale in questione gli rimase attaccato saldamente ai capelli, provocando diverse imprecazioni da parte del cosiddetto “pirata”.
 
“Prima mi tradisci e adesso torni da me?” Disse camminando, senza meta, verso la foresta fitta che stava al centro dell’isola dopo la breve striscia circolare di sabbia. “Non ho intenzione di perdonarti dopo l’ultimo affronto.” Urlò con fare nervoso.
 
La foresta gli si era presentata d’avanti, i suoi occhi sembravano insicuri, ma lui era un pirata, non doveva avere paura, così, pensando più alla sua vita che al suo orgoglio fece un passo indietro. La scimmia gli si era assestata sulla spalla tranquillamente. “Che dici? Entro o non entro?” Diede un occhiata in giro guardandosi in torno per poi incontrare lo sguardo innocente della scimmietta che stava sulla sua spalla a mangiargli i capelli, così fece un balzo indietro. “Fai parlare solo me, sei maleducato. Il tuo padrone non ha saputo educarti.” Dal modo confidenziale che usava per parlare con.. una.. scimmia.. sembrava voler significare che l’uomo pretendeva una risposta.. da.. una.. scimmia.
 
“E va bene, ho capito. Entrerò, ma tu non provare a seguirmi.” Sbottò facendo scendere l’animaletto dalla sua spalla con un leggero colpetto, che però doveva essere doloroso per quell’essere.
 
Socchiuse gli occhi tirando fuori un sospiro e si inoltrò oltre la buia foresta, nonostante fosse pieno giorno e il sole spaccava le pietre.
 
Le liane, le foglie di palma, gli alberi, i serpenti, etc.. non facevano altro che intralciare il cammino del pirata “orgoglioso”, che li superava con difficoltà, anche per colpa della sua camminata strana, infatti, teneva le braccia piegate, e faceva alle volte grandi passi, altre piccoli, e poi muoveva sinuosamente i fianchi, quella non era una camminata da pirata.
 
Dannata scimmia, non mi ha seguito.Si disse, mentre con una delle sue mani spostava un pezzo d’erba davanti i suoi occhi che non gli lasciava una visuale appropriata, anche se oltre quegli alberi, ce ne erano ancora, e ancora, e probabilmente lui era l’unico in tutta l’isola.
 
“C’è nessuno?” Dopo vari minuti di percorso, capì che non c’era niente che poteva fare e che forse sarebbe dovuto rimanere sulla spiaggia. “C’E’ NESSUNO?” Urlò poi, aspettando che una voce salvatrice lo .. aiutasse, forse.
 
Sembrava che qualcosa si muovesse tra le liane, sperava in ogni lingua che quell’essere che provocava il movimento, non fosse qualcosa di più mostruoso e cattivo degli insetti, appunto, di quell’isola. Non aveva armi con sé, così decise di nascondersi dietro un albero, il più grande albero, peccato che, il più grande arbusto, fosse proprio dietro le spalle del cespuglio che si muoveva misteriosamente. Che disdetta.
 
“Avanti, esci fuori!” Disse col tono in rimorso per averlo fatto. “Ho una pistola e non ho paura di usarla!” Si sciolse appena, gesticolando freneticamente e senza un vero motivo. “Tranne che vuoi la vita salva, allora potremmo discuterne come bravi uomo - bestia.”
 
Delle dita sbucarono fuori dall’enorme cespuglio, e sembravano stranamente femminili. Ma li erano ai Caraibi, poteva anche essere un pirata con i pantaloncini stretti e corti, e la camicia legata sopra l’ombelico, oppure un coccodrillo che aveva staccato le mani ad una fanciulla dalle belle mani e li aveva attaccati come guanti. Non c’era poi tanto da stupirsi.
 
Le dita cercavano di aprirsi un varco per passare, sembrava proprio che volessero andare proprio contro lui, o quasi, in realtà era la sua fantasia che stava vagando per mari e monti.
 
Il varco si aprì, e due gambe lunghe sbucarono fuori, seguiti da un busto snello, ma non esageratamente magro, più che altro normale, e da un viso a dir poco.. angelico..
 
Angelica? Oh, quella brava donna, chissà dov’è adesso.
 
Anche se sembrava essere proprio un maschiaccio dall’aspetto. Aveva dei lunghi capelli ricci, neri, e legati solo alla fine, le arrivavano alle ginocchia di quanto fossero lunghi. Gli occhi erano celesti, e nero e azzurro andavano d’accordo in modo di-vi-no. Le labbra leggermente carnose, il naso piccolo, lineamenti delicati. A dir poco una fanciulla splendida.. se non fosse stato per gli abiti e le maniere.
 
Indossava dei pantaloni corti,  sulle ginocchia, che le arrivavano sull’ombelico, dentro una camicia bianca come la neve, seguita da una collana con una croce d’oro centrale, e in fine, portava degli stivali, probabilmente consumati dal tempo.
 
“Chi sei?” Chiese con una smorfia sul viso mentre poggiava la sua spada al terreno, e si reggeva su un albero squadrando da capo a piedi l’individuo, intruso forse.
 
L’uomo capì che doveva avere non più di 15anni, e che quella spada non gli si addiceva più di tanto, anche perché nel posarla, sbuffò appena, forse il peso l’aveva stancata, forse l’aveva rubata per posarla da qualche parte. “Cos’è, adesso non diamo neanche più del voi ai maggiori?” Esclamò con una risata ironica sul volto, mentre camminava intorno alla ragazza, e all’albero a cui era poggiata.
 
“Va bene..” Chiuse gli occhi reggendo il peso sulle gambe, piegandosi velocemente su di esse e mettendosi eretta. “Signore, come volete essere ucciso? Pistola o spada? Lascio a VOI la scelta.” Sottolineò il VOI con un leggero accento d’ironia, per poi prendere la spada e riposarla sulla spalla.
 
“Oh, ma che divertente.” L’uomo si piegò sulle gambe per toccare poi terra e stendersi, avvicinando il viso al tronco di un albero con un buco alla base. Probabilmente li dentro c’era qualcosa che lo aveva incuriosito, forse una nocciolina.
 
Colpita nell’orgoglio, la giovane, puntò la spada contro il pirata, e la tirò nella sua direzione, ma lui, si scostò energicamente rimanendo con le spalle all’albero. (?) “Mancato.” Bisbigliò piano, guardando la mira precisa della ragazza, che poco prima aveva sfidato con una specie di provocazione.
 
“Chi siete, signore.” Ripeté nervosa tirando la spada fuori dal terreno, e porgendogli la mano, con un sorriso disegnato in viso, con un so che di malefico.
 
Vuole staccarmi la mano?Pensò assumendo un’espressione incuriosita, poi, però, la prese e si tirò su. Dentro l’albero non c’era niente, che sembrava, averlo colpito più di tanto. “Io sono Jack Sparrow.” Tirò il petto in fuori, e si mise in una posizione autorevole, che però non durò molto, dato che poco dopo tornò alla posizione strabica.
 
“Chi?”
 
 
Crack
 
 
Crack
 
 
Crack
 
 
“Tutti conoscono il capitan Jack Sparrow, è impossibile che una bamboccia come te non mi conosca.” Si pentì amaramente delle sue parole, soprattutto dell’aggettivo poco carino che aveva attribuito alla ragazza. Fece un passo indietro, quasi spaventato, per poi rimanere con le spalle a contatto con il legno, non esattamente giovane dell’albero che nascondeva un qualcosa dentro.
 
Chinò lo sguardo, e afferrò nuovamente la spada, camminando ombrosamente verso l’uomo. Alzò le braccia, entrambe le mani reggevano l’impugnatura, e la sferrò contro l’intruso.
 
La spada aveva un bell’aspetto: l’elsa era completamente in oro, il pomolo con un rubino al centro, la manica in oro massiccio, con una gabbia metallica a girare, la guardia, e per finire la coccia, adornata da diversi diamanti.
 

L’uomo sorrise, per poi accasciarsi al terreno, mezzo morto.

-

 

“Capitano, nostra missione è ritrovare, Jack, Sparrow.” Trillò una voce con l’accento spagnolo. “E dopo, lei potrà riprendere quello, che, è, suo.” Angelica si sedette sulla sedia accavallando le gambe. “E io potrò prendere quello che s’è mio.”
 
L’uomo dai capelli lunghi, indossava delle cose tremendamente attillate, che non sto a descrivervi. Tutto quello che faceva era effemminato. Tutto quello che diceva era pronunciato con la voce da diva. Il suo modo d’atteggiarsi, era, molto, gay. “Tesoro, lo so, lo so.” Sorrise sicuro di se portando alla bocca il calice d’oro, pieno d’acqua.
 
In realtà i suoi piani erano ben diversi da quelli pattuiti. Entrambi volevano la stessa cosa: il capitan Jack Sparrow. Lui finse semplicemente di volere una cosa che apparteneva al capitano, un bracciale, il bracciale della morte, comunque, non era il suo unico obbiettivo: voleva l’oggetto e il proprietario.
 

Quel bel maschione. Diceva tra se e se quando si trovava a pensare al capitan Jack Sparrow, il suo amato capitan Jack Sparrow.
 
-

 

“Signore? State bene?” Chiese una voce soave e dolce. Una fanciulla dai lunghi capelli neri, lisci, stava seduta sulle ginocchia mentre curava premurosamente Sparrow. Aveva preparato una striscia di stoffa bagnata che poi aveva posato sulla fronte del capitano. “Mi sentite?”
 
L’uomo aprì gli occhi. Aveva il capo posato sulle gambe della ragazza da gli occhi smeraldi e il viso angelico. Guardandola bene si poteva notare la palese somiglianza con l’altra ragazza, quella di prima, che l’aveva colpito. Erano entrambe molto belle, ma un pizzico di femminilità e dolcezza non disgustava di certo. Un isola di Dee?
 
“Non consumarti con quell’uomo, lascialo morire la.” Commentò acida l’altra dagli occhi blu mare. Non sembrava aver preso in simpatia il capitano, che fingeva di star male per approfittare delle gambe snelle della giovane. “Ti preoccupi troppo per quel tipo.”
 
Sarà pure bella, ma è odiosa la ragazza.
 
La più piccola, occhi smeraldi, continuava a preoccuparsi per l’uomo, che se la prendeva comoda. “E’ una persona come noi, non è giusto che lo tratti così Scarlet!”
 
Scarlet? Che bel nome, si abbina al suo viso, non alle sue maniere.
 
“Per me è solo un maniaco!” Arricciò la bocca e fece una smorfia snervata, poi diede le spalle ai due e continuò a fare quello che stava facendo: tagliare la legna.
 
“Signorina, Scarlet ha ragione. Non dovreste essere così disponibile con tutti!” Il suo tono sembrava troppo amichevole. Troppo, troppo, amichevole.
 
La più grande sfilò la spada dal terreno con agilità e la puntò nuovamente al collo dell’uomo. “Chi vi ha detto che potete chiamarmi Scarlet? E soprattutto, come vi permettete a dire a mia sorella che è troppo disponibile?” Sbarrò gli occhi verso l’altro.
 
Dove sono finito?“Non intendevo quello che pensate,” cercò di scusarsi in qualche modo, mentre indietreggiava impaurito “dicevo solo che vostra sorella dovrebbe stare più all’allerta!”
 
“Mia sorella vi coccola solo perché sembrate essere venuto da qualche nave, vi ucciderà alla prima occasione. L’unica cosa che vuole è incontrare quello stupido principino che l’ha sedotta, per poi ucciderlo, e per farlo ha bisogno di una guida. Non vi siete chiesto per quale motivo non vi ho ancora ucciso o non l’ha fatto lei? Le servite.”
 
Crack

 
Crack

 
Crack

 
Sono così deluso. Sono delle vere streghe queste qui.
 
Sbuffò deluso. “E io che speravo che questa bellissima fanciulla fosse davvero gentile.. comunque, perché non mi spiegate un po’ perché state qui? Tanto morirò tra poco.” Certo..
 
“Perché dovremmo? Non ci conosciamo, e io, non ho alcun interesse a dirvelo, poi non so Violette.” Sbottò irritata, come sempre, la più grande, mentre si lasciava cadere sulle gambe, sedendosi poi.
 
La più giovane socchiuse gli occhi e si sedette accanto al capitano. “Beh, tempo fa..”
 
Tempo fa due fanciulle, ancora in età tenera, 6 e 8 anni, furono abbandonate su un’isola deserta. I genitori, pirati, furono condannati a morte per tradimento, così, la famiglia dei Woodenleg fu distrutta dai Pantani, famiglia ormai estinta.
Qualcuno pensa che ci sia ancora un erede, ma la storia è talmente sbiadita che ormai nessuno più ci crede.
 
“Oh, io conosco i Pantani.” Improvvisò di colpo Sparrow.
 
Le ragazze iniziarono a guardarlo male, dal loro sguardo si poteva chiaramente vedere il risentimento soppresso di tanti, tanti, tantissimi anni. I loro occhi, semiaperti, dicevano più di quello che le parole potessero esprimere. “Che rapporti avete?” Chiese la più fredda.
 
“I Pantani perseguitano mio padre da non so quanto tempo, anche se non so se mio padre è ancora vivo.. in ogni caso, loro cercano questo.” Alzò il braccio destro e mostrò alle giovani ragazze il bracciale di perle nere unite da una cordicina d’oro e con centralmente un rubino. “Il braccialetto. Non so nemmeno a che serve, me l’ha dato mio padre quand’ero ancora bambino, ma questi Pantani neanche lo sapevano che lo tenevo io. Quegli stupidi.”
 
Scarlet, tenne fermo il polso di Sparrow e guardò bene il bracciale. “Sapete per caso se c’è un bracciale simile e che ha qualcosa a che fare con il vostro?”
 
“In realtà ne so poco e niente. Sembra che ci sia un altro bracciale, un po’ diverso, e che insieme formino qualcosa.. ma non so altro.” Incrociò le gambe e le distese, poggiò le spalle sull’albero e socchiuse gli occhi. “Posso dormire? Sono stanco.”
 
La più grande lo prese dall’orecchio. “Lo vedi?” E gli mostrò il bracciale, identico, solo di perle bianche unite da oro bianco, con al centro un grosso diamante. “Dobbiamo trovare questi Pantani, se ancora esistono, prima voglio sapere a che servono questi bracciali, poi lo uccido.”

  
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