Videogiochi > Guild Wars
Ricorda la storia  |      
Autore: Hi Fis    27/11/2012    1 recensioni
One shot che coinvolge alcuni avventurieri di Guild Wars 2 in una situazione originale, descrivendone brevemente personalità e manie durante una notte senza luna; e di una bambina in fuga.
Genere: Avventura, Azione | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Fear not this night. You will not go astray. Though shadows fall still the stars find their way.
Non temere questa notte. Tu non ti perderai. Sebbene le ombre cadano, le stelle tuttavia trovano la loro strada.
 
Da quanto fuggiva? Minuti? Ore forse? Da quanto tempo si era lasciata la fattoria alle spalle? Amelia non lo ricordava quasi più. Mentre le sua gambe si facevano ad ogni passo più pesanti e i suoi rapidi respiri si trasformavano in acuta agonia, lei sapeva che non sarebbe riuscita a sfuggire da questa notte, da questo... orrore. Ma pur sapendo questo, lei stava correndo, spingendo il suo giovane fisico al limite estremo della sopportazione, fuggendo sotto il cielo senza luna e i boschi di Gendarran: vincolata dal terrore a mettere un piede di fronte all'altro, obbligata a soffrire. Perché era successo? Perché proprio a lei e alla sua famiglia? Nemmeno i pirati si erano mai avventurati così in profondità nel territorio.
Ma ciò che erano giunto dal fiordo questa notte, senza avviso e senza motivo, era stato molto più spaventoso perfino di una torma di centauri selvaggi.
 
Awaken from a quiet sleep. Hear the whispering of the wind.
Risvegliato da un quieto sonno. Odi il sussurro del vento.
 
Anche se c'e silenzio attorno a lei, e solo il rumore del suo cuore e dei suoi passi le riecheggia nelle orecchie, Amelia sa che la stanno inseguendo: sa che Loro non hanno ragione di fermarsi. Sa... che Loro non hanno alcun motivo per non cacciarla.
I suoi piedi nudi scivolano sulle foglie e sul terreno umido e per un momento Amelia inciampa, strisciando il tronco di un albero con la spalla: Amelia accoglie il dolore di quella ferita, che scaccia in parte i ricordi e il terrore che essi provocano. E mentre continua a correre, le sue orme di bambina vengono coperta da altre, ben più mostruose, che si fanno ad ogni passo più vicine.
  
Awaken as the silence grows in the solitude of the night.
Risvegliato mentre il silenzio cresce nella solitudine della notte.
 
○○○
 
Darkness spreads through all the land and your weary eyes open silently.
L'oscurità si diffonde attraverso tutta la terra e i tuoi occhi stanchi si aprono silenziosi.
 
"Dimmi Ashenbones, sai cosa sta facendo?"
Il fuoco è buono nell'oscurità di questa notte e il pasto caldo appena consumato scioglie la fatica della dura giornata. Korwanna Whiteraven appoggiata languidamente i suoi tre metri di altezza contro il tronco di un vecchio albero, le cui fronde hanno offerto riparo al gruppo per la notte. I suoi occhi, viola e intensi, hanno smesso da tempo di interrogare il cielo senza trovare risposta e la sua maschera di orrore zannuto, bianca e oro, riposa appoggiata dolcemente nel solco ampio dei suoi seni. Dall'altra parte del falò, i lineamenti felini di Renk Ashenbone seguono il suo sguardo, tenendo stretta fra le labbra una pipa fumante. Fra le due paia di corna che sorgono dalle sue tempie, esattamente in mezzo alla fronte, il muscoloso uomo felino esibisce una pietra simile ad un carbone ardente, che fluttua alimentata dai potere del mago. Renk piega le labbra in una specie di sorriso sprezzante, mentre inala i fumi acri del suo tabacco, penetranti come limatura di ferro bollente:
"Alcuni si muovono durante il sonno. Altri, invece, parlano." commenta con voce grave, fermandosi un attimo per controllare il filo alle sue daghe adamantine, grandi e spesse quanto mannaie.
"Ma solo un Asura scrive durante il sonno." conclude il Charr tigrato, soddisfatto del suo lavoro.
E poco distante dal falò, proprio un Asura, basso come un cespuglio e con l'elmo storto sopra la faccia, dorme con la pancia all'aria e la bocca aperta, mettendo in mostra la lingua e la chiostra dei suoi piccoli denti appuntiti. Anche se i suoi occhi sono indiscutibilmente chiusi, la sua mano impugna comunque una penna e con movimenti precisi e determinati traccia complicati glifi geometrici su di un libriccino piccolo e consunto.
Ma quando nel silenzio della notte, un ciocco ardente si spacca con un secco rumore, generando una torre di scintille che si innalzano nel cielo, il piccolo Asura si rizza a sedere: il movimento improvviso gli ha fatto cadere l'elmo, rivelando il suoi capelli neri e sparati come un fuoco d'artificio. Quei capelli danno alla grossa testa dell'Asura l'aspetto di un rapa gigante di colore livido, sui cui lati qualcuno ha appeso orecchie penzolanti grandi quanto padelle: Korwanna ne nota perfino i bordi frastagliati, come se al piccolo Asura fossero rimaste chiuse fra due porte. Voglie chiare come lingue di fumo risalgono dalle spalle della creatura che non le arriva al ginocchio, facendo risaltare un unico grande orecchino sul lobo destro che cattura la luce del falò:
"Tritok, scolaro golemesteir del nobile collegio della Statica di Rata Sum. Molto lieto di incontrarvi." enuncia tutto di un fiato l'Asura con una vocetta acuta, allungando un tozzo arto coperto da una scintillante corazza color cobalto e oro, con uno strano disco fluttuante all'altezza della spalla.
"Infiammabile o combustibile? Non ricordo, maestro Bonk." dice ancora l'Asura, prima di ricadere all'indietro sulla sacca delle armi che gli fa da cuscino, riprendendo poi subito a scrivere sul suo libretto. La grande Norn e il Charr lo guardano dormire incuriositi, prima di concedersi un sorriso divertito.

Sunsets have forsaken all the most far off horizons.
I tramonti hanno dimenticato tutti i più lontani orizzonti.

La notte è ormai al culmine attorno a loro e la Norn rilassa le sue labbra seducenti, preparandosi al sonno: la sua grande mano afferra la bandana che contiene l'onda scura dei suoi capelli e se la fa scivolare sugli occhi, preparandosi anche lei al riposo. Come in risposta ai suoi desideri, le pietre rosate della sua armatura, che levitavano legate al suo vestito con una catena dorata, riducono la loro luminosità e si posano dolcemente a terra.
"Dolci visioni, Renk." sussurra la Norn prima di abbandonarsi al sonno. Il Charr non risponde, troppo concentrato sul filo delle sue daghe per sentire qualcos'altro attorno a lui.
 
Nightmares come when shadows grow.... eyes close and heartbeats slow.
Gli incubi giungono quando le ombre crescono... gli occhi si chiudono e il battito rallenta.
 
○○○
 
Fear not this night. You will not go astray. Though shadows fall still the stars find their way.
Non temere questa notte. Tu non ti perderai. Sebbene le ombre cadano, le stelle tuttavia trovano la loro strada.
 
Creature come quelle ... Amelia non ne aveva mai viste. Erano arrivate, semplicemente, mentre stavano per cenare tutti assieme, accompagnati da un refolo di vento che aveva portato fino alla loro casa un odore salmastro. Quando una delle cose aveva sfondato la porta d'ingresso, Amelia era stata colpita dal fetore che emanava: pesce guastato al sole, terra umida e salamoia. Era stato il fetore, così intenso da farle lacrimare gli occhi, a tradire la loro terribile... estraneità al mondo che Amelia conosceva fino a quel momento. Il fetore, prima ancora che spiasse le loro fattezze orripilanti da dietro suo padre. Dopo non c'era stato più tempo per pensare: non dopo che una di quelle cose aveva infilzato suo padre e sua madre l'aveva sollevata da terra cercando una via di fuga attraverso la porta della cucina. Non c'era stato tempo per pensare, quando una di quelle cose aveva afferrato sua madre per i capelli e l'aveva trafitta con la sua spada. Non c'era stato tempo per altro che fuggire.
E ora, Amelia sentiva che la fine si stava avvicinando rapidamente: le sue energie erano ormai finite e la paura non riusciva quasi più a sostenerla.
"Morirò qui?" si chiese Amelia, immergendo un piede nel fango.
 
And you can always be strong. Lift your voice with the first light of dawn
E puoi sempre essere forte. Innalza la tua voce con la prima luce dell'alba
 
Il canto di un uccello arrivò fino a lei, perfino in quella tenebra. Perfino con tutto quel terrore che aveva nel cuore.
Cosa mai cantava un uccello a quell'ora e in quelle tenebre? Forse era stata lei a spaventarlo. Se almeno avesse avuto anche lei delle ali con cui fuggire, pensò amaramente la bambina. Ma il canto non si allontanò da lei: anzi, sembrava ora più vicino.
Amelia sentì perfino lo spostamento d'aria mentre... qualcosa le passava vicino alla guancia, riempiendo le sue orecchie del trillo allegro del volatile. Ma Amelia sentì anche qualcos'altro: il rumore di qualcosa dietro di lei che cadeva, rotolando e lamentandosi.
E quel fetore...
Correndo di nuovo ora, con un'energia disperata che non credeva di possedere, Amelia raddoppiò i suoi sforzi, capendo, comprendo fino in fondo, di non voler morire. Non ancora, non stanotte e non per mano di una di quelle cose. Ma era così stanca. Così tanto stanca: quando il suo piede inciampò in una radice, Amelia non poté evitare di perdere l'equilibrio. E già protese le sue braccia in avanti, aspettando di cadere e riempirsi la bocca di terra, non accorgendosi di stare già piangendo. Non accorgendosi di essersi arresa.
Ma, invece di cadere, Amelia sbatté. Il suo giovane corpo colpì con violenza... qualcosa che la bambina non aveva visto coi suoi occhi pieni di lacrime. Qualcosa di duro come il legno della quercia vicino alla sua fattoria. L'odore di fiori e di bosco le riempì le narici mentre Amelia capì di aver colpito non una cosa, ma qualcuno.
 
Dawn is just a heartbeat away. Hope is just a sunrise away
L'aurora è lontana solo un battito. La speranza è lontana solo un'alba
 
Meravigliata, Amelia alzò lo sguardo, ignorando il pulsante dolore che aveva sulla fronte, laddove aveva sbattuto: di fronte ai suoi occhi era apparsa una visione da sogno.
Suo padre gliene aveva parlato e così anche sua madre: i Sylvari, i figli del Bianco Albero. Piante e persone allo stesso tempo, che da soli venti anni si erano affacciati al mondo dalle profondità dei loro boschi. Curiosi, reclusivi, strani e intraprendenti: questo si diceva di loro, ma per Amelia erano state sempre notizie di seconda mano, perché fino a quel momento non ne aveva mai visto uno. Dalle curve che aveva sul petto e dalle linee del suo corpo, Amelia credette che fosse una femmina, ma era difficile capirlo: la persona era coperta completamente da una spessa corteccia avorio e marrone come il legno delle betulle, piena però di corna e punte aguzze come la corazza di un cavaliere. Solo il viso e le mani, quelle mani che avevano fermato la sua corsa capì Amelia, erano scoperte, ed erano di uno strano colore malva, con linee luminescenti che attraversano la trama della carne come vene dorate. La sua testa era coronata dal cappello di un enorme fungo pallido, punteggiato con macchie azzurre e d'oro, che oscurava con i suoi bordi i lineamenti della Sylvari. La creature era alta, realizzò Amelia, più alta perfino di suo padre. Da sotto l'orlo del fungo,due occhi la fissarono, occhi nei quali non c'era sclera, ma solo un'iride cangiante come la spuma del mare a circondare una pupilla piccola come la capocchia di uno spillo. I suoi lineamenti erano gentili, e a parte il setto sul labbro inferiore e il bocciolo scarlatto che le stava gemmando dalla guancia sinistra, la creatura aveva un aspetto molto... umano.
"Quando si urta qualcuno, anche senza volerlo, è buona educazione chiedere perdono." disse la creatura, con una voce armonica e sognante, che rafforzava la sua apparente femminilità.
Di fronte al silenzio di Amelia, l'essere continuò:
"Io sono Amànyta del popolo Sylvari. E questa è Silat." disse la donna albero, indicando una figura alla sua sinistra: seguendo quel gesto con lo sguardo, ad Amelia si gelò il sangue nelle vene.
 
Distant sounds of melodies darting through the night to your heart.
Suoni distanti di melodie, lanciati attraverso la notte fino al tuo cuore.
 
Tanto la Sylvari era apparsa ad Amelia etera e benigna, tanto l'altra figura che uscì dalle tenebre al suo fianco sembrò alla bambina come il parto di un incubo e della tenebra. Era una donna anch'essa, dalla pelle scura come l'ebano, vestita come i popoli del sud.
Le sue forme magre erano cinte da una vestito leggero che odorava di magia e terra umida e lasciava scoperto il busto e le braccia della donna: solo una striscia di tessuto verdastro ne copriva il petto, mentre dei bracciali di pelle lavorata e argento nascondevano gli avambracci. La donna, Silat, aveva solo gli spallacci corazzati, di un metallo nero come la notte e ornati da rune spettrali.
Ma era stato il volto della donna a spaventare più di tutto la bambina: sotto una chioma di capelli castani e acconciati in sottili trecce sulle tempie, il suo volto era coperto con una tinta bianca come le ossa, che sfiguravano la sua faccia in un teschio disseccato: solo i suoi occhi, due perfetti laghi verdi, ne tradivano l'umanità. Amelia occhieggiò la figura, notando anche l'ascia argentata che portava legata alla vita, il corno da guerra che pendeva dalla sua cintura, e la staffa nera e argento che la donna impugnava saldamente. Amelia sapeva che cosa fosse quella donna: il pendente che portava al collo, raffigurante il dio dei morti Grenth, con indosso la sua maschera di teschio, ne svelava la vera natura. Silat era infatti una negromante, una di quegli stregoni che piegavano i morti al proprio volere.
"Non devi avere paura di lei. Anche se il suo aspetto può spaventarti, il suo cuore è puro." disse Amànyta. La Sylvari si chinò di fronte a lei, emettendo il lieve rumore del legno piegato dal vento: solo in quel momento Amelia notò l'arco che aveva posato a terra, che sembrava fatto di fiori di campo intrecciati.
"Resta dietro di me, ora." le disse in un tono molto serio. Amelia non dovette chiedere cosa intendeva, perché mentre la Sylvari la spostava dietro di lei, altri di Loro arrivarono nella radura.
 
Auroras, mist and echoes dance in the solitude of our life.
Le aurore, la nebbia e gli echi danzano nella solitudine della nostra vita.
 
Sopraffatta come era stata dalla sorpresa per il suo nuovo incontro Amelia aveva dimenticato: la bambina aveva dimenticato di non essere affatto al sicuro. Sarebbe stato quell'errore a costarle la vita?
La Sylvari e l'Umana aveva tutta l'intenzione di dimostrarle il contrario: Amànyta avanzò impavida, frapponendosi fra lei e Loro, sfoderando la grande spada che portava legata sulla schiena. Osservando quell'oggetto, Amelia non poté fare a meno di spaventarsi: era una spada strana e terribile che stonava con la donna albero: invece di corteccia e spine di rovo, quella spada era di metallo dorato, con gemme purpuree ad adornarne la lama. Fulmini violetti guizzavano fra l'elsa a forma di disco e la gemma sulla punta della spada, tronca e piatta, e laddove avrebbe dovuto esserci il filo, sottili saette ne prendevano il posto: la Sylvari impugnò l'artefatto con una sola mano squadrando la torma abominevole di fronte a sé.
E la torma restituì il suo sguardo.
 
Pleading sighing arias gently grieving in captive misery
Arie supplichevoli e singhiozzanti piangono dolcemente in malinconie senza uscita
 
Mentre Amelia li osserva, Silat, pone una mano sulla sua spalla: sotto la sua presa forte, ad Amelia sembrò di venire schiacciata.
"Non temerli, ma osservali. Osserva e imprimiti nella memoria il loro aspetto: Loro sono il nemico." La voce della negromante era riarsa e vibrante e parlava ad Amelia di oscurità ed eterno silenzio. Ma Amelia obbedì comunque a quella richiesta: era il minimo che potesse fare, dopotutto, onorare la sua famiglia imprimendosi nella mente i volti dei suoi assassini. Nella notte, il loro aspetto abominevole feriva l'anima ancora più del loro odore: corpi gonfi d'acqua e pieni di vesciche, con i lineamenti idropici degli affogati. Corpi sfigurati e piegati, dalla pelle grigiastra dei morti. Corpi che un tempo erano stati d'uomo, ma che ora rigettavano liquido da ogni apertura, mentre stracci luridi coprivano le loro forme devastate. Cocci, schegge di legno e coralli ornavano quelle carcasse, che brandivano ancora le armi con le quali erano morti ed erano precipitati sul fondo del mare, condannati a rimanervi fino a quando un maleficio non li aveva richiamati alla Terra.
La Torma urlò loro addosso, e fu un urlo di agonia e pena, di terrore infinito e della morte di ogni speranza: solo la mano sulla sua spalla impedì ad Amelia di ricominciare a fuggire.
 
Darkness sings a forlorn song yet our hope can still rise up
L'oscurità canta una disperata canzone, ma la nostra speranza può ancora risorgere
 
"Ascoltatemi, schiavi di Zhaitan!" gridò contro di loro Amànyta, rispondendo al loro urlo con il suo, puntando contro di loro la sua grande spada: col suo grido ottenne il loro silenzio.
"Ogni vita ha diritto a crescere: il bocciolo è fratello dell'erba. La diversità è cosa buona, poiché il confronto che da esso deriva è sano. A nessuna vita dovrebbe essere tolto il diritto di prosperare, nemmeno alla più piccola." dicendo questo, la Sylvari gettò un'occhiata ad Amelia da sopra la sua spalla.
"Anche questo mantiene l'equilibrio del mondo. Ma ciò riguarda solo i vivi: voi non avete il diritto di esistere. Questa notte, io seppellirò nuovamente i vostri corpi. " ruggì la Sylvari, lanciandosi sulla torma con la spada levata e un sorriso selvaggio sulle labbra.
 
Nightmares come when shadows grow. Lift your voice, lift your hope!
Gli incubi giungono quando le ombre crescono. Innalza la tua voce, innalza la tua speranza!
 
○○○
 
Fear not this night. You will not go astray. Though shadows fall still the stars find their way
Non temere questa notte. Tu non ti perderai. Sebbene le ombre cadano, le stelle tuttavia trovano la loro strada.
 
Attorno al falò, Ashenbone è l'unico rimasto sveglio: sotto la sua pelliccia tigrata e la sua sete di sangue, il Charr possiede una singolare sensibilità, che cerca di celare il più possibile. Ed è a causa di questo che non vuole ancora dormire: Ashenbone non vuole far trovare il campo immerso nel sonno quando le due torneranno dalla perlustrazione. Per questo controlla ancora e ancora il filo delle sue daghe adamantine, per passare il più possibile il tempo.
"Quelle due..." sospira il Charr, mettendo altro tabacco di radici nella sua pipa di legno di rosa e assaporandone una lunga boccata.
Molto tempo è passato da quando le femmine hanno ottenuto pari diritti fra i Charr, ma nel suo sangue Renk sente ancora il bisogno antico di proteggerle. Sciocche tradizioni quelle, senza dubbio, ma è comunque difficile scordare le leggi più ataviche dei suoi antenati, anche quando queste diventate assolutamente superflue. Renk sa che quelle due non hanno mai avuto bisogno di protezione, anzi, sono state loro a salvarlo, quando lui e il suo gruppo fu sopraffatto dai morti, ormai tanti anni fa. Fu la gratitudine allora a spingerlo a lasciare la Legione di Sangue, l'unica famiglia che avesse conosciuto fino ad allora, per seguirle nella loro gilda.
Con un sospiro, il Charr afferra la sua pipa, su cui è impresso il loro simbolo: una rosa che brucia in una fiamma, un emblema che comincia a essere noto e rispettato fra le varie gilde, per quanto poche siano le persone che lo sventolano come proprio. Tuttavia, il duro lavoro, il coraggio e le loro armi hanno ripagato i loro sforzi con onori, denaro e armi più letali, ma il Charr a volte si chiede se tutto questo sarà abbastanza per abbattere Zhaitan, l'antico drago che muove i morti a suo piacere e fa risorgere le isole dal mare.
"Siamo ancora troppo pochi." sussurra Renk.
Ma questo non è necessariamente un male: in una Gilda piccola e coraggiosa come la loro, ciò vuol dire che sono più che mai uniti, a differenza della Legione da cui proviene.
 
And though the night skies is filled with blackness, fear not! Rise up, call out and take my hand!
E sebbene il cielo notturno sia pieno di oscurità, non temere! Alzati, chiama e prendi la mia mano!
 
Il suono di un corno da guerra trafigge il silenzio della notte: Renk è in piedi in un istante, rinfoderando le sue daghe e ascoltando i rumori della notte. Il corno suona ancora, una, due volte ancora, segnalando l'adunata.
Amànyta e Silat hanno incontrato il nemico. Chissà se rimarrà qualcosa anche per loro, quando le raggiungeranno, riflette il Charr. Renk si guarda attorno: Korwanna e Tritok sono già svegli e nel mezzo dei preparativi. La possente Norn si allaccia nuovamente la sua maschera sul volto, stringendosi le due spade alla cintura.
"Detesto combattere di notte. " Commenta la Norn. "Chiunque siano, assaggeranno la mia furia."
"Sembra che avremo molti bookah a cui impartire una lezione, mhh?" commenta il piccolo Asura, calcandosi l'elmo sulla testa: Tritok si stringe gli scarponi, le sue pistole già infilate nella sciarpa che porta legata attorno alla vita, mentre il suo fucile è già carico poco distante."Ma riusciranno a impararla, questa volta?" completa con un ghigno che fa scintillare i suoi piccoli denti da squalo.
"La carne morta, deve imparare a stare ferma." Recita Renk, legandosi la sua staffa sulla schiena.
Come un solo essere, Renk, Tritok e Korwanna si gettano poi nella foresta, ansiosi di arrivare alla battaglia che le loro compagne hanno già iniziato.
 
Fear not this night! You will not go astray. Though shadows fall, still the stars find their way!
Non temere questa notte. Tu non ti perderai. Sebbene le ombre cadano, le stelle tuttavia trovano la loro strada!
 
Fear not this night! You will not go astray. Though shadows fall, still the stars find their way!
Non temere questa notte. Tu non ti perderai. Sebbene le ombre cadano, le stelle tuttavia trovano la loro strada!
 
And you can always be strong. Lift your voice with the first light of dawn!
E puoi sempre essere forte. Innalza la tua voce con la prima luce dell'alba!
 
Dawn is just a heartbeat away.... Hope is just a sunrise away....
L'aurora è lontana solo un battito... La speranza è lontana solo un'alba...



Lo spunto per questa one shot mi è arrivata inizialmente in sogno: inizialmente, solo Amànyta e Amelia facevano parte del racconto, ma pur essendo una one shot su Guild War2, e nonostante il fatto che non ho mai giocato ad esso, altri personaggi hanno insistito per fare la loro comparsa durante la stesura. Come potete immaginare, questo pezzo è stato fortemente influenzato dall'ascolto di "Fear not this night" di Jeremy Soule che a quanto ho capito fa da colonna sonora al videogioco. Mi sono permesso di aggiungere il testo della canzone alla mia oneshot, così come la sua traduzione e ne consiglio l'ascolto.
Spero che vi sia piaciuto! E ascolterò con interesse qualunque commento vorrete fare.

  
Leggi le 1 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Videogiochi > Guild Wars / Vai alla pagina dell'autore: Hi Fis