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Autore: terry_love    27/11/2012    4 recensioni
Questa one shot ha come protagoniste Calliope e Arizona. Entrambe hanno sedici anni, quindi risultano davvero molto tenere e sono inconsapevoli del loro destino.. A narrare la vicenda è Calliope, che introduce la storia esprimendo il suo stato d'animo, riguardo l'inizio del nuovo anno scolastico. Non voglio aggiungere altro... Buona lettura... ;)
Genere: Fluff, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: FemSlash | Personaggi: Arizona Robbins, Callie Torres
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Prima dell'inizio
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Ormai questo era il terzo anno che vivevo di nuovo le emozioni del primo giorno di scuola al liceo. Come al solito ero agitata, questa era una delle mie caratteristiche che continuava a persistere. Ciò che mi faceva arrabbiare però, era proprio il fatto che non c‘era bisogno di essere agitata, perché era solo l‘inizio del mio terzo anno di liceo, niente di nuovo o di preoccupante. Mi ero alzata di buon ora per potermi preparare e avevo bevuto un buonissimo caffè fatto da me, mi serviva proprio, altrimenti non potevo immaginare come avrei fatto a sopravvivere quel giorno, pensai in modo esasperato al fatto di essere così agitata. Naturalmente il caffè non credo avrebbe potuto aiutarmi, se non il contrario.. Uscii di casa vestita normalmente: un paio di pantaloni ben stretti e neri e una maglia blu con una giusta scollatura che metteva in risalto il seno, naturalmente non facevo come le altre mie compagne che si preparavano come chissà quale evento fosse quel primo giorno. Dopo aver indossato il giubotto mi incamminai a piedi con addosso la mia agitazione, la scuola non era lontana. Arrivata di fronte al grande edificio, c‘era una marea di gente, moltissimi ragazzini nuovi che avrebbero dovuto frequentare il primo e tante altre persone degli altri anni. Con un pò di fatica trovai nella folla le mie compagne di classe, dico compagne perché eravamo una classe di ben 25 ragazze. Naturalmente la maggior parte se ne lamentava di questo, perché avrebbero voluto la presenza di qualche ragazzo, ma io non avevo problemi di questo genere, perché ero a mio agio e ci stavo bene. Ovunque mi girassi sentivo risate, risatine, chiacchere, le trovavo irritanti e infantili forse perché non sono mai stata una ragazza che dimostra l‘età di soli sedici anni, ma una ragazza più consapevole del mondo che le sta intorno e quindi in un certo senso più matura degli altri coetanei. Al suono della campana ci fu una corsa per occupare i nuovi posti, io mi incamminai tranquillamente, con le mani nelle tasche del mio giubbotto di pelle nero, con passo calmo ma nello stesso tempo sicuro. Entrai per ultima e trovai il mio posto libero, nessuno si sarebbe permesso di toccarlo, perché quello era il posto di Callie Torres! la ragazza dell‘ultimo banco. Il mio banco aveva due posti ma ero solamente io ad occuparlo, mentre il resto della classe era suddivisa in coppie. Mi trovavo bene in quella classe le persone mi rispettavano, mi chiedevano consigli e mi volevano bene. Tutte le mie compagne, iniziarono a tirar fuori dallo zaino i diari nuovi, quelli con i pupazzi e i disegnini e altra roba del genere disegnata sopra e iniziarono a farli vedere alle altre, che avrebbero a loro volta iniziato a scrivere delle dediche e smancerie del genere. Io tirai fuori dalla borsa, invece, un quaderno e due penne. Non avevo il diario perché lo consideravo roba da prima elementare, ma avevo una normalissima e piccola agenda senza pupazzetti o cose del genere disegnate sopra. La mia agitazione era sparita, non ne era restata la minima traccia, perché in fondo stavo iniziando un nuovo anno scolastico identico a quelli precedenti, nulla di diverso, nulla di nuovo, eccetto gli insegnanti che di solito cambiavano di anno in anno. Mi arresi al fatto che sarebbe stato tutto uguale. Mentre riflettevo sul fatto che tutto in quel giorno sembrasse un déjà vu, entrò nella classe un professore seguito da una ragazza. Non l‘avevo mai vista prima di allora, ma di certo fece scattare qualcosa in me di inspiegabile. Era entrata con una camminata che mostrava tutta la sua grazia, qualsiasi gesto facesse, tipo passarsi una ciocca dietro l‘orecchio, era grazia e leggerezza allo stato puro. In quel momento per me l‘audio era sparito, c‘era solo l‘immagine, e la creatura su cui ero così attenta e concentrata, era la magnifica ragazza che distava da me circa tre metri e che illuminava l‘aula. I miei occhi videro una dea, aveva i capelli biondi, la pelle chiara e degli occhi che mostravano un intero mondo, il suo mondo. Risplendevano come una luce nel buio e sembava che avessero racchiuso dentro il cielo e il mare talmente erano belli, celesti e pieni di allegria. Non era come le altre ragazze, era diversa, era stupenda ed era di una semplicità divina. Scossi velocemente la testa per svegliarmi da quel sogno incantevole e per ascoltare attentamente quale fosse il suo nome. Il prof disse: “ragazze quest‘anno avrete in classe una nuova compagna, il suo nome è Arizona Robbins e potrà sedersi all‘ultimo banco vicino a quell‘altra ragazza, visto che c‘è un posto libero!“ il prof concluse facendo segno verso di me e uscì dall‘aula. Rimasi incantata perfino dal fatto che avesse anche un nome cosi originale e unico, che credo non avrei mai dimenticato. Si incamminò verso di me e io cercai di modificare la mia espressione perché stavo letteralmente sbavando nel vederla, quando mi fu vicina, mi sorrise in una maniera indescrivibile, era un sorriso che mi fece provare una marea di emozioni. Non sapevo che mi stesse succedendo perché non mi era capitato prima di allora. Si sedette accanto a me, mi salutò porgendomi la mano e si presentò: “Piacere, Arizona!“ la sua voce mi fece fermare il cuore per qualche istante talmente fosse bella e mi rivolse di nuovo un altro dei suoi splendidi sorrisi. Mi schiarii la voce e risposi: “piacere, Calliope! cioè Callie mi chiamano tutti così!“ e le feci a mia volta un sorriso ricco di emozioni come il suo. Dentro di me pensai al perché le avessi detto il mio nome per intero, non mi era mai successo di farlo prima, o forse era successo perché ero stata distratta da tutto di lei, dal suo sguardo, dal suo sorriso, dalla sua voce, dai suoi capelli e dal suo profumo che mi era entrato dentro raggiungendo le zone più profonde del mio animo. “È un piacere conoscerti Calliope!“ mi disse sorridendo di nuovo provocandomi sempre un certo effetto. “Anche per me è davvero un piacere conoscerti A.. A.. Arizona“, l‘effetto del pronunciare il suo nome mi fece balbettare. In quel momento eravamo solo noi due, Calliope e Arizona, e avevamo dimenticato le altre 24 persone intorno a noi. Ci guardavamo entrambe negli occhi. Poterlo fare era qualcosa di magnifico. Naturalmente a spezzare quell‘incantesimo ci fu una mia compagna, che si avvicinò per fare delle domande ad Arizona, interrompendoci. Mi aveva dato alquanto fastidio perché non era giusto e poi in un certo senso mi infastidiva che Arizona parlasse con lei e non ne capivo assolutamente il motivo. Per fortuna entrò il professore e la mia compagna fu costretta ad andare al suo posto e io ne fui contenta perché avrei potuto ritornare ad avere l‘attenzione della mia magnifica compagna di banco. Il prof ci informò che sarebbe stato il giorno dell‘accoglienza e avremmo potuto fare ciò che volevamo. Così Arizona si voltò subito verso di me, sempre con quel sorriso impresso sul suo dolcissimo viso e mi domandò: “quanti anni hai Calliope?“ lo disse con tono sincero. “sedici“, risposi con tono ovvio e sorridendo. “sai, mi sembravi più grande“, disse lei. “me lo dicono spesso in effetti“, risposi con tanta dolcezza perché solo così potevo rivolgermi a tanto splendore. Capii subito che quel giorno non sarebbe stato un déjà vu ma sarebbe stato per me l‘inizio di una nuova cosa, non sapevo con precisione di cosa si trattasse ma sarebbe stato qualcosa di importante per me. Continuammo a conoscerci e nel giro di poco tempo eravamo diventate buone amiche andavamo a scuola insieme, studiavamo insieme a volte a casa mia e a volte a casa sua. Mi spiegò che lei si trasferiva sempre perché suo padre era un colonnello. Mi spiegò il perché del suo nome, che non faceva riferimento al continente ma all‘ U.S.S. Arizona, che era una nave da guerra. Poi mi raccontò di suo fratello Timothy che lei chiamava Tim, era partito in guerra per la patria e le mancava tantissimo a tal punto da piangere e io la consolai tenendo stretta a me. Mi raccontò tanto di lei e io feci lo stesso di me. Con il passare del tempo fece amicizia con tutte le altre compagne di classe. A scuola andavamo al bagno insieme, naturalmente non andavamo appunto per i nostri bisogni, ma per parlare liberamente di noi. Un giorno mi disse: “Calliope ho saputo cose di te dalle altre“, io rimasi perplessa perché non sapevo di cosa stesse parlando o a cosa si riferisse. Poi aggiunse: “tutte parlano bene di te, ti stimano, ti rispettano e si interessano, ma mi hanno detto che non sei mai stata fidanzata e che di solito non esci, così ho pensato che... quando la tristezza sarà passata... è difficile da dire a parole Calliope“... dopo qualche secondo di silenzio mi si avvicinò e mi baciò dolcemente per qualche istante e con tutto l‘amore che poteva darmi. Rimanemmo entrambe in silenzio un momento guardandoci negli occhi, io pensai al fatto che era proprio quello che desideravo da tanto tempo, era proprio lei che aspettavo, qualcuno che mi potesse rivoluzionare la vita e farmi sentire me stessa, capii che lei era il mio tutto, la mia vita, il mio amore, avevo finalmente capito cosa fosse quella sensazione che avevo avuto il primo giorno di scuola. Mi avvicinai a lei e la baciai con dolcezza e amore ma anche con passione, poi le infilai le mani fra i capelli e mentre continuavo a baciarla, respiravo il suo profumo e la sua essenza, lei fece lo stesso con i miei capelli e non appena mi scostavo di un millimetro per riprendere fiato, lei cercava avidamente le mie labbra e anche io volevo le sue labbra morbide e rosa sulle mie e poter assaporare il sapore della caramella alla fragola, che aveva mangiato poco prima in classe e darle tutto l‘amore che avevo da darle. Naturalmente dopo qualche minuto, a nostro malgrado, dovemmo allontanarci perché erano passati abbastanza minuti e il professore si sarebbe spazientito della nostra assenza e sarebbe potuto venire a controllare. Io comunque la strinsi in un abbraccio stringendola forte, per farle capire che non le avrei fatto mancare neanche per un secondo il mio affetto. Mi baciò velocemente prima di aprire la porta, ed entrammo in classe. Da quel giorno il nostro rapporto cambiò, ma non dicemmo a nessuno di ciò che stava accadendo, finché non avremo avuto le idee chiare. Stare in classe attente era difficile per entrambe, specialmente quando ci incontravamo con lo sguardo. Non avrei mai smesso di osservarla perché lei illuminava i miei occhi con la luce che emanava da ogni singolo poro della pelle, provavo qualcosa di davvero importante per Arizona, era la mia anima. A lezione era sempre più difficile ascoltare la voce del prof, perché in ogni istante pensavo a poterle prendere la faccia tra le mie mani e baciarla, accarezzarla, sfiorarla e perdermi nel blu di quei suoi occhi meravigliosi. Quando suguivamo la lezione su un libro insieme, ci avvicinavamo davvero tanto, lei metteva le sue gambe sulle mie e io l‘accarezzavo, lei faceva lo stesso e avevamo voglia di baciarci e di abbracciarci. Così andavamo in bagno molto spesso una volta per ogni ora, cinque volte al giorno in tutto, per passare così, al massimo 5 minuti in pace con lei, nei quali poterla baciare e abbracciare e darle tutto il mio amore. Avrei potuto stare ore a tenerla stretta nelle mie braccia. Il giorno di San Valentino si avvicinò e noi due ci scambiammo delle collanine di argento con un cuoricino come ciondolo. Quella sera andammo a festeggiare fuori e andammo a cenare in un fast food perché non potevamo permetterci un vero e proprio ristorante, visto che ancora andavamo a scuola e non avevamo un lavoro. La sera sarei andata a dormire da Arizona, come avevamo programmato, i miei genitori accettarono. Girammo per locali fino a tardi poi tornammo a casa di Arizona. Quando entrammo, trovammo un biglietto: “Arizona io e tua madre siamo andati a cena fuori, resteremo in albergo stanotte.. Dormite bene tu e Callie, buona notte“. Io e Arizona ci guardammo negli occhi e sorridemmo alla vista di quel bigliettino. Entrai nella sua camera, che ormai conoscevo bene, visto che studiavamo spesso insieme lì e di nascosto ogni tanto e silenziosamente ci scambiavamo qualche bacio per non farci scoprire dai genitori di Arizona. Accesi la luce, c‘erano due letti, il secondo Arizona l‘aveva fatto portare nella sua stanza proprio per me. Vidi, dopo qualche istante, la mia ragazza andare dall‘altra parte della stanza e iniziare a spingere il suo letto unendolo al mio. “Che stai facendo?“ le dissi con aria sorpresa e un pò allarmata. “niente di che stanotte voglio stare abbracciata alla donna che desidero di più al mondo!“ disse sorridendo a tal punto da farmi sciogliere come sempre. “dai mettiamo il pigiama!“ esclamò entusiasta. “va bene!!“ risposi io allo stesso modo. Iniziò a togliersi il giubbotto, la maglia, i jeans, fino a restare in reggiseno e mutandine di fronte a me, io la fissavo con la bocca aperta tanto era perfetta e bella. “che fai non ti cambi tu?“ mi disse ridacchiando, evidentemente a causa della mia espressione, facendomi ritornare di nuovo in me. “c.. c.. Certo!“ balbettai. Anche io iniziai a spogliarmi restando in mutandine e reggiseno lei mi osservava poi disse: “s.. ss.. sei bellissima Calliope“ rimase anche lei a bocca aperta come me poco prima. Ridemmo entrambe per il nostro conportamento, ma eravamo davvero felici di essere lì, sole e insieme. Mettemmo addosso il pigiama, non avremmo resistito un pò di più entrambe a quella vista. Io chiusi la luce e ci infilammo nel letto, Arizona mi si avvicino fino a sfiorarmi il braccio piano piano i fianchi, per poi racchiudermi nel suo abbraccio, le nostre gambe erano intrecciate, si allontanò un attimo e accese la luce della lampada che si trovava vicino al letto. La guardai fissa negli occhi come per dire:“come mai l‘hai accesa?“ e lei senza darmi il tempo di aprire bocca, aggiunse: “voglio vedere la mia stupenda ragazza! non voglio stare al buio!“ fece il suo a dir poco stupendo broncio da cucciola, finimmo subito per baciarci con tanto amore e passione, il suo profumo era ovunque e mi riempiva i polmoni e l‘anima, cominciammo ad accarezzarci io mi allontanai di 5 millimetri dalla sua bocca e sussurrai in maniera dolce e allo stesso tempo sexy: “Arizona, ti amo“. Lei mi baciò con più foga e amore, si allontanò un attimo e in un sussurro mi disse: “Calliope, anche io ti amo“. Entrambe in quel momento eravamo le persone più felici al mondo. Continuammo a baciarci, poi Arizona cominciò a sollevarmi il pigiama e togliermi la maglia, poi il reggiseno e cominciò a baciarmi il collo, la pancia e il seno con una dolcezza che mi fece eccitare molto. “Sei stupenda amore mio... e volevo chiederti... Calliope, te la senti?“. “Non voglio altro che te amore mio! e certo che me la sento! sono qui distesa mezza nuda di fronte a te, non so come altro potrei dirtelo!“ risposi felice e ansimando dalle emozioni che mi stava procurando baciandomi. Mi salì sopra e mi spogliò fece attenzione ad ogni minimo dettaglio, d‘altronde era la nostra prima volta. Le presi la faccia tra le mani e la bacia mettendo ancora più passione, stavolta ero io su di lei, la spogliai, la accarezzavo e la baciamo dappertutto e capii che le piaceva dal fatto che ebbe dei brividi.. Il suo dolce ansimare, ripetendo a sussurri il mio nome per intero, mi faceva eccitare davvero molto, era magnifica in ogni situazione, anche io feci tutto con molta attenzione e dolcezza. Il mattino ci svegliammo, eravamo rimaste abbracciate per tutta la notte, completamente nude, sotto il caldo delle coperte. Io entrai in bagno per fare una doccia, mentre Arizona staccò i letti in modo che i genitori non avrebbero potuto pensare qualcosa di male. Ancora non ero antrata nella doccia, perché non volevo togliermi il suo profumo di dosso e pensai a come tutto fosse stato stupendo. Alla fine aprii l‘acqua e vi entrai, mentre entravo nella doccia, si intrufolò nel bagno Arizona e anche lei mi fece compagnia a lavarmi.. si mise dietro di me e iniziò a baciarmi il collo, poi io mi girai verso di lei e la baciai dolcemente. Restammo a baciarci così teneramente per quasi mezz‘ora e unendoci in un abbraccio. “Amore io esco“, le dissi dopo aver passato quel bel momento con lei. “perché?“ rispose con la sua espressione da cucciolo e con i suoi occhioni tristi. “non ti piace stare con me sotto il getto dell‘acqua calda abbracciate?“ “staranno per arrivare i tuoi genitori e non vorrei che ci trovassero nella doccia, non lo vuoi anche tu vero?“ risposi ironicamente, ma nello stesso tempo provavo tenerezza, perché l‘unica cosa che avrei tanto desiderato era restare abbracciata e baciare Arizona, sotto la pioggia dell‘acqua calda per tutto il giorno senza staccarmi mai e poi mai da quella meraviglia. “Hai ragione“ rispose lei sorridendomi. Ci vestimmo e quando arrivarono i genitori stavamo gustando la nostra colazione. Ci domandarono se era andato tutto bene e noi annuimmo perché avevamo entrambe la bocca piena e non riuscivamo a parlare, poi non appena i genitori di Arizona si voltarono scoppiammo in una risata silenziosa. Da quel giorno diventammo sempre più una coppia magnifica, ci amavamo e avevamo creato il nostro mondo, la nostra bolla rosa, così bella e così rosa in cui stavamo benissimo e che nessuno avrebbe potuto mai scoppiare perché era protetta dallo scudo del nostro amore. Spero che questa storia vi sia piaciuta.. <3
  
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