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Autore: Timcampi    27/11/2012    3 recensioni
Il Generale Cross Marian sospirò profondamente, sprofondando nella macilenta seggiola di legno. Un sottile nastro di fumo bianco si levava dalla punta della sigaretta accesa, stretta tra il pollice e l'indice della mano destra.
La sua maschera giaceva sul tavolino accanto a lui, insieme a una bottiglia di vino già smezzata e a un calice vuoto.
Di fronte a lui, nella penombra della piccola stanza, si stagliava una figura minuta, che osservava l'uomo con le dita intrecciate dietro la schiena, in attesa di ordini.
Genere: Dark, Fantasy, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Allen Walker, Altro personaggio , Marian Cross
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Al mio dolce coniglietto rosa di nome George,

alla mia stella

e alla splendida ragazza che riesce ogni giorno a farmi sorridere.

Questa è per te.

 

Golem

In quella notte fredda e silenziosa

 

Le tenebre ammantavano come un denso drappo di velluto la sede dell'Ordine, in quella notte fredda e silenziosa che aveva il profumo e il sapore della quiete che precede la burrasca.

Né il fruscio di un foglio di carta, né l'aroma familiare del caffè spezzava quell'ovattato e palpabile silenzio; neppure l'incerta luce d'una candela rischiarava quel luogo che molti chiamavano “home” e che, per quanto pulsasse di vita, se ne stava, tanto materialmente quanto metaforicamente, sull'orlo d'un baratro ancor più nero.

In quel luogo s'intrecciavano e si avvicendavano vite di uomini e donne, ricercatori ed esorcisti, intellettuali e guerrieri: fantasmi, nel mondo esterno; pedine sulla più crudele e imponente scacchiera della Storia, all'interno dell'Ordine.

Ognuno di loro aveva abbandonato il proprio passato in una terra diversa, ognuno era diretto verso infinite mete sconosciute. Quel che contava, però, è che tutti, senza alcuna eccezione, passavano per la “home”.

Uno di loro portava il nome di Allen Walker.

Ma c'erano mille modi per riconoscere Allen Walker pur senza conoscere il suo nome, dal suo incredibile aspetto alle sue insolite doti, fino all'immenso, ormai celebre potenziale celato nel suo braccio destro, in quel frammento di Innocence che si era fatto l'arma e la protettrice di quel corpo, creando con esso una simbiosi perfetta, se non addirittura una complicità.

La storia di Allen Walker aveva fatto il giro del mondo precedendo di un passo il suo protagonista, come un tappeto scarlatto srotolato al suo passaggio: l'Innocence non era affatto la sua sola ricchezza.

Dietro i suoi occhi limpidi, dietro il pallore del suo viso e il suo sorriso impavido, c'era una vita costellata di sogni e di incubi.

Ed era certamente un incubo, quello che scuoteva Allen Walker in quella notte fredda e silenziosa, mentre dormiva nella sua stanza, nell'accogliente e ostile alveare dell'Ordine Oscuro.

Corrucciò la fronte imperlata di sudore, sulla quale s'erano incollate sottili ciocche bianche, stringendo tra le dita la federa del cuscino e raggomitolandosi sotto lo spesso strato di coperte.

Intorno a lui, buio.

In quella notte fredda e silenziosa, Allen Walker non era solo.

Click.

 

Il Generale Cross Marian sospirò profondamente, sprofondando nella macilenta seggiola di legno. Un sottile nastro di fumo bianco si levava dalla punta della sigaretta accesa, stretta tra il pollice e l'indice della mano destra.

La sua maschera giaceva sul tavolino accanto a lui, insieme a una bottiglia di vino già smezzata e a un calice vuoto.

Di fronte a lui, nella penombra della piccola stanza, si stagliava una figura minuta, che osservava l'uomo con le dita intrecciate dietro la schiena, in attesa di ordini.

Era piccola, pallida e perfetta come una bambola inquietante; un delizioso caschetto dorato incorniciava un volto regolare e quasi del tutto inespressivo, su cui spiccavano due grandi occhi d'oro e piccole labbra carnose dello stesso colore. Perfino il latteo candore del suo corpo pareva emanare un'iridescenza dorata.

Il Generale Cross guardava altrove: gettava lo sguardo qua e là, prima sul pavimento, poi al soffitto, poi sul calice di cristallo, in cui lasciò pigramente cadere il mozzicone di sigaretta. Era stanco e provato, e privo del timore che il suo stato d'animo trapelasse oltre quelle quattro nude mura.

Perchè, tra quelle quattro nude mura, il Generale Cross Marian era solo. Completamente solo.

Evitava gli occhi vitrei della ragazza come se non vi fosse la necessità di creare un contatto tra i loro sguardi, o come se lei non fosse stata affatto lì.

Ma la bambola dorata conosceva ormai bene quello sguardo, anche se non poteva vederlo.

-Dovrai fare una cosa per me.- sospirò Cross, ravviandosi i lunghi capelli rossi con fare distratto.

Infinite volte aveva ripetuto quelle parole. Altrettante volte, la risposta era stata la stessa.

-Sono sempre ai vostri ordini, padrone Cross.

L'uomo sospirò ancora, gettando la testa all'indietro e massaggiandosi il collo.

-Questo sarà il mio ultimo ordine.- ridacchiò, abbozzando un sorriso in direzione della porta chiusa, oltre la quale il suo discepolo dormiva sonni inquieti.

E lei capì.

Conosceva il Generale Cross dal primo istante di quella che, impropriamente, chiamava “vita”. Quella “vita” che il Generale le aveva donato, in un impulso di creatività o in un delirio di onnipotenza.

Lei non era poi molto dissimile dagli akuma, in fondo.

Ora, però, il Generale Cross le stava affidando un'altra vita, una vita vera sui cui avrebbe dovuto vegliare.

Seguì lo sguardo dell'uomo fino alla porta, e sorrise.

L'indomani sarebbe partita per raggiungere la sede dell'Ordine.

 

Allen aprì pigramente gli occhi, prima uno e poi l'altro, stropicciandoli energicamente.

Qualcosa l'aveva svegliato, ma tutto ciò che percepì, una volta quasi del tutto cosciente, fu una sensazione di freddo sulla guancia, come la traccia di una carezza metallica.

Poi, il suo occhio venne catturato da qualcosa che si stagliava nell'oscurità, un'ombra nell'ombra, nero su nero.

Scattò a sedere d'istinto, con il cuore che gli martellava nel petto e il braccio sinistro già pronto alla trasformazione.

Si abbandonò a un lungo sospiro di sollievo, quando i suoi occhi riconobbero infine quella sinistra sagoma come quella di Timcampi, che svolazzava a un passo dal giaciglio.

-Oh... Eri soltanto tu, Tim. Il buio gioca brutti scherzi, eh?- ridacchiò, rincuorato, per poi rifugiarsi nuovamente sotto le coperte.

 

-Oh, c'è anche un'altra cosa.

La ragazza rivolse ancora una volta lo sguardo al suo padrone, che le lanciò un'occhiata torva.

-Sono molte le regole che ho dovuto infrangere per crearti e per costruire per te un'anima artificiale, perciò mai e poi mai dovrai rivelare ad Allen o a qualcun altro questo tuo aspetto. Tu sarai soltanto un golem, e nient'altro. Hai capito?

La ragazza annuì.

 

Click.

Una tenera carezza si posò sul volto di Allen Walker.

In quella notte fredda e silenziosa, come in ogni altra notte, Timcampi vegliava su di lui.

 

-Padrone Cross, un golem... può forse amare?

 

 

   
 
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