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Autore: Rick_Holden    28/11/2012    0 recensioni
"Ancora una volta era quel tono di noncuranza che utilizzava quando faceva quella domanda..."
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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-Che fate voi?- Chiese la ragazza ancora una volta. Era quel tono di noncuranza che usava spesso quando faceva questa domanda, quel tono che rinchiudeva ogni persona nel totale ed ogni singolo nel miscuglio. Era un tono gentile e pacato. Aveva sempre ammesso di tenere a tutti, di volere bene ad ogni persona come fosse la più importante. Ognuno di loro aveva un posto fondamentale in lei. Eppure continuava con quella domanda così generica.

-Non so, sinceramente- rispose il suo ragazzo al telefono, chiedendosi se la domanda fosse più rivolta a lui o ai suoi compagni -... io...- e si fermò, come ad attendere un segno per capire se fosse questo ciò che la ragazza volesse sentire. Il segno non arrivò, così decise di proseguire con la sua storia: - Io andrò a lezione, credo, poi mi fionderò sullo studio.- Ammise ripensando alle innumerevoli pagine che lo aspettavano sulla scrivania. -Tu?- Le chiese, poi.

Ci furono alcuni istanti di silenzio, dopo di che la ragazza tornò alla cornetta: - Io non ho idea, perché oggi lezione non ce l'ho, ma credo che mi metterò a studiare anche io, perché sono un tantino indietro con il programma e gli esami non sono ormai così distanti... gli altri cosa fanno?-

Gli altri? Chi in particolare? Jack? Andrew? Rick? Ognuno dei tre stava facendo qualcosa di diverso. Ognuno dei tre era una persona diversa... cosa doveva dire?

Si stava facendo un po' troppi problemi. La ragazza voleva solo avere una visione generale del tutto, no?

-Sono a lezione anche loro- Si limitò a dire il ragazzo, generalizzando il tutto.

Non credeva che fossero tutti a lezione: probabilmente Andrew stava con i suoi amici o Rick stava a suonare o qualsiasi altra cosa. Però cosa avrebbe dovuto dire? A domanda generale segue una risposta generale.

-Ah ok... beh salutameli quando li rivedi!- Esclamò la ragazza con una nuova euforia.

Il ragazzo sorrise e la salutò riattaccando la cornetta.

Si mosse in direzione dell'università e continuò lungo la sua via, ripensando ai suoi amici in giro per la città. La sua generalizzazione poteva sembrare una cosa stupida e scontata, ma odiava farla. Odiava racchiudere tutte le persone in una cosa sola, in un nome solo, in un aggettivo solo.

Continuava a porre i piedi uno dopo l'altro, chiedendosi se chiamarli “piedi” non li offendesse o non generalizzasse troppo. Doveva forse dire “il piede destro” e “il piede sinistro”? Sembrava ridicolo. Quante paranoie si faceva nella sua testa ogni giorno? Quanta gelosia o invidia lo portava a dire o pensare certe cose? Ogni giorno si sorprendeva di quanto potesse sembrare stupido. Sembrava andare peggiorando con i giorni, con l'età. C'è chi dice che si cresce ogni minuto di più. Forse questa legge non era valida per lui, forse era la proverbiale eccezione che conferma la regola.

I suoi pensieri affollavano la mente ed i dubbi la annegavano in mari di disappunto e delusione. La coscienza del suo orribile carattere gli pesava più di qualsiasi cosa avesse mai toccato o preso in mano. Si chiese più volte come la gente potesse anche solo stargli vicino o sopportarlo. Per un istante folle desiderò quasi di scomparire e non mostrare più la sua angosciante presenza attorno alla gente che gli voleva bene, non appesantirla con i suoi dubbi, non metterla in ansia per ogni parola detta o ogni risposta scritta. Per un istante desiderò di morire.

Fu quello l'istante in cui i suoi desideri divennero improvvisamente realtà ed il clacson furioso di un auto riecheggiò nelle sue orecchie.

 

-Come stai?- Chiese Andrew al telefono.

-Insomma...- rispose la ragazza dall'altra parte, e la sua voce aveva perso quel tono di scherzo che spesso la distingueva.

-Mi dispiace tanto... manca anche a me- Ribadì Andrew.

-Già...-

Seguì un silenzio pesante nel quale ognuno dei due ricordò il ragazzo e pianse dentro di sé senza voler mostrare il proprio dolore apertamente. I ricordi scorrevano nei loro occhi e questo era tutto ciò che loro potevano toccare, oramai.

-Grazie Andrew... lo apprezzo molto- affermò la ragazza -... dovrò riuscire ad andare avanti- ammise poi con tono di rassegna.

Altri istanti di silenzio seguirono, fino al momento in cui la ragazza al di là della cornetta non raggiunse nuovamente quel suo tono di noncuranza e chiese:

-Vabbè... che fate voi?-

  
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