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Autore: Karon    28/11/2012    4 recensioni
Personaggi: Munemasa Katagiri e Roberto Hongo (dato che il primo come pg su EFP non si trova lo metto qui).
Chi è il vero perdente? E cosa si nasconde dietro il controllo quasi maniacale di Munemasa? Un raconto scritto in prima persona su uno dei personaggi più affascinanti e misteriosi di CT
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Munemasa Katagiri/Kirk Parson, Roberto Hongo
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
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Note Iniziali: Il racconto è ambientato dopo la semifinale con la Francia

 

Ci sono giorni in cui la cicatrice all'occhio, nonostante gli anni, fa male più del solito. Davanti allo specchio, debolmente illuminato, la vedo, bianca e pallida, quasi a ribadire che le cose sono cambiate, che ho dovuto rinunciare al mio sogno e ritirarmi a causa sua.

Mi rivesto velocemente, cercando di fare il meno rumore possibile , ma la fibbia metallica tintinna e, dallo specchio, mi assicuro che l'altro occupante del letto non si sia svegliato. E anche se fosse, devo andare, non ho tempo e voglia di dare spiegazioni.

Che spiegazioni, poi? Siamo entrambi adulti e un po' di sesso non ha mai fatto male a nessuno. Tremo.

No, il sesso è una cosa pericolosa, se fatto con le persone sbagliate.

L'occhio torna a darmi fastidio; sbuffo, seccato, mentre il suono di un tessuto mosso e un lieve movimento mi fanno capire che il mio ospite si è svegliato. Lo vedo fissarmi la schiena, ancora nuda e senza camicia, stranamente vigile.

No, il discorso post sesso no.

“Se ne va di già, signor Katagiri?” Mi chiede mentre si tira su. Lo fisso di rimando dallo specchio, mentre il fatto che mi abbia dato del lei è già una buona cosa.

“Devo, sono pur sempre il tutore dei ragazzi e sono in un'età difficile, dovrebbe saperlo.” E ciò nonostante stasera sono uscito, bella balla.

“C'è Mikami con loro, non potrebbe rimanere qui?” Lo vedo alzarsi dal letto mentre indosso la camicia, e mentalmente impreco. Faccio un respiro profondo e senza voltarmi continuo a parlare. Cavolo, devo fare attenzione, rischio di far sfumare quattro anni di lavoro per una scopata. Certo, una bella scopata, ma in questo caso rischiosa, se mi comporto come al solito. Vediamo di giocarmi questa carta.

“Non ha paura di dover dare spiegazioni a Tsubasa, se ci vedesse assieme?” Ennesima, colossale, balla. Per quel che devo fare potrei raggiungerli a parte e farmi dare il pass da Mikami, ma non mi va di dover dare delle spiegazioni, non a Tatsuo. Lo vedo fermarsi, turbato. Bene, siamo sulla strada giusta. “In fondo, lei dovrebbe essere in Brasile, ora. Lo sa anche lei che se Ozora sapesse della sua presenza qui perderebbe la concentrazione. Misaki mi ha raccontato quel che è successo durante la partita contro l'Argentina, direi che è il caso che certe cose non si ripetano.” E che questa nottata finisca in fretta, non ne posso più. Ma che mi è saltato in mente di accettare di andarci a letto, per cosa poi? Lo vedo avanzare, nudo, dietro di me, mentre annodo la cravatta. Mi ferma le mani, fissandomi allo specchio, mentre il respiro mi solletica la pelle.

“Signor Roberto, mi lasci andare.” Non una supplica ma un ordine, secco e deciso. Ordine che sembra ignorare bellamente, dato che non si muove e, anzi, con le dita inizia a sfiorarmi il viso, salendo fino alla cicatrice che tocca lievemente, dandomi parecchio fastidio. Smetto di preoccuparmi della cravatta e, con la mano, gli fermo il polso, facendo una lieve pressione. Per stanotte ha avuto anche troppo da me, non voglio spiegare il significato di questa cicatrice, non a lui, non ha importanza.

Noto sul comodino gli occhiali e, girandomi, lo supero, recuperandoli.

“Non è strano usarli a quest'ora?” Mi chiede sorpreso.

Mi giro a guardarlo, con un sorriso beffardo.

“Di tutte le cose strane accadute stanotte questa è la più normale, direi. Ora, se non le dispiace, me ne vado.” Guardo l'orologio, sono già le quattro del mattino. “Ci vediamo sugli spalti, non si dimentichi ciò che mi ha promesso.” Recupero la giacca ma, prima di poter aprire la porta, Roberto mi è ancora appresso; si appoggia allo stipite mentre con le labbra mi sfiora l'orecchio, chinandosi leggermente.

“Cosa si nasconde dietro tutto questo controllo? Prima mi seduce, poi mi prende ed ora se ne va, il tutto con una freddezza incredibile. Ha mai aperto il suo cuore a qualcuno?” Soffia lieve e spalanco gli occhi, sorpreso. Mi volto e lo bacio lievemente sulle labbra, per poi aprire la porta ed andarmene, senza rispondergli.

L'ora è tarda e sento la necessità di camminare per questa Parigi, stupenda e beffarda. Noto le luci riflettersi sul fiume, gli occhiali agganciati alla camicia mentre ripenso alla domanda del signor Hongo. Come osa farmi una richiesta del genere, proprio lui, che non è stato in grado di dare una giustificazione alla persona più importante della sua vita? Quante volte ho sentito Tsubasa che si auto- colpevolizzava di non essere stato in grado di esaudire le richieste del suo maestro? E come ha fatto, in una notte sola, ad entrarmi così tanto nell'anima?

Mi fermo a pensare, appoggiandomi alla balaustra che si affaccia sul fiume, mentre sento gli occhi pungermi da piccole lacrime; soffia un po' di vento che mi scompiglia appena i capelli e con la memoria mi fermo a pensare.

Ammettere la mia omosessualità è stato abbastanza facile, quanto meno a me. Eppure prima, quando ancora giocavo, non potevo permettermi il lusso di farmi scoprire ed ora, a causa del mio lavoro, non posso avere una storia fissa, troppo movimento e non so quanto qualcuno potrebbe capire il mio stile di vita, in particolar modo lui, che abita dall'altra parte del mondo. No, sarebbe troppo complicato, troppo difficile sia per me che per lui.

Ma allora perché mi sento un perdente?

 

Note Finali: Spero di non essere andata troppo OOC ^^; ma sentivo la necessità di scrivere su di lui, non sto passando un bel periodo e il Kata si presta bene a quel che provo.

Un grazie immenso a Melantò che l'ha betata e ad Astrojuliet che mi da corda su certe idee :D

  
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