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Autore: Dandelian    28/11/2012    3 recensioni
Sono nuova di qui ma non ai miei pensieri. La Luce di cui parlo ha tanto dentro, una disperazione e solitudine inconsapevolmente costruttive. Lasciamo allora che si svegli, la notte, stanca dei continui lamenti di un cuore a lei vicino. Permettiamole di scrivere una lettera, a piedi scalzi con il viso bianco, diretta all'uomo che tiene in un pugno troppo stretto, dettato dalla sua insicurezza, il cuore di sua madre, quell'uomo che non è suo padre. Il suo è un pasticcio di pensieri confusi e scusatela se da tempo ha trovato il suo ordine nel disordine e se la stranezza è diventata per lei normalità. Io non sono una scrittrice ma siate voi i miei lettori con le necessarie critiche e gli eventuali complimenti che questo ruolo comporta. Spero non siate solo dei personaggi creati dalla mia immaginazione anche perché la mia non è fantasia, è realtà, abilmente o meno, celata all'interno di parole che danno un senso di irrisolto e che sono sempre meno forti della realtà stessa. La mia Luce è sola, terribilmente, e scrivere la riempie. Non mi piacciono le parole esplicite: amo molto i giri di parole convulsi. Lascio a voi di che riflettere.
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Le mani vibrano alla velocità del suono, la schiena ricurva su se stessa in un nodo di odio non simile a Catullo ma desideroso di esserlo, la camicia troppo ampia per un corpo troppo vuoto ma insieme troppo pieno. Luce va a intermittenza da troppi risvegli, se così mi è dato chiamarli. Era sola, come ieri, come oggi, come tutte le lune che lei stava a fissare da dietro le tende: lei era sola a guardare la luna sola, erano sole insieme, entrambe senza sole. La guerra in lei, desiderosa di espansione e di morte compì il suo destino, le prese la mano del diavolo e gliela mosse:

"Il caso volle che io avessi uguali gli occhi a chi mi diede un'esistenza di sorrisi e sofferenze: castano dorati con punte di rosso, li ha anche lei. Ma il colore non basta a spiegarti il perché della mia precedente affermazione: bagnati in egual modo saranno le nostre iridi e strizzati così similmente i nostri angoli. Se l'amore tocca i suoi, anche i miei ne saranno colpiti. Ho bagnato tante spalle e tante ginocchia delle mie insicurezze, così come lei. No, non è vero, nemmeno uno che si fosse offerto come giara del nostro essere e se anche uno o due ci furono stati non erano lì a contenerci in se per puro amore ma per essere canale di sgorgo nel brutto lago delle cattiverie. Cammina cauto come il silenzioso vento nel giardino delle campane, che non una suoni ancora, e poiché è prezioso ciò che hai non lasciare alle mie orecchie il triste compito di udire ancora lamenti a me vicini, te ne prego. Sei piccolo, uomo, in qualcosa di immenso, così come chiunque altro sarebbe ma, almeno tu, dimostra di essere grande d'animo e di ideali veri. Non esitare a lasciare che le tue opere siano vicine alle tue parole, che entrambe siano soavi e armoniose. Che il nostro, il mio e il suo, tanto patire fosse necessario perché qualcosa di grande nascesse. Concretamente grande, intendo. Di questo non ti minaccio, ma te ne prego. L'amore da soli non fa che male e se egoistico nutre l'amore stesso ma non altro se non l'egoista."

E non dirò che lacrime calde le bagnarono il viso e bla bla bla bla, che le parole sono parole di perdita. Dirò così, che pianse. Il resto lei sa.

   
 
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