Capitolo 5. Di gatti
e predatori
Kurt si diresse verso la macchina con il bicchiere di
caffè bollente tra le mani, grato a quella sensazione bruciante che lo stava
tenendo ancorato alla realtà.
Si sedette sul sedile e si concesse un paio di minuti per
riprendere fiato e riordinare i pensieri.
'Sono
andato al Lima Bean per Sebastian. Voglio solo fare una sorpresa a Sebastian.
Punirmi non farà tornare tra me Blaine e non mi farà provare meno dolore. Serve solo un po'
di tempo'.
Leggermente più deciso mise in moto la macchina e si
affrettò a coprire la strada che lo separava da casa propria, e da Sebastian.
'Non
c'è nulla di male. Ho diciotto anni, sono single, c'è un ragazzo che potrebbe
piacermi.'
L'aveva ammesso. Sebastian e 'piacere' non sembravano un
accostamento così strano e aver formulato quel pensiero per esteso lo face
sentire leggermente meglio.
Quando uscì dal garage di casa propria non aveva più
paura e non si sentiva più in colpa; era deciso e pronto a farsi ascoltare,
anche a costo di imporsi.
Entrò in casa, diede un'occhiata in cucina e in salotto
alla ricerca di Sebastian, poi si diresse a passo sicuro verso la stanza degli
ospiti.
Batté un paio di colpi decisi sulla porta.
«Finn non ti permetterò di impuzzarmi la stanza col tuo odore orribile da boscaiolo.»
«Sono io, idiota!» gli rispose Kurt, e forse come inizio
non era dei migliori.
Sentì il rumore delle stampelle dall'altra parte della
porta e poi vide il volto di Sebastian.
Il ragazzo lo guardò con freddezza, inarcando un sopracciglio con fare
interrogativo.
«Vengo in pace» gli rispose lui, mostrandogli il
bicchiere del caffè e il sacchetto con le due fette di torta.
Gli occhi di Sebastian si illuminarono e Kurt capì di
aver fatto centro.
«E a cosa devo quest'atto di gentilezza?» gli chiese il
ragazzo, sarcastico e ancora distaccato.
«Avevamo detto che forse è il momento di allontanarci del
rassicurante territorio "sesso", no?» rispose Kurt, imbarazzato.
«Non pensare che basti così poco per farmi diventare una
persona raccomandabile. Non smetterò di chiamarti faccia da checca solo perché
hai tentato di corrompermi.»
Sebastian continuava a parlargli dandogli le spalle,
mentre si dirigeva verso il letto.
Kurt si sedette accanto a lui e gli allungò il cappuccino
e uno dei tortini, tenendo l'altro per sé.
«Ok, ammetto che come tentativo di corruzione non è male,
però non basterà lo stesso.»
«Oh, non preoccuparti, ho delle armi in serbo che non
immagini neppure.»
Kurt gli sorrise in modo allusivo e Sebastian lo guardò
sgranando gli occhi. Kurt lo trovò adorabile.
Era chiaro come il sole che non fosse abituato a qualcuno che facesse il suo
stesso gioco, che si divertiva ad essere disinibito e diretto fintanto che
considerava la persona dall'altra parte troppo ingenua, pudica, o infantile,
per poter essere alla sua altezza.
E Kurt era intenzionato a dimostrargli di aver fatto un
errore madornale nel sottovalutarlo.
«Se miss Porcellana continua a sfoderare queste battute
potrei cominciare a credere alla profezia dei Maya!»
«Allora speriamo che il 21 dicembre non arrivi troppo in
fretta, vorrei anche metterle in pratica le mie battute.»
Kurt gli rivolse un sorriso a trentadue denti e
internamente si obbligò a non arrossire e non mostrarsi a disagio o, in quel
caso, il suo piano sarebbe fallito miseramente.
«Ok, Hummel, mi spaventi.»
«Per così poco? Non ti facevo una femminuccia
impressionabile Smythe.»
«Se non fossi bloccato su un letto ti zittirei nel modo
migliore che conosco. Ma come alternativa...»
Sebastian posò lentamente il bicchiere del caffè sul
comodino, poi afferrò saldamente Kurt con un braccio, bloccandolo con la testa
contro la sua coscia non ingessata, e cominciò a fargli impietosamente il
solletico sui fianchi.
«Ba-basta! T-t-ti
prego! Non respiro!» lo supplicò Kurt tra un attacco di risa isteriche e l'altro.
«Solo se ammetti che non conosci nessun predatore sexy
come me.»
«Sei r-ridicolo Smythe. - provò
a ribattere Kurt, fino a quando non capì che presto sarebbe morto soffocato e
decise di arrendersi - Ok, ok! Sei sexy Smythe! Ti
prego adesso, lasciami respirare!»
Sebastian allentò la presa e finalmente Kurt riuscì a
sollevarsi.
«Sei pessimo, credevo che mi avresti mostrato almeno un
po' di gratitudine per questa sorpresa.»
Sebastian arrossì e gli sorrise.
Il cuore di Kurt perse un paio di battiti.
«Lo prenderò come un ringraziamento» gli fece
l'occhiolino e abbassò gli occhi sulle proprie mani, che teneva intrecciate sul
grembo.
Come
inizio direi che non c'è male. Almeno sono andato un passo oltre l'irrimediabilmente
imbranato.
«Uhm... Non sono molto bravo con le parole, però... tu
hai fatto un passo, è giusto che tenti di farlo anche io, no?»
Quella frase spiazzò Kurt più di quanto fosse
comprensibile. C'era qualcosa nell'espressione di Sebastian, nel modo in cui si
toccava nervosamente i capelli, che gli faceva pensare che forse si stesse
scoprendo. Sembrava umano, non più una macchina da sesso.
«Non deve essere una forzatura, deve venirti spontaneo.»
«Lo so ma n-non voglio farti pensare che c'è solo quello
che ho mostrato all'inizio. Con te, non so... mi sento sempre sotto esame, come
se giudicassi tutto quello che dico e che faccio e non lo ritenessi
all'altezza. Non mi sono mai sentito inadeguato, è una sensazione che non mi
piace. E io so di non essere
inadeguato. E voglia che anche tu riesca a vederlo. Spero che tutto ciò abbia
un qualche senso.»
Kurt si fermò a rifletterci su e sì, pensò che avesse
decisamente un senso.
«So di essere... distante, il più delle volte. E
abbastanza "rigido", ma non ti sto giudicando in alcun modo. E' così
e basta. Credo che, adesso, dovremo provare insieme a fare un passo dopo
l'altro.»
Sebastian gli sorrise, ancora un po' più fiducioso e
aperto, e a Kurt sembrò che la stanza si fosse rischiarata.
«Quando tornano i tuoi?»
«Mercoledì prossimo, almeno così hanno detto. Spero che
non sia un disturbo la mia presenza.»
«Neanche un po'. E poi così mi sarai debitore a vita.»
«E adesso mi ritrovo a dover qualcosa proprio a te, Hummel... Non riconosco più la mia vita!»
«Tiratela poco, Smythe! E'
palese la tua adorazione per me, dovresti essermi grato per le attenzioni di
cui ti degno.»
«Ooooh, qua alziamo la posta in
palio!»
Sebastian si avvicinò, bloccandosi a pochissimi
centimetri dal viso dell'altro. Kurt poteva sentire il suo fiato sulla bocca e
non riuscì a trattenersi dall'abbassare lo sguardo sulle sue labbra. La lingua
di Sebastian guizzò fuori e Kurt avvertì l'aria nella stanza diventare
improvvisamente più calda.
Poi Sebastian si allontanò di scatto, e Kurt si rese
conto che il proprio corpo, ad un certo punto, si era inclinato verso l'altro
ragazzo.
Si costrinse ad allontanarsi nuovamente, e rimase
rigidamente seduto, con gli occhi fissi sul muro di fronte piuttosto che sul
ragazzo seduto al suo fianco.
Poteva sentire
in qualche modo il sorriso bastardo che sicuramente Sebastian stava ostentando
e il calore prendere possesso delle sue guance.
Si costrinse a guardare Sebastian con la coda
dell'occhio, per trovarlo intento a fissare il pezzo di torta che teneva ancora
tra le mani, con un'espressone accigliata sul viso.
«Film?» propose per stemperare la tensione, sentendosi un
idiota subito dopo averlo detto.
«Ci sto! Cosa proponi stasera?»
«Se mi lasci ti cancello, e giuro che non è idiota come
sembra dal titolo.»
«Se è un altro dei tuoi polpettoni romantici giuro che la
pagherai cara.»
«Ho la sensazione che questo ti piacerà» gli rispose
Kurt, facendogli l'occhiolino.
Finire la serata sdraiati sul letto, quasi abbracciati,
non era mai sembrato così giusto.
*°*°*°*°*
Finn
entrò in cucina e trovò i due ragazzi già seduti, e con due enormi tazze di
caffè davanti.
«Perché siete sempre insieme in cucina nello stesso
momento? Anche se sono solo le otto e potreste benissimo essere ancora ognuno
nel proprio letto? - chiese, ingenuamente - No... non credo di volerlo sapere!
Ritiro subito quello che ho detto.»
Allungò una mano verso Sebastian, che stava già per tirar
fuori qualche battutaccia delle sue, per zittirlo.
«Idioti! Entrambi! - Kurt lanciò loro due occhiatacce
identiche - Ci siamo solo addormentati appena abbiamo finito di guardare un
film, e Sebastian non riesce ad essere un gran dormiglione per ora, quindi
stamattina ha svegliato anche me.»
Kurt colse un lampo di dispiacere negli occhi del ragazzo
e si sentì malissimo per quello stupido commento.
«Diciamo anche che ormai sono comandato dalla mia gamba,
neanche fosse robotica...»
«Per questa ragione abbiamo deciso di mettere fine alla
reclusione forzata e andiamo al parco, con un buon libro e il mio iPod.»
«E ciò significa orribile musica stridula». Sebastian
lanciò a Kurt uno sguardo provocatorio.
«Il miglior repertorio di Brodway,
vorrai dire. E poi mi sembra che non ti dispiaccia particolarmente tanto la mia
"orribile musica" - rimarcò le
proprie parole mimando il gesto delle virgolette con le dita - quando
riesco a calmarti di notte cantando». Kurt accolse la sfida più che volentieri.
«Complimentati con me per la mia abilità di fingere
apprezzamento, sono un attore nato!»
Finn
ingurgitò in un unico sorso la metà restante della propria tazza di caffè.
«Sono stanco del vostro flirtare, chiudetevi in una
stanza e vedete di sfogarvi in qualche modo!»
Si alzò e scappò quasi di corsa dalla stanza, scatenando
un attacco di ilarità nei due ragazzi con la propria uscita terrorizzata.
«Credi si sia mai chiesto chi mi aiuta a lavarmi e vestirmi?»
chiese Sebastian, con le lacrime agli occhi per l'eccesso di risa.
«Smythe! - replicò Kurt,
schiaffeggiandogli il braccio - Ti proibisco di porti e porgli queste domande! Non sembrerà, ma tengo a mio fratello e lo
vorrei vivo ancora a lungo.»
«La tua insensibilità mi sconvolge. Picchiare così un
povero invalido? Non hai davvero cuore, Hummel»
piagnucolò l'altro, drammatico come sempre.
«Stai zitto ed alzati, che forse così riusciamo ad andare
al parco».
«Signorsì, signore. Sei tremendamente sexy quando tenti
di comandarmi a bacchetta[1].»
Kurt arrossì, fortunatamente quando dava già le spalle al
provocatore.
Dannazione
a me e alla mia passione per i bastardi attraenti. Si
diede uno scappellotto mentale.
*°*°*°*°*
Kurt sapeva di non essere sempre estremamente virile.
Sapeva di urlare, quasi, la propria omosessualità scegliendo abbinamenti
particolarmente appariscenti, indossando cappelli riccamente decorati, e capi
non esattamente maschili. Volendo essere precisi, per lui la moda non aveva genere
sessuale.
Però proprio quel giorno, avendo in programma una
tranquilla mattinata al parco, aveva optato per un abbigliamento molto
discreto, e aveva scelto di limitarsi ad un paio di jeans neri ed una maglietta
bellissima che recitava, testualmente, "I like guys with mustaches".
Forse l'aveva comprata nel reparto femminile di un negozio, però era una
normalissima t-shirt dal taglio unisex. Pertanto non riusciva a spiegarsi il
motivo delle continue occhiate che ragazze, e ragazzi, rivolgevano a Sebastian
e non a lui.
Lo sguardo di una ragazza piuttosto brutta, e con un naso
decisamente sporgente, si rivelò essere la famosa goccia che fa traboccare il
vaso.
«Tesoro, hai
mai pensato di iscriverti alla facoltà di Architettura? Perché con il naso che
ti ritrovi avresti sempre una squadra a portata di mano, per prendere le misure
di quel tuo culo che, lasciatelo dire, merita un monumento» disse a denti
stretti, senza preoccuparsi di mantenere il tono di voce particolarmente basso.
Sebastian gli lanciò
un'occhiata allibita, prima di scoppiare rumorosamente a ridere.
L'aspirante architetta si
limitò ad allontanarsi rapidamente, procedendo con passo stizzito.
«Ricordami di non mettermi
mai contro di te, SuperChecca».
«Non faceva altro che
guardarti, dannazione! Tutti non
fanno altro che guardarti! Sono invisibile per caso? Non sapevo che questa
maglietta fosse eredità di James Potter.»
«Oh, piccolo e ingenuo mozzarellino. Non sei invisibile, solo irrecuperabilmente
insicuro. E anche un po' cieco. A me gli sguardi sono sembrati equamente
distribuiti.»
Kurt fece un verso stizzito,
e tornò a concentrarsi sulla biografia non autorizzata di Britney Spears che
teneva tra le mani.
Ad un certo puntò senti un
movimento al proprio fianco e prima che Kurt avesse il tempo di arrossire, o di
fermarlo, Sebastian gli circondò la vita con un braccio e cominciò a
carezzargli lievemente la pelle del fianco.
«Hai una temperatura
corporea decisamente più alta del normale» si trovò a bisbigliare Kurt, con
voce tremante.
«No, dolcezza. E' a te che
faccio questo effetto» gli sussurrò l'altro, tenendo la bocca a pochi
millimetri dal suo orecchio.
Kurt rabbrividì nonostante
il caldo della giornata, maledicendo i propri pantaloni sempre troppo aderenti.
Inclinò la testa di lato,
finendo col poggiarla sulla spalla di Sebastian, e il ragazzo spostò il braccio
sulle sue spalle e cominciò a pizzicargli delicatamente l'angolo della
mandibola.
«Che ne pensi di tornare a
casa?» propose Kurt, sentendo scivolare quelle parole sulla propria lingua,
come se stesse assaporando un frutto proibito.
Sebastian lo guardò con una
strana luce negli occhi, un misto di curiosità ed aspettativa. Senza
rispondergli afferrò le stampelle e si mise in piedi, cominciando ad avviarsi
verso l'uscita del parco. Il tempo necessario per riprendersi dallo
stordimento, e Kurt fu al suo fianco.
Una volta seduto sul sedile
del guidatore infilò con mani tremanti la chiave, riuscendo a centrare la
fessura solo al terzo o quarto tentativo.
«Qualcuno qui è nervoso... -
lo derise Sebastian - Tranquillo, eh, non stai mica andando al patibolo.»
«E' solo che...» cominciò
Kurt, fermando il nome di Blaine sulla punta della
lingua.
«Lo so.» lo interruppe
subito Sebastian, e Kurt prese un respiro forte per tentare di calmare il cuore
che gli palpitava furiosamente.
Entrarono in casa con Kurt
che chiamava il nome di Finn a gran voce, senza
ricevere alcuna risposta.
«A quanto pare siamo soli»
constatò Sebastian, con l'ombra di un sorriso sulle labbra, e si diresse con
decisione verso la propria camera.
Kurt osservò il profilo
della sua schiena, il disegno dei jeans sul suo sedere e, non appena lo vide
sparire dentro la stanza degli ospiti, si decise a seguirlo.
Sebastian era seduto sul
letto e a Kurt non era mai sembrato così bello, con indosso una semplice maglia
con lo scollo a V che lasciava scoperta parte del petto. Sbatté un paio di
volte la mano sul materasso, facendo cenno a Kurt di sedersi al suo fianco.
E il ragazzo non si fece
attendere più.
«Se fossi stato in possesso
di tutte le mia capacità fisiche sarebbe andato in modo molto diverso,
probabilmente in piedi contro un muro. Ma va bene anche così.» mormorò Sebastia. Poi sorrise con fare malizioso e unì le loro
bocche in un bacio, nel loro primo
bacio, per quanto riguardava Kurt.
La bocca di Sebastian aveva
ancora un delicato aroma alla cannella e al caffè, residuo della colazione; le
sue labbra erano leggermente screpolate, ma non in modo fastidioso.
Kurt vi fece scorrere sopra
la lingua, assaporandole delicatamente, e Sebastian si concesse un sospiro
rumoroso.
«Cazzo se ci sai fare
bambolina, non pensavo baciassi così bene.»
«Stai zitto!» ringhiò quasi
Kurt, in risposta, per poi afferrare le labbra dell'altro tra i denti,
strappandogli un gemito.
Gli mise le mani sul petto,
spingendolo indietro con decisione e aiutandolo a mettersi disteso.
In un attimo fu a cavalcioni su di lui, attento ad evitare l'ingessatura.
Infilò le mani sotto la sua
maglia, cominciando ad accarezzare con decisione i suoi fianchi.
Sebastian sentiva la pelle
andare a fuoco, ogni volta che Kurt vi passava sopra i propri polpastrelli.
Tornarono a baciarsi, con
più decisione, mentre le mani di entrambi vagavano sulla pelle nuda, seguendo
le linee del corpo, la curva dei fianchi e delle spalle.
«Basta...» si intimò Kurt
dopo un po', allontanandosi dall'altro quasi senza fiato.
«Non mi sembrava ti stesse
dispiacendo...» lo punzecchiò Sebastian, rivolgendogli un sorriso malizioso.
«No infatti. Però adesso
basta.» mormorò Kurt, abbassando gli occhi sulla piega decisamente voluminosa
che mostravano i suoi jeans.
«Ooooh,
capisco...». Il sorriso di Sebastian divenne ancora più ampio.
Kurt gli diede uno
schiaffetto sul braccio, prima di alzarsi per andare in cucina a prendere
qualcosa da consumare in tutta tranquillità sul letto del ragazzo.
«Stiamo diventando troppo
pigri» disse dopo un paio di minuti di silenzio.
«Per me non è esattamente
una scelta... Cosa dovrei fare? Una maratona?»
«No, però siamo sempre in
casa, sempre in questa stanza... Credo di aver guardato più film in questi
ultimi giorni che in tutto il resto della mia vita!»
«Cosa proponi allora?»
«Che ne dici se stasera ci
vediamo da qualche parte con Rachel e gli altri del Glee
Club per una serata karaoke?»
«Mi sembra davvero un'idea
geniale! - replicò Sebastian con voce tagliente - sono proprio amato dai tuoi
amici!»
«Vedrai che cambieranno idea
quando ti conosceranno meglio... Avranno ancora più motivi per odiarti.» rise
Kurt, mentre si alzava per andare a prendere il telefono e chiamare Rachel.
«Sei un'orribile checca!»
gli gridò dietro Sebastian e Kurt rise ancora più forte.
«Sono fottuto» mormorò
Sebastian a bocca storta, sentendo delle fastidiose presenze nel proprio
stomaco che i più avrebbero definito 'farfalle'.
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[1]Meritatissimo
riferimento alla magnifica "AngrySex 2.0"
di tsubychan1984, che non linkerò perché so fin da ora che non avrò voglia di
modificare l'html, però vada a leggerla chiunque non l'abbia ancora fatto!
NdA: Forse,
anzi sicuramente, sono una persona orribile e mi davate per dispersa. O magari
non frega a nessuno XD Però ho avuto una combinazione orribile chiamata blocco
dello scrittore+esami da preparare+real
life da bbbrivido e quindi mi sono ritrovata priva di
tempo e voglia. Un favolosissimo finesettimana, che
si è chiuso con una serata dedicata agli anni '90 mi ha fatto tornare
l'ispirazione e così eccomi qui.
Grazie a chiunque abbia ancora
voglia di seguirmi :)