Spiragli di luce filtravano dalla finestra e la sua figura, accovacciata in un angolo, li osservava impaurita.
“Abbiamo un mese,” avevi detto.“Avevamo un mese,” dico io, adesso.
Il peggio è passato, non mi resta che aspettare.
Questa volta sono da sola e il freddo si fa sentire. Il pelo folto, quello che ricopre il mio corpo in questo momento, non riesce a proteggere il mio cuore.
Il punto in cui eri solito accovacciarti, in attesa che il mio corpo riprendesse le sue sembianze originali, è vuoto.
Sono un mostro nel giorno in cui lei brilla nel buio più totale.
Sei una stella e brilli insieme a lei, mentre io mi nascondo.
Spiragli di luce filtravano dalla finestra e la sua figura, accovacciata in un angolo, si risvegliava e li osservava, con le lacrime agli occhi.
Raccolti i pezzi di se stessa, persi quella notte, lascia il nascondiglio e riprende a vivere, come una farfalla che abbandona la crisalide.
“Ho un mese,” mormora a se stessa e asciuga l’ombra di una lacrima.
Niente avrebbe sciolto di nuovo il ghiaccio. Niente avrebbe illuminato di nuovo il buio.