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Autore: Spiretta97    28/11/2012    0 recensioni
Prefazione
In un Liceo Scientifico fuori città si suppone che il più grande disastro che possa mai capitare agli studenti sia svenire per esalazioni dei prodotti chimici durante un’ora di laboratorio.
Elisa, una neo-liceale con la passione dei gialli di Agatha Christie, decide di entrare in questa scuola col desiderio di evadere dalla sua città ormai troppo piccola per lei e seguire le materie che più ama.
L’incontro con Will, un ragazzo che le diventa subito amico, la sprona ad aprire una piccola attività di investigazione (contrata su furti e perdite di oggetti) gestita da lei e da ragazzo. Ma qualcuno aspetta di compiere la sua vendetta da anni e non si farà mettere i bastoni tra le ruote da due mocciosi.
Genere: Azione, Romantico, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Elisa rimase impalata per alcuni minuti sulla porta fino a che l’uomo non si alzò e lasciò la stanza seguito da un fortissimo odore di birra.
-Non va bene…- disse il barista seguendo con gli occhi il cliente che se ne andava
-Oggi è già la seconda volta che viene qua a consumare delle birre... Non va bene per niente per un professore…-
Elisa si avvicinò al bancone e si mise in punta di piedi per poggiare comodamente il busto.
-S…scusi! Come si chiama quel professore?- chiese Elisa indicando la porta. Il barista sospirò e raccattò tutte le lattine lanciandole una per una nel secchio della spazzatura. Non sbagliò mai un colpo.
-Quello lì è Edoardo De Alberti, professore di Storia… Quello si che ha un debole per l’Alcool… pensate che grazie a lui ho affinato la tecnica del tiro a canestro!- disse l’uomo sfociando poi in una grossa e contagiosa risata che fece sorridere Elisa.
-Comunque signorina, sei qui perché vuoi qualche cosa in particolare?-
-Cercavo due tramezzini- disse tirando fuori il portamonete. Il barista scosse la testa con un espressione dispiaciuta in volto.
-Ne è rimasto solo uno al tonno e maionese. Con qualche foglia di lattuga…-
-Mmh Lo prendo comunque- disse Elisa sentendo i crampi alla pancia farsi sempre più evidenti. Pagò il tramezzino e tornò da Will. Sorrise vedendolo ancora alle prese con la scrivania imprecando ogni tanto per qualche chiodo fissato male.
-Porca miseria!- fece Will dando un colpo alla scrivania col martello.
-Salute!- rispose Elisa sorridendo e sedendosi di fianco a lui. Will arrossì fissandola negli occhi per poi riprendere silenziosamente il suo lavoro.
“Che ti prende? E’ semplicemente tornata nel momento sbagliato! Anche tu però potevi evitare di imprecare… Ma con chi sto parlando? Oddio diventerò pazzo…” si disse William.
-C’era solo un panino… facciamo a metà se vuoi- disse Elisa scartando i tramezzino e sedendosi di fianco all’amico. William si mise a sedere e fece per prendere la sua metà di panino quando si accorse che aveva le mani sporche di polvere e di trucioli di legno. Si guardò le mani con un espressione sconsolata in volto sospirando.
-Apri la bocca…- fece Elisa rossa in volto. William arrossì vedendosi  quasi materializzare davanti ai suoi occhi mezzo tramezzino sorretto dalla mano dell’amica.
-Guarda che è imbarazzante pure per me, ma quello sporco sulle tue mani non si toglierà con una semplice passata sui vestiti, perciò dai un morso a questo panino e facciamola finita!-
Will si avvicinò a lei e diede un morso al panino, stessa cosa fece Elisa. Ci fu un breve silenzio, ma non di quelli piacevoli e tranquilli, no. Di quelli che, carichi di emozioni forti, spesso o sfociano in mosse azzardate o in domande pressoché inutili, giusto  per rompere il muro di ghiaccio che si forma tra i due interlocutori. William scelse la seconda opzione: domandarle qualcosa, qualsiasi cosa! Non era un asso nelle domande, ma riguardo a mosse azzardate ancora meno.
-Elisa…- fece mandando giù il boccone –posso farti una domanda?- chiese addentando nuovamente il panino che lei gli stava reggendo.
-Spara-
-Ecco… Se di cognome fai Kaster… Vuol dire che tuo padre è di origini Inglesi o americane, giusto?-
Elisa si ammutolì. In volto si dipinse la tristezza… William non poté fare a meno di fissarla e di chiedersi: “cosa avrò mai detto? Che l’abbia offesa in qualche modo? Forse non è Inglese!”
-Sì- rispose improvvisamente –Sì mio padre era inglese, ma lo è anche mia madre e lo sono anche io.- L’aria intorno a loro sembrava farsi ogni secondo più fredda e più pesante, non era più tranquilla e rilassata come prima… Maledizione a quella domanda maledizione!
-Era?- chiese cautamente Will. Non voleva ferirla o farle ritornare alla mente brutti ricordi, ma la sua curiosità non aveva limiti.
-Io non lo considero più mio padre da tre anni oramai. Non è più mio padre, non lo è mai stato.- Disse Elisa continuando a fissare il pavimento. La sua coda di cavallo era leggermente sfatta e perciò un grosso ciuffo di capelli le ricadeva dolcemente sulla guancia impedendo a Will di vedere che i suoi occhi erano velati dalle lacrime. Will fece per avvicinarsi e per mettere una mano sulla spalla dell’amica ma si bloccò a mezz’aria cambiando idea.
-Scusami… non volevo… So che è inopportuno… ma… posso sapere come è successo?-
Elisa chiuse gli occhi e fece un respiro profondo. “ E’ lecito che voglia sapere, l’uomo è curioso di natura, Will è semplicemente un po’ inopportuno… non per questo gli va negata la curiosità… calmati e giraci intorno, non piangere…”
-Ecco… vorrei prima parlare di qualche cos’altro…-
-Certo, certo…- fece Will capendo di aver fatto una stupidaggine a chiederle di suo padre
-Ecco… scommetto che ti starai chiedendo perché mi sono trasferita in Italia e soprattutto perché ho un nome italiano…. Ecco mia madre ama l’Italia, perciò spesso, anche prima che nascessi, ci veniva in vacanza e quando sono nata mi ha dato il nome della sua amica di penna…Quando ci trasferimmo qui in Italia mia madre non si era ancora lasciata ufficialmente con mio padre, solo l’anno dopo arrivò la lettera che chiedeva il divorzio… Sai, mia madre amava davvero quell’uomo, per quanto freddo e insensibile potesse essere stato nei suo confronti  e nei miei. Ma quando mia madre lo scovò con la sua migliore amica a casa nostra, non ci vide più. Fece le valige per me e per lei e ce ne andammo così, su due piedi.-
Il silenzio si impossessò di nuovo violentemente della stanza. Si potevano sentire le grida provenire dal cortile e il continuo scribacchiare della bibliotecaria.
-Parli molto bene l’italiano per essere qui da ... da quanto? – Chiese portando la discussione su altro fronte.
-Da un anno- rispose Elisa
- Un anno… allora parli benissimo! Anche se si sente molto bene il tuo accento- Disse Will stupito.
-Grazie, del resto queste ultime settimane ho solo parlato italiano con mia madre…A dir la verità odio il mio accento.-
-A me piace molto invece…- disse Will arrossendo e avvicinandosi sempre di più a lei. Poteva quasi sentire i loro cuori battere all’unisono nel silenzio della stanza, accompagnati dal ticchettio dei tasti di plastica del computer della bibliotecaria. Will prese una mano di Elisa e la strinse fra le sue. La ragazza lo guardò in volto, le sue guance erano rigate dalle lacrime ed erano arrossate. Will non aveva cuore di vederla così… la conosceva da poco ma il suo cuore era convinto di conoscerla da una vita… non gli era mai successo di provare una cosa simile per nessun’altra persona al mondo. Le lasciò la mano solo per un secondo semplicemente per poter cingere le sue braccia intorno al suo corpo e stringerla a se. Le carezzò i capelli lentamente e all’orecchio le sussurrò di sfogarsi pure, di piangere quanto voleva. Elisa da principio cercò di staccarsi dalla presa del ragazzo, era troppo in imbarazzo, ma si trovò a lottare con i sentimenti contrastanti e la parte più debole di lei, per una volta cedette facendola sfogare in un pianto. Rimasero così per un po’. Seduti per terra abbracciati ad ascoltare i singhiozzi e i loro cuori battere insieme, quasi fossero una cosa sola. Piano piano il pianto della ragazza cessò, ma rimasero abbracciati ancora per qualche momento. L’odore dello shampoo da uomo di Will le entrava nelle narici facendole chiudere gli occhi ad ogni respiro, doveva ammetterlo: sarebbe stata così per sempre se solo il per sempre fosse stato un tempo sufficiente.
-Will?-
-Si Ruth?-Chiese Will tenendo gli occhi chiusi. Il calore del suo corpo era così piacevole… anche Will sarebbe restato così abbracciato a lei per tutto il resto della vita, ma la vita di un uomo è troppo breve perché questo desiderio si potesse avverare appieno, ci sarebbero volute dieci, cento forse mille vite per poter accontentare i loro pazzi, ma teneri desideri.
-Non parliamo più di mio padre, non parliamone più, ok?-
  
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