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Autore: Daifha    29/11/2012    3 recensioni
[Della serie: Retrogusto di amore]
Nessuno dei due riesce bene a capire come si siano ritrovati così, a dare e ricevere passione. Doveva essere stato quel bacio di poco prima, quello dove il latte al cioccolato e lo zucchero si erano incontrati in una dolce prima unione. Poi, una volta a casa di Takao, le cose erano degenerate, perché da un secondo bacio che vide in comunione una fragola presa dal cesto in cucina, si erano ritrovati sul letto a spingere i bacini l’uno contro l’altro prima di scoprirsi entrambi eccitati.
E allora i vestiti non avevano retto, scostati e tolti da mani tremanti, fredde di quell'aria di Novembre inoltrato.
[TakaoMidorima]
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Shintarou Midorima, Takao Kazunari
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Retrogusto di amore'
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La TakaMido sta prendendo possesso di me! Io dico ‘Devo scrivere il continuo della long!’ e poi mi vengono fuori solo idee per questa stupenda coppia e finisce che abbandono tutto il resto… E’ molto male! 
A parte questo, ho deciso di fare una breve, si spera, serie sulla TakaMido dove ad ogni shot/flash sarà collegato uno o più cibi… E ora, siamo alla frutta :3

 
Di fragola e mandarino

 
Midorima appoggia la fronte sulla spalla di Takao, trattenendo un gemito quando sente il ritmo delle spinte farsi più serrato. Sono entrambi sudati e stanchi, sul letto del più grande, ad abbracciarsi, scambiarsi sospiri, amarsi con la stessa potenza che mettono nel tirare a canestro. 
Takao non riesce ancora a credere di avere tra le sue braccia Midorima. 
Midorima ancora non riesce a credere di avere tra le sue gambe Takao.
Nessuno dei due riesce bene a capire come si siano ritrovati così, a dare e ricevere passione. Doveva essere stato quel bacio di poco prima, quello dove il latte al cioccolato e lo zucchero si erano incontrati in una dolce prima unione. Poi, una volta a casa di Takao, le cose erano degenerate, perché da un secondo bacio che vide in comunione una fragola presa dal cesto in cucina, si erano ritrovati sul letto a spingere i bacini l’uno contro l’altro prima di scoprirsi entrambi eccitati. 
E allora i vestiti non avevano retto, scostati e tolti da mani tremanti, fredde di quell’aria di Novembre inoltrato. A terra, non avrebbero più dato fastidio, così Takao aveva lanciato la camicia di Midorima da qualche parte e certo l’altro non si era risparmiato in occhiate minacciose. Aveva tolto a sua volta la maglia di Takao e senza pensarci due volte aveva fatto per buttarla fuori dalla finestra, lasciando di stucco il compagno.
Doveva annotarselo, Midorima è vendicativo.
O forse era solo l’eccitazione che sì, diamine, si sentiva attraverso quei jeans scomodi - soprattutto, scomodi da togliere - che Shintaro si ostinava a portare fuori da scuola. I pantaloni però non li lanciò, lasciò che scivolassero da soli giù dal letto onde evitare di ritrovarsi anche i boxer, il giorno dopo, appesi all’albero davanti alla finestra di camera sua.
E poi era stato tutto un susseguirsi di cause e conseguenze che alla fine erano degenerate in quello, nell’amore e nel sesso, nel sentirsi eccitati e appagati, più uniti che mai.
Sospiravano entrambi senza regolare la voce, si lasciavano prendere dall’istinto e dal desiderio, dai loro bacini che, andando sempre più a fondo, si scontravano a metà strada. 
Un altro bacio improvviso, da parte di Midorima, che Takao non sa, ma lo fa solo per nascondere le guancie rosse come due ciliegie mature. 
Si sente così pieno, Shintaro. Pieno di Takao, e di latte al cioccolato e di qualcos’altro non ben definito che però sì, gli piace. Sente quasi di star perdendo la ragione, perché non è da lui comportarsi così, contro i limiti della buona ragione - non ha niente di razionale quel movimento di corpi, quel rumore di schiocchi di saliva e quel desiderio profondo nato da dentro, Midorima lo sa, ma nonostante questo non lo sente come qualcosa di sbagliato, di moralmente scorretto: è un sentimento strano che si annidava nel suo petto già da parecchio tempo quello che ora è esploso e che lo sta facendo agire come la più irrazionale delle persone. Si è lasciato andare, spinto dalla consapevolezza di essere ricambiato, tra lo stupore, la felicità, l’incertezza, ha solo lasciato che Takao facesse per lui, decidesse per entrambi. Perché Shintaro non lo ammetterà mai, ma si fida di Takao e delle sue scelte. 
Proprio per questo si abbandona contro il suo petto, la testa sempre appoggiata sulla sua spalla, mentre serra le labbra perché, davvero, non gli sembra il caso di far sapere a Takao quanto tutto quello, sì, tutte quelle attenzioni che gli sta dedicando, gli piacciano. 
E allora Takao aumenta il ritmo, ormai si sente al limite, pronto ad esplodere proprio lì, tra le braccia di Midorima. Sente le sue unghie artigliargli la schiena, mentre con la mano che non sta usando per dargli piacere gli prende il mento e gli sposta il viso, così che possano guardarsi negli occhi e magari baciarsi. 
E quando le loro labbra si rincontrano, accompagnate sempre da quel retrogusto dolce che entrambi hanno capito di amare, da una spinta ben assestata, l’ultima, prima uscire dal suo corpo e venire, imbrattando i petti di entrambi.  
Solo quando ha ripreso un respiro regolare ed ha riaperto gli occhi si rende conto che anche Midorima è venuto e che, ancora a cavalcioni su di lui, sta ansimando stringendolo in un abbraccio strettissimo quasi tema che possa scappare. 
“Shin-chan…?” chiama, un po’ insicuro, perché non è proprio da Midorima comportarsi così, ma il compagno si limita ad incassare ulteriormente la testa tra la sua spalla e il braccio, nascondendo il viso e lasciando visibili solo i capelli verdi e disordinati. “Ehi, Shin-chan che suc-”
Midorima bofonchia qualcosa di incomprensibile, ancora nascosto da quell’abbraccio.
“Che hai detto?”
Lo sente irrigidirsi tra le sue braccia, poi muovere la testa come per negare. Infine sembra farsi coraggio, tirandosi su e puntando lo sguardo dritto in quello di Takao.
L’imbarazzo si manifesta subito sulle sue guance, tingendole di un colore del tutto nuovo, un misto tra un rosso sbiadito e un arancione molto forte, simile a un mandarino nel pieno della buona stagione, e Takao ne è quasi rapito, perché non aveva mai visto qualcuno arrossire di quel colore. Non può che trovarlo bello.
“Buon compleanno. E grazie.” dice infine Midorima, al colmo dell’imbarazzo, tornando a nascondere il viso sulla spalla del compagno.
Takao rimane un attimo interdetto, con ancora in mente l’immagine di quelle due guancie tonde tinte di un arancione naturale. Quando poi comprende il significato delle parole di Midorima, un sorriso gli nasce spontaneo, dolce e sincero, mentre ricambia l’abbraccio e sussurra un ‘Grazie’ soffiandolo direttamente nel suo orecchio.
 
“Ehi, Shin-chan… Non dormire, è ancora pomeriggio!” Takao lo riscuote poco dopo, arruffandogli i capelli.
Midorima si limita a rialzarsi, quasi subito, ergendosi in tutta la sua gloriosa altezza e riprendendo le redini del suo autocontrollo e della sua dignità “Non c’è bisogno che tu me lo dica” risponde lapidario, dopo essersi sistemato i pantaloni. Cerca con lo sguardo la maglia, la raccatta e si sorprende di non trovare gli occhiali quando porta una mano al naso in un gesto diventato ormai abitudinario. 
“Sono sul comodino” gli ricorda Takao, abbracciato ad un cuscino, mentre lo osserva ritrasformarsi nel solito Midorima Shintaro, quello alto e rigoroso che spicca per intelligenza - e per il verde naturale dei suoi capelli.
Quando finisce di sistemarsi, Shintaro si siede sul letto, senza sapere esattamente cosa fare o cosa dire. Si sentirebbe pure in imbarazzo, se non fosse che anche Takao sembra starsi ponendo lo stesso problema: sono ancora un po’ accaldati e l’aria che entra dalla finestra aperta permette ad entrambi di respirare meglio a pieni polmoni.
Hanno appena fatto sesso.
Questo è il pensiero di entrambi, mentre l’uno si strofina le mani e l’altro si guarda attorno, col mento sprofondato nel cuscino. Si sono appena uniti e concessi reciprocamente in un dare e ricevere piacere che li ha riempiti di una strana euforia. Entrambi erano consapevoli di quel che stavano facendo, entrambi lo volevano, entrambi desideravano da tempo il corpo dell’altro, quando lo intravedevano negli spogliatoi dopo una partita vinta troppo facilmente. Era scattato il meccanismo che aveva unito quei loro pensieri irrazionali, ai fatti veri e propri, semplici nelle loro fattezze. 
‘Mi piace!’ gridava la mente e il corpo seguiva, perché andava bene così, perché non c’era davvero nulla di sbagliato nel volersi bene, nel piacersi. Un desiderio nato dal pensiero, dallo stare bene insieme, dall’approfittare di quell’amicizia per ricevere un abbraccio in più ogni giorno. Le cose, semplicemente, erano evolute. Dal mentale erano passate al carnale, e infine, erano scappiate nella passione e nell’amore.
Ecco, hanno appena fatto l’amore.
Quel senso di profonda completezza, di pienezza dell’animo è il frutto derivato dalla loro passione, la soddisfazione di aver dato vita a qualcosa di giusto e bello, e di averlo fatto insieme.
Per questo entrambi capiscono che non c’è davvero bisogno di parole, ormai, perché non c’è niente da dire, niente di più corretto di quel loro silenzio rinfrescato dall’aria di Novembre.
E’ giusto amarsi, basta questa loro consapevolezza per non provare imbarazzo nel guardarsi di nuovo negli occhi, poco dopo. Takao parla, dice la prima cosa che gli viene in mente, pensa ancora alle guancie arancioni di Midorima e sorride felice “Ti va un mandarino?”. 
 
 
-Fine- 
  
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