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Autore: Nimel17    29/11/2012    5 recensioni
Un patto tra Rumpelstiltskin e il Re dei Goblin per ostacolare la Campionessa del Labirinto.
Genere: Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuovo personaggio, Signor Gold/Tremotino
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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Era un giorno come tanti altri e Rumpelstiltskin si preparava a trascorrerlo nel solito modo.
Filando la paglia in oro.
Ma nemmeno quello lo aiutava più a dimenticare. Per qualche minuto, persino per qualche ora, poteva farlo, sì, ma poi gli bastava guardare il cielo fuori e vedere gli occhi di Belle.
Prese un candelabro e lo gettò contro la parete. Il rumore che risuonò per la stanza fu gratificante, così si sedette e si accinse a filare.
“Perché fili così tanto?”
La mano si bloccò a mezz’aria e per un attimo lui desiderò far rimangiare al suo ospite quelle parole.
Solo Belle poteva dirle. Appartenevano a lei.
“Che piacere vederti.”
Si girò e sorrise. Il Re dei Goblin era una delle poche persone che apprezzasse.
“Rumpelstiltskin.”
Jareth non sorrideva, per la prima volta da quando si conoscevano. Nemmeno quella sua smorfia un po’ sghemba e sarcastica che lo distingueva.
“Oh-oh, abbiamo un problemino, dearie?”
“Puoi dirlo.”
Il re era interamente vestito di nero, con il lungo mantello che ondeggiava seguendo i movimenti nervosi del fae. Residui della polvere fatata circondavano i capelli fini e biondi che scendevano lungo i lineamenti spigolosi e attraenti del viso dell’amico e i suoi occhi spaiati erano cupi.
Rumpelstiltskin fece un cenno con la mano.
“The?”
“Non ho tempo, amico mio. Ho le ore contate, letteralmente.”
“Cosa sono poche ore per uno come te?”
L’occhio azzurro del re mandava lampi infuriati.
“La scorsa notte una ragazza umana ha detto le parole.”
Persino il Signore Oscuro trattenne il respiro.
“Le parole? Da una ragazza umana?”
“Io naturalmente mi sono presentato per ritirare il suo fratellino, ma quella mortale si è pentita della sua azione e così le ho sottoposto la prova.”
“Attraversare il tuo meraviglioso Labirinto in tredici ore?”
“Contavo che si perdesse d’animo, che si arrendesse, invece è riuscita a cadere in una segreta e a sfuggire ai miei Spazzini! E ha osato definire il mio Labirinto un gioco da ragazzi!
Rumpelstiltskin si chinò in avanti, gli occhi profondi screziati d’oro ambrato ammiccanti. L’espressione di Jareth era estremamente dura, ma non fredda come quando era arrabbiato. C’era qualcosa che si agitava, dietro le numerose maschere del fae, qualcosa che era al di fuori del suo controllo e che lo spaventava abbastanza da venire da lui. Qualcosa che aveva a che fare con l’umana, poco ma sicuro.
“Come si chiama la fanciulla?”
“Che importa?”
Oh, sì. C’entrava la ragazza come un gatto con un gomitolo di lana.
“I nomi hanno potere, lo sai.”
“Williams. Sarah Williams.”
“Sarah Williams.”
Reclinò le spalle all’indietro e stese le gambe in avanti, picchiettando le punte delle dita.
“Dimmi, perché sei qui Jareth?”
“Voglio fare un patto con te.”
Il vento smise di soffiare e Rumpelstiltskin rimase immobile.
“Jareth, perché hai il mio rispetto, ti chiedo gentilmente se ti è dato di volta il cervello.”
“Probabile.”
“Lo sai che nessuno rimane soddisfatto d’aver fatto un patto con te, anche dopo aver ottenuto ciò che mi ha chiesto?”
“Non paragonarmi ad uno di quei patetici animali da gregge che t’invocano e firmano senza leggere il contratto.”
I due si guardarono per qualche istante, poi Rumpelstiltskin sospirò, comprendendo la ragione dell’ostinazione del fae.
“Molto bene. Cosa vuoi?”
“Una pesca incantata. Che trasporti l’umana in un sogno di mio disegno, in modo che perda del tempo prezioso.”
“Sicuramente anche la tua magia può farlo.”
Il re si passò una mano guantata di nero tra i capelli chiari.
“No, Rumpelstiltskin. Non posso.”
Jareth prese una delle sue sfere, la scagliò in aria e lasciò che s’infrangesse contro il soffitto.
“Tu sai su cosa ho costruito il mio Labirinto.”
“Sulla tua testardaggine.”
“Preferisco definirla forza di volontà.”
Il Signore Oscuro sollevò un sopracciglio ed emise una risatina acuta.
“Ed ora hai incontrato qualcuno che ha la tua stessa testa dura.”
“Non è il momento di scherzare.”
“No, dearie, hai ragione. Che sgarbato da parte mia.”
Nella mano verde-oro del folletto era comparsa una piccola, morbida pesca luminosa, stretta tra le lunghe unghie nere dell’uomo.
“Ecco qui.”
Gliela porse, ma il re non la prese.
“Qual è il prezzo?”
Rumpelstiltskin ridacchiò e disse in tono cantilenante:
“La magia ha sempre un prezzo. Diciamo che per questa volta mi basterà un invito per il tuo sogno.”
Jareth sorrise, un eco del suo ghigno da predatore che terrorizzava i suoi stupidi sudditi.
“Hai usato la parola giusta. Invito… ho deciso che sarà un ballo in maschera.”
“Abbiamo un accordo?”
“Si.”
Rumpelstiltskin gli lanciò il frutto e il re l’afferrò al volo, inchinandosi.
“Arrivederci, Re dei Goblin. Possa il tuo piano riuscire.”
 
 
 
Rumpelstiltskin doveva ammetterlo, Jareth sapeva dare una festa mascherata come pochi. Il salone era ricoperto da drappi bianchi, lampadari cadenti, polvere fatata ovunque e bellissime dame con cui danzare. Una di loro, dal vestito verde chiaro e morbidi boccoli rossi, lo invitò sorridendo. Lui s’inchinò e le prese la mano. Desiderava che Belle potesse essere con lui: si era vestito d’oro per commemorare l’abito di lei al loro primo incontro.
Mentre danzavano intorno alla sala, sentì alcune risate sguaiate e di scherno. I suoi occhi si accesero d’interesse nel vedere l’umana fare il suo ingresso e subito il suo sguardo scattò a cercare Jareth.
Il re aveva il volto coperto da una maschera a forma di teschio, ma la fame che c’era nei suoi occhi era innegabile. Si chiese se anche lui avesse avuto la stessa espressione quando Belle gli era caduta tra le braccia.
Non poteva comunque negare che l’umana avesse una particolare attrattiva: pelle bianca, lunghi capelli neri intrecciati con foglie d’argento, grandi e innocenti occhi verdi, sperduti in quella marea di sconosciuti in una situazione sconosciuta e vestita appropriatamente di bianco, come l’Innocenza.
Rassomigliava a Biancaneve, ma la purezza della sua persona gli ricordava la sua Belle come una pugnalata al cuore.
Come in una sorta di trance, l’umana e Jareth iniziarono a ballare, mentre le altre coppie smettevano di danzare e si disponevano a cerchio intorno a loro per osservarli. Rumpelstiltskin si mise in disparte, inquieto. Era vero che il re aveva pagato il prezzo della magia, ma la… forza di volontà della ragazza era pericolosa per la riuscita del suo piano.
Quando l’orologio scoccò la dodicesima ora, Sarah Williams si scosse e si guardò incontro, disorientata e spaventata. Si sciolse dall’abbraccio del re e corse via, spingendo tra la folla per scappare. Nessuno pensò a fermarla, tutti erano paralizzati dallo stupore mentre lei afferrava la sedia e la gettava contro le pareti, rivelandole per quello che erano, vetro di una sfera di cristallo.
L’umana aveva letteralmente spezzato l’incanto.
Non c’era più nessuno, solo lui e Jareth nel castello. Rumpelstiltskin prese il fae per le spalle, gentilmente.
“Mi hai chiesto perché filo così tanto.  Per dimenticare, amico mio. Per dimenticare l’amore che non ho più.”
Gli occhi di Jareth erano spenti. Non era nemmeno sicuro che l’avesse sentito.
 
 
 
Angolo dell’autrice: mi sono cimentata in questo crossover… per te, jarmione, il regalo che ti avevo promesso. Buona serata a tutti!
  
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