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Autore: telesette    30/11/2012    3 recensioni
Mufasa sbarrò gli occhi.
Per lui fu come guardare quell'essere per la prima volta e, per la prima volta infatti, poté vederlo chiaramente per ciò che era.
In tutta la sua vita, Mufasa aveva sempre visto Scar come il suo unico fratello, sangue del suo sangue e carne della sua carne, amandolo per ciò che era; accettando le grosse ombre del suo carattere, perché convinto che esse fossero accompagnate anche dalla flebile luce della sua anima.
Ora invece era più che evidente che Scar non aveva un'anima...
Genere: Drammatico, Introspettivo, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Mufasa, Scar
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
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Gli occhi di Mufasa

 

Dolore...

Nel tentativo disperato di risalire l'enorme parete di roccia, Mufasa avvertì chiaramente che non ce l'avrebbe fatta.
La carica degli gnu lo aveva travolto in pieno, ferendolo gravemente, e la sua forza possente era ridotta al minimo e al disperato desiderio di sopravvivere.
La nuda roccia strideva terribilmente, sotto le sue zampe, e con orrore prese a scivolare all'indietro invece che avanzare verso la salvezza.
Sotto di lui la mandria correva ancora, e il frastuono dei loro zoccoli riecheggiava nelle sue orecchie, sollevando quella fitta nuvola di polvere come la nebbia densa di un cimitero.
Un presagio di morte.
Di nuovo Mufasa fece appello a tutte le energie che ancora gli restavano in corpo, pur sapendo di non avere molte speranze, e la volontà di vivere in quel momento era l'unica cosa che lo teneva aggrappato a quel grosso appiglio friàbile.
D'un tratto sollevò lo sguardo e lo vide...
Scar, suo fratello, l'unico a cui potesse chiedere aiuto.
Il magro leone dalla scura criniera, osservando lo suo sguardo pieno di panico dell'altro, non manifestò alcun tipo di emozione.
Né un brivido, né un sussulto, solo la più totale indifferenza.
Mufasa sapeva di non aver mai occupato alcun posto importante nel cuore di suo fratello, da sempre invidioso delle loro differenze di nascita. Tuttavia sperava che il sangue, lo stesso medesimo fluido che scorreva nel corpo di entrambi, significasse ugualmente qualcosa per lui...
Fu dunque aggrappandosi a questa convinzione, seppur molto ingenua, che Mufasa si appellò al fratello sopra di lui in cerca di aiuto.

- Scar - gemette. - Fratello... Aiutami !!!

D'improvviso le zampe posteriori non avevano più nulla a cui aggrapparsi.
La vita di Mufasa era appesa sulle sue sole zampe anteriori, anch'esse ormai prossime a cedere, e Scar non accennava a voler intervenire in alcun modo.
D'un tratto gli occhi del leone silenzioso mandarono un sinistro lampo colmo di collera: la sola vista di Mufasa, odiato e rispettato fratello maggiore, gli rammentava solo tutte le umiliazioni pazientemente ingoiate nel corso degli anni; l'invidia alimentata con l'odio e il senso di frustrazione; assieme a tutto il disprezzo per gli sciocchi ideali privi di senso che avevano condotto Mufasa verso quella fine prevedibile.
Tutto ciò che aveva pianificato assieme alle iene si era verificato in ogni minimo dettaglio.
Mufasa era completamente in suo potere, e lo stava "supplicando" di salvargli la vita... Scar non poteva davvero chiedere di meglio, per definire completa la sua tanto sospirata vendetta.
Gli artigli di Scar si conficcarono profondamente nelle zampe di Mufasa, facendo ruggire quest'ultimo dal dolore.
Scar assaporò il suono di quelle grida, come un nettare delizioso.
Ucciderlo e basta sarebbe stato troppo facile.
Guardare negli occhi la propria vittima, offrendogli invece la piena consapevolezza sull'identità del suo vero assassino, era una soddisfazione alla quale Scar non poteva assolutamente rinunciare.

- Lunga Vita al Re!

Mufasa sbarrò gli occhi.
Per lui fu come guardare quell'essere per la prima volta e, per la prima volta infatti, poté vederlo chiaramente per ciò che era.
In tutta la sua vita, Mufasa aveva sempre visto Scar come il suo unico fratello, sangue del suo sangue e carne della sua carne, amandolo per ciò che era; accettando le grosse ombre del suo carattere, perché convinto che esse fossero accompagnate anche dalla flebile luce della sua anima.
Ora invece era più che evidente che Scar non aveva un'anima!
Lui voleva solo il potere.
Voleva dominare.
La vita di suo fratello non significava dunque nulla per Scar. Mufasa era solo IL RE ( colui da eliminare, per poter realizzare i suoi scopi ), e macchiarsi del suo sangue non costituiva certo un problema per la sua morale priva di scrupoli.
L'ultima cosa che Mufasa vide, prima di precipitare nell'abisso sottostante, fu il ghigno crudele dell'altro.
L'ultima cosa che udì fu il tono della sua voce melliflua.
E quando tutto intorno a lui divenne il vuoto, negli ultimi rapidissimi istanti dell'inevitabile, il Sommo Re della Terra del Branco urlò tragicamente e spirò prima ancora di toccare il suolo.

 

FINE 

   
 
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