30/11/2012
2 recensioni“no, no , no signore, non può farmi questo”
“hai avuto un intero mese per farlo. Hai pensato solo e soltanto allo studio e questi ora sono i risultati”
“sono pur sempre un’ umana. Non posso occuparli di tante cose contemporaneamente”
“Tra pochi giorni non lo sarai più”
Sempre di corsa, sempre senza una meta.
E' questo quello che mi tocca fare.
E manca solo un giorno,un giorno e poi tutto sarà finito.
Sono arrivata alla conclusione di arrendermi.
In un giorno non si può rimpiazzare il lavoro che avrei dovuto fare da una vita.
Mi chiamo Celine e non so come definirmi.
Sono umana, o forse è quello che ho fatto sempre credere alla gente.
Se non riuscirò a trovare qualcuno di cui berne il sangue scomparirò per sempre da questa Terra.
Nè Paradiso nè inferno potrà ospitarmi, solo il rimpianto delle persone che ancora un po' ci tengono a me.
Perchè io sono morta, e non solo dentro.
Sono sola, nemmeno un amico che mi possa consolare.
Una sorta di depressa, ecco.
Nessuno buco nelle mie scarpe, ma un grande 'buco' nel mio cuore.
Non ho mai svelato la mia vera identità a nessuno.
Perchè nessuno capirebbe.
Mi avvio con passi lenti verso la scuola e la osservo bene: non la rivedrò più.
Vedo i ragazzi rincorrersi facendo, anche, la figura degli sciocchi.
Ma almeno loro hanno provato il brivido di essere stati, almeno per una volta, considerati da qualcuno, da qualcosa.
Sono riusciti a capire cosa significa AMARE.
Mi passano avanti, come se io non esistessi realmente.
E stranamente oggi, non mi importa più di niente.
Non importa se starò un altro giorno da sola, non importa se dovrò vivere queste ultime ora con l'angoscia addosso.
Ho smesso di dar peso al giudizio della gente, ti etichetterà sempre e comunque.
Entro in classe e la professoressa mi sbatte in faccia che sono arrivata in ritardo.
Neanche questo importa più.
Prurito. Bruciore. Mal di testa.
"prof. posso andare in bagno?"
"No signorina, ci è andata un' ora fa"
" porca troia mi faccia uscire, mi sento male" urlai tenendomi la testa fra le mani
"esca, che non si ripeta mai più"
Mi affretto alzando il passo per arrivare il più presto possibile ai bagni.
Non curante apro la porta, la richiudo e mi lascio andare scivolando fin quando il mio fondoschiena non arriva a terra.
Qualche lacrima scende, ma non di dolore.
Mi rialzo andando in direzione del lavandino, mi sciacquo il viso e la mia vista si sposta sullo specchio.
Vedo una ragazza.
Quella non sono io.
Non è Celine, quella testarda.
E' Celine, quella debole.
Nessuno conosce questa parte di me, credo che non conoscano nemmeno l'altra.
E sento che me ne sto andando a piano a piano.
La morte più dolorosa è quella agonizzanta, quando aspetti il tuo momento, e sai che deve arrivare.
Ad un tratto una fitta.
E un' altra ancora.
Afferro il mio esile busto con un braccio mentre con l'altro allargo il maglione che mi va stretto al collo.
Non respiro.
Ansimo a fatica emettendo dei versi indecifrabili.
anche l'altra mano ora è corsa in aiuto all'altra.
Il movimento della mia pancia si fa sempre più veloce.
Poca aria entra nei polmoni.
Con le restanti forze che mi rimangono spingo la porta facendola aprire.
"a....a...iu..u...t ...o" sospiro andando a finire a terra.
Le mie gambe non mi reggono, il mio corpo non mi regge.
Sono a pancia in aria e sento che è questione di attimi e la mia insulsa vita finirà.
Inarco la schiena come se in qualche modo, facendo così, dalla mia gola potesse penetrare un filo d'aria.
Sono rigida, una pietra. La mi muovo come se stessi avendo degli attacchi epilettici ogni die secondi.
"santo Dio" urla qualcuno. E' un ragazzo.
"Ehi, guardami" mi da dei piccoli schiaffetti in viso, ma i miei occhi sono ormai fuori dalle orbite "che hai? Dimmi che cazzo ti succede? UN MEDICO"
"a....ar...i...a" il buio.
"finalmente sei sveglia" apro gli occhi molto flemmatica e rivedo il ragazzo di sta mattina. Ehi, allora non sono morta.
"che è successo?" chiedo solamente.
"sei svenuta. Ti mancava l'aria. MA CHE MERDA SUCCEDE?" dice indicando un punto indefinito del mio bracco. Così l'osservo anche io. Sta scomparendo, piano piano.
"ho bisogno di sangue" affermo. Mi guarda stranito.
"sono una sottospecie di vampiro. Se non bevo sange entro un'ora muoio" spiego in preda ad una crisi. Intanto tutto il braccio è sparito e anche l'altro sta a buon punto.
"ti prego" lo impreco
"e ve bene, bevi il mio!" mi porge il polso chiudendo gli occhi
"NO. Se io bevo il tuo, morirai tu"
"Non ha importanza, fallo e basta" ripete ancora con gli occhi siggillati
"decelebrato, non ho i canini aguzzi, non posso morderti. Vai aprendere una lametta, Harry"
"Sai realmente il mio nome?" certo che lo so, era il ragazzo di cui mi ero innamorata tre anni fa.
"si. Sbrigati prima che anche la mia testa svanisca!" anche le gambe sono andate.
Harry torna dopo pochi secondi e inspiegabilmente mi abbraccia.
"riportami in vita Harry, salvami dal nulla che sto diventando"
"Celine io ti amo dal primo giorno che ti ho vista"
"Anche io Styles" incide un piccolo segno sul suo polso. Appoggio le mie labbra e lui gene di dolore.
Ciao sono Celine e da poco sono sposata con Harry Styles.
Dopo quell'accaduto ne sono passati di anni. Siamo sopravvisuti tutt'e due, ed ora siamo felici.