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Autore: Vitya    30/11/2012    1 recensioni
Prequel di "Il diario di Nii-san", si può leggere tranquillamente anche senza conoscere l'altra storia :)
Per chi se lo fosse chiesto, sì, è ispirata alla canzone di Michael Jackson
Genere: Romantico, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Itachi, Nuovo Personaggio, Sasuke Uchiha
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Naruto Shippuuden
- Questa storia fa parte della serie 'L'amore segreto del corvo'
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Heaven can’t wait more

 Le parti in grassetto sono il testo di "Heaven can wait", la bellissima canzone di Michael Jackson ^_^ per il resto ci sentiamo dopo, buona lettura :)

Tell the angels no,
 I don’t wanna leave my baby alone …
Baby I’ll stay, Heaven can wait

 
-Perdonami Sasuke, non ci sarà una prossima volta … - sussurro al mio fratellino dopo avergli toccato dolcemente la fronte con due dita, come facevo quando eravamo piccoli. Prima di morire ti ho rivisto, Sasuke, e sei diventato davvero forte, sono fiero di te. Ora posso morire contento, o quasi. Sì, perché per essere veramente felice vorrei poterla rivedere un’ultima volta …
 
 
You’re beautiful
-quindi d’oggi in poi sarai il nuovo medico dell’Akatsuki? – ti chiedo osservando i tuoi capelli, biondi come il miele, contornarti il volto pallido. I tuoi grandi occhi castani fissano attentamente i fogli allegati alla cartellina che stringi fra quelle dita lunghe e delicate. Hai davvero delle mani bellissime …
-sì, e a giudicare dalle tue analisi ci vedremo spesso – mormori storcendo leggermente le labbra rosee.
-da quanto tempo hai questi problemi alla vista? – mi domandi scrutandomi attentamente.
-troppo tempo …  - rispondo con un po’ di amarezza.
 
Each moment spent with you is simply wonderful

-Ormai ci conosciamo da più di due mesi ma non mi hai ancora detto come ti chiami – dico rompendo il silenzio intorno a noi. Oggi è davvero una splendida giornata: l’azzurro del cielo non è interrotto nemmeno da una nuvola e noi siamo qui, sdraiati su questo immenso prato verde, mentre in sottofondo si sentono alcuni uccellini che cantano allegramente.
-non ce l’ho un nome – rispondi con un’alzata di spalle.
-come sarebbe non ce l’hai? Anche i criminali hanno diritto a un nome.
- Beh, io non ce l’ho. Che posso farci se i miei genitori sono morti prima di dirmi come mi chiamo? – mi domandi mentre ti soffermi ad osservare lo smalto scuro sulle tue unghie. Non riesco a trattenermi dal prendere la tua mano fra le mie e subito noto l’incredibile differenza che c’è: la tua, pur essendo grande e affusolata, è più piccola dalla mia, ed è incredibilmente morbida e delicata … niente a che vedere con le mie mani ruvide e piene di calli.
-mi piacciono le tue mani, sai? Sono molto belle … - mormoro sfiorando con i polpastrelli ogni tuo dito, scrutandone ogni linea o graffio.
-a me invece piacciono i tuoi capelli – ribatti allungando la mano libera fino alla mia testa, catturando una ciocca sfuggita alla coda bassa che ho fatto stamattina.
-i miei capelli? E perché?
-perché sono così scuri e incredibilmente lisci … - rispondi passando le dita fra i miei capelli corvini – e anche morbidi. Non pensare di tagliarli, non te lo perdonerei mai! – m’intimorisci sorridendo.
Che bellissima giornata, attorno a noi c’è una pace quasi incantevole. 
-lo farò, ma tu devi prenderti cura delle tue mani – concludo sereno. Nelle mie dita c’è ancora la tua mano, nei miei occhi il tuo sorriso …
 
if I can’t be with you
The world could not go on

so every night I pray
If the Lord should come for me before I wake
I wouldn’t wanna go if I can’t see your face,

can’t hold you close


Il bussare incessante alla mia porta mi costringe ad alzarmi dal letto. Sarò anche un assassino ma ho il sonno leggero, non posso farci niente! Sbadigliando accendo il lume sul comodino e mi dirigo alla porta: ma chi diamine è a quest’ora? Apro la porta e vedo che sei proprio tu, un po’ timorosa e con in mano una piccola lanterna accesa. Ma la mia attenzione viene subito catturata dalla camicia da notte che indossi: è totalmente bianca, lunga appena fino al ginocchio e sostenuta da due piccole bretelle di merletto. Sembra quasi il vestitino di una bambola …
-Itachi, lo so che è tardissimo e mi dispiace molto disturbarti ma … ecco, avrei bisogno di un piccolo favore. – mi dici timorosa con lo sguardo puntato a terra. Quando sollevi il volto verso di me, però, i tuoi occhi si spalancano dalla sorpresa e diventi rossa in viso.
-Itachi insomma! Potresti metterti qualcosa addosso, per cortesia? – mi chiedi coprendoti gli occhi con una mano. Ma perché? Che cosa ho ...?
-ah, scusa! Mi sono alzato dal letto e ho subito aperto la porta, non mi sono accorto di essere in mutande – mormoro dirigendomi verso il mio armadio. Mi metto la prima cosa che trovo, il pantalone beige del mio pigiama estivo va benissimo, anche perché fa un caldo infernale. Quando torno alla porta tu hai ancora il volto in fiamme, non so se per il mio spettacolo o altro, fatto sta che sei davvero adorabile.
-Cosa ti serve? – ti domando cercando di reprime uno sbadiglio che mi sale su per la gola.
-Beh … è una cosa un po’ stupida e mi dispiace disturbarti per questo ma … c’è uno scarafaggio enorme in camera mia e si è stanziato proprio sopra il letto. Ecco … non è che potresti ammazzarlo? A me fa proprio schifo, non ce la faccio!
-Ah ... – mormoro incredulo - Beh, non c’è nessun problema – dico con un’alzata di spalle avviandomi con  verso la tua stanza. Mi ha davvero svegliato per uccidere uno scarafaggio??? Santo cielo, le donne …
Quando apro la porta della stanza sono però costretto a ricredermi: l’insetto è veramente stanziato sopra il suo letto ed è enorme! Non per dire, ma sarà grande quanto il mio dito, senza esagerare. Dopo due minuti di caccia a porta chiusa, finalmente riesco a schiacciarlo sotto una vecchia pantofola. Il mio entusiasmo, però, dura ben poco dato che subito ne intravedo un altro correre sotto il comodino. Mi abbasso per vedere meglio e davanti ai miei occhi si presenta uno spettacolo orripilante. Esco subito dalla stanza, un po’ disgustato, e ti avverto della “piccola sorpresina” che troverai in camera.
-fossi in te non ci entrerei più lì dentro.
-che vuoi dire? – mi chiedi non molto convinta
-la cosa è un po’ più complicata del previsto …  - mormoro cercando di trovare le parole migliori per renderti la cosa meno spiacevole – ecco, c’è un covo di blatte sotto il tuo comodino …  – concludo senza mezzi termini. Subito la tua faccia si contorce in una smorfia di disgusto
-Che schifo! – esclami stringendoti le braccia –  oh cielo! E adesso dormo? Io lì non ci entro! – ti lamenti sbuffando. Non posso certo biasimarti: nemmeno dormirei in un posto simile.
-puoi dormire con me, se ti va – propongo – il mio letto è una piazza e mezza, dovremmo starci in due. –
Subito il tuo volto si illumina in un sorriso riconoscente
-Davvero? – mi chiedi incredula e io annuisco con un’alzata di spalle
-se per te non è problema … anche perché non vedo altre soluzioni. – commento mentre ci dirigiamo in camera mia. Senza troppi problemi m’infilo sotto le coperte facendoti spazio. Tu, un po’ titubante, ti unisci a me ma non osi guardarmi in faccia. Sei rossa come un peperone, ne sono sicuro anche se mi dai le spalle.
-Grazie ancora – mormori flebilmente prima di spegnere la luce del lume. Io sorrido nel buio e rimango ad osservarti la schiena, illuminata solo dalla luce dei raggi che filtrano dalla finestra. Riesco a sentire il tuo calore, sei così vicina … dopo pochi minuti ti sei già addormentata e ne approfitto per passare un braccio attorno la tua vita, stringendoti al mio petto scoperto. Da qualche parte dovrò pur mettere le braccia, no?
 
Can’t stand to see nobody kissing, touching her
Couldn’t take nobody loving you the way we were


-Sei davvero stupido, lo sai? – mi dici cingendomi il collo con le mani.
-perché? – ti chiedo avvicinandomi al tuo viso. La camera è totalmente buia ma non c’è bisogno di luce; mi basta sentire il tuo respiro sul mio viso per capire quanto siamo vicini.
-perché solo tu potevi metterti a gridare in quel modo davanti a tutti … - rispondi ridacchiando mentre io sbuffo sonoramente.
-ancora con questa storia? Non è stata colpa mia, è stato Deidara a provocarmi … - ribatto imbronciato
-ma tu gli rispondi sempre – puntualizzi stringendomi ancora di più. Ti do un leggero bacio sulle labbra, uno dei tanti che ci siamo dati stasera.
-a quanto pare non c’è più bisogno di fare la disinfestazione in camera tua. Tanto dormi qui tutte le notti … - mormoro stendendomi di fianco accanto a te.
-quella si fa lo stesso, li dentro c’è ancora la mia roba. Anche se devo ammettere che sono stata molto fortunata a trovare qualcuno così ospitale … - mi dici dandomi un altro bacio, stavolta sul petto.
-sai piccola, l’altro stavo pensando a una cosa molto importante riguardo noi due …
-cosa? – mi chiedi appoggiando la testa al mio braccio.
-stiamo insieme da un mese, ci conosciamo da quasi cinque … e ancora non mi hai detto come ti chiami. – rispondo passandoti una mano fra i capelli.
-ancora con questa storia? Te l’ho detto, non ce l’ho un nome. O almeno, non so qual è quello vero.
-ma è impossibile. Come hai fatto in tutti questi anni? – ti chiedo non riuscendo a trovare una risposta
- Se qualcuno mi chiedeva come mi chiamavo inventavo nomi a casaccio, ne avrò avuti una decina. Basta non mostrare i documenti a nessuno – dici semplicemente – ed è importante evitare di uscire con ragazzi curiosi che ti riempiono di domande sulla tua identità – scherzi dandomi un altro bacio.
-e allora come ti devo chiamare? –
-tu come mi chiameresti? – mi domandi passandomi una mano fra i capelli sciolti.
-io? Fammi pensare … Stella. Io ti chiamerei Stella. – rispondo serio – perché per me sei davvero una piccola stellina.
-come siamo romantici – commenti con un sorrisetto beffardo.
 
Oh no, can’t be without my baby
 
Maledetto! Giuro che l’ammazzo, fosse l’ultima cosa che faccio, io lo uccido! Le parole di Kisame mi rimbombano continuamente in testa “Itachi, cerca di stare calmo: ti ricordo che stiamo parlando di Orochimaru”. Già, Orochimaru … che tu sia maledetto, bastardo! È colpa mia, avrei dovuto eliminarti tanti anni fa, quando ne ho avuto l’occasione.
-alla fine sei arrivato tu, Itachi … - mi chiama una voce conosciuta interrompendo la mia frenetica corsa. Ma non è quella del ninja leggendario ... no, si tratta di qualcuno, se possibile, ancora più infimo.
-Kabuto, lasciala andare – chiarisco immediatamente appena gli arrivo di fronte.
-lasciarla andare? Ti riferisci a lei? – mi chiede ironico facendo comparire una delle sue malefiche creature: un serpente bianco, alto più di lui, che avvolge con il suo corpo la mia Stella. Lei, invece, cerca in tutti i modi di divincolarsi e stringe con le mani quella bestia che le circonda il collo. Bastardo …
-Hai intenzione di soffocarla?
-non preoccuparti, è solo una precauzione: in caso ce ne sia bisogno … - risponde con un sorriso malefico stampato in volto.
-che cosa vuoi? – gli domando stizzito. Io, solitamente il più calmo di tutti, ora sono un fascio di nervi, come una bomba sul punto di esplodere.
-come siamo impazienti. Allora è vero che esiste qualcun altro, oltre Sasuke, capace di farti perdere la testa – commenta acido. In tutta risposta io attivo il mio sharingan, senza far trasparire la minima espressione sul mio volto. Questa volta non mi fermerò, l’ucciderò e dopo di lui il suo viscido padrone, sono certo che c’è lui dietro tutto questo.
-Itachi, fermati – mi ordina Pain, appena apparso alle mie spalle – non vogliamo lottare contro Orochimaru. Dopo che ha lasciato l’Akatsuki i nostri rapporti sono sempre stati relativamente tranquilli, non vogliamo combattere proprio ora …
-Pain, quale onore incontrarti di persona. La tua fama è davvero spaventosa. Sono sicuro che il mio padrone non abbia alcuna intenzione di entrare in conflitto con voi …
-se è così, lasciala andare. Anche se sei un ninja temibile non avresti scampo contro me e Itachi, lo sai anche tu. – continua Pain fissando con i suoi occhi, così potenti e spaventosi, il nostro avversario. Kabuto stringe i denti, irritato, non si aspettava certo l’intervento mio o del capo.
-E va bene – mormora sconfitto. Il serpente bianco sparisce improvvisamente in una nuvola di fumo ed io, più veloce di fulmine, prendo Stella in braccio e torno alla mia posizione iniziale. È svenuta ed è pallida, anche se i battiti cardiaci sono regolari. L’importante è che lei stia bene …
 
 Won’t go, without her I’d go crazy
 
-Itachi, ti rendi conto di quello che hai fatto? – mi domanda Kisame dietro di me. Sono stato tutto il giorno chiuso in camera, con la luce spenta a fissare il mondo fuori dalla mia finestra.
-Ho fatto la cosa più giusta, non c’è altro da dire – rispondo spostando la mia attenzione su di lui.
-lo sai che non tornerà più? – commenta rivelando quell’amara verità che già conoscevo. Stella …
- è la cosa migliore. Per lei resterò solo un ricordo, niente di più … - concludo mantenendo lo sguardo fisso sul tramonto.
 
No, if the angels took me from this earth
I would tell them bring me back to her
It’s a chance I’ll take, maybe I’ll stay
Heaven can wait

 
E alla fine ci siamo rivisti: anche se per pochi mesi, anche se non ti ricordavi più com’erano andate le cose, è stato bellissimo riviverti. Sei sempre la stessa, Stella, e non t’immagini quanto mi ha reso felice sapere che sono l’unico che può chiamarti in questo modo. Chissà, forse le cose sarebbero potute andare diversamente, forse saremmo potuti restare insieme. Ma ora, sfinito dalla lotta e dai miei stessi sentimenti, sento che la vita mi sta lentamente abbandonando. Sasuke, Stella, vi amerò per sempre. Ma il cielo non può più aspettare …



***Angolo dell'autrice a letto con la febbre***
Salve gente :D vi avevo promesso il sequel di "Il diario di Nii-san", beh eccovi il prequel -lo so, sono tutta storta XD non vi preoccupate, a causa della mia permanenza forzata a letto dovrei riuscire ad avere più tempo per scrivere - o almeno si spera -.-''  Mi auguro che la storia vi sia piaciuta, se è così fatemelo sapere con un commento o anche una critica. A presto, baci :** 


  
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