Prompt: Once Upon a Time, Henry, L'ultima
chance
Titolo: Ultima possibilità
Autore: Ruta
Wordcount: 605
Rating: verde
Avvertimenti: oneshot
Introduzione: Storybrooke è una città chiusa, alla periferia del
mondo, quasi una prigione. Non solo per lui però. Forse è l’unico ad essersene
accorto, l’unico a sapere, ma non l’unico a soffrire e, pensa Henry, è meglio
soffrire sapendo perché si soffre che soffrire e non conoscerne i motivi. È
meglio soffrire nella consapevolezza che nell’ignoranza.
Ultima possibilità
Essere il figlio di un sindaco è frustante sotto vari
aspetti. Prima di tutto prevede una certa popolarità indesiderata, nonché una
riconoscibilità che lo ha sempre messo in soggezione. Il tutto, inoltre,
implica anche un mucchio di comportamenti ineccepibili da mantenere in
pubblico, esempi di buona cittadinanza, obblighi civili, senza poi tenere in
considerazione il fatto di dover praticamente essere un modello di virtù
esemplari.
Disciplinato, beneducato, gentile e affabile, cortese
col vicinato e non: più o meno è il genere di contegno che ci si aspetta da lui
dacché ha memoria.
Se essere il figlio di un sindaco è frustante sotto
vari aspetti comunque, essere il figlio di Regina Mills lo è ancora di più e le
ragioni paiono moltiplicarsi ogni giorno che passa.
Eccolo, paiono sussurrarsi l’un l’altro le persone che
incrocia, ecco il figlio del sindaco. Quello strano. Quello che crede e vede
cose che non esistono. Altri mondi, luoghi, realtà.
Quante volte li ha sentiti ripeterlo e bisbigliarlo
come un segreto? Quante volte, le prime, ci ha pianto su? E quante, per quello
che la gente pensava di lui, ha deciso di scappare per poi all’ultimo secondo
mollare ogni preparativo perché vinto dalla paura delle conseguenze, di essere
scoperto e riportato indietro?
Una città di provincia, indurita dalle tradizioni,
chiusa al cambiamento, senza possibilità di apertura. Così gli è sempre apparsa
Storybrooke, ma ora è diverso. Ora è tutto cambiato.
Perché lì è cresciuto, ha conosciuto persone
piacevoli, straordinarie e meravigliose. Quasi troppo per non sembrare frutto
di un sogno.
Ora tutto è diverso.
Storybrooke è una città chiusa, alla periferia del
mondo, quasi una prigione. Non solo per lui però. Forse è l’unico ad essersene
accorto, l’unico a sapere, ma non l’unico a soffrire e, pensa Henry, è meglio
soffrire sapendo perché si soffre che soffrire e non conoscerne i motivi. È
meglio soffrire nella consapevolezza che nell’ignoranza.
Sin dalla loro prima seduta insieme, ricorda, Archie
non ha fatto che tentare di convincerlo che l’immaginazione sia il rifugio che
ha interposto tra sé e le aspettative esageratamente esasperanti di sua madre.
Secondo lui rappresenta l’ultimo baluardo che gli permette di salvaguardare la
sua individualità, di affermare con decisione la sua personalità. Archie crede
di essere nel giusto, ma sbaglia, come tutti gli altri, anche se la colpa non è
sua. È la maledizione. Filtra la verità, la distorce e la deforma a proprio
piacimento. Gli adulti pensano che sia lui ad inventarsi la realtà, ma non è
così. Non può esserlo e glielo dimostrerà.
Archie non capisce. Quella è la sua ultima
possibilità. L’opportunità di essere davvero normale, simile e accettato e
capito.
Archie è in errore, come tutti gli altri. Non capisce,
non può. Non finché non avrà spezzato la maledizione, non fino a quando non
avrà aperto gli occhi, non avrà ricordato. Non può ancora, ma lo farà.
L’autobus sta partendo e Henry chiude gli occhi,
stringendo forte il libro di favole al petto. Sì, pensa, quella è l’ultima
occasione per essere libero e felice, per essere davvero se stesso, senza
intrusioni o compromessi. Meglio solo ed estraneo in un mondo di persone
maledette e inconsapevoli di esserlo, vittime del sortilegio di una strega
malvagia, strappate a casa loro, al loro lieto fine, meglio credere in una
favola, in qualcosa di assurdo e impossibile piuttosto che accettare di essere
solo e incompreso in un mondo che non lo comprenderà mai, non lo accetterà mai
così com’è. In quella prospettiva non è il mondo a dover cambiare, ma lui. Ad
un mondo del genere non ci sono alternative o soluzioni e questa secondo lui, questa
sarebbe la peggiore delle maledizioni.
N/A:
Niente
da dire tranne che, insomma, è una cosa troppo poco appariscente e troppo scioccherella
perchè davvero possa venir definita in qualche modo. Sono indietro di due
episodi sulla seconda stagione, ma sto guardando di nuovo la prima serie da
quando l’hanno spostata su Rai4.
Ecco,
ieri ho ri-visto l’episodio che stavano trasmettendo e mi è presa la nostalgia.
È un missing moment, quindi, ambientato prima del primo episodio. I pensieri di
Henry al momento della partenza da Storybrooke, molto nonsense e temo anche parecchio
OOC, ma che posso farci? I pensieri di un metti cifra a caso – quanti caspiterina
di anni ha Henry che me lo dimentico sempre? Uhm… Undici! Sì, Henry ha undici
anni! – dicevo, i pensieri di un undicenne per chi ne ha dieci di più ._.” sono
difficili da rendere. E dire che io ci lavoro con i bambini, di quattro e sei e
dieci anni d’accordo, ma oggigiorno si esprimono in un mondo che mi mette
letteralmente i brividi. Lasciamo stare poi le debite eccezioni, che sono
appunto le eccezioni che confermano la regola. Tutto questo papiro per dire che
ho scritto una cosa brutta che non merita di essere letta xD
Grazie
per l’attenzione e se siete arrivati fin qui – ma davvero O.O?! – sappiate che
vi ADORO <3