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Autore: hibou    30/11/2012    7 recensioni
Jintan si sveglia nella sua camera la mattina dopo la scomparsa di Menma, e tutto ciò che riesce a percepire è un intenso e fastidioso silenzio.
Genere: Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Silenzio

 




 
Il sole fece capolino da dietro le svolazzanti tende bianche ed entrò dispettosamente nella stanza illuminando ogni oggetto.
Strizzò gli occhi infastidito e si coprì il viso con un braccio, voltandosi di lato e mugugnando assonnato. Aprì piano le palpebre, percependo i sensi assopiti tornare vigili e attivi mentre, con lentezza, si metteva seduto e con una mano si grattava la folta chioma spettinata.
Si guardò intorno e scoprì di essersi addormentato nuovamente sul divano, un’abitudine che difficilmente avrebbe abbandonato.
Afferrò la sveglia vicina e controllò l’ora: le undici passate.
Aveva saltato il lavoro, e pure la scuola. Mise a fuoco la mobilia della camera e, improvvisamente, tutto il peso degli avvenimenti del giorno precedente gli caricarono sulle spalle un peso insostenibile per le sue esili ossa, che lo costrinsero a piegarsi in avanti mentre il timido sollievo elargitogli dalle poche ore di sonno trascorse si dissolveva nell’aria come fumo.
Nessuno era venuto a svegliarlo, quella mattina. Nessuno aveva poggiato delicatamente un dito sul suo naso o sulla sua guancia e lo aveva spronato ad alzarsi, cercando di convincerlo ad andare a scuola; nessuno lo aveva rimproverato perché aveva dormito troppo, finendo così con il saltare una giornata lavorativa; nessuno aveva canticchiato stupide canzoncine preparandogli la colazione, nessuno aveva lasciato acceso il game boy tutta la notte e i Nokémon a cantare per il vento, nessuno gli era saltato in braccio con qualche bizzarra richiesta o per augurargli il buongiorno.
Non era successo niente di tutto questo, quella mattina.
Il silenzio regnava nella casa, sua padre doveva essere uscito ore prima.
Senza alcun bisogno di concentrarsi, riusciva distintamente a percepire il ticchettio delle lancette dell’orologio giù in cucina, il gocciolio del lavabo, il rumore lieve del vento che bussava contro il vetro della finestra.
Rumori quotidiani che aveva smesso di ascoltare da tempo perché sostituiti da qualcosa di, decisamente, molto più caotico e piacevole; rumori che, ora, lo innervosivano oltre misura.
Jintan strinse i pugni, chiuse gli occhi e aggrottò le sopracciglia.
Nessuna ragazza dormiva profondamente nel suo letto.
Strinse forte la presa sulla sveglia che ancora reggeva in mano.
Non più quegli occhi azzurri lo avrebbero guardato con allegria e affetto.
Scosse la testa e abbassò il viso, nascondendolo tra le folte ciocche nere mentre gli occhi gli si inumidivano.
Nessuna risata o voce stridula avrebbero più chiamato il suo nome e allietato le sue giornate.
Si tuffò nel divano e si coprì il viso con le braccia, mentre una stilla scendeva e percorreva il profilo della bianca guancia.
Non si sarebbe mai abituato a quel silenzio, Jinta.
  
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