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Autore: Miyu92    18/06/2007    10 recensioni
[“Ma se Carlisle, il mio dio, e Rosalie, il mio angelo, erano vampiri, quanto brutto poteva essere?”]
Genere: Romantico, Song-fic, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Emmett Cullen, Rosalie Hale
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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The Beauty and the Beast

Era una strana sensazione quella che Rosalie provava in quel momento. Gli occhi color mogano stavano lasciando finalmente spazio all’oro. Il veleno ormai aveva smesso di inondarle la bocca e i muscoli si stavano finalmente rilassano.
Scostò piano la carcassa dell’orso, osservando ancora per qualche istante le chiazze del sangue dolce amaro che le ricoprivano il vestito.

Long ago
Just like the hearse you died to get in again
We are so far from you.

“Rose?” La voce d’angelo di Edward le risuonò estremamente calma, come se nulla fosse successo. Certo, lui era abituato a cacciare animali e non umani, come comandava la loro natura. Ma lei, nonostante i due anni trascorsi con la famiglia Cullen, non era riuscita a placare la sua fame di sangue caldo e dal profumo superbo degli esseri di cui prima faceva parte. Quello che era le impediva di accettare il modo di saziarsi che le aveva imposto Carlisle.
Con la grazia di una ballerina si incamminò verso il compagno che la attendeva ai bordi della foresta. Un cielo funesto sopra la sua testa non prometteva nulla di buono. Certo, se ci fosse stato il cielo limpido e azzurro, non sarebbero mai potuti andare a caccia.
Nelle leggende e nei racconti che le venivano raccontati da bambina, si narrava che i vampiri al sole bruciassero, e provassero un’agonia superiore a qualunque altra tortura esistente al mondo.
Baggianate. Questa era la parola che come una lieve carezza le era uscita dalle labbra pallide e sottili. Quel giorno del 1933, quando aveva aperto gli occhi dopo le interminabili ore di agonia, era scesa nel giardino del dottor Cullen, con i piedi scalzi, camminando sull’erba bagnata, non aveva provato altro che un forte mal di testa.
I capelli biondi riflettevano la luce del sole, e quando si era guardata le mani bianche e affusolate era rimasta meravigliata. Non si stavano carbonizzando…brillavano.
Brillavano emettendo un bagliore puro, sovrannaturale.
Distolse velocemente lo sguardo dal cielo, mulinando distrattamente una ciocca dei capelli dorati.
Era così perfetta.
E sapeva di esserlo. “Ho finito.” Disse, rispondendo forse un po’ troppo tardi al richiamo di Edward. Era più giovane di lei, per modo di dire, naturalmente.
L’angelo dall’aspetto di un diciassettenne avrebbe compiuti fra pochi mesi il suo trentaquattresimo compleanno. E lei…lei quell’anno avrebbe dovuto compierne venti. Ma non li avrebbe mai celebrati.
“Credevo fossi morta!” Esclamò il ragazzo, marcando l’ultima parola che aveva pronunciato. Lei di tutta risposta si limitò a squadrarlo, sbuffando, per poi bofonchiare “Non si puo’ morire due volte, no?”.
La battuta non fu ignorata da Edward che serrò le labbra, soffocando un sorriso.

Burning on just like a match you strike to incinerate
The lives of everyone you know
And what's the worst you take (worst you take)

Quando raggiunsero Esme e Carlisle, il crepuscolo si stava avvicinando, lasciando spazio al buio della notte.
La donna sorrise ai ragazzi. I suoi bambini. I suoi figli, per varie ragioni.
Rosalie provò una morsa al cuore. Stava perdonando lentamente Carlisle per non averla lasciata umana.
L’uomo le aveva inferto quella maledizione, con l’intenzione di donare ad Edward una compagna. Ma i due non provavano altro che amore fraterno, l’uno verso l’altro.
“Allora…come vi sentite? Va meglio Rosy?” Cordialmente la donna, scostò dal viso della ‘figlia’ una ciocca di capelli che le ricadeva sulla guancia vellutata e perfetta.
“Si Esme. Grazie Cariale, ne avevo bisogno.” Rivolse lo sguardo topazio sul selciato umido, ritrovandosi a fantasticare ancora una volta su quel collo perfetto e roseo, dove vi scorreva quel liquido meraviglioso da un sapore indescrivibil…
Sentì un colpo forse alle costole. Quando alzò gli occhi incontrò quelli adirati di Edward.
Si era dimenticata di quella piccola capacità che il giovane possedeva rispetto agli altri componenti della sua famiglia.
Raramente il ragazzo riusciva a controllare la sua mente e far zittire tutto ciò che non gli riguardava.
Rosalie abbandonò il pensiero di quella bambina di appena sette anni, nella quale il suo pensiero si era posato troppe volte nelle ultime tre settimane.
“Scusa.” Sussurrò piano. La voce fu udibile solo alle orecchie di Edward. Lui rispose con un cenno, cenno che fu notato dal signor e dalla signora Cullen, che li osservava entrambi a distanza di sicurezza.
Esme scambiò uno sguardo preoccupato al marito, che la zittì scuotendo la testa. Ennesimo richiamo insistente da parte della moglie.
Da due anni a questa parte Rosalie si era comportata con la massima attenzione. Bella e maledettamente piena di se, veniva spesso circondata da ammiratori.
Se questo avessero solo potuto immaginare la natura della ragazza, non si sarebbero più fatti vedere davanti a lei, terrorizzati all’idea di essere aggrediti da quell’angelo.
Era bella e lo sapeva. La più bella ragazza che
Rochester, nello stato del New York, avesse mai visto nascere.
I Cullen erano una famiglia nomade. Si spostavano da piccole cittadini a paesi e la loro permanenza non era mai durata più di cinque anni.
Passando per la via principale di un piccolo villaggio nel Tennessee, il quale era diventato la loro casa da ormai nove mesi, Rosalie Lillian, si accorse subito del comportamento freddo e distaccato che avevano assunti i cittadini nei loro riguardi.
Erano tormentati da chiacchiericci e commenti. Le paesano guardavano con odio e invidia la bellezza delle donne di casa Cullen.
Mentre gli uomini…beh, si limitavano a contemplarle.
“Io resto un po’ fuori.” Li avvertì lei, interrompendo quel silenzio che si era creato durante il ritorno a casa.
“Ma Rose, non è prudente!”
“So difendermi da sola.” Con lo sguardo truce si allontanò da Esme con passo svelto, senza voltarsi indietro.

from every heart you break (heart you break)
And like the blade you stain (blade you stain)
Well I've been holding on tonight

Edward fece un passo in avanti, cercando di raggiungere la ragazza, ma fu bloccato dalle perfette braccia marmoree di Carlisle, che, ricambiando il suo sguardo preoccupato rassicurò il proprio figlio e la moglie.
“Ha bisogno di stare da sola. Non si è ancora abbiatuata.”
Cercò di sorridere ai propri famigliari, evitando di guardare Esme negli occhi.
Ma Edward sapeva. Edward aveva spiato nella menta di Rosalie e l’aveva trovata confusa, arrabbiata.
Non era tranquilla. Ogni giorno che passava la rabbia cresceva.
Le donne la invidiavano per il suo portamento e per il suo aspetto fisico, e lei…lei si limitava ad invidiarle per il solo fatto di essere umane.
Potevano dormire, uscire alla luce del sole, ed essere amate. Ma chi avrebbe mai amato un mostro come lei? Chi avrebbe mai potuto riuscirci?
Anche lei era disgustata dall’essere che era.
La brezza serale le accarezzava dolcemente il viso, scuotendole leggermente i capelli biondi e lunghi. Continuò a camminare ignorando l’oscurità che ormai era calata da diversi minuti. Il sentiero collegava tutte le fattorie del villaggio con il bosco, lungo il cammino passo davanti alla abitazione dei McCarty.
Fissò a lungo il recinto costruito intorno, cercando di trovarvi con lo sguardo quella sagoma di quell’unica persona che durante la sua permanenza in quel villaggio era sempre stato gentile e cordiale.
Aveva capito che a Emmett McCarty non importava della sua bellezza. Lui la faceva sentire umana.
Imbucò un sentiero secondario che portava verso il bosco. Non le importava dell’oscurità che la circondava, voleva stare sola.
Scacciò il pensiero del giovane McCarty. Aveva passato troppo tempo con lui. Non poteva affezionarsi così ad una persona. Gli unici rapporti che la legavano a quella razza era il solo e semplice motivo che nelle loro vene scorreva uno dei sidri più deliziosi che avesse mai assaggiato.
Era sazia, quindi in tale circostanza non sentì alcun fastidio a pensare a quella magnifica sensazione che provava quando bevevo sangue umano.
La salita iniziò, e con lei la consapevolezza che effettivamente, non era stata una grande idea infiltrarsi la dentro, da sola e senza protezioni.
Allora senza averlo premeditato cominciò a correre. Il suo respirò accelerava, ma il cuore rimaneva impassibile.
La mancanza di sangue nelle sue vene non lo faceva accelerare, come non la faceva arrossire.
Arrestò il ritmo della corsa. Si accorse, fin troppo tardi, di essersi persa come una stupida.

Came a time
When every star fall brought you to tears again
We are the very hurt you sold
And what's the worst you take (worst you take)
from every heart you break (heart you break)
And like the blade you stain (blade you stain)
Well I've been holding on tonight.



Disperata cominciò a pregare che Edward stesse ascoltando i suoi pensieri, ma era consapevole che in quel momento suo fratello non era in ascolto.
Si torturò le nocche delle mani fino a farsi del male.
Stava girando in torno, senza una meta precisa. Quel che le bastava era semplicemente di uscire da quel maledetto bosco.
Tutto le sembrava così estremamente assurdo.
Chiuse gli occhi color topazio, sperando che quello fosse solo uno dei tanti incubi. Ma quando gli riaprì, il suo viso marmoreo acquistò un espressione di puro terrore.
La situazione era assurda. Era lei uno dei peggiori incubi che assillavano la gente; lei e la sua maledetta natura da ‘succhia sangue’.
Quando sentì un urlo straziato, percepì un brivido di terrore percorrerle la schiena. Mostrò i denti candidi e perfetti e inizio a ringhiare per spaventare la fonte di quel rumore.
In risposta le arrivò un altro ringhio, mischiato da gemiti di dolore.
Incuriosita, si avvicinò con cautela alla fonte del rumore. Un orso dal manto scuro si stava muovendo su qualcosa.
Dall’odore Rosalie intuì che si trattava di una persona umana.
Quando l’animale si scostò dal corpo inerme per vedere chi osava interrompere la sua carneficina, riuscì a distinguere quel volto immerso in un lago di sangue.
Fu scossa da un leggero torpore. Doveva Salvarlo.
La rabbia cominciò a farsi viva.
L’odore acre e il disgusto verso l’animale.
Il nero si impadronì dei suoi occhi, stava perdendo il controllo. Stava diventando la predatrice, e l’orso…lui si limitava solo ad essere la sua preda. Il suo sfogo.
Il profumo di Emmett le stava facendo perdere la testa.

What's the worst that I could say?
Things are better if I stay
So long and goodnight
So long and goodnight

I muscoli si centrassero, pronti a scattare. Il veleno aveva gia cominciato a bagnarle il palato.
Furiosa si avventò contro l’orso; lo morse con foga, ignorando i singulti e i gemiti di lamento. La creatura dentro lei, assetata e viziata, fu sazia solo quando lei ebbe finito di torturare l’animale.
Scostò la carcassa, gettandosi sul corpo dell’uomo. Cominciò a cercare le ferite che avevano colpito l’uomo, sporcandosi le mani del profumo.
Si accorse fin troppo tardi di quella mano diafana e grande che aveva cominciato a giocare con i suoi capelli d’oro.
Lo sguardo affranto di Rosalie incrociò quello di Emmett, che tutto sommato sorrideva.
“Un angelo è venuto a farmi visita…?” Sussurrò lui. Fece un sospiro, cominciando a vedere sfuocato.
Lei non rispose. La disperazione si impadronì di lei.
Non c’era modo di salvarlo, le ferite erano mortali.
Il panico prese il sopravvento, voleva strapparlo dalla morte. Doveva salvarlo.
La sua mente viaggiò veloce in cerca di una qualunque soluzione, e quando trovò quello che stava cercando, una smorfia le contrasse il viso.
La morte a confronto sarebbe stata un sollievo. Dentro di se sapeva che, se l’avessee morso, Emmett avrebbe sofferto. Se avesse potuto avrebbe tentato anche il suicidio.
Il dolore che si provava quando il veleno si faceva strada nelle vene prosciugando il sangue lo avrebbe potuto indurre alla pazia.
E lei poi, non sapeva come agire. Poteva ucciderlo involontariamente, succhiando troppo sangue, non si sarebbe riuscita a controllare.
Carlisle…doveva portarlo da Carlisle…’
Per una frazione di secondo il pensiero di suo padre accese un barlume di speranza. Era stato infatti il dottor Cullen a trasmutare lei, Edward e la moglie Esme.
E in tutti i tre casi, nessuno aveva rischiato la vita.
Carlisle era l’unico che poteva aiutarla, ne era convinta.
Con tutta la forza che aveva sollevò il ragazzo da terra per portarselo sulle spalle. Era bizzarro che una donna come Rosalie, sollevasse con tanta facilità un uomo della statura di Emmett.
Cominciò a correre. Riconobbe finalmente il sentiero che portava a casa Cullen e al paese.
Cosa avrebbero pensato i cittadini vedendola arrivare con quel ragazzo caricato sulle spalle? Ma ormai era tardi.

Can you hear me?
Are you near me?
Can we pretend to leave and then,
We’ll meet again, when both our cars collide.

Quando era entrata in casa, aveva ignorato i richiami di Esme e aveva scansato Edward quando aveva cercato di fermarla.
Era corsa nello studio del padre, lo aveva implorato e pregato.
Ora era seduta fuori da camera dei coniugi Cullen, in ginocchio. Le mani ancora sporche del suo sangue erano giunte in grembo. Lo sguardo era fisso.
Edward la guardò tristemente, sedendosi di fianco a lei. Quando aprì bocca per parlare, Rosalie non distolse lo sguardo.
“Non entri?” Fu quello che disse il ragazzo.
“…Non lo sopporterei, Edward.”
“I tre giorni stanno per scadere, Rose.”
“Non riuscirò a guardarlo in faccia, se lui…non accettasse la mia e la sua natura, cosa ne sarà? E io che farò…?”
“Sei proprio cotta, eh?”
E sorrise. Per la prima volta dopo tanto tempo, sorrise.

~ And for the first time in her life, The Beauty fell in love.


“Puoi entrare, Rose. Si è appena svegliato.”
La voce calda di Carlisle le era giunta fin troppo lontano, interrompendo quello stato comatoso che si era creato dentro di lei da più o meno tre giorni.
L’ansia cominciò a propagarsi dentro di lei.
Tremando, aprì la porta della stanza, sospirò e la richiuse dietro di se. La luce del sole filtrava fiocca dalla finestra leggermente aperta, che lasciava intravedere gli Appalachi innevati.
Rivolse lo sguardo a quella persona che, fino a quel momento, l’aveva guardata senza proferire parola.
“Sei pallida come me.” Gracchiò Emmett sfoderando un mezzo sorriso.
Se fosse stata umana, Rosalie sarebbe arrossita.
Lei si sedette sul bordo del letto, lisciando il lenzuolo candido. Lui osservò il volto di Rose, scostando alcune ciocche ribelli dalla fronte. A quel tocco, la donna ebbe un fremito.
La reazione esagerata, fece scoppiare il ragazzo in una fragorosa risata. E lei lo fissò negli occhi color cannella per la prima volta.
Il sorriso si fece più debole, e questa volta fu ricambiato dalla giovane Cullen. Le accarezzò il volto, e lei timorosamente si protese per baciarlo.
Le labbra fredde e pallide si incontrarono per la prima volta. Si erano desiderate per troppo tempo: quelle sottili, di Emmett, e quelle carnose di Rosalie.
Con estrema delicatezza, lui dischiuse le labbra appena, lasciando che i loro respiri si mischiassero.
“Hai un buonissimo odore.” Mugugnò contro le labbra della ragazza, mentre lei sorrideva ancora, e ancora.


“Ma se Carlisle, il mio dio, e Rosalie, il mio angelo, erano vampiri, quanto brutto poteva essere?”

And if you carry on this way

Things are better if I stay

So long and goodnight


So long and goodnight



Scarlet Night - The Silver Moon
A Rosalie and Emmett Tribute.

×My Chemical Romance - Helena


N.D. Non so se ho reso l’idea. Volevo scrivere la storia d’amore di Rose e Emmett e mi è venuto in mente solo questo. Ecco. Non volevo andare fuori “Twilight”.

Questa è una raccolta di One-Shot su episodi che la Meyer ha accenato soltanto, ma non ha approfondito per lo meno in “New Moon” e “Twilight”. Quindi spero vivamente che vi sia piaciuta.

Vorrei dedicarla a Ross Perché mi ha aiutata molto a cambiare.

Grazie.

мιуυ

  
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