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Autore: bowaxel212    01/12/2012    4 recensioni
Un profanatore di tombe scoprirà che non tutti i morti accettano passivamente di essere derubati.
Genere: Horror | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Lo chiamavano il predone dei cimiteri.
Per mesi aveva messo a segno dei colpi niente male, collane, anelli, tutta roba di valore, è incredibile quante persone seppelliscano i propri cari con gioielli costosissimi, un diamante è per sempre in fondo.
Ad oggi la polizia brancola nel buio nessuno sa che il ladro è lui e Caleb amava quando al telegiornale parlavano di lui, si sentiva importante ed era quasi una leggenda ormai.
Quella notte si aggirava per il cimitero con la sua solita sicurezza, cercava le lapidi più sfarzose, le cripte più grandi e apparentemente più costose, scoperchiava le bare e rubava, non notava quasi più i cadaveri ormai decomposti, era attratto solo dallo scintillio dell’oro e dei diamanti.
Mentre camminava nell’oscurità con la sua solita torcia notò il suo prossimo bersaglio, una cripta interamente in marmo con il nome della famiglia a cui apparteneva sulla porta, “famiglia Cudley”, una cosa che notò solo dopo era che le lette erano fatte d’oro.
Con il piede di porco aprì la porta di ferrò, gli ci volle un po’ ma ci riuscì, indossò i suoi soliti guanti di pelle ed entrò, la sala era molto grande, le bare chiuse nel marmo erano disposte tutte ai bordi della stanza, solo una era la centro, erano sei in tutto.
Caleb non ci pensò due volte e si fiondò sulla prima, quando la aprì non trovò altro che uno scheletro, capì che era un uomo dai vestiti, uno smoking nero inclusa la cravatta, ed al dito aveva diversi anelli, di cui uno con rubino, Caleb gli prese la mano, che ormai non era latro che un mucchio d’ossa e gli sfilò gli anelli per poi metterseli in tasca.
La tomba che seguì apparteneva ad una donna, doveva essere giovane visto il vestito, al collo aveva una collana d’oro con una diamante grande come un ditale al centro, Caleb le alzò la testa tra una sinfonia di scricchiolii e poi via anche la collana nella tasca della giacca.
Dopo aver derubato quei due passò alla tomba la centro, era la più decorata e grande, la aprì come le altre, anche se con più fatica perché la lastra di marmo era più grande delle precedenti.
Non appena la aprì Caleb sentì un brivido lungo la schiena ma ci fece poco caso e si mise al lavoro.
Quella tomba apparentemente apparteneva ad una donna anziana, aveva un vesti lungo fino alle caviglie con il collo di pelliccia, al collo aveva una colla con al centro un rubino enorme con intorno tanti piccoli diamanti e smeraldi.
Caleb restò abbagliato da quella visione, contemplò quella collana per qualche secondo, poi allungò la mano per prenderla, non appena la sfiorò con le dita si ripresentò il brivido di pochi minuti prima ma molto più forte da farlo rimanere bloccato.
Mentre cercava di riprendersi qualcosa gli afferrò il polso, abbassando lo sguardo notò che lo scheletro si era messo a sedere e gli aveva artigliato il polso con la mano ossuta.
L’urlo che emise in quel momento fece levare in volo i corvi che erano appollaiati sugli alberi intorno alla cripta.
Caleb preso dal panico cercò di liberarsi ma quella presa era sorprendentemente forte, mentre si dibatteva per la sua libertà non notò che alle sue spalle erano giunti gli scheletri che aveva derubato prima, mentre altri sembravano in procinto di uscire dalle tombe, vedeva i coperchi tremare.
Mente i due scheletri lo presero un per le spalle e l’altro per la vita, lo scheletro della signora anziana gli si parò a pochi centimetri dalla faccia per poi parlare con una voce profonda quanto uno dei più bassi meandri dell’inferno “figliolo, quello che fai è tremendamente sbagliato, nessuno con un po’ di cervello ruberebbe mai dalla tomba di una strega”, Caleb tra le lacrime riuscì solo a farfugliare delle scuse ma la quella che un tempo fu una potente strega sembrò non ascoltarlo “ti assicuro che avrai l’eternità per riflettere su ciò che hai fatto caro” Detto questo gli poso quello che restava della sua mano sulla guancia, Caleb perse conoscenza all’istante.
Quando si svegliò noto che era buio, non sentiva alcun rumore, quello su cui era posato era una superfice dura e fredda, quindi non era nel suo letto e non aveva sognato, fece per alzarsi ma batte la fronte contro qualcosa, si girò di lato per cercare di capire dov’era ma anche ai suoi lati cosi come sopra la sua testa ed ai suoi piedi c’era qualcosa, tasto tutta la superfice di ciò che lo conteneva, poi capì, era in trappola, provo a spingere contro tutte le superfici, ma niente, si dibatté come un matto, urlò, pianse ma nessuno sembrava sentirlo, era da solo, in trappola.
Nella cripta i morti erano tornati nelle loro tombe con i loro averi, era tutto normale tranne per una cosa, le tombe nella stanza non erano più sei ma sette.
La notte trascorse senza altro rumore che quello del vento tra i rami, le urla di Caleb erano riservate alla sua personale prigione di marmo.
 
  
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