Quel Momento
Per anni aveva cercato di rimuoverlo, ma il fantasma di quel greve peso di nuovo tormentava le sue giornate e le sue notti; stanca di sentirsi respinta, si era graffiata le braccia e sbucciata le nocche in una lotta contro il proprio sentimento, segregandolo e celandolo a se stessa sino a potersi illudere che non fosse mai esistito.
Aveva creduto di poter essere felice tra le braccia sicure di Michael, ma ben presto anche questa labile salvezza si era rivelata una trappola soffocante ed illusoria. Era giunta ad odiarlo e a disprezzarlo, e ad odiare e disprezzare se stessa perchè razionalmente riconosceva che Michael non aveva colpa. Non aveva colpa di non essere lui.
Poi c'era stato Dean, al quale si era concessa subito, nel tentativo disperato di dimenticare il proprio rifiuto e la propria vergogna. Tutto era avvenuto velocemente [le loro labbra, le loro grida], e altrettanto velocemente e voracemente era scoppiato. Di nuovo era rimasta sola, di nuovo era in balia di quel dolore bruciante.
Quando Harry le si avvicinò, nella Sala Comune, c'era nei suoi occhi qualcosa di diverso - qualcosa che per lei non c'era stato mai, di sconosciuto e spaventoso, di anelato e di compianto [c'era nei suoi occhi il desiderio] - e quando la baciò Ginny non rimpianse un attimo di quel dolore, lo avrebbe vissuto mille e mille volte ancora se soltanto avesse portato a quel momento - a quel singolo momento - e seppe che nulla nella sua vita avrebbe mai potuto superare la forza ansiosa di quel bacio - che l'avrebbe ricordato sempre - che non l'avrebbe rinnegato mai.