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Autore: giormoments    01/12/2012    7 recensioni
Pairing: Larry; rating: verde; genere: angst - drammatico - introspettivo; conteggio parole: 2015.
Annuì alla domanda di Zayn senza distogliere lo sguardo dal punto indefinito che stava fissando da venti minuti. Finì lentamente, molto lentamente il suo caffè e si alzò svogliatamente facendo stridere la sedia contro le mattonelle del pavimento.
Quella casa era un incubo per lui. Tutto in quell'appartamento gridava il suo nome e per Harry vivere là dentro era diventata un'ossessione.
Genere: Angst, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Consiglio questa canzone durante la lettura :)

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Like a shooting star, you were gone too soon





-Sei sicuro di volerci andare?- gli chiese Zayn appoggiato alla penisola in marmo bianchissimo della cucina.
Harry era seduto al tavolo, lo sguardo aveva perso quel luccichio che lo aveva sempre caratterizzato.
Non era più vivace come una volta... semplicemente perché non gli era rimasta più alcuna ragione per sorridere.
Annuì alla domanda di Zayn senza distogliere lo sguardo dal punto indefinito che stava fissando da venti minuti. Finì lentamente, molto lentamente il suo caffè e si alzò svogliatamente facendo stridere la sedia contro le mattonelle del pavimento.
Quella casa era un incubo per lui. Tutto in quell'appartamento gridava il suo nome e per Harry vivere là dentro era diventata un'ossessione.
Quando c'era silenzio poteva ancora sentire la sua risata cristallina. Spesso gli era sembrata così reale che si era anche alzato ed era corso a cercarlo per casa. E rimaneva deluso ogni volta che non lo trovava seduto sul letto ad aspettarlo.
-Hazza?-
Harry sussultò udendo quel soprannome che nessuno ormai usava più da tempo.
-Scusa, io... Non l'ho fatto apposta.- si scusò Zayn avvicinandosi a lui. -Liam e Niall sono qui sotto, ci stanno aspettando. Andiamo?-
Senza rispondere Harry si recò verso la porta come un automa, aspettò che anche Zayn fosse uscito e chiuse a chiave la porta. Le sue gambe lo trascinarono senza vita per le scale fino alla macchina che li aspettava davanti al portone.
-Ehi, ciao Harry!- lo salutò Niall, tentando un approccio allegro quando questo si sedette sul sedile posteriore accanto a lui, ma ricevette solo un semplice -Ciao Nialler- flebile.
Zayn salì al posto del passeggero, lasciò un bacio a fior di labbra a Liam, il quale si girò facendo un cenno di saluto al riccio. Harry rispose con un mezzo sorriso che però non riuscì a coinvolgere gli occhi, che rimanevano vuoti e spenti, contornati da occhiaie.
Si strinse di più nel suo cappotto nero ed aspettò.
Quando Liam parcheggiò e spense la macchina, Harry prese un respiro profondo.
Era strano – pensò- avere ossigeno nei polmoni. Negli ultimi due anni non aveva mai provato un tale sollievo. E subito si sentì in colpa per essersi sentito bene. Non poteva sentirsi bene. Non in quella situazione.
Scese dalla macchina e aspettò che anche gli altri fossero scesi per avviarsi all'entrata.
Il percorso ormai lo sapeva a memoria, non ebbe nemmeno bisogno di impartire ordini alle sue gambe, quelle si mossero da sole.
Ci volle poco, ed Harry si ritrovò davanti al suo fidanzato.
Il pezzo di pietra bianco e lucido recitava 'Louis Tomlinson, 24/12/1991 – 28/09/2012'
Si rese conto di essere solo lì davanti, i ragazzi erano rimasti qualche passo più indietro, come facevano sempre.
Sentì le gambe cedere e si ritrovò accovacciato davanti alla lapide.
Istintivamente allungò la mano verso la piccola foto incastonata nel marmo e sentì i polmoni bruciare, il solito groppo in gola e la vista totalmente appannata.
-Non dovevi morire tu...- sussurrò piano, non voleva che gli altri lo sentissero. Non voleva farsi vedere debole. Anche se da quando Louis l'aveva lasciato era sempre così. Apatico, aveva sbalzi d'umore e scoppiava a piangere, per poi tornare ad essere un automa. Si alzava la mattina, piangendo per la mancanza del più grande. Si alzava e preparava la colazione, ogni tanto sbagliandosi ancora e preparandola per due. Qualsiasi cosa facesse, includeva ancora Louis. Che lui fosse morto era solo un piccolo – enorme- dettaglio.
-Dovrei esserci io là sotto. Non è giusto che ci abbia rimesso tu. Non è giusto- iniziò a farfugliare tra i singhiozzi.
Avvertì dei passi e si accorse che gli altri l'avevano lasciato da solo. Gliene fu grato, per un secondo, prima di tornare a posare lo sguardo sulla foto di Louis.
-Avremmo dovuto essere felici. Avevamo una vita insieme davanti a noi. E non immagini quanto...- un singhiozzo gli impedì di parlare. Si fermò un attimo, si asciugò gli occhi e continuò -Non immagini quanto mi manchi. La vita senza di te mi distrugge, mi logora ed ogni giorno senza il tuo sorriso rivolto a me è una tortura.-
Sferrò un pugno al terreno, facendosi male. Ma faceva più male il cuore, o quello che rimaneva del suo cuore in quel momento.
-Ancora non mi abituo a non averti accanto.- riprese. -Ci penso sempre. Che sia un incubo, dico. Mi sveglio ogni mattina e allungo il braccio aspettandomi di trovarti accanto a me. E ogni mattina, quando non ti trovo, mi sento male. Sai, i primi tempi sono tornato a casa da mamma. Stare a casa nostra faceva troppo male. Sentivo i tuoi passi per casa, la tua voce che mi chiamava dalla cucina come quando bruciavi qualcosa- esitò, sorridendo al ricordo.
-Ma non è servito a niente, quando sono tornato a casa la tua presenza era più forte che mai.
Si sedette a terra, faccia a faccia con la foto del suo ragazzo che lo guardava nello stesso modo da due anni, ormai.
-Sarebbe stupido dire che ci ho fatto l'abitudine, perché non è così. Non mi abituerò mai a non poterti stringere più. Anche per gli altri è difficile. Hanno pianto un sacco, tutti e tre. Poi hanno smesso, hanno iniziato a stare meglio. Io no. Ti hanno strappato via da me nel momento più felice della nostra vita. Lo sai che quando mi sono svegliato, in ospedale, non ricordavo nulla di quel giorno? Vivevo ancora nella convinzione che fosse il 27 settembre e che noi avessimo appena fatto coming out. Poi però appena ho realizzato di essere in ospedale, ho iniziato a chiedere di te. E nessuno rispondeva. Poi è arrivata mia madre e l'ho chiesto a lei. È stata l'unica a rispondere. 'Mi dispiace tesoro' ha sussurrato piangendo. Dicono che hai subìto un trauma cranico talmente forte che sei morto sul colpo.- singhiozzò di nuovo pulendosi gli occhi con la manica. -Io lo so che non è così. Subito dopo l'impatto ho sentito la tua mano stringere la mia, poi sono svenuto e mi sono risvegliato in ospedale che tu già non c'eri più.-
-Avrei voluto dirti che ti amavo almeno un'ultima volta e invece sei andato via subito.- si torturò le mani per evitare di sferrare un altro pugno al terreno.
-Te la ricordi la canzone che stavamo sentendo al momento dell'incidente? Quella di Rihanna, Diamonds? Non riesco più a sentirla. Mi ricorda troppo di quella dannata svista che ho avuto mentre eravamo in macchina...-
Abbassò lo sguardo sul terriccio scuro e smosso dalle sue mani che proprio non ne volevano sapere di stare ferme.
-Se mi vedessi ora penseresti che sono un idiota- sussurò sorridendo. –Diresti che sono il solito...esagerato, quello che nelle cose ci si impegna sempre troppo, anche più del dovuto.- scacciò una lacrima dalla guancia col palmo della mano. –Però rimane comunque che tu non puoi vedermi.- concluse con la voce poco ferma riportando lo sguardo assente su quella foto.
‘Sì che posso vederti’ sentì nella sua testa. La voce di Louis era ancora lì, impressa come un marchio a fuoco nei suoi pensieri. Era l’unica cosa che gli era rimasta di lui e Harry avrebbe lottato con i denti per non perderla. Non poteva sentire il suo profumo, non poteva bearsi del calore che emanava quando era accanto a lui. Ma la sua voce era lì, come il ricordo della sua risata, ed Harry ci si sarebbe aggrappato fino alla fine.
-Da quando sei...- non ce la faceva a sputare fuori quella parola. –Da quanto te ne sei andato... Mi sono chiesto spesso dove fossi andato. Se davvero c’era un qualcosa dopo. Perché deve esserci. Te lo meriti. Nessuno potrebbe meritarselo più di te. Te ne sei andato così all’improvviso che... Non ero preparato ad una cosa simile. Non che avessi mai immaginato di dovermi preparare ad una cosa simile. Non pensavo di dovermi aspettare di perdere la persona che mi ha cambiato la vita. Perché è così, lo sai, vero? Mi hai cambiato la vita. Vorrei tanto dirtelo di nuovo. E ora... Ora sono da solo, mi sento solo. Certo, ci sono i ragazzi, c’è mamma, c’è Des, grazie a Dio c’è Gemma. Ci sono le tue sorelle. Ma poi quando torno a casa... c’è il vuoto. Prima mi sentivo protetto. Ora... tu, la sensazione di calore che mi davi. Quella era la mia protezione. Ora non c’è più niente.  Tu eri lì, sempre pronto a guidarmi. A sgridarmi, se necessario. Sei stato un fulmine che mi ha preso in pieno, ma non hai portato dolore. Hai portato luce. Quando ne avevo bisogno, nei miei momenti più bui, bastavi tu. Bastava un sorriso e tutto passava in secondo piano. Ora sembra che i problemi si accumulino tutti l’uno sull’altro per formare un unico, enorme problema che è la tua assenza.- fece una pausa, guardandosi attorno ed abbassando lo sguardo notando che una signora, qualche metro più in là, lo stava guardando con aria comprensiva. –Penso che la gente stia iniziando a prendermi per pazzo. Sto parlando ad una lapide...E sto anche piangendo.- sorrise di nuovo asciugandosi le guance. –Però io ci provo, a parlarti. Spero sempre che tu in qualche modo riesca a sentirmi. Ed è buffo perché prima io non credevo in cose simili.- disse con voce flebile, lo sguardo perso su un sassolino vicino la sua scarpa. –Ma voglio solo ricordarti, se mai dovessi sentirmi mentre vaneggio, che mi manchi. Vorrei farti vedere quanto significhi per me. Quanto il tuo ricordo, significhi per me.- si corresse subito. –Ormai sei parte di me. Tu sei me, e nessuno potrà mai cambiarlo. Non sarò mai più come prima. Mi dispiace per tutti quelli che sono costretti a starmi vicino. Non sarò più la stessa persona che ero prima. Tu non ci sei. Come faccio ad essere l’Harry di prima se lo ero grazie a te? Te ne sei andato in un battito di ciglia e io... Non sono riuscito a dirti addio. Non me lo perdonerò mai. Se solo avessi visto quel camion...- Strinse la manica del maglione nella mano. –Spero tu stia bene lassù, amore. Spero che tu sia riuscito a perdonarmi. Io non ci riesco e dubito che ci riuscirò mai.-
Una folata di vento freddo gli carezzò il viso e lui alzò gli occhi, rendendosi conto che era passato sicuramente molto tempo da quando i ragazzi lo avevano accompagnato lì.
-Devo andare. I ragazzi si staranno chiedendo che fine ho fatto e non voglio farli preoccupare più del dovuto.- disse mentre si alzava in piedi. –Torno presto. Ti amo. E mi manchi.- sussurrò asciugandosi le ultime lacrime che erano sfuggite al suo controllo con la manica del cappotto. –Spero che tu sia qui da qualche parte, accanto a me.- e definitivamente si avviò verso l’uscita, voltando le spalle al pezzo di marmo.
 
Ma certo che era lì. Louis era sempre stato lì. Dal momento in cui aveva sentito la vita scemare pian piano via dal suo corpo, aveva sempre vegliato su Harry. L’aveva visto in ospedale, quando si era risvegliato ed ancora non sapeva nulla. L’aveva visto piangere – ed aveva pianto insieme a lui – nei momenti in cui Harry sentiva la sua mancanza gravare su di lui come un macigno.
Ed era lì ogni volta che Harry andava a trovarlo e si confidava. Piangeva insieme a lui, rideva insieme a lui. Le prime volte aveva addirittura provato a sfiorarlo ma l’unica cosa che Harry aveva sentito era una folata di vento freddo. Che stupido. Come poteva pensare di riuscire a toccare ancora quella pelle lattea e perfetta?
Avrebbe voluto dirgli tante cose. Che lo odiava per colpevolizzarsi in quel modo. Avrebbe potuto succedere a chiunque. Poteva succedere il contrario. Non c’era bisogno di colpevolizzarsi in quel modo.
Voleva dirgli che lo amava. Lo aveva fatto migliaia di volte quando erano insieme eppure ora gli sembravano così poche. Avrebbe voluto dirglielo più volte.
In qualche modo voleva fargli capire che lui c’era.
Anche quel giorno, mentre lo ascoltava, seduto sulla sua lapide, avrebbe voluto farglielo capire. Ma Harry non lo poteva vedere ed ora lo guardava allontanarsi.
‘Ti amo anche io. E mi manchi da morire anche tu.’ Sussurrò alzandosi e voltandogli le spalle.






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Non voletemi male. Ho dovuto farlo.
Questa l'ho plottata in un momento di angst raro ed ecco il risultato. Lo so, me l'hanno già detto, meglio se non scrivi quando sei incazzata, lo so.
Come potete vedere sono citate due canzoni nella FF. Una è Diamonds, l'altra, citata indirettamente (anche se nel titolo c'è ma whatever) è Gone Too Soon - Simple Plan.
Questo perché quando l'ho plottata ho accidentalmente sentito Diamonds e l'avevo intesa in tutt'altro modo. (Avevo capito 'You and I were...' invece che 'You and I, we're. #js) e here it is.
Poi la mia Crissi mi ha consigliato Gone Too Soon e lì è successo il panico. Ho dovuto inserirla per forza perché ci sta troppo bene.
Quindi, ecco, non potevo rinunciare a nessuna delle due.
Ho pianto come una cretina mentre scrivevo. Seriamente, dovrebbero chiudermi in un centro di igiene mentale. Piangevo a singhiozzi per una storia. Che ho scritto io. Non è normale. (Ma voi sorridete e annuite, please.)
La scena finale. Quella scena è colpa di questa scena. Prendetevela con The Vampire Diaries, con Damon (♥) ed Alaric (miss u man!♥)
Bene, l'ho riletta e sto ancora piangendo.
Perdonatemi eventuali errori, l'ho scritta di getto ed ho corretto poco e niente.
Spero vi piaccia e che, nonostante tutto, non vogliate uccidermi. ♥

  
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