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Autore: Aitch    01/12/2012    5 recensioni
Con il tempo era riuscita ad accettare che vivesse altrove, ma non aveva mai accettato il fatto che se ne fosse andato così, senza dire una parola. Ed era proprio nei momenti in cui tutte continuavano a ripetere del suo ritorno, che lei si eclissava, “spariva”, come risucchiata da un vortice o inghiottita da una voragine apertasi all’improvviso sotto i suoi piedi. Com’era che nessuno riusciva a capire quanto male le facesse quella situazione?
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Zayn Malik
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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LA SUA MALEDIZIONE
One Shot


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-Allora è vero. E’ veramente tornato-.
Le sue amiche glie l’avevano detto ma lei non ci aveva creduto nemmeno per un secondo, o forse non voleva crederci per non soffrire ancora più di quanto già non avesse sofferto. Era stata stupida, forse ingenua, ma era andata così. Con lui, era andata così. Ogni giorno che passava aveva lottato per difendersi dai ricordi che come dei fantasmi la tormentavano tutte le notti graffiandole i sogni. Era proprio quando credeva di essere al sicuro tra le braccia di Morfeo che quelle immagini le scorrevano davanti come un film, un film che non avrebbe mai voluto guardare, ma era obbligata a farlo.

“Allora, l’hai visto?”
“No…”
Ma la ragazza non voleva vederlo. Non voleva, nonostante le sue amiche continuassero a parlare di lui e del suo epico e altrettanto inatteso ritorno. Lei ormai apprezzava il fatto che fosse andato a vivere in un’altra città per non essere obbligata a rivederlo ogni giorno della sua vita e morire ogni volta. Con il tempo era riuscita ad accettare che vivesse altrove, ma non aveva mai accettato il fatto che se ne fosse andato così, senza dire una parola. Ed era proprio nei momenti in cui tutte continuavano a ripetere del suo ritorno, che lei si eclissava, “spariva”, come risucchiata da un vortice o inghiottita da una voragine apertasi all’improvviso sotto i suoi piedi. Com’era che nessuno riusciva a capire quanto male le facesse quella situazione?

Proprio quel giorno, tutto si aspettava: che il professore fosse assente, che ci fosse uno sciopero dei mezzi, che un asteroide attraversasse l’atmosfera e le precipitasse in testa, ma mai avrebbe pensato di rivederlo. Sicuramente avrebbe preferito l’asteroide mille volte e invece il destino le fu avverso e proprio in quel momento volle che all’uscita dalla lezione appena terminata lei alzasse gli occhi incrociando i suoi. Fu decisamente presa alla sprovvista e cercando di recitare tranquillità, non si fermò ad osservarlo. Con immensa fatica si diresse verso il bagno chiudendosi la porta alle spalle. Quegli occhi l’avevano seguita passo dopo passo, insistenti e penetranti. Se li era sentiti addosso nonostante lei avesse cominciato a guardarsi la punta delle scarpe, facendo scivolare i suoi ricci neri sulla fronte a coprirle leggermente il volto. Quei dannati occhi color bronzo che qualche anno prima avrebbero potuto ucciderla, ora si ripresentavano impertinenti per farle di nuovo del male. Appoggiando la schiena contro la porta del bagno si sentii le gambe tremare e il ritmo del battito cardiaco accelerare. In cuor suo sapeva che quel momento sarebbe arrivato prima o poi, ma non così, non all’improvviso, non senza che potesse pensare a come gestire la situazione.
–Dai, coraggio, riprendiamoci. E’ solo un ragazzo. Un idiota. Uno stronzo. Devo prendere fiato ed uscire, coraggio. La lezione di letteratura mi aspetta-.
Bagnandosi il viso e riprendendo colore si decise ad uscire e ad avviarsi nell’aula di letteratura. La aspettava una lezione alquanto impegnativa tra Freud e Leopardi, che il professore sapeva sempre come collegare nonostante la ragazza li reputasse due soggetti completamente differenti tra loro. Aperta la porta dell’aula diede un’occhiata veloce per decidere dove sedersi e scelse un posto al centro, né troppo davanti per evitare di mescolarsi con i secchioni, né troppo indietro per non risultare una nulla facente.
–Quante paranoie è che mi faccio ogni volta. Un posto vale l’altro, no? Sono qui per seguire la lezione come tutti gli altri presenti, quindi non fa tanta differenza dove mi siedo-.
La spiegazione precisa ed esauriente ma maledettamente pesante del professore, cominciò. Dopo qualche minuto dall’inizio però, la porta dell’aula si aprii e tornò a chiudersi rumorosamente, sviando l’attenzione di molti studenti, tra cui quella della ragazza che, mossa dalla curiosità, si girò per vedere chi fosse il ritardatario di turno. Un’altra volta il suo cuore aumentò il suo battito e osservare il ragazzo che lentamente avanzava alla ricerca di un posto libero, la destabilizzò ulteriormente. Cercò di abbassare lo sguardo per non farsi vedere ma era troppo tardi, gli occhi di bronzo brillante l’avevano già raggiunta. Il ragazzo si sedette qualche fila più avanti rispetto a lei ma nonostante questo, continuò insistentemente a girarsi per guardarla. Tale situazione la mise molto a disagio, tanto da impedirle di poter prendere appunti tranquillamente e da costringerla a scarabbocchiare sul foglio qualsiasi cosa le passasse per la testa per evitare di dover alzare lo sguardo e inciampare nuovamente in quello del ragazzo.
-Perché non prende appunti come tutte le persone normali? Perché continua a guardarmi come se volesse mangiarmi? Dio se solo me lo ritrovo davanti gli mollo un pugno in piena faccia, oppure lo prendo per quel ciuffo ridicolo che si ritrova e lo butto dalla finestra.-
Terminata la lezione la ragazza sgusciò tra la folla per scappare a casa. Non avrebbe resistito un minuto di più lì dentro, in quell’aula piena di gente ma così vuota non appena per sbaglio incrociava quello sguardo.

“Seguiva il mio stesso corso di letteratura…”
“Veramente? E come ti è sembrato?”
Che domanda inutile. Zayn Jawaad Malik non sarebbe mai cambiato.-
“Il solito”
“E tu come stai?”
–Era proprio ciò che volevo evitare, ma dopo tutto, da te me lo sarei aspettato...perchè tu sai-
“Sto bene, Cora”
“Ti conosco, raccontami…”
–Lo so, sei l’unica. Solo tu mi conosci così bene, così a fondo. Con te basta una parola o uno sguardo e come nessun altro è in grado di fare, sei capace di leggere il libro della mia anima, note comprese-
Cora era forse l’unica ragazza che poteva capirla fino in fondo. Tra le due esisteva un’amicizia sincera e spesso il pomeriggio si chiamavano per raccontarsi la loro giornata. Quel giorno, Cora sapeva bene che la sua amica avrebbe voluto chiudersi in camera e non uscire più finchè tutto non si sarebbe risolto, ma sapeva anche che avrebbe dovuto combattere ancora, per risolvere lei stessa la situazione se non voleva rimanere schiacciata un’altra volta.

I giorni passarono e tutto sembrava tranquillo.
Forse mi sto solo fissando, non dovrei continuare a pensarci. E’ sbagliato. Io ho la mia vita e lui ha la sua-.
Troppo presto però, la ragazza dai mille ricci color della fuliggine si accorse di essersi sbagliata. Qualcosa la tormentava più del solito come se nel suo stomaco si fosse depositato un mattone che diventava sempre più pesante e scomodo da trascinarsi dietro.
Devo parlarti...” e nel leggere quel messaggio così inaspettato, ricevuto proprio da quel numero che non aveva mai avuto il coraggio di eliminare, rabbrividì. Lei non voleva parlare proprio con nessuno, tanto meno con quel ragazzo che tanto l’aveva fatta soffrire. In poco tempo eliminò il messaggio cercando di pensare a tutt’altro, inutilmente.
–E adesso cosa vuole? Non voglio parlargli, non che io abbia paura…o forse si, ho paura del suo essere così imprevedibile, del suo essere così lunatico, del suo essere così Zayn Malik! In ogni caso no, io non ci parlo con quello, non più. E’ troppo tardi Zayn, troppo tardi.-

Passarono altri due giorni senza alcuna novità, ma da quando aveva ricevuto il messaggio, sapeva che non avrebbe mai dovuto abbassare la guardia. Se Malik voleva una cosa, se la prendeva, la otteneva. Non potevi sperare di contraddirlo o tenergli testa, avrebbe vinto lui, sempre e comunque.
Quella mattina la ragazza lo vide all’ingresso dell’università, mentre era impegnato a fumarsi una sigaretta,
–Tsè, figuriamoci se in tutto questo tempo ha smesso, io lo so che non è cambiato di una virgola-
e nuovamente quegli occhi le piombarono addosso come due colpi dritti allo stomaco. Non appena la vide, il moro le si avvicinò e in quel momento la ragazza cominciò a realizzare che per lei sarebbe stata la fine se solo lo avesse lasciato parlare.
“Ciao” cominciò lui senza ricevere risposta alcuna,
“Ho bisogno di parlarti” continuò senza smettere di aspirare fumo attraverso il filtro di quella sigaretta che progressivamente si sgretolava.
“Io non ho niente da dirti” reagì improvvisamente lei, superando il corpo di Zayn il quale la afferrò prontamente per un polso, spingendola contro il muro dell’edificio e inchiodandola alla parete con lo sguardo.
“Ma io si, quindi trovami un orario che ti vada bene e chiamami, il mio numero ce l’hai” sentenziò lui serio per poi piegarsi a raccogliere un libro che era scivolato dalle mani della ragazza quando lui l’aveva afferrata. Con attenzione e infinita lentezza glielo porse senza toglierle lo sguardo di dosso. Uno sguardo indecifrabile, ma che non prometteva nulla di buono. Scappando all'interno dell'edificio, scossa e impaurita, la ragazza non vide il pungo che Zayn aveva sferrato al muro rischiando di rompersi un polso, ne tanto meno percepì lo “scusami” che lieve gli uscì dalle labbra.

“Devi prendere il coraggio a quattro mani e deciderti ad affrontarlo. Non puoi vivere nella paura, capisci?”
–Si, forse hai ragione, forse…-
“Cora, di lui non c’è da fidarsi!”
“Finchè non ti dice quello che ha da dirti non puoi saperlo!”
“Cazzo Cora, ti rendi conto di quello che mi ha fatto? Di come mi abbia usata e gettata? Quello è uno stronzo e rimarrà uno stronzo!”
“Ecco, tira fuori questa grinta quando glielo dirai, perché ne sei capace, fatti valere ti prego!”
–Si, ancora una volta hai fatto centro, posso farcela. Posso farcela.-

“Alle 10 di domani mattina ho un buco, ci vediamo all'uscita dell'università, vedi di esserci. Non ti darò un'altra occasione” queste furono le semplici parole che lei gli scrisse. Sapeva bene che avrebbe dovuto armarsi di forza di volontà e coraggio per poter affrontare la situazione. Tendenzialmente, lei era una ragazza forte, decisa, combattiva. Ma ogni volta che si trattava di Zayn, il suo cuore cominciava a chiedere pietà e a far perdere colpi alla sua naturale sagacia e alla sua prontezza nel rispondere. Era come se quel ragazzo si divertisse a farla bloccare ogni volta, e la cosa, le dava non poco fastidio.
Per la mattina che seguì si era ripromessa di non cedere, di non indietreggiare e di chiudere in poco tempo qualsiasi questione il ragazzo avrebbe avuto il coraggio di aprire. Zayn si presentò puntuale ma perse qualche minuto accendendosi e fumandosi la prima sigaretta della giornata. Poi finalmente si decise a cominciare quel discorso,
“La città non è cambiata di una virgola, eh?” disse respirando a fondo l'ultima boccata di fumo,
“Sei stato via un anno e di certo non sei venuto qui per parlarmi della città” rispose fredda lei,
“No, hai ragione...” continuò lui gettando a terra il mozzicone e spegnendolo con la suola della scarpa. Fece qualche passo verso il corpo della riccia, sovrastandola con la sua altezza,
“E' di te che voglio parlare”
“E cosa avresti di così importante da dirmi? Deve essere veramente un pensiero profondo se hai aspettato un anno prima di parlarmene”
“Ti vedo diversa...”
“Le persone in un anno cambiano, maturano, crescono. Tu invece sei sempre lo stesso, no Zayn?”
-Almeno gli sto tenendo testa e di certo non ho intenzione di smettere. Quanto vorrei prenderti a sberle... talmente tanta è la voglia che tu non hai idea-
“Mi sei mancata” quella frase le fece ribollire il sangue nelle vene,
“Stronzate! Non farmi incazzare perchè giuro che ti prendo a sberle!”
“Ah si?” continuò lui avvicinandosi pericolosamente al corpo della ragazza che fece appello a tutte le sue forze per non muoversi di un millimetro,
“Non ho paura di te, Zayn” lo sfidò lei, nonostante sapesse bene che sfidare quel ragazzo era la cosa più pericolosa che avrebbe potuto fare. Lo sguardo del moro sembrava voler entrare nel cervello della ragazza per esplorarlo e conoscere fino in fondo i suoi pensieri, ma lei stava abilmente sostenendo quello sguardo senza lasciarlo entrare, senza cedere né indugiare minimamente.
“Io invece credo di si” continuò lui afferrandole delicatamente ma con decisione il mento con la mano destra. La ragazza non poteva tollerare un tale comportamento da parte sua, così scattò spingendo via con la mano il braccio del ragazzo ma quest'ultimo la afferrò bloccandole il polso e trascinandola dietro l'angolo dell'edificio, al riparo da sguardi indiscreti. Sbattendola contro la parete, appoggiò entrambe le mani ad essa poco sopra le spalle della ragazza, impedendole qualsiasi via di fuga. Il viso di lui era ad un soffio di distanza da quello di lei che a malincuore stava cominciando ad abbassare le sue difese, ricadendo in quella debolezza che solo gli occhi del moro sapevano evocare. La ragazza osservò bene gli occhi color bronzo vivo, quasi come fossero animati da una lingua di fuoco che bruciava perpetua e all’infinito lì dentro, che insistenti le si paravano davanti. Erano penetranti, letali e intensi, ma non erano aggressivi o pericolosi. In loro riconobbe qualcosa di buono, qualcosa di gentile, nascosto sotto una maschera di cui lei era appena venuta a conoscenza. Capii che di lui non doveva aver paura, ne tanto meno temere le sue azioni. Semplicemente non le conosceva e non poteva sapere cosa aspettarsi.
“Allora?” la provocò il moro,
“Te lo ripeto, io non ho paura di te” rispose lei tranquilla, nella convinzione che quegli occhi le stessero nascondendo qualcosa. A quel punto il moro si allontanò da lei accendendosi un'altra sigaretta che fumò in maniera molto più nervosa rispetto a come aveva fatto qualche minuto prima.
“Cosa volevi dirmi Zayn?” chiese la riccia,
“E' tardi, devo andare” e il ragazzo la lasciò lì. Sola. Un'altra volta, senza averle detto niente.
-No, non sei cambiato per niente Malik-.

Passarono i giorni, uno dietro l'altro, lunghi ed interminabili. Il rapporto tra i due era tornato statico e immobile, basato su sguardi e nulla di più. Quella mattina la ragazza era di corsa, in ritardo per quel famoso corso di letteratura, e salendo le scale in tutta fretta urtò il corpo di una ragazza, alla quale cadde un libro dalle mani. Mortificata la riccia si scusò raccogliendo il libro, e realizzando troppo tardi che forse avrebbe fatto meglio a non voltarsi e scappare in aula. La bionda di fronte alla quale si era trovata era l'arpia di tutto l'ateneo.
“Guarda dove vai, stupida che non sei altro!”
-Dio, ma proprio te dovevo trovare qui a quest'ora?-
Ad istinto, la riccia sarebbe saltata al collo della bionda, ma in quell'occasione non fece in tempo ad aprire bocca perchè qualcuno alle sue spalle lo fece per lei,
“E tu porta rispetto, biondina. La mia amica si è già scusata più volte e ti ha anche raccolto il libro”
-Zayn? Che diavolo ci fai...ah già, corso di letteratura insieme. Magnifico. Sapeva cavarmela anche da sola comunque...-
“E tu chi saresti?” squittì la bionda,
“Non sono affari tuoi, e vedi di darti una regolata” la aggredì verbalmente il moro lasciandola senza parole per rispondere. Dopo di che, Zayn fece segno alla riccia di seguirlo fino ad arrivare in cima agli ultimi gradini. Lì, le aprì la porta dell'aula lasciandola entrare per prima.
-Che hai bevuto oggi a colazione, latte e galanteria?-
Inevitabilmente erano seduti l'uno di fianco all'altro essendo arrivati insieme. Durante il corso di letteratura la ragazza si stupì, perchè finalmente vide il moro prendere appunti e concentrarsi sul discorso del professore.
-Cos'è, ora reciti anche la parte dello studente modello?-
A lezione terminata, i due uscirono insieme e quando Zayn si accese la sigaretta, la ragazza riuscì a parlargli.
“Grazie”
-Dopo tutto, glielo devo...-
L'aria interrogativa del ragazzo però, la costrinse a continuare la frase,
“Per prima, intendo...” Zayn sorrise guardando il pavimento e aspirando boccata dopo boccata quel suo tanto amato fumo.
“Figurati...”. Al che, la ragazza fu spinta ad aggiungere dell'altro, e nonostante volesse andarsene, parlò per la seconda volta,
“Non so se l'avresti fatto due anni fa...”
-No, effettivamente non me lo sarei aspettato. Tu non eri Zayn mifacciogliaffarimiei Malik?-
Il moro sorrise ancora, questa volta con aria furba e guardando la riccia negli occhi,
“E' passato un anno, la gente cambia...” rispose, citando le parole che lei stessa gli aveva detto qualche giorno prima. Al che la ragazza si limitò a guardarlo con un espressione poco convinta e alzando una mano in segno di saluto si voltò per ritornare a casa.

“E' strano, non riesco a capirlo...”
-Non che l'abbia mai capito fino in fondo quel ragazzo in realtà...-
“Visto? Magari è veramente cambiato”
“Cora, voglio ricordarti di chi stiamo parlando e cosa mi ha fatto”
“Sì, è vero. Però pensaci...dopo tutto, non ci sei mica andata a letto insieme, no?”
-No, ma quella volta ci era mancato veramente poco, me lo ricordo...eccome se me lo ricordo-.

- - -
“Zayn, fa piano, se i vicini sentono troppo casino di sicuro chiameranno i miei!”
“E chi se ne importa, tanto anche se li chiamassero, ci metterebbero almeno tre ore a tornare”
“Sì, ma poi mi chiuderebbero in casa”
“E io allora mi arrampicherei per entrare di nascosto”
“Se mio padre ti trovasse, probabilmente di appenderebbe a testa in giù chiuso in cantina fino alla fine dei tuoi giorni...”
“Lo farei comunque”
“Rischieresti l'ira di mio padre per me?”
“Certo” E la conversazione finì in quel momento. I due, già stretti in un abbraccio e seduti sul letto della ragazza cominciarono a cedere alla passione che li legava. Ogni qualvolta i due si avvicinassero, erano come guidati da una forza incontrollabile che li spingeva ad avvicinarsi ancora di più, per concedersi un abbraccio, una carezza, un bacio. Quella sera, il moro, steso sotto il corpo della ragazza, prima di cominciare a baciarla le accarezzò i capelli ricci, intrecciando in essi le dita della sua mano destra. Quegli occhi color caramello ipnotizzarono la ragazza che inerme al suo fascino, aspettava solo una sua mossa. E dopo qualche secondo di allucinante attesa, il suo desiderio si soddisfò. Le labbra dei due si unirono, dapprima delicatamente e dolcemente, facendosi mano a mano più audaci e desiderose le une delle altre. Zayn afferrò la ragazza per la vita, tirandola più vicina al suo corpo che desiderava approfondire quel bacio e tradurlo in vera e propria passione. Il moro socchiuse le labbra premendo con la lingua sulle labbra di lei, pregandola di lasciarlo entrare. La riccia accettò la richiesta senza esitare, permettendo l'incontro alle loro lingue che cominciarono a danzare. Il ragazzo trascinò con sé la ragazza, facendola stendere sotto di lui e togliendole la maglia senza troppe esitazioni cominciò ad esplorarla nelle sue curve. Quando però, dopo essersi tolto la camicia, Zayn cominciò a slacciare il bottone dei jeans della ragazza, lei lo bloccò.
“No, non oggi...” si limitò a sussurrargli, temendo una qualche reazione avventata del ragazzo. Lui però, si limitò a sorriderle e continuare a baciarla, senza oltrepassare quel limite che quel giorno gli era stato imposto.
- - -

“Senza contare che non gli hai nemmeno mai dato l'occasione di spiegare...”
“Perchè forse non c'era proprio niente da spiegare...era tutto così evidente!”

- - -
Il sole splendeva, muffin a colazione e un immancabile messaggio sul display del cellulare della ragazza. Un semplice buongiorno che però era in grado di farla sorridere per ore.
Anche percorrendo i corridoi non smise di sorridere a chiunque la incrociasse, era felice e voleva mostrarlo al mondo intero. Fu proprio prima di entrare in aula che fu costretta ad arrestare la sua camminata decisa e rimanere in ascolto. Due voci maschili stavano discutendo dietro l'angolo del corridoio che girava a destra proprio qualche metro prima della porta dell'aula.
“Emmet, te l'ho detto, a me non importa che cosa pensiate te e gli altri!” quella voce la ragazza la conosceva bene e le era bastato poco per ricondurla al volto a cui apparteneva,
“Andiamo Zayn! La scommessa prevedeva che tu facessi cadere ai tuoi piedi quella ragazza e ora che ce l'hai fatta, potresti anche scaricarla e tornare a dedicarti ai tuoi amici!” nell'ascoltare quelle parole, la riccia cadde nella confusione più totale,
-Si riferiscono a...me? Di che scommessa si tratta?-
“Si è vero, la scommessa l'ho vinta. Tu dici che dovrei lasciarla?” chiese il moro sarcastico, sfumatura di tono che però, alla ragazza non arrivò,
“Certo!”
“Allora tu non hai capito proprio un cazzo. Non è mai stata una scommessa, mai. Per me quella ragazza significa molto e perderla vorrebbe dire abbandonare una persona speciale, una persona che amo. Mi dispiace Emmet, ma se tu e i ragazzi la pensate così, è meglio che giriate a largo da me” il moro aveva risposto deciso all'amico, ma la riccia se n'era andata già da qualche minuto. Non aveva sentito cosa Zayn avesse risposto, a lei era bastato sentire della scommessa e soprattutto sentire che il moro l'aveva vinta. Dopo quelle sue parole si era precipitata in classe senza attendere un'ulteriore risposta. Da quel giorno, la ragazza rifiutò qualsiasi suo tentativo di parlare, eliminò ogni suo messaggio e non rispose alle sue chiamate, cercando di farlo sparire dalla sua vita, fino a quando, il ragazzo letteralmente sparì, proprio nel momento in cui, dopo mesi di silenzio, lei gli aveva detto che avrebbe accettato una sua spiegazione. Dopo averle dato appuntamento però, il ragazzo le diede anche buca.
- - -

La mattina era illuminata da una luce grigia. Quel tempo così uggioso toglieva la voglia di impegnarsi, ma nonostante questo, la ragazza dagli occhi color del cioccolato sapeva che non poteva permettersi di perdere troppe lezioni, così, con immensa fatica, lasciò il suo letto.
In aula notò sorprendendosi che quel giorno, Zayn non c'era. Almeno avrebbe potuto pensare solo alla spiegazione, senza perdersi in pensieri sconnessi per cercare di capire quelli del moro.
A casa, dopo pranzo, la ragazza ricontrollò i suoi appunti e mentre era assorta nella lettura, ricevette una chiamata alquanto inaspettata. La suoneria del cellulare continuò a suonare fino a quando la riccia non prese coraggio e rispose,
“Pronto?”
“Ciao” sentì la sua voce dall'altra parte dell'apparecchio,
“Ciao...” rispose senza sapere cosa dire,
“Senti, dovrei chiederti un favore...non è che mi passeresti gli appunti della lezione di oggi? Non sono potuto venire...”
-Che genio, l'avevo notato che non c'eri alla lezione!-
“Ah, si! Certo che te li passo...va bene” rispose gentilmente lei, cercando di nascondere un velo di imbarazzo,
“Posso passare da te?”
“Mmmh...Si”
“Ora?”
-Che cazzo fai Malik? Ti auto-inviti a casa mia ora? No, non se ne parla!-
“Ok, ti aspetto”
-Che ho detto? Gli ho detto “ok” e ho anche aggiunto un fottutissimo “ti aspetto”? Ah...diamine!-
“Grazie” rispose il moro riattaccando.
Un quarto d'ora dopo, il campanello dell'appartamento della ragazza suonò, facendola sobbalzare. Nonostante la sorpresa, si alzò dal divano e aprì la porta al moro che, indeciso sul da farsi, restava immobile sulla soglia di casa.
“Entra” esordì lei facendolo passare oltre il suo corpo. Zayn aveva appena fumato, e la riccia se ne accorse subito. Quell'odore così inconfondibile mischiato al suo profumo le aveva inebriato il naso al passaggio del ragazzo al suo fianco. Richiuse la porta.
“Come mai eri assente?” chiese,
“Avevo da fare...” rispose lui togliendo le mani dalle tasche del suo solito giubbotto nero di pelle,
“Mmh...beh, ecco gli appunti” glieli porse la ragazza, assicurandosi di non aver dimenticato qualche foglio di annotazioni sparso nella borsa o nascosto sotto un qualche libro. Zayn prese i fogli buttandoci una rapida occhiata. I due cominciarono a guardarsi, la situazione stava diventando imbarazzante probabilmente per entrambi, ma nessuno dei due si decideva a fare qualcosa.
“Potresti almeno ringraziare” lo canzonò lei, accendendo in lui un sorriso furbo. Infatti, quasi come non stesse aspettando altro, il moro le si avvicinò senza cancellare dal volto quel suo sorriso, che appariva così indecifrabile agli occhi della ragazza.
“Hai ragione” cominciò lui riducendo sempre più le distanze che separavano i due corpi, cadendo infine con le labbra su quelle della ragazza, regalandole un bacio a stampo. Un bacio semplice e veloce.
“Grazie” concluse lui, voltandosi e lasciandosi la porta di casa della riccia alle spalle. Tutto era successo velocemente, senza preavviso alcuno, e la ragazza non aveva avuto il tempo per reagire né tanto meno il tempo per dire qualcosa. Era rimasta immobile al tocco di quelle labbra che odoravano di fumo e di menta.
-Io odio quel ragazzo. Chi cazzo crede di essere? Ah, perchè non l'ho preso a sberle e invece sono rimasta a baciarlo come uno stoccafisso? Vaffanculo Malik, ti detesto! Ma allora...perchè mi sento...così?-
Quella notte, la ragazza dai capelli ricci e corvini non chiuse occhio. Ancora non credeva a quello che fosse successo quel pomeriggio, in casa sua. Era come se un pugno le fosse stato sferrato in pieno stomaco e il dolore non volesse andarsene. Come se avesse un nodo alla gola che non si sarebbe sciolto bevendo un semplice bicchiere d'acqua. Come se le sue labbra fossero state bruciate dal sole che insistente, continuava ad ustionarle.

Fortunatamente, il giorno seguente non aveva alcun corso all'università, e avrebbe potuto dedicarsi allo studio in tranquillità. Un esame di storia si avvicinava e non voleva assolutamente farsi trovare impreparata. Dopo il caffè a risvegliarle i sensi, aprì il libro e il quaderno con i suoi mille schemi precisi e ordinati, grazie ai quali poteva ripetere i capitoli di quella materia a volte così ostica.
Lo squillo del cellulare la distrasse.
Scendi?” una parola. Una semplice parola scritta in un messaggio la fece andare in panne. Le fece dimenticare cosa stava ripetendo. Le fece cadere la matita a terra.
-Perchè? Perchè mi fai questo? E soprattutto, perchè ogni volta devi farmi sentire così?-
La ragazza si alzò e si diresse in salotto. Diede una sbirciata dalla finestra che dava sulla strada. Era lì. Lui era veramente lì ad aspettarla. Non appena la ragazza scostò le tende, Zayn, che aveva previsto la sua mossa, le sorrise e la salutò con un cenno della mano.
-Ti ha vista, scema. Ora ti tocca scendere!-
“Ciao” cominciò lui avvicinandola,
“Ehi...” sussurrò lei,
“Ti va...di fare due passi?”
“Stavo studiando...”
“Ah...” rispose semplicemente, accendendosi una sigaretta. Anche quella mattina, il cielo non prometteva nulla di buono: era grigio e preannunciava una probabile pioggia. La ragazza sapeva che doveva fare marcia indietro e continuare a studiare, lasciandosi alle spalle qualsiasi distrazione, e soprattutto, quella distrazione. Ma allo stesso tempo, qualcosa le diceva di lasciarsi andare, di vivere il momento e di mandare storia a quel paese.
-Qualcuno mi tappi la bocca-
“Però...due passi me li faccio volentieri” riuscì ad ammettere incrociando le braccia e avvicinandosi al moro che le sorrise, sputando fuori dalle sue labbra una nuvola di fumo grigio che si confondeva perfettamente con il cielo di quella mattinata. I due camminavano vicini, senza parlare, scrutando ognuno le rispettive scarpe. Erano già arrivati al parco, tendendosi compagnia in silenzio.
“Era da tanto che...non si faceva qualcosa insieme” cominciò lui,
“Non sono io quella che è sparita nel nulla...”
“Vuoi continuare a rinfacciarmelo per tutta la vita o cosa?”
-Che fai Malik, ti alteri pure?-
“E' la verità! E' andata così, non puoi negarlo!” allargò le braccia la ragazza,
“Sei stata tu quella che mi ha negato il saluto per mesi senza darmi uno straccio di spiegazione”
“Così ora sarebbe stata colpa mia? E' questo che stai dicendo?” chiese lei irritata, e nel vederlo stringersi nelle spalle e alzarle noncurante, si agitò ancora di più,
“Zayn, ti ho sentito parlare con Emmet quel giorno, me lo ricordo. Ero la tua scommessa, no? Avevi vinto, e ti ho lasciato in pace. Ora se permetti, me ne torno a casa...” ringhiò lei, inchiodando il suo sguardo in quegli occhi di rame brillante, talmente tanto pericolosi quanto irresistibili, e girandosi subito dopo per tornare verso casa. Ovviamente, non le fu concesso. Il ragazzo aveva afferrato il suo polso e non era intenzionato a mollarlo.
“Che cazzo stai dicendo?” chiese con un tono che diede ancora più sui nervi alla riccia,
“Lasciami Zayn!” protestò lei cercando inutilmente di divincolarsi dalla stretta della mano calda di lui,
“No! Cos'è che avresti sentito tu? Della scommessa, mh? Allora hai sbagliato scommessa perchè io ricordo di aver mandato a fanculo quel coglione e ricordo di avergli detto che non...” ma la sua voce si fermò, perdendosi nella leggera brezza che si era alzata. La sua voce si fermò come se non potesse continuare ed arrivare alla fine del discorso. Solo a quel punto la ragazza tornò a voltarsi verso le sue iridi ramate e tendenti all'oro alla luce grigia di quel cielo.
“Che non...?” lo invitò a continuare,
“Che non era mai stata una scommessa. Ricordo di avergli detto che ti amavo...ma questo tu non l'hai sentito vero? No, eri troppo impegnata a non parlarmi!” la ragazza perse il contatto con gli occhi infuocati del moro perchè quest'ultimo aveva cominciato a guardare altrove tirando un calcio ad un sasso che giaceva sull’asfalto.
“Sei un coglione. E io dovrei crederti? Cos'è, un'altra scommessa tra amichetti questa?” rispose lei infuriata,
“No, non lo è mai stata! Ma tu non vuoi capire...” continuò lui scuotendo la testa,
“E poi, anche se fosse, è passato un anno. Avresti potuto trovarli due minuti, no?”
“Ah, ma allora sei sorda. Sei tu quella che mi ha evitato per mesi!”
“E poi? Quando ti ho dato la possibilità di spiegarti? Dov'eri Zayn?” quella domanda arrivò dritta a colpire il ragazzo in pieno petto. La stretta della sua mano sul suo polso si allentò, fino a mollare completamente la presa. Gli occhi bronzei sembravano essersi incupiti in quel momento, ma la rabbia che circolava a piede libero nelle vene della ragazza, le impedì di notarlo. Zayn accese un'altra sigaretta e respirando a fondo quel fumo, sembrava fosse tornato a suo agio. Sembrava si fosse ripreso.
“Mia madre...” cominciò trovando il coraggio di guardare la ragazza negli occhi,
“Mia madre aveva bisogno di cure urgenti lontano da qui e...ho pensato che forse, dato che già non mi parlavi, sarebbe stato più facile...” cercò di spiegare,
“Cosa?”
“Separarmi da te...” terminò senza interrompere il contatto visivo con la ragazza, che sbiancò visibilmente. Lei sapeva delle condizioni fisiche della madre, sapeva che era gravemente malata e che richiedeva cure importanti, ma non riusciva a spiegarsi il perchè di tutto quello. Non capiva perchè il ragazzo non le avesse detto tutto, non sapeva se credere alle parole riguardanti la scommessa, non sapeva se fidarsi ancora di lui.
“Zayn io...” cominciò lei senza sapere esattamente come continuare la frase,
“Non dire niente. Dovevo dirtelo e ora lo sai. Punto”
Il silenzio che era calato tra i due fu interrotto da un primo tuono e poi da un secondo e da un terzo mentre la pioggia aveva cominciato a scendere lieve sulle foglie degli alberi, sull'asfalto, sulle macchine e su di loro. Il moro rivolse un'ultima occhiata alla riccia per poi darle le spalle poco prima che la pioggia aumentasse notevolmente. Un passo dopo l'altro e il suo corpo si stava spingendo lontano da quello della ragazza che impassibile, lo guardava camminare. Il rumore della pioggia aveva preso il sopravvento e la brezza fredda si era alzata. La ragazza abbassò lo sguardo, amareggiata dal fatto che ancora una volta, di lui, avrebbe ricordato solo le spalle. Pensava che fosse veramente la fine, che non avrebbe più avuto occasione di vederlo, ne di parlarci e in fondo, era un bene. Avrebbe ricominciato da zero un’altra volta.
-No, è troppo comodo Zayn, troppo comodo…-
“Zayn!” urlò improvvisamente lei. Al solo sentire la sua voce, il ragazzo si voltò con un'espressione sorpresa, piacevolmente sorpresa, e forse allo stesso tempo, anche spaventata.
“Mi lasci qui, da sola, ancora una volta?” sbraitò la riccia serrando i pugni lungo i fianchi,
“Non sei cambiato per niente, cazzo!” continuò mentre una lacrima di rabbia, di pentimento, di speranza le scendeva lungo la guancia confondendosi perfettamente con le gocce della pioggia che insistente ancora cadeva dal cielo infradiciando completamente i corpi dei due ragazzi.
“Che cosa?” domandò il moro come se non avesse capito il senso delle parole pronunciate da lei. Il ragazzo, voltatosi, tornò sui suoi passi, avvicinandosi una seconda volta alla ragazza che continuò il suo discorso scuotendo leggermente la testa,
“Hai capito benissimo! E' la verità! Fai finta di essere cambiato, ripiombi nella mia vita come una…come una maledizione! E per di più mi baci e te ne esci con discorsi ad effetto sperando che...già, che speravi Malik?” domandò,
“Che tu mi perdonassi...” rispose lui stando in piedi di fronte a lei,
“Perdonarti? Ma per chi mi hai presa? Per una scema qualsiasi?” continuò imperterrita,
“Stai zitta...” la ammonì il moro avvicinandosi pericolosamente,
“Io stare zitta? Perchè dovrei star...” ma le parole le si bloccarono in gola. Quelle parole tanto inutili quanto fondamentali che stava sputando fuori ad una velocità esagerata, non videro mai la luce grigia di quella mattinata. Zayn non aveva smesso di avvicinarsi e aveva eliminato completamente la distanza che separava le sue labbra da quelle della ragazza. Le sue mani cingevano strette i fianchi della riccia, avvicinandola ancora di più al suo corpo, facendo aderire il suo bacino alla sua vita, sovrastandola con la sua altezza. Le dita di lei si aggrapparono ai capelli neri del moro, facendo coincidere ancora di più le loro bocche, così desiderose di gustare a pieno il sapore l'una dell'altra. Facilmente i due fecero incontrare le loro lingue che, come se non avessero mai smesso, si mossero con agilità e maestria in quell'abbraccio improvviso.
La pioggia continuava a cadere come se non le importasse minimamente di quello che stava succedendo: un bacio. Un bacio che per molti passanti non avrebbe significato altro se non una passione giovanile, un divertimento tra ragazzi, la dimostrazione di un semplice affetto, ma era proprio quello che i passanti non sapevano, che rendeva quel bacio ancora più interessante. Lui era consapevole del fatto di aver sbagliato ad abbandonarla. Lei aveva capito quanto avesse sbagliato a non parlargli prima. Lui conosceva quanto l'aveva fatta soffrire. Lei ricordava quanto aveva sofferto. Lui era convinto di aver fatto bene a tornare. Lei ringraziava il giorno in cui lui aveva deciso di tornare. Entrambi sapevano di essersi mancati, di essersi trascurati, di aver sbagliato. Entrambi sapevano che da quel momento, tutto sarebbe cambiato, in meglio.
Quel “semplice bacio” all'apparenza, era in realtà un fuoco che da anni continuava a bruciare in un angolo remoto dei loro cuori, una passione che faceva contorcere le budella ad entrambi, un istinto quasi primordiale che avevano faticato a tenere nascosto, una vecchia abitudine, ma una nuova promessa.
“Hai ancora intenzione di andartene?” chiese lei con un filo di voce quando quel baciò terminò, riuscendo a malapena a superare lo scalpiccio della pioggia,
“No Serena, questa volta no...” la rassicurò lui sorridendole e prendendola per mano.


The End

Come dire,
Ho una ff in corso, lo so, però è da un pò che lavoro a questa One Shot e finalmente la pubblico.
E' un pò particolare, lunga (grazie di cuore a chi è arrivato fino in fondo) e anche molto travagliata.
Ci tenenvo da morire, e quindi eccola qui.
Sì, è dedicata ad una ragazza.
Sì, so che stai leggendo, e ti adoro per questo, e beh, se te lo stessi chiedendo, si, quella Serena, registrata qui sotto il nickname di BlueWhatsername (per tutti quelli che volessero visitare il suo profilo), sei proprio tu!
E per inciso, spero che l'immagine ti piaccia...mi sembrava perfetta per questa storia, e quindi, ce l'ho messa!
No è che, vi spiego, a lei piace da morire quel moro dagli occhi ramati, quindi, un'idea tira l'altra e dopo ore e ore passate a sclerare, letteralmente, sclerare su quei cinque... tadaaan!
La One Shot è servita.
Spero che sia piaciuta a tutte, sul serio, ci tenevo molto indipendentemente dalla dedica.
E se avrete voglia di dirmi cosa ne pensate, beh, sapete dove lasciare una recensione, ve ne sarei infinitamente grata.
Vi lascio un dolce, dolcissimo saluto.
Alla prossima.
Vi amo
Fe.

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