Kuroro
osservò in silenzio il sole che moriva
all’orizzonte.
Il vento che gli scompigliava i capelli e faceva ondeggiare il lungo
cappotto
nero con la croce rovesciata che gli copriva le spalle.
Accanto a lui, un
albero iniziò a perdere le foglie, che volarono trasportate
dalla corrente
gelida. L’autunno era arrivato, l’estate era
finita.
Il mese di Settembre non
era solo un divisore teorico tra la bella e la brutta stagione, non per
lui.
Per lui simboleggiava l’inizio, sì,
l’inizio della fine.
Perché proprio a
settembre aveva rincontrato i suoi compagni, i suoi amici, e proprio a
settembre due di questi compagni erano stati uccisi, ed uno aveva
tradito.
Vendetta...
Mai si era interessato alla vita altrui, ma allora perché
quella
perdita gli pareva così incolmabile?
Si rese conto di trovarsi (idealmente) sul
ciglio di un burrone, assieme a due lapidi contornate di fiori
gialli.
Crisantemi...
Dall’altra parte, nove figure lo guardavano e
aspettavano.
Aspettavano
lui, aspettavano che superasse il dolore e si rialzasse, per continuare
assieme
il loro sentiero.
Ma non era sicuro di potercela fare, si sentiva troppo
avvilito, troppo
triste. Così come
l’estate, era terminata anche la vita del ragno.
Quel Ragno che aveva formato,
tanti anni prima, assieme a sei di loro, in una terra che nemmeno
dovrebbe
esistere.
Due di loro sono morti...
Non gli pareva più di essere la testa, colui
che dirige e ragiona, ma gli pareva di essersi tradito. Con quei
pensieri, tradiva
il ragno.
Quelle stesse regole che proprio lui aveva ideato, ora gli si
rivoltavano contro.
“Non preservate la salvezza dei singoli individui, ma la
salvezza del ragno!” aveva detto.
Ma Paku non ti ha
ascoltato...
Non aveva voluto sentire ragioni, e
si era messa in pericolo per salvare lui.
Non te ne è
importato molto...
Se n’era stato tranquillo,
legato da quelle catene, dicendo continuamente che
quell’episodio era come una
pausa caffè, praticamente irrilevante.
E le conseguenze di
questo tuo
menefreghismo l'ha pagate Paku...
Era morta, il cuore trafitto da quelle
maledette catene, come ultima immagine degli occhi scarlatti.
Se non avesse
rivelato tutto sarebbe sopravvissuta, ma era rimasta fedele al suo
Capo, e
aveva seguito le sue regole.
Ed è morta...
Fedele fino alla fine.
E prima di lei,
Ubo...
Anche lui era rimasto fedele, fino al momento in cui era stato
ucciso.
Sempre
catene, catene maledette. Intrise di sangue, sangue di assassini. Il loro sangue.
Anche il più
crudele dei criminali ha un cuore, e dei sentimenti. Tra questi la
consapevolezza di non aver perso la vita per nulla. Sapevano che
sarebbero
stati vendicati.
Ma non ci riesci, non
riesci a trovare la forza per rialzarti...
Quando la
vita di butta giù, quando ti scaraventa a terra, ci sono due
opzioni tra cui
poter scegliere.
Una è quella di rimanere a terra a subire, senza nemmeno
provarci, mentre la seconda è di sollevarsi sui gomiti e
tirarsi in piedi,
fronteggiando il futuro.
Ma tu ti senti
più propenso per la prima...
Il
ragazzo si rese conto che qualcosa di caldo e umido gli stava bagnando
la
guancia, e capì che stava piangendo.
–Ubo, Paku...- mormorò –Ragazzi... Non
so... non so se riavrete il vostro Capo...-
E il suo bel volto si contrasse in
una smorfia di dolore, disperazione, risentimento.
Stette a versare lacrime
amare per diversi minuti, fino a che non ebbe l’impressione
di una mano che
gliele asciugava.
Riaprì gli occhi, vedendo in controluce la sagoma di una
donna che conosceva da anni, a cui aveva voluto bene come ad una
sorella.
Non può
essere...
Paku
sorrise e gli carezzò dolcemente i morbidi capelli neri,
infondendogli coraggio
e decisione.
–Non essere così triste,- disse -abbiamo fatto noi
questa scelta-
Alle sue spalle, Ubo digrignò i denti ed incrociò
le braccia al petto, in un
orgoglioso gesto di solidarietà.
Kuroro sollevò la testa, fissandoli incredulo.
Poi si lasciò andare anche lui ad un sorriso.
–Avete ragione... Mi dispiace di
aver fatto questi pensieri. Vi prometto che non succederà
più!- esclamò
passandosi una mano sul volto per togliere le lacrime.
–Torna dagli altri, ti
aspettano. Il Ragno ha bisogno di una testa...- dissero entrambi in
coro.
Dopo
un ultimo sorriso diventarono trasparenti fino a scomparire del
tutto.
Non è un
sogno... Hanno ragione!
Il
ragazzo si alzò totalmente e fronteggiò da in
piedi il vento gelido
dell’autunno.
–Il Ragno tornerà! Ed io tornerò ad
essere la Testa! – urlò -Non
è stato tutto vano. Paku, Ubo mi sentite? Il vostro ricordo
vivrà ancora nelle
nostre menti e nei nostri cuori! Anche voi avete creato il Ragno, anni
fa, e ne
fate ancora parte!-
E detto questo si mise a ridere, mentre ancora piangeva.
Ma
stavolta, quelle lacrime non erano di dolore, ma di gioia.
Perché anche se dopo
l’estate c’è l’autunno, e dopo
l’autunno l’inverno, alla fine tornerà
sempre la
Primavera, e tutto rinascerà.
Ok, non sono troppo sicura del finale e il resto mi pare un po' troppo poco melodrammatico... L'idea mi è venuta quando ho trovato queste immagini, e così ci ho scritto su... In corsivo è il monologo che Kuroro fa tra sé e sé, un po' deprimente, devo dirlo...
Keyla