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Autore: Feel Good Inc    01/12/2012    5 recensioni
La settima era stata scoprire il suo nome e rendersi conto di non aver mai capito niente e odiarsi perché per un attimo gli era stata grata di tutto anche se era tutta colpa sua.
{ Emma/Rumpelstiltskin/Belle, featuring David & Snow; ep. 2x01: 'Broken' }
Genere: Introspettivo, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Belle, David Nolan/Principe Azzurro, Emma Swan, Mary Margaret Blanchard/Biancaneve, Signor Gold/Tremotino
Note: nessuna | Avvertimenti: Triangolo
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Sette fermate

{ everything has come to this }

 

 

 

 

 

 

 

 

How can I love when I’m afraid to fall?

 

 

La vita a Storybrooke era stata sporgersi da un treno in corsa e non poter toccare nessuna delle persone immobili sulla banchina. Alla resa dei conti, oggi, suonava come un paradosso – quel posto era così letteralmente dimenticato da tutti – eppure, fin da quando era arrivata, Emma non era ancora riuscita a tendere le mani abbastanza da sfiorare una qualunque di quelle che, ciascuna con la propria motivazione, le mostravano i palmi aperti. Non quella di Mary Margaret. Non quella di Graham. Anche delle dita di Henry non aveva ancora sentito che qualche tocco fugace. Ma di certo allora non si sarebbe mai aspettata che a guardarla da quella banchina indistinta potesse esserci anche un uomo come Gold.

«Diciamo solo che mi dovrà un favore.»

Quel giorno si era limitata a fissarlo, pochi passi di distanza e un universo di cose non dette. Si era chiesta quale fosse la sua motivazione. Si era risposta che non voleva davvero saperlo. Non aveva la minima intenzione di sporgersi a toccare proprio lui, comunque. Non l’avrebbe fatto.

«Ci sto.»

Gold aveva sorriso e lei gli aveva voltato le spalle.

Non lo sapeva ancora, ma era il punto zero di una corsa diversa.

 

 

But watching you stand alone,

all of my doubt suddenly goes away somehow.

 

 

Quel viaggio forsennato prevedeva – forse da sempre – sette fermate.

La prima era stata quando Gold aveva abbassato gli occhi sussurrando qualcosa a proposito dei bambini, qualcosa sul fatto che, prima che tu possa accorgertene, loro se ne sono andati e tu li hai persi; e anche se le parole si erano fermate lì, alla superficie di una quieta comprensione e condivisione, oggi Emma sapeva, capiva perfettamente che è così che nasce un’anima disperata.

La seconda era stata quando il prezzo di un nome si era rivelato essere un perdono che non avrebbe mai creduto di barattare così facilmente. Sul momento non se n’era resa conto; soltanto uscendo da lì – tornando a respirare – aveva capito che avrebbe potuto chiederle qualunque cosa e non l’aveva fatto. Gli era bastata la tolleranza del solo sorrisetto che lei gli aveva concesso.

La terza fermata era stata quando Gold aveva abbassato una pistola e le aveva confessato – ironico, amareggiato, arrabbiato – di essere un uomo difficile da amare. Allora non avrebbe saputo dire il perché, ma la sua prima naturale reazione era stata un brivido che ci aveva messo molto tempo per spegnersi. Forse non si era spento mai.

La quarta era stata il chiedergli aiuto.

La quinta, il suo strano sorriso quando le aveva promesso di fare una magia – e qualche ora dopo lei si era ritrovata di nuovo a casa con Mary Margaret, sollevata come se al mondo non esistesse niente di brutto ma incredula di fronte al tempismo di quell’uomo che non sapeva più come vedere, se come un nemico o un alleato o una spia o più semplicemente un fottuto bastardo opportunista.

La sesta, il suo sguardo spento, improvvisamente inerme, quando lei gli aveva sputato in faccia una bugia che solo la forza dell’orgoglio avrebbe potuto mascherare da verità – «molto più di quanto mi fidi di lei» – e non l’aveva detto a nessuno, neanche a se stessa aveva osato confessarlo, ma quella notte era stato il pensiero di quello sguardo a toglierle il sonno fino all’alba.

La settima era stata scoprire il suo nome e rendersi conto di non aver mai capito niente e odiarsi perché per un attimo gli era stata grata di tutto anche se era tutta colpa sua.

Sette fermate per riflettere, per realizzare a poco a poco che forse, dopotutto, in mezzo alla confusione della corsa la mano di Gold era stata la prima ad avvicinarsi abbastanza da toccare la sua, da farle pensare che un tratto di strada l’avevano percorso insieme e che in realtà, probabilmente, il viaggio di entrambi era cominciato altrove, un mondo prima, una vita prima.

 

 

 

 

( one step closer )

 

 

 

 

Oggi è il punto di arrivo, ed Emma Swan è nel negozio dei pegni posticcio di un uomo che non esiste ma che è riuscito comunque a salvarla, a renderla speciale, a ingannarla e poi a salvarla di nuovo. E questo la fa infuriare.

«Forse non ho bisogno di risposte, ma solo di spaccarle la faccia.»

Il signor Gold, Rumpelstiltskin, ridacchia. «Ma davvero, cara

Nei suoi occhi c’è come una fiamma, una sorta di furioso orgoglio: Emma può quasi sentire il calore irradiarsi dal suo corpo fino a lei e avvincerla e farla sua – lei è sua, è sempre stata sua. È successo altre volte – a ciascuna di quelle sette fermate – ma mai come in questo momento, mai come oggi il mondo intorno a loro sembra svanire; tutti gli appigli sono strappati via dal fuoco della consapevolezza – lei è sempre stata sua. Lui sapeva, fin dall’inizio, fin da quando il bambino ha avuto in mano il libro, come tutto sarebbe andato a finire, e sapendo è rimasto in un canto, nell’ombra, soltanto illuminandole la strada perché lei riuscisse a ritrovare e raccattare tutti i pezzetti del suo cuore; e adesso che è tutto finito, negli occhi di Gold c’è quella sorta di furioso orgoglio ed Emma sa di essere sempre stata sua. Non ha bisogno di ascoltarlo, lo vede.

E ha ragione, dannazione, certo che ha ragione, lui ha sempre ragione; Henry è sopravvissuto e probabilmente non è mai stato davvero in pericolo e la fottuta maledizione è rotta e qui, in questo mondo, in questa vita, alle sue spalle ci sono i suoi genitori, che sono Biancaneve e il Principe Azzurro proprio come Henry le ha sempre detto. Lui ha ragione e lei non vuole sentirgli dire più niente. Non lo ammetterà mai, mai, ma mentre fuori il mondo crolla è un sollievo sapere di dover uscire da lì e distogliere gli occhi dal trionfo di Rumpelstiltskin.

«Noi due non abbiamo ancora finito» gli ricorda e ricorda a se stessa.

«Oh, lo so... Lei mi deve ancora un favore.»

Sogghigna, sogghigna per ingannarsi, raggiunge quelli che sono sua madre e suo padre – glieli ha fatti ritrovare lui in fondo, magari se lo merita davvero un grazie – ed esce da una porta che fino a ieri credeva familiare senza guardarsi indietro.

Ma poi succede.

 

 

Time stands still;

beauty in all she is...

 

 

Si volta, senza premeditarlo e senza volerlo, quando è già in strada, lontana – e nella penombra del negozio dei pegni vede comparire una donna. Giovane e bellissima. Sta guardando l’uomo che ancora fissa la porta dalla quale è uscita lei, Emma, e la sua espressione è troppo distante e confusa per essere decifrata, ma stupidamente la prima cosa che le viene da pensare è che ormai in tutta questa pazzia quei due potrebbero benissimo essere la bella e la Bestia e – il tempo di pensarlo e tutto raggela.

Emma resta immobile per un attimo infinito, circondata da una maledizione nuova che viene a distruggere ciò che la prima si è limitata a imprigionare, e la sua realtà è di nuovo una folle corsa in treno mentre si rende conto che due rotaie, per quanto ostinate nel corrersi accanto, non potranno mai toccarsi.

Poi David – no, il Principe, suo padre – è al suo fianco. «Emma, dobbiamo andare.»

Si scuote. Non c’è altro da fare. Il viaggio è ricominciato, ma adesso segue una direzione diversa.

Si lascia definitivamente indietro quello che in un’altra vita era il negozio dei pegni del signor Gold, un posto con un profumo buono, un posto silenzioso e sicuro, e non si accorge che da quella stessa porta ora esce qualcun altro e che dagli occhi di Rumpelstiltskin il trionfo è sparito, fin da quando lei è andata via.

 

 

Every breath, every hour has come to this.

 

 

 

 

{Due donne diverse hanno varcato la stessa soglia, due donne che un uomo migliore di lui avrebbe saputo amare.

Da bravo codardo, Rumpelstiltskin non ha il coraggio di chiedersi quale delle due, andandosene, gli abbia fatto più male.}

 

 

 

 

I have died everyday waiting for you [...]

And all along I believed I would find you.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Spazio dell’autrice

 

Questa storia vegetava nel mio pc da mesi e penso che i motivi siano evidenti.

Mia moglia aka Ray08 mi aveva gentilmente fornito due prompt bellissimi, A thousand years di Christina Perri e una citazione che urla Golden Swan da ogni sillaba (La strana intimità di quelle due rotaie. La certezza di non incontrarsi mai. L’ostinazione con cui continuano a corrersi di fianco. – A. Baricco), e io avevo pensato di fonderli in una stessa shot che ripercorresse le interazioni Gold/Emma attraverso tutta la prima stagione per poi concentrarsi sull’episodio pilota della seconda... Ma ecco che mi sono accorta di star finendo su una roba troppo introspettiva, troppo prolissa, troppo poco convincente. E ho provato a sistemare le cose, ma non sono affatto sicura di aver dato il meglio che potevo, anzi. A mia discolpa posso dire che i prompt sono così immensi e raccontano così tante cose da sé che sarebbe stato comunque impossibile trasporli in una storia che ne fosse all’altezza u////ù

Anyway, passiamo alle spiegazioni ‘interne’. Il primo brano riguarda l’Emma della 1x04, che ancora non si è resa conto di essersi affezionata a persone come Graham o Mary Margaret, ma che ha appena stipulato un patto con Gold per aiutare una ragazza che per lei non rappresenta nulla (tempo di farsi qualche domanda, miss Swan). Gli episodi cui faccio riferimento citando le ‘sette fermate’ sono l’1x08, 1x09, 1x12, 1x16, 1x18, 1x19 e 1x22, tutti forieri di dinamiche importanti tra Emma e Gold. In seguito l’ambientazione si regolarizza su quel breve confronto nella 2x01, appena prima che Emma esca insieme a Snow e Charming per andare a salvare Regina della creatura evocata da Rumpelstiltskin e che questi abbia il suo primo contrasto con Belle.

Un appunto importante sul finale: non sono tanto irrecuperabile da asserire che in termini di canon il Gold/Emma soverchi il Rumpel/Belle o forse sì? e non mi sarei mai sognata di eliminare definitivamente Belle dalle scene; quel ‘fin da quando lei è andata via’ è a vostra libera interpretazione, così come la frase in chiusura dal punto di vista di Rumpel. [In altre parole potete benissimo considerarla una one-sided da parte di Emma, che si rende conto di ‘amarlo’ (termine esagerato, lo ammetto io per prima, ma scomodiamolo pure per una volta) nell’istante in cui si rende anche conto di averlo ‘perso’ in partenza.] D’altronde Rumpel ha tanti ma tanti problemi con l’amore e, per quanto io prediliga dichiaratamente il Golden Swan al Rumbelle, sono del tutto conscia che le stesse difficoltà che ha con Belle ce le avrebbe con Emma, se non di più – ergo non sparatemi addosso, please

Concludo confessando che le apparenti incongruenze strutturali, sia grafiche sia temporali, sono assolutamente volute. In qualche modo ho voluto staccare, mettere in risalto la consapevolezza tutta nuova di Emma raccontandola al presente, sebbene il precedente trapassato richiedesse un passato remoto, e allo stesso modo la lyric che accompagna il testo è disposta a destra quando si riferisce solo a Emma ma al centro quando può rispecchiare il punto di vista di entrambi i personaggi. Come vedete, a dispetto di tutta la mia autocritica ci ho lavorato parecchio ^^’

Bon, spero che pur nella sua scarsezza di fatti questa cosetta possa piacere a qualcuno. E già che ci siete andate a leggervi le storie di mia moglia che a far interagire questi due è molto ma molto più brava di me.

Aya ~

   
 
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