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Autore: LaurenSmith    19/06/2007    10 recensioni
La guerra è finita e quello che resta non è un bello spettacolo. Ma due persone vogliono ricostruire sulle macerie partendo da un presupposto: il loro amore. Però, la vita si sa, non sempre va come ci si aspetta e a volte, la sola cosa che resta di un grande amore è una foto sbiadita. Ma la forza di un sentimento può rimettere le cose a posto.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Ron/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Salve a tutti. Dopo molto tempo torno a postare una storia. Si tratta di qualcosa di diverso da quello che ho scritto finora. Ho voluto cimentarmi con l'angst. Ma siccome il risultato non mi ha mai convinta del tutto, questa storia riposa da mesi nel mio PC senza che io mi decida a modificarla, cancellarla o pubblicarla. Però ora mi son stufata e ho deciso che vedrà la luce così com'è. Nonostante il genere sia un po' variato, una cosa non mancherà mai nelle mie storie: l'happy ending. Perciò se avrete voglia di arrivare fino in fondo, almeno quello posso garantirvelo. E ora, buona lettura.

A picture of us

1.

Sette anni.

Tanto a lungo era durata la loro storia d’amore. Perché di questo si era sempre trattato.

D’amore.

Anche se a undici anni certe cose non le puoi capire; anche se quando poi arrivi a capirle, cerchi di negarle; anche se pensi che meglio dell’amicizia non ci sia niente.

Lui, l’amore, era sempre stato lì, fin dal primo sguardo, fin dal primo battibecco, sempre. All’inizio latente, alla fine palese.

E quando era finalmente giunto il momento per confidarsi, per stare insieme, il loro mondo era crollato, sconvolto da una guerra che li vedeva in prima linea contro il male, che faceva passare tutto il resto in secondo piano, compreso un amore che avrebbe avuto tutti i diritti di esprimersi.

E così, avevano passato quello che avrebbe dovuto essere il loro settimo anno a Hogwarts, in giro per il mondo, rischiando la vita ogni giorno, cercando il modo di sopravvivere perché per loro due, in particolare, c’era in gioco anche il sentimento che li legava e il loro futuro insieme.

Alla fine, anche la guerra era giunta al termine e loro ne erano usciti vittoriosi, se così si poteva dire. La ricerca degli Horcrux e il successivo scontro finale con Voldemort aveva causato un numero spropositato di vittime e un enorme dolore aveva colpito tutti quelli che erano riusciti a rimanere vivi.

E loro si erano trovati nuovamente come quando era iniziato, in tre, uniti dalla loro amicizia, da quello che avevano affrontato e sconfitto.

 

Quando tutto era finito, sul campo di battaglia era rimasto Harry, ferito, dolorante, ma vivo. E accanto a lui c’erano loro due.

L’avevano preso e si erano smaterializzati per ricomparire poi all’ospedale St. Mungo dove tutti erano stati sottoposti alle cure del caso. Per Hermione e Ron si era trattato di poche ferite superficiali, guaribili in alcune ore con i medicamenti magici di cui l’ospedale disponeva.

Per le ferite interiori, quelle dell’anima e del cuore ci sarebbe voluto molto di più.

Harry aveva invece avuto bisogno di un ricovero più lungo e il suo corpo martoriato dallo scontro aveva bisogno di un riposo prolungato così da permettergli di recuperare almeno una piccola quantità di forze. Dopo, sarebbe venuto anche per lui il momento per pensare. Pensare a tutto quello che era accaduto e pensare a un modo per superarlo senza perdere la ragione.

Quella sera, Ron e Hermione erano usciti insieme dall’ospedale, abbracciati, cercando di sostenersi a vicenda. Non avevano nulla da dirsi, non in quel momento, con tutto l’orrore della guerra ancora troppo recente e stampato nelle loro menti per essere dimenticato o discusso. E, dopotutto, non c’era bisogno di parole, ciascuno sapeva tutto quello che stava provando l’altro.

Erano giunti all’appartamento che il Ministero aveva assegnato loro quel pomeriggio, quando un emissario del Ministro era andato a trovarli all’ospedale per comunicare ai ragazzi quale sarebbe stata la loro “casa” per il prossimo futuro.

Ron aprì la porta lentamente e spinse dentro una Hermione esitante. Lei entrò e si guardò un po’ attorno intimorita. Era talmente tanto che non vedevano un vero letto, una vera cucina e del vero cibo, che tutti e due rimasero un attimo interdetti dall’accoglienza di quel posto. Era illuminato da molte candele e un fuoco ardeva nel caminetto del salotto, davanti ad un comodo divano.

Il tavolo della cucina era già apparecchiato per due e accanto ad ogni piatto c’erano dei vassoi nascosti da coperchi di acciaio.

Passarono oltre ed arrivarono al balcone che si apriva sulla vista della città. Hermione appoggiò le mani al parapetto e lasciò vagare il suo sguardo sulle rovine che una volta, prima della guerra, erano state Londra. Ron la raggiunse e, da dietro, le cinse la vita con le mani. Anche lui contemplava attonito la distruzione che si parava davanti ai loro occhi. All’improvviso, Hermione scoppiò in singhiozzi e si girò di scatto tra le sue braccia, appoggiando il viso inondato di lacrime sul suo petto. Piangeva senza cercare di trattenersi e anche Ron sentì che dai suoi occhi sgorgavano calde lacrime. La strinse a sé ancora di più, cercando di confortarla in qualche modo. Le accarezzò la schiena e lasciò che si sfogasse. Era una reazione più che comprensibile agli orrori che avevano visto, e anche ora che era finita, rimanevano molte cose da fare: cercare di andare avanti, piangere chi non c’era più e ricostruire.

Ricostruire.

Ecco, questo poteva essere un buon punto di partenza per tentare di calmare Hermione.

Ron la scostò un po’ dal suo petto, le mise una mano sotto il mento e le fece sollevare il viso per guardarla negli occhi. Non tentò di nascondere le tracce che le lacrime avevano lasciato anche sul suo viso, sarebbe stato inutile, Hermione sapeva che anche lui si sentiva completamente svuotato.

“Ora basta, piccola” le disse lui con voce calda. “So come ti senti e so che hai bisogno di sfogarti, ma vederti piangere così mi spezza il cuore. Adesso è finita, ora è il momento di tentare di guardare avanti e ricominciare. Abbiamo bisogno di riprendere a vivere. Ci vorrà del tempo, soffriremo, ma io sarò qui per te, ogni volta che vorrai. E tu ci sarai per me, non è vero?”

Lei annuì guardando i suoi profondi occhi blu. Si conoscevano così bene. Sapevano perfettamente di essere indispensabili l’uno per l’altra.

Hermione gli fece passare le braccia intorno al collo e lentamente lo tirò verso di sé e lo fece abbassare su di lei finchè le loro bocche si toccarono. Dopo sette anni, dopo la guerra, dopo tutto quello che era accaduto a loro e intorno a loro, quello era il primo vero segno d’amore che si scambiavano.

Dapprima furono solo labbra su labbra.

Poi Ron la strinse di più e Hermione aprì leggermente la bocca e permise a Ron di esplorarla.

Quando si staccarono rimasero a guardarsi negli occhi per un lungo istante. Avevano quasi dimenticato che si potessero provare sensazioni come quelle che quel bacio aveva risvegliato in loro. E avevano quasi dimenticato cosa significava desiderare qualcuno.

Ma non avevano dimenticato di amarsi.

E ora, dopo che era stato rimandato tanto a lungo, forse era arrivato il loro momento.

Forse.

Quello che era innegabile, era che sembrava così giusto.

Così perfetto.

Così agognato.

Quasi doloroso.

Ron si abbassò di nuovo su di lei e questa volta il bacio fu subito profondo, esigente. Le mise una mano intorno al viso mentre con l’altra le accarezzava di nuovo la schiena. Hermione slacciò le braccia dal suo collo e cominciò a far passare le mani sul suo petto, poi una scivolò sotto la sua maglietta ed Hermione sentì un brivido quando toccò la sua pelle calda e i suoi pettorali così ben definiti.

Lui spostò la mano dal suo viso e la fece scendere lentamente sul suo collo, e poi ancora più giù fino a quando giunse a prenderle fermamente un seno. Hermione sussultò, ma non smise di baciarlo. Lui la sollevò da terra e la riportò dentro, si sedette sul divano e la fece mettere a cavalcioni su di sè. Ron cercò lo sguardo di lei per capire se era davvero quello che voleva. Ardeva di desiderio, ma se lei si fosse voluta fermare, avrebbe smesso in quell’istante di toccarla.

Hermione annuì con la testa, anche lei stordita dalla sensazione che la pervadeva. Aveva sognato tutto questo così a lungo che quasi non le sembrava vero. E a giudicare da quello che aveva provocato in Ron, anche lui la voleva.

Ron cominciò a slacciare i bottoni della sua camicetta. Quando arrivò al terzo e vide che lei sotto non portava nulla, un gemito gli sfuggì dalle labbra e prese immediatamente in bocca un capezzolo roseo ed eretto. Hermione credette di stare per svenire per quello che la bocca di Ron le stava facendo provare. Freneticamente spostò le mani sull’orlo della sua maglietta e iniziò a tirarla per far sì che lui se la sfilasse. Anche Ron nel frattempo le aveva tolto completamente la camicetta e ora i seni di Hermione erano appoggiati al suo petto.

La sensazione della pelle contro la pelle fece fremere entrambi. Hermione passò le sue mani sulle spalle di Ron, poi sui suoi bicipiti e infine scese ancora e iniziò a slacciare i bottoni dei jeans del ragazzo.

Incapaci di smettere di toccarsi e di baciarsi, si alzarono entrambi in piedi per liberarsi di tutti gli indumenti superflui e rimasero solo con un paio di boxer e un paio di slip a dividerli.

Ron si sedette di nuovo e Hermione si rimise sopra di lui. Ripresero a baciarsi ed erano quasi al punto di non ritorno, quando Ron parlò.

“Sei sicura? Voglio dire… Hermione, è il momento giusto questo?”

“Ron, io non posso e non voglio più aspettare” rispose lei risoluta.

Questo bastò. Si persero l’uno nell’altra fondendo i loro corpi e le loro anime.

E, finalmente, si sentirono completi.

Passarono la notte a fare l’amore e a confortarsi.

Ron la tenne stretta tra le sue braccia mentre le posava piccoli baci sulla testa, inspirando il suo profumo, tuffando il viso nei riccioli della ragazza. Quello che provava potendola stringere a sé era un sentimento di gioia e completezza assolute, qualcosa che non aveva mai provato prima e, ne era certo, non avrebbe mai più provato se non con lei.

Si appartenevano, e questo era quanto.

Inutile tentare di negarlo ancora.

Finalmente era tutto davanti ai loro occhi. Quello che li aveva sempre legati, tenuti insieme nonostante tutto, fatti combattere uno al fianco dell’altra per proteggersi e difendersi, aveva finalmente il suo nome.

Amore.

Completo.

Assoluto.

Senza fine né limiti.

Hermione si era rilassata nell’abbraccio del suo uomo, si sentiva al sicuro, si sentiva amata come non lo era mai stata. Faceva passare lentamente le dita sulle braccia di lui, soffermandosi ad accarezzare con particolare dolcezza le innumerevoli cicatrici e ferite che la guerra gli aveva lasciato come ricordo.

Niente li avrebbe più divisi.

Lei non lo avrebbe permesso.

C’era voluto troppo tempo e troppa sofferenza per arrivare a quel punto e ora, non aveva intenzione di lasciare che le cose le sfuggissero di nuovo di mano. Non aveva intenzione di sacrificare nuovamente il loro amore in nome di un qualche altro ideale superiore. La guerra era finita e ora esistevano solo loro due.

Girò il capo leggermente verso il viso di lui e le loro labbra si incontrarono di nuovo dolcemente. Fare l’amore con Ron era stata la cosa più giusta che avesse fatto da un bel po’ di tempo a quella parte. Era stato semplicemente perfetto. E naturale. Era quello doveva accadere. Ed era stato meraviglioso, indicibile. Ron era sempre stato dentro al suo cuore, ma averlo anche dentro al suo corpo era qualcosa che la rendeva felice di esistere. Era il posto giusto per lui.

Passarono ancora molto tempo a sussurrarsi dolci parole, a spiegarsi cosa rappresentavano l’uno per l’altra, ad amarsi. Dopo essersi rivestiti rimasero abbracciati ancora a lungo. Ad un certo punto, le lacrime fecero di nuovo capolino dagli occhi di Hermione e Ron, che se ne accorse, le domandò subito “Che succede, amore?”

“Ti amo così tanto” rispose lei guardandolo mentre una lacrima le scorreva sul viso. “E ho avuto talmente tanta paura di perderti che…” le sfuggì un piccolo singhiozzo. “Ma ora voglio restare insieme a te per sempre, averti accanto tutti i giorni della mia vita. Non pensavo che avrei potuto mai più essere felice, dopo tutto quello che ho visto. Ma ora lo sono. Ora tu mi hai resa felice e questa è una cosa che voglio imprimermi nella mente, e non solo…” si girò e frugò nel suo zaino finchè estrasse una macchina fotografica magica.

“E quella dove diavolo l’hai presa?”

Lei gli fece un sorriso e non rispose.

“Avanti, preparati. Metto l’autoscatto e appena parte il conto alla rovescia mi fiondo lì. Sei pronto?”

“Sì” disse lui divertito.

Hermione fece scattare la levetta e poi corse verso Ron e si tuffò tra le sue braccia.


Quando la macchina scattò, sulla pellicola rimasero impresse le loro facce sorridenti e felici.

  
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