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Autore: LaFatinaScalza    02/12/2012    24 recensioni
[ATTENZIONE: MAIN CHARACTER DEATH]
*
"Tre mesi", dice il dottore, ed il mondo di Sebastian si spacca a metà.
Genere: Angst, Drammatico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Blaine Anderson, Sebastian Smythe | Coppie: Blaine/Sebastian
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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I cannot picture myself ever
Ever being happy again
Other than you I want no one
If i cant have you I want to be alone
Anyone else isn't you
And if they're not you I dont want to know.

The Field Mice – Anyone else isnt' you.



 

 

 

 

 

 

 

 

"Tre mesi", dice il dottore, ed il mondo di Sebastian si spacca a metà.

Perché tre mesi sono solo novanta giorni, e novanta giorni sono poco più che duemila ore, e duemila ore sono troppo poco. Perché improvvisamente sembra tutto ingiusto e sbagliato. Perché il sole che splende fuori è un insulto a quello che sta succedendo dentro quella stanza. E perché sa che piangere o arrabbiarsi o disperarsi non serve, non cambierà le cose.

Ed anche Blaine lo sa e non piange, non si arrabbia e non si dispera, non più. E se ha paura, di certo ha paura, non lo dice. Stringe forte la mano di Sebastian e si limita ad ascoltare le parole del dottore, che si contraggono e si dilatano in mucchi disordinati ai margini dei suoi pensieri confusi. Tante, troppe parole, per un solo semplice concetto. Tre mesi di vita, tutto quello che gli resta. Tre mesi e mezzo, ad essere ottimisti.

Blaine si dice che deve essere forte e pensa che dovrà decidersi a mettere a posto quel cassetto di papillon, come Sebastian gli chiede da circa cinque anni. Da quando si sono sposati, più o meno.

Ed è incoerente, perché ci sono un'infinità di cose molto più importanti di cui dovrebbe occuparsi prima che sia troppo tardi, troppo tardi, ma tutto ciò a cui riesce a pensare è quel cassetto disordinato per cui hanno litigato tante volte.

La mano di Sebastian stringe più forte e le sue nocche sono quasi bianche adesso, mentre il dottore segna su un foglietto tutte le pillole che Blaine dovrà prendere ed il numero di emergenza da chiamare per mettersi in contatto con gli specialisti che si occuperanno di lui.

Sebastian guarda negli occhi il dottore e lo odia, odia quel suo camice perfettamente stirato ed il caldo golfino blu che si intravede sotto, odia la sua fronte corrugata ed il fatto che nella sua voce non ci sia dolore. Lo odia con tutto se stesso come se fosse lui il colpevole, come se fosse lui a portargli via Blaine e non quella stupida malattia.

Sente gli angoli degli occhi bruciare e vorrebbe piangere, e come ogni volta si sente egoista. Perché è Blaine quello malato, Blaine quello che dovrebbe piangere. Ed invece Blaine, a parte quella volta, quella prima volta di tanti mesi prima, non ha mai pianto, e non lo fa nemmeno adesso che c'è una data, un termine, una fine a tutto. E Sebastian invece è stupidamente sano, il suo corpo è forte e non si prende mai nemmeno un raffreddore, anche se adesso sta andando in pezzi, ma è solo dentro. Sebastian è sano e Blaine no.

E non può non odiarsi un po', per questo. Per la sua salute.

Per quello respinge il magone e non piange nemmeno questa volta, aiuta Blaine ad alzarsi e sopperisce col suo corpo alla debolezza di quello di suo marito. Prendo te, in salute ed in malattia. Sebastian saluta il dottore e si chiude la porta alle spalle e si ferma solo un secondo, in quel corridoio dove tutto puzza di disinfettante e di sterile, si ferma solo un secondo prima di chiudere le braccia intorno a Blaine non così forte come vorrebbe, e premersi contro il suo collo.

“Andrà tutto bene”, gli dice, e forse per la prima volta gli mente.

“Andrà tutto bene” ripete Blaine, e la sua voce adesso trema, perché sa quanto Sebastian sia pessimo a dire bugie.

“Ti tengo” gli dice Sebastian continuando a stringerlo, incurante del corridoio di ospedale e della gente che potrebbe guardarli, “ti tengo io, Blaine.”

“Portami a casa Sebastian, ti prego” risponde soltanto Blaine, piccolo e sfuggevole come una piuma fra le sue braccia.

 

 

 

Giorno 1

 

A volte, negli anni passati, Sebastian ha portato la colazione a letto a Blaine. È sgusciato piano fuori dalle sue braccia ed è andato silenziosamente in cucina, dove ha preparato il caffè preferito di suo marito ed ha riempito un piattino con i suoi biscotti al triplo cioccolato, sistemando il tutto su un vassoio.

Poi si è avvicinato al letto ed ha cominciato a ricoprire il viso di Blaine di piccoli baci, a soffiare vicino al suo orecchio, a mordicchiare il suo polso abbandonato sul cuscino. E Blaine ogni volta ha aperto gli occhi ed ha borbottato di lasciarlo dormire solo altri cinque minuti, prima di girarsi e nascondersi fra le coperte.

Allora Sebastian ha insinuato la mano sotto le lenzuola ed ha iniziato a fare il solletico al suo corpo bollente di sonno, fin quando la dolce risata contagiosa di Blaine non ha riempito la stanza. Poi si sono seduti a gambe incrociate sul letto e si sono divisi il caffè, ma non i biscotti, perché Blaine è troppo geloso del suo triplo cioccolato e Sebastian del resto lo trova stucchevole e disgustoso.

Tutte le volte che Sebastian ha portato la colazione a letto a Blaine, doveva farsi perdonare qualcosa. Un ritardo a cena, una ricorrenza dimenticata, una risposta eccessivamente sgarbata, che è caduta completamente nell'oblio ogni volta che Blaine ha bevuto il caffè ormai freddo, abbandonato sul comodino mentre baciava suo marito ridendo fra le coperte come un adolescente.

Quella mattina, Sebastian porta la colazione a letto a Blaine e non ha realmente qualcosa da farsi perdonare. O forse vorrebbe farsi perdonare cose a cui non sa dare nemmeno un nome.

Stavolta non prepara il suo caffè però, soltanto un succo d'arancia, e sul piattino accanto ai biscotti mette le sue medicine, nascondendole come meglio può. Quando arriva in camera, tenendo il vassoio celeste preferito di Blaine e spingendo la porta con il ginocchio, suo marito dorme rannicchiato in un angolo del letto ed è pallido, per quanto la sua pelle olivastra possa impallidire, e sudato.

“Tesoro” prova a chiamarlo Sebastian, lasciandogli una leggera carezza sulla fronte, e Blaine apre subito gli occhi, senza fare i suoi soliti capricci. Perché non c'è tempo da perdere, quando non hai più tempo.

Sebastian gli fa scivolare una mano lungo la guancia e sente la sua barba ispida pizzicargli i polpastrelli, poi lo aiuta a sedersi e gli porge le pillole ed il succo d'arancia sperando che la sua mente confusa dal sonno dimentichi in fretta quel momento.

Blaine prende le sue medicine senza fare storie e poi attira Sebastian a sé, lo fa accoccolare al suo fianco e quel piccolo gesto già lo stanca, così si abbandona con la schiena contro la testata del letto e prende fra le mani un biscotto che suo marito gli sta porgendo. Qualche briciola cade sulle lenzuola ma nessuno se ne preoccupa, mentre Blaine si sforza di ingoiare qualche boccone. Non dovrebbe essere difficile, in fondo quei biscotti sono i suoi preferiti, eppure non riesce ad avvertire nemmeno un po' di appetito o di quella golosità per cui Sebastian l'ha preso spesso in giro.

“Devi andare a lavoro” dice Blaine di colpo, guardando la sveglia sul cassettone.

Sebastian però non si sposta e prende il biscotto di mano a Blaine, dà un piccolo morso.

“In fondo non è così male questo triplo cioccolato”, dice, e lo manda giù a forza, solo per convincere Blaine a mangiare un altro po'. Spezza un angolino del biscotto e lo spinge fra le labbra di suo marito, implorandolo con lo sguardo.

“Sebastian, farai tardi a lavoro” ripete Blaine mentre mastica piano.

“Mi sono licenziato” dice Sebastian, e guarda ovunque ma non in quegli occhi appannati che lo inchiodano.

“Ma-” prova a replicare Blaine.

“Ti prego- ti prego Blaine. Voglio solo- voglio solo stare con te.”

 

 

 

Giorno 6

 

Blaine sorride, stringendosi al suo petto sotto le coperte, e Sebastian pensa che i cinquanta dollari che ha pagato per il lettore dvd nella loro sala siano i soldi meglio spesi della sua vita.

Sullo schermo della tivù scorrono i titoli di coda degli Aristogatti e Blaine si lascia scappare un singhiozzo felice, mentre chiede per la terza o quarta volta in quel pomeriggio “Possiamo vederlo di nuovo? Per favooore.”

Lo dice trascinando la “o” in quel modo irresistibile che ha fatto cadere una per una tutte le resistenze di Sebastian in passato e con un lievissimo scintillio negli occhi, solo l'ombra di ciò che era fino ad un anno prima, e Sebastian si sporge a prendere il telecomando e preme play fingendosi annoiato ma le sue labbra traditrici si piegano in un sorriso mentre bacia delicatamente una tempia di Blaine.

In quei pochi giorni hanno guardato ogni cartone animato Disney fino allo sfinimento, stretti in un caldo abbraccio sul divano e sotto il loro plaid preferito, senza rispondere al telefono se non per lo stretto necessario, facendosi consegnare la spesa a casa, chiudendo le persiane e dimenticandosi semplicemente di tutto il mondo fuori.

Sebastian sa che non potranno fare sempre così ma non ci pensa davvero, si limita a riavviare i film ogni volta che Blaine glielo chiede ed a piangere da solo quando è sicuro che lui si sia addormentato. Sono gli unici momenti, quelli, in cui si stacca dal corpo scarno di suo marito e si fa una doccia o si dedica a lavare le stoviglie accalcate nel lavello o fa il bucato.

Per il resto del tempo, controlla che Blaine prenda le medicine giuste all'ora giusta, che si faccia la barba, che mangi almeno lo stretto indispensabile e che sia sempre occupato a fare qualcosa. E non cessa mai di abbracciarlo o di accarezzarlo, tanto che a volte gli si indolenziscono le braccia.

Quel giorno guardano gli Aristogatti e Blaine sorride e Sebastian si illude che non ci stia pensando, non stia contando mentalmente le ore che gli restano come è certo che faccia il resto del tempo.

Sebastian gli accarezza i capelli e Blaine fa quasi le fusa contro il suo petto, prima di accorgersi che qualcosa non vada.

Una ciocca di capelli scuri e ricci.

Sebastian la stringe fra le dita e il suo sguardo si gela per qualche istante. Blaine la vede ed una lacrima gli rotola giù, mentre si toglie il plaid di dosso e si porta le mani alla testa.

“Mi stanno cadendo i capelli.”

E Sebastian vorrebbe dirgli che no, non è vero, i tuoi meravigliosi capelli rimarranno esattamente dove sono amore mio, ma stringe fra le dita la prova tangibile della verità nelle parole di Blaine.

E quando Blaine gli chiede quello che gli chiede, Sebastian piange ma non dice di no.

Mezzora più tardi, termina di rasare la testa di suo marito con il rasoio elettrico che dopo non riuscirà più a toccare.

“Sei bellissimo, amore mio” gli dice raccogliendo i capelli a terra e chiudendoli in un sacchetto che nasconde in lavanderia.

“Mi piacerai sempre” gli ripete all'infinito mentre culla i suoi singhiozzi silenziosi.

 

 

 

Giorno 13

 

“Sono venuto appena possibile” gli dice Kurt stringendolo in un abbraccio e lasciando che Sebastian si abbandoni completamente contro il suo petto.

È la prima volta che si vedono, da anni.

Perché Sebastian lo odia, e Kurt lo sa. Ma quando ha sentito la sua voce al telefono non ha esitato nemmeno un secondo prima di chiamare la sua assistente e chiederle di prenotargli un volo per Lima, Ohio e cancellare tutti i suoi appuntamenti.

Ed ora eccolo lì, ad abbracciare il marito del suo ex ragazzo in fin di vita.

“Grazie” gli dice Sebastian, ed è maledettamente sincero.

“Ciao” gli dice invece Blaine, lo scheletro di Blaine.

Si passa una mano sulla testa con aria imbarazzata e non abbraccia Kurt. Non abbraccia nessuno che non sia Sebastian.

“Ti ho portato un sacco di cose” afferma Kurt, combattendo con le lacrime e mordendosi l'interno di una guancia fino a farla sanguinare. Poi gli mostra tutti i foulard ed i cappelli più belli che ha trovato, colorati come Sebastian gli ha chiesto che fossero.

“Se sa che li hai scelti tu, li metterà di sicuro. Non lo confesserebbe mai, ma legge il tuo giornale tutte le settimane.”

Ma Blaine non sembra contento e chiede a Sebastian di poter riposare un po', mentre si appoggia al suo braccio. È il cancro che parla, è il cancro. Quello non è Blaine.

“Non devi dispiacerti” gli dice, una volta che ha messo Blaine a letto.

Kurt annuisce mentre guarda nel suo thè.

“Blaine è solo molto stanco” prosegue Sebastian avvertendo una lacrima scivolargli giù lungo il profilo deciso della mascella.

E non sa bene quando Kurt si è alzato ed è corso all'altro capo del tavolo e l'ha stretto forte. Né quando ha cominciato a piangere a sua volta.

“Hai fatto tutto il possibile, non è colpa tua Sebastian” gli dice asciugandosi gli occhi ed andando via.

 

 

 

Giorno 18

 

Sebastian sta dormendo, quando sente la mano di Blaine accarezzargli il petto e l'addome e scendere più in basso, verso i suoi boxer.

“Amore, che-” fa in tempo a dire, prima che la sua bocca sia inghiottita da quella calda e amara di suo marito. Ed è un bacio tutto denti e lingua ed un sacco di saliva. Sebastian risponde al bacio e un brivido gli corre lungo la schiena mentre la lingua di Blaine avvolge la sua, ma resta un po' rigido e disorientato al buio della stanza.

È solo quando la mano di Blaine si chiude intorno al suo membro che Sebastian lo scansa e si tira su, sporgendosi per accendere la lampada sul comodino. Quando la luce illumina fiocamente il letto, Sebastian vede che Blaine è sudato e le sue gote sono appena rosse, gli occhi ridotti a due fessure arrabbiate.

“Blaine” dice soltanto.

Non fanno l'amore da tempo.

Prima, è capitato che passassero giornate intere a fare solo quello. Non solo i primi tempi, anche dopo il matrimonio non si è affievolita la voglia di aversi e di amarsi a qualsiasi ora. Erano come due pezzi dello stesso puzzle Sebastian e Blaine, si sentivano completi soltanto incastrati l'uno dentro l'altro.

Poi è cambiato tutto. Blaine adesso è debole e stanco e Sebastian non oserebbe mai alzare un dito su di lui. Ma quella notte è diverso.

Non è una richiesta.

“Ti prego Sebastian. Lasciami almeno provare. Devo- ho bisogno di fare l'amore con te.”

E Sebastian spegne la luce e lo tira giù accanto a sé, cingendolo con le braccia mentre riprende il bacio che ha interrotto qualche attimo prima. Blaine si inarca contro di lui e ricomincia a vagare lungo il suo corpo con le mani, sfiorandolo appena con la punta delle dita e spostandosi a succhiare quel punto sotto il collo che lo riduce in gelatina. Quando arriva in basso con le mani, si concede del tempo per accarezzarlo attraverso la sottile stoffa dei boxer prima di introdurre un indice sotto l'elastico e tirali giù.

Ma Sebastian gli afferra il polso e lo blocca di nuovo.

“Lascia che sia io a prendermi cura di te” gli sussurra.

Blaine annuisce e Sebastian si scosta di nuovo per accendere la luce.

“Voglio vederti” gli spiega, mentre gli sfila la maglietta e si sofferma a contemplare la magrezza del suo torace, divorato dalla malattia.

Sebastian lecca ogni centimetro di quella pelle livida, baciando via il suo male a poco a poco. Gli mordicchia dolcemente un capezzolo e lo sente gemere piano, stancamente, ma non smette. Scende più in basso e gli infila la lingua nell'ombelico, risale verso l'ascella percorrendo tutto il fianco, poi si abbassa di nuovo e gli dà un leggero colpetto con le dita per fagli sollevare il bacino.

Gli sfila ogni indumento con calma, incontrando il suo sguardo fremente più volte, prima di scendere con la lingua sul suo sesso teso.

“Mi sei mancato” dice accogliendo suo marito nella sua bocca.

“Mi mancherai” risponde piano Blaine, fra i sospiri.

È la prima volta che glielo dice, e Sebastian avrebbe voglia di piangere. Ma tutto ciò che fa è concentrarsi sul membro congestionato che ha fra le labbra, apre la bocca di più e chiude la mente.

Poco dopo però è Blaine a bloccarlo, e deve quasi tirarlo per i capelli per spostarlo e costringerlo a guardarlo.

“Io non- non così.”

Sebastian lo scruta e scuote leggermente la testa “Non so se è-”

Ma Blaine lo fa di nuovo. Lo prega.

“Ti prego. Ti prego Sebastian.” dice, e Sebastian cede ancora. Cede perché sa che è l'ultima volta che faranno l'amore e sa che Blaine lo sta facendo per lui più che per se stesso.

Così qualche attimo dopo gli si adagia fra le gambe, cercando di pesargli il meno possibile addosso, e si spinge piano dentro di lui. Blaine trema al contatto di pelle contro pelle, avvolge una gamba intorno alla vita di Sebastian e lo attira a sé ancora di più.

“Sei bellissimo” gli sussurra Sebastian passandogli una mano sulla testa priva di capelli, puntellandosi sui gomiti per riuscire a guardarlo bene mentre lo possiede per l'ultima volta. Ed è in tutto e per tutto simile alla prima: la paura di sbagliare qualcosa, l'aspettativa, la voglia di sentirlo gridare il suo nome, la necessità di averlo vicino, più vicino, più vicino più vicino più vicino più vicino ti prego amore mio.

Quando Blaine viene fra le sue mani, racchiude il suo nome in un sussurro esausto. E quando, due o tre spinte più tardi, viene anche lui, Sebastian sente chiaramente il dolore martellare nel suo petto fino a togliergli il fiato.

Da quel momento in poi, sarà soltanto un puzzle incompleto.

 

 

 

Giorno 27

 

Blaine adora il loro grande terrazzo. È il motivo per cui ha insistito tanto per comprare quella casa, nonostante Sebastian abbia subito storto il naso quando ha saputo che non c'è l'ascensore ed in bagno c'è una doccia troppo piccola per starci in due.

Ma Blaine gli ha promesso che faranno tante cene su quel terrazzo, ed ha mantenuto la promessa una volta che hanno acceso un mutuo per averlo. Ora ci sono un piccolo tavolo in legno e delle sedie che però hanno preso polvere da quando tutto è cambiato.

“Ti va di cenare sul terrazzo stasera?” chiede Sebastian mentre stanno guardando delle vecchie foto.

Blaine annuisce subito, poi si rabbuia e chiude l'album di scatto.

“Se non ti va non importa amore, possiamo stare dentro.”

“No, va bene. Posso aiutarti a preparare” dice.

Sebastian annuisce e quella sera gli lascia tagliare le carote, anche se le mani di Blaine tremano da qualche giorno. Sul terrazzo cenano avvolti da uno strano silenzio. Blaine si sforza di ingoiare almeno qualche boccone dei suoi cracker e Sebastian lo guarda assorto.

Dopo, Blaine resta a lungo sul terrazzo a fissare l'orizzonte. Quando Sebastian termina di sparecchiare e lo raggiunge, lo abbraccia da dietro e gli affonda il viso nella spalla ossuta. Sa che il primo mese è quasi terminato ed a volte pensa di voler morire insieme a Blaine.

“Ti amo” sussurra al suo collo.

“Sebastian, voglio essere cremato” dice Blaine trattenendo le lacrime.

 

 

 

Giorno 40

 

“Sai cosa vorrei fare adesso?” dice Blaine, e Sebastian alza la testa dal libro che sta leggendo ad alta voce.

“Cosa?” gli chiede curioso.

“Camminare sull'erba” risponde Blaine sorridendo con tristezza.

Da qualche giorno, anche muovere pochi passi gli costa una fatica immensa. Ieri mattina, Sebastian l'ha trovato a terra, e ci è mancato poco che gli venisse un infarto. In realtà, Blaine era solo stanco per aver camminato dal letto al bagno. Sebastian l'ha rimproverato e l'ha preso in braccio, sentendolo leggero come mai, poi l'ha portato sul letto e gli ha chiesto se fosse il caso di chiamare il dottore.

“No!” ha esclamato Blaine, e Sebastian non l'ha fatto. Sa che comunque andrà ogni giorno peggio, ci è preparato.

Quindi adesso Blaine trascorre la giornata a letto, fa pochi passi e sempre con un braccio di suo marito dietro la schiena, pronto a prenderlo in caso cada.

Quando Blaine dice che vorrebbe andare al parco, Sebastian gli risponde “Facciamolo” anche se sa che è una follia.

Sono quaranta giorni che Blaine non esce, se non per andare alle sue visite mediche. E quando Sebastian gli propone di fare una passeggiata, accetta con preoccupazione.

Ha una sedia a rotelle che gli hanno fornito in ospedale, ma non vuole usarla. Così Sebastian gli prepara una polo ed una tuta ed un berretto per coprire la testa e lo porta in braccio lungo le scale fino alla loro macchina. Poi guida fino al parco più bello e più grande della città, e toglie scarpe e calzini a Blaine prima di togliere i suoi.

“Andiamo a camminare sull'erba” gli dice prendendolo per mano e guidandolo verso il prato curato davanti a loro.

Blaine affonda i piedi nel terreno e sorride deliziato, mentre si aggrappa al braccio di Sebastian. Fanno solo qualche metro prima di fermarsi e sdraiarsi vicino al laghetto, dove restano per quasi un'ora a parlare di quel bellissimo viaggio a Parigi che hanno fatto tre anni prima.

Poi Sebastian si accorge che suo marito è talmente stanco che gli si chiudono gli occhi. Quando lo prende in braccio per portarlo a casa, Blaine nasconde la testa nell'incavo del suo collo, e gli mormora “Saresti stato un bravissimo papà, amore.”

Sebastian ha sempre pensato di non volere figli. Semplicemente, non ha mai avuto un istinto paterno o qualcosa che ritenesse di dover insegnare ad un altro essere umano. E Blaine si è adattato dicendo che gli bastava avere lui per stare bene. Non hanno mai fatto progetti al riguardo. La seconda camera della loro casa è stata adibita a studio e non hanno mai rimpianto le lunghe nottate ininterrotte d'amore. Nemmeno in quei giorni in cui fra di loro è sceso il silenzio ed hanno creduto di non avere più nulla da dirsi, hanno pensato di colmare il vuoto facendo un bambino. Ma in quel momento, Sebastian si odia con tutto se stesso.

Solo Dio sa cosa darebbe per avere un figlio con gli occhi di Blaine.

 

 

 

Giorno 56

 

Sebastian e Blaine non litigano spesso, ma quando accade uno dei due esce sbattendo forte la porta e l'altro si dà dell'idiota per aver cominciato la discussione. Possono passare anche ore prima che la porta si apra di nuovo, ma è certo che entro la serata faranno pace. Perché Sebastian è un vero stronzo quando vuole, ma non riesce a stare lontano da suo marito per più di mezza giornata, ed è per questo che l'ha sposato. E Blaine certe volte è veramente insopportabile, ma sa come farsi amare e la sua pazienza sembra interminabile.

Di solito, poi, Blaine lo coccola a lungo anche se Sebastian nega ogni volta che gli sia piaciuto. Ed ovviamente finiscono a fare l'amore da qualche parte fra la porta e la camera da letto.

Stavolta però è diverso.

Si sono gridati contro e Sebastian non è scappato a calmarsi a centottanta all'ora sull'autostrada. E la pazienza di Blaine non è bastata ad evitare che finissero ad ignorarsi per mezza giornata.

“Mi devi fare una promessa” ha detto Blaine quel pomeriggio mentre Sebastian gli stava facendo la doccia.

“Dimmi” ha risposto Sebastian distrattamente mentre gli insaponava le spalle e le braccia.

“Non devi restare da solo quando io non ci sarò più. Voglio che trovi un'altra persona.”

Sebastian ha lasciato cadere la spugna ma solo per un secondo, prima di ringhiare un no deciso e riprendere a lavare il suo petto livido di punture d'ago.

Lui non troverà mai nessun altro. Perché Sebastian crede al fatto che nella sua vita lui possa amare solo Blaine, anche adesso che è ridotto ad un fantasma di se stesso e non ha più i suoi capelli e non cammina ed il suo sedere è piatto e scheletrico. Lo ama perché Blaine l'ha trasformato da Sebastian Smythe a Sebastian Anderson-Smythe. E diventando metà del suo cognome, sembra che gli abbia anche ceduto metà delle sue buone qualità. Lo ha reso una persona migliore, e Sebastian non riuscirà mai a dirgli addio davvero. Anche se dovesse passare il resto dei suoi giorni a parlare solo.

Ma Blaine ha insistito “Davvero Sebastian. Voglio che tu venda questa casa e te ne vada da Lima. Sei bello e sei giovane, puoi ricominciare con qualcun altro. Qualcuno che possa darti una vita felice.”

E Sebastian è scoppiato in lacrime ed è sbottato “Non lo voglio un altro! Voglio te, cazzo, perché non lo capisci?”

Blaine lo ha guardato inclinando la testa da un lato e gli ha detto ciò che Sebastian si è rifiutato di ascoltare per due mesi “Perché io sto morendo.”

Glielo ha detto dolcemente e quasi in un sussurro, mentre l'acqua gli scorreva sugli occhi portando via anche qualche lacrimone.

“Ti chiedi mai cosa ne sarà di me?”

“Sì” ha detto Blaine così piano che si stupisce che Sebastian abbia sentito.

“Come mi immagini?”

Blaine ha chiuso gli occhi e si è lasciato sfuggire un singhiozzo.

“Con una bella casa, con un uomo a cui non devi fare la doccia ma con cui puoi fare la doccia, con dei bambini, con un cane.”

Sebastian lo ha avvolto in un grande asciugamano celeste, prima di farlo uscire. “Non ce la faccio Blaine. Non ce la faccio senza te.”

“Ce la fai. Sei forte Sebastian. Ce la puoi fare.”

“Non senza te.”

“Sì invece.”

Blaine gli ha lasciato un bacio all'angolo della bocca proprio sopra la scia di una lacrima.

“Blaine, non sono pronto a lasciarti andare.”

“Nemmeno io”

“Allora non puoi chiedermi di mettermi con un altro!” ha gridato Sebastian uscendo dal bagno. Ma poi è tornato, perché Blaine non si regge in piedi e deve vestirlo.

“Scusa” gli ha chiesto, ma Blaine ha smesso di parlargli.

Si è voltato con l'intenzione di tornare in camera. Ed è riuscito a fare non più di dieci passi prima di cadere.

Sebastian gli è corso dietro e l'ha preso fra le braccia.

“Tutta colpa mia” gli ha detto piangendo.

“Non voglio che tu abbia figli con un altro, o un cane” ha farfugliato Blaine spingendogli la lingua fra le labbra, ed odiando giusto un po' di più il suo stupido corpo malato.

 

 

 

Giorno 67

 

Blaine non riesce più a dormire ormai. I suoi mal di testa peggiorano di giorno in giorno ed in certi momenti sono così forti da impedirgli perfino di aprire gli occhi. Quando succede, Sebastian si limita a lasciarlo solo, perché sa che stargli accanto o parlargli gli farà soltanto del male.

Qualcuno gli ha detto che forse è ora che inizi a dirgli addio, ma Sebastian si ostina a tirare fuori tutte le loro foto dagli album e lasciarle in giro per casa, in modo che possa ricordarsi in ogni momento quanto erano felici.

Sono arrivati anche Nick e Jeff e Sebastian non li ha fatti entrare, ha chiesto loro di parlare piano per non disturbare suo marito. Forse è stato scortese, ma è certo che lo capiranno.

“Ti amo”gli dice Blaine mentre Sebastian gli avvicina alla bocca un cucchiaino di gelato. “Scusa se non te l'ho detto abbastanza spesso.”

 

 

 

Giorno 82

 

“Ti ricordi di quella volta che siamo andati a pescare e si è rovesciata la barca?” chiede Sebastian, e sa che Blaine anche se non gli risponde può sentirlo. Glielo hanno detto i dottori che l'hanno visitato dopo il suo svenimento e glielo ripete ogni giorno l'infermiera che passa a somministrargli le flebo.

“Non voglio che succeda in ospedale” ha detto Blaine in un momento di lucidità, così Sebastian ha firmato un sacco di fogli ed ha portato suo marito a casa su un'ambulanza. Morirà nel loro letto.

Dove per ora giace in stato di semi-incoscienza ed a volte è scosso da orribili singhiozzi di dolore. Sebastian non si alza da quel letto da due giorni. Non ha fame, non ha sete, non deve andare in bagno. Ogni suo bisogno primario in quel momento sta abbandonando la vita insieme all'unico uomo che egli abbia mai amato.

Ripensa spesso a quanto Blaine ha dovuto faticare per convincerlo ad uscire insieme. Quando si sono rivisti per caso in una libreria e Blaine gli ha detto “Sono single, chiamami quando ti stanchi di svegliarti da solo la mattina.”

Ripensa alla prima volta che gli ha preso la mano al cinema, perché solo nel buio della sala ha trovato il coraggio per farlo.

Ripensa al primo bacio che si sono dati, sotto il temporale e senza ombrello, correndo come due pazzi verso la macchina e fermandosi sotto un cornicione. E le labbra scure e bagnate di Blaine poggiate sulle sue.

Ripensa alla prima volta che hanno fatto l'amore e quanto è stato strano ed imbarazzante svegliarsi con una gamba di Blaine fra le sue e fare colazione insieme.

Ripensa a quando Blaine l'ha lasciato perché ha capito che non era “pronto ad impegnarsi” ed a quanti giorni ha fatto passare prima di chiamarlo e chiedergli scusa. Cosa darebbe adesso per avere solo un giorno in più.

Ripensa a quando hanno scoperto del cancro, e ricorda di aver chiesto a Dio prendi me, lui è buono.

Ripensa ad ogni istante della loro storia, e continua a raccontarlo a Blaine perché sa che ne ha bisogno.

E continua a chiedere a Dio, se ti porti via lui prendi anche me, senza lui non vale la pena essere vivo.

 

 

 

Giorno 96

 

Quando Sebastian apre gli occhi, sente subito che Blaine non più è lì fra le sue braccia. Per un attimo soltanto si chiede se è stato tutto un brutto sogno, prima di tirarsi su di scatto e realizzare che Blaine fino a due ore prima era lì accanto e non era cosciente.

Sebastian sente il sangue gelarglisi nelle vene, mentre tasta alla cieca le lenzuola fredde fino a raggiungere l'interruttore per accendere la luce. Quando lo trova, si accorge che Blaine è a non più di tre metri da lui.

È seduto per terra ed ha un cassetto davanti.

“Amore mio” perché non lo chiama più col suo nome, solo amore mio, “cosa stai facendo?” gli chiede Sebastian con un filo di voce.

Blaine si volta lentamente, ed ha un sorriso radioso sul viso. Un sorriso che Sebastian non vede più da troppo tempo. I suoi occhi sono brillanti di scaglie d'oro e vibrano di luce fra le ciglia scure. Sembra che tutto il dolore sia sparito. La sua voce è una musica malinconica.

“Sto mettendo a posto i miei papillon” dice, con un tono di voce così dolce da muovere qualcosa dentro lo stomaco di Sebastian, e si stringe nelle spalle. “Scusa se ci ho messo tutto questo tempo amore mio.”

 

 

 

 

 

 

*

 

 

 

 

 

 

 

Sebastian si alza presto e scivola fuori dal letto in silenzio, senza accendere la luce. Una volta in cucina riempie sbadigliando una tazza con del succo d'arancia ed una con il caffè, poi sistema in un piattino alcuni biscotti al triplo cioccolato. Prende anche una cannuccia ed un tovagliolo, mette tutto sul vassoio blu, il suo preferito, e torna in camera. Come sempre apre la porta con il ginocchio, e lo trova a dormire rannicchiato in un angolo, schiacciato fra il muro ed i cuscini.

Mette al sicuro il vassoio sul comodino, poi si sporge verso di lui ed inizia a tempestarlo di piccoli baci sul viso, a soffiargli piano nell'orecchio, e lui sbuffa e si gira dall'altro lato tirandosi dietro tutte le coperte.

“Altri cinque minuti” borbotta accoccolandosi su se stesso.

E Sebastian infila la mano sotto le coperte ed inizia a fargli solletico fin quando non lo sente ridere e chiedere “Basta papà, ti prego!”

Poi gli lascia un bacio sulla tempia e si perde nel verde di quegli occhi assonnati, specularmente identici ai suoi. Restano qualche minuto a ridere e coccolarsi, poi si mettono a gambe incrociate e fanno colazione, dividendo il succo d'arancia ma non i biscotti al cioccolato. Theo ne è geloso e del resto Sebastian li trova stucchevoli e disgustosi.

“Allora, sei pronto per il tuo primo giorno di scuola?” chiede Sebastian spolverando le briciole scure che sono cadute sul lenzuolo e pulendo con il pollice l'angolo della bocca di suo figlio.

“No” dice Theo stropicciandosi gli occhi e nascondendosi fra le braccia del suo papà.

“Ma devi andarci, tesoro. Poi ti prometto che stasera facciamo quello che vuoi.”

Il bimbo ci pensa su un momento e il suo volto si illumina “Possiamo cenare in terrazzo, papà?”

Theo ama quel terrazzo, almeno quanto lo amava Blaine. E Sebastian non è mai riuscito a vendere quell'appartamento, anche se non c'è l'ascensore e la doccia è troppo piccola – ma del resto adesso non ha nessuno con cui dividerla quindi non può lamentarsene.

“Va bene, possiamo cenare sul terrazzo, se non fa troppo freddo. Adesso forza, vai a lavarti. Io ti preparo i vestiti” gli dice Sebastian aiutandolo ad alzarsi e guardando le sue piccole spalle scuotersi ad uno sbadiglio.

Sebastian apre il cassettone, dove i papillon di Blaine sono ordinati solo a metà e pensa buongiorno amore mio, prima di prendere una camicia ed un paio di pantaloni per Theo ed una tuta per sé.

Poi lo raggiunge in bagno e si dividono il lavandino mentre si lavano i denti e si sciacquano il viso. Sono abituati a muoversi condividendo lo spazio in due, quindi fanno presto. Dieci minuti dopo sono pronti ad uscire.

“Papà, e se la nuova maestra mi sgrida?”

Sebastian sorride al faccino contrito di suo figlio e gli passa una mano fra i capelli “Se la maestra ti sgrida, tu stasera me lo racconti e domani io vado a dirle che mio figlio è il migliore e non deve osare mai più.”

Questa volta è Theo a sorridere a suo padre “Sei il padre migliore del mondo papà.”

Ed in quel momento, come ogni volta, Sebastian sente Blaine vicino e fa scorrere il pollice ad accarezzare l'anulare sul quale ancora porta la fede gemella a quella suo marito. E sa che Theo è anche un po' suo.

Perché Sebastian non ha mai cercato nessun altro. Semplicemente perché nessun altro è Blaine.

“Andiamo” gli dice stringendo la sua piccola mano “il padre migliore del mondo non potrebbe mai far arrivare tardi il suo pulcino il primo giorno di scuola.”

Si chiude la porta alle spalle e dice a sé stesso “Andrà tutto bene.”

E questa volta non è una bugia.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Allora, per insultare l'autrice, prendete il numerino e fate la fila sulla destra.

 

Questa OS era contenuta nella mia famosa cartella “Roba che non si sa cos'è” e se non fosse stato per le mie amate Iwashere e Gioobdelirious non avrebbe mai visto la luce, quindi volevo ringraziarle pubblicamente.

Solo una puntualizzazione sulla storia: ovviamente il nome Theo è rubato dal film The Dreamers, del quale sono follemente innamorata.

Critiche, minacce, sputi e maledizioni potete scrivermeli qui.

 

LFS.

  
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