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Autore: NaiStella    02/12/2012    2 recensioni
Natasha è una ragazza un po'...particolare, vive con Lupo e con sua nonna Angelina, che esiste da 412 anni.
Eric, suo nonno, vive nella Dimensione Magica, un mondo parallelo in cui un potente stregone, il Re Nero, sta usando l'arte della magia nera per impossessarsi dei tredici 
regni magici.
Ora spetta a Natasha e altri dodici ragazzi e ragazze compiere la profezia di una vecchia elfa.
 
 
Ciao, sono una ragazza di quindici anni che semplicemente ama scrivere, e questa è una delle prime storie che ho redatto, circa due anni fa. L'ho creata dopo aver fatto un sogno molto particolare, e me ne sono innamorata sempre di più mano a mano che la scrivevo, spero che vi piaccia!
Genere: Avventura, Commedia, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Il sole brillava gioioso quel giorno a Nenana, illuminando un gruppo di ragazzi occupati nelle loro innocue attività, rinfrescati dalle gocce sfuggite alla cascata che scorreva dolcemente lì accanto.
Erano undici giovani persone perse nella loro semplice “ innocenza”.
Kathrin Valerie Scott, una ragazza ricca ma umile, se ne stava sdraiata su un masso, attendendo che la bianca pelle prendesse colore. I neri capelli erano raccolti in un ordinato chignon, e gli occhi verdi erano nascosti da un paio di occhiali da sole. In quel momento stava parlando con le sue due migliori amiche. Una era Corinne Cocò, anch’essa ricca ma meno umile. Aveva legato la chioma mora in una coda di cavallo, e a tratti puntava i suoi grandi occhi castani verso il suo innocuo e poco importante amore: Christian Parker. Un bel ragazzo biondo che però tradiva la povera innamorata Corinne con l’altra sua migliore amica; Amanda Curtis May, bionda e magra. Quest’ultima suscitava l’attenzione di molti ragazzi tra i quali, per l’appunto, Christian, che era totalmente pazzo di lei.
Lontano dalla combriccola, sul bordo di una pozza d’acqua limpida, si trovava James Nicholas Adolf Maurice Williams Terzo Junior, per i pochi amici Jei. Mentre lanciava sassi che sfregiavano la liscia superficie azzurra, ripensava alla Francia, il suo amato e adorato paese, strappatogli via dallo zio per lavoro. James lo odiava, e se avesse potuto decidere non avrebbe mai chiesto a lui l’affidamento dopo la morte misteriosa e indegna dei genitori. Il tredicenne non faceva parte del gruppo di amici. Si trovava al fiume per scappare alle soffocanti regole ed alla severa educazione dello zio Colin, un ventunenne troppo fedele alla responsabilità.
Ad ammirarlo da lontano c’era la timida Ayla Lexur. Ayla era amica solo di Raffael Aaron Sprouse, giovane alquanto popolare nel paese e tra le folle di ragazze urlanti che gli sbavavano dietro, con lisci capelli castani e freschi occhi azzurri. Pazzo di Ayla dal primo istante, era restio a dichiararsi per paura delle conseguenze sul loro legame, al quale teneva molto. Ciò che però non sapeva, era che Ayla non lo amava solo perché lo considerava troppo bello e non si riteneva alla sua altezza, così rivolgeva i suoi begli occhi blu mare verso il nobile Williams, non brutto ma neppure perfetto, e quando lo guardava torturava ignara i suoi morbidi boccoli marroni.
Tra tutti i suoi conoscenti, Raffael aveva un grande amico; Andrew Laurence, rosso simpatico e sociale, ma non molto carino, e per questo spesso si sentiva a disagio davanti all’amico.
Vicino alla cascata Andrew e Raffael stavano “ lottando” con due ragazzi arrivati da poco; Manuel Stephen Fork e Jacque Michael Fork, gemelli. Venivano dall’Inghilterra. Entrambi avevano i capelli castani e gli occhi di un verde molto speciale. Si differenziavano l’uno dall’altro per pochi particolari; Jacque Michael aveva fossette e lentiggini, mentre Manuel Stephen portava l’apparecchio e gli occhiali. Erano entrambi molto carini. Erano molto divertenti, e per questo non avevano problemi d’alcun tipo a stringere amicizia.
C’era una ragazza, però, che nessuno aveva visto, invisibile e silenziosa come un fantasma. Nascosta tra gli alberi con Lupo al suo fianco c’era Natasha Brook. Era una lupa solitaria, non andava a scuola, ma era istruita a casa da sua nonna, Angeline Brook. Natasha era molto legata a lei. Era stata affidata alla nonna poco dopo essere nata, quando sua madre Syria era morta sul letto d’ospedale, con la piccola tra le braccia. Angeline decise subito di prendersi cura della bimba, non reputando gli altri parenti in grado di educarla in modo adatto, e lo fece egregiamente per altri dieci anni. Abitavano in una villa molto grande e con un enorme giardino. Natasha era molto legata alla natura ed, infatti, era molto felice di abitare vicino ad un bosco e di avere una scuderia a sua disposizione, quella situata dietro al vecchio edificio. Quando incontrò Lupo, poi, la vita s’illuminò. Il giorno in cui lo trovò, sette anni prima, stava camminando come d’abitudine in riva al fiume, e vide questo piccolo lupacchiotto. Era ancora un cucciolo e stava davanti al cormo inerme della madre, sbranata da un orso. La scintilla scoccò subito. S’innamorarono l’uno dell’altra. Natasha lo prese sotto le sue ali protettrici, lo accudì e lo crebbe con se.
Oltre agli animali e alla nonna, però, la ragazza non aveva molti amici umani, per questo ( e non solo) ogni pomeriggio da circa tre anni si acquattava zitta vicino al fiume, osservando quello strano gruppetto.
In quell’istante, mentre Natasha si stava nascondendo di nuovo dietro al famigliare masso grigio, accasa una disastrosa catena di eventi.
Manuel Stephen spinse Raffael, che cadde su Amanda, che, spaventata, urlò, distraendo Christian dalla rissa con Andrew, che lo scaraventò in acqua e con un pesante tuffo a bomba Christian schizzò Ayla, che si era avvicinata a James, e facendola scivolare addosso al ragazzo, provocando la loro imminente caduta in acqua.
<< Mi dispiace! Scusa, scusa, scusa, scusa! Non volevo caderti addosso! >> Tentò di dire Ayla, dopo essersi alzata da James. Rabbrividiva per la temperatura ghiacciata del fiume, chiedendosi come facessero Andrew e Raffael a starci tutto il pomeriggio.
<< Non importa. Non è colpa sua. >>
Disse lui, sollevando la fradicia ragazza su un masso e avvolgendo la sua giacca attorno alle sue spalle. Lei sorrise, ringraziando il cielo per quella magnifica occasione.
Poco più lontano, Amanda e Raffael si trovavano uno sopra l’altra, con i visi rossi d’imbarazzo a pochi centimetri di distanza. Nonostante entrambi passassero molto tempo al fiume a pochi metri di distacco, non si erano mai notati ne rivolti la parola, ed entrambi notarono che la persona davanti a se era piuttosto graziosa… e sexy.
<< A-hem…>> Disse lei, distogliendo lo sguardo dagli occhi azzurro ghiaccio del ragazzo. Lui,ancora scosso dalla bellezza riflessa dagli occhi verdi di Amanda, si scostò rapidamente, invitato dal colpetto che la ragazza gli aveva dato sul piede, e si sedette accanto. La fanciulla, frastornata, si avvicinò a lui stringendo le gambe.
Christian corse da Amanda, urlando addosso al povero Raffael.
<< Come ti sei permesso di schizzarla? >> L’altro si alzò.
<< Calma, amico, non è stata colpa mia! >> Era evidente che se nessuno avesse fatto nulla sarebbero volati insulti e non solo, così Corinne, che fino a quel momento aveva seguito sgomenta lo svolgersi della situazione, si avvicinò confusa al suo ragazzo, e nel tentativo di fermare lo strano istinto cavalleresco di Christian, poggiò la mano sulla sua spalla, sperando di calmarlo. D’istinto il giovane scrollò la morbida mano di dosso, con un << E lasciami! >> alquanto brusco. Sempre più confusa, Corinne gli chiese:
<< Tesoro, cosa ti succede? >> Lui sbuffò, guardandola infastidito.
<< Credevo di piacerti davvero. >> Continuò la poverina.
<< E qui la situazione diventa piccante! >> Disse Manuel a Jacque, entusiasta.
<< Solo all’inizio. L’unico sentimento che mi impediva di lasciarti era la compassione! Io amo Amanda, e lei mi ha già dimostrato che ricambia, quindi togliti dai piedi. >> Le rispose Christian, frustato ma anche sollevato nel liberarsi di quel peso.
<< Che cosa? Tu…lei…pezzo di…Christian!>> Gridò lei, furibonda.
<< E tu! AMANDA CURTIS MAY! Ti credevo mia amica! >> La ragazza interessata era pero troppo occupata a farsi sfiorare la mano da Raffael per ascoltare e confessare tutto quanto, così cerco di indorare la pillola.
<< Dio mio, Chri non crederai che facessi sul serio! Illuso, ti prendevo in giro! Eri solo un giocattolo per me, idiota. >>
E qui scattò la molla, e cioè un ceffone a Christian da parte di Corinne.
<< Tu… mi hai tradito con la mia migliore amica! Lurido pezzo di… Christian Parker! >> Concluse la ragazza, aggiungendoci un ceffone. Terminò la sua scenata con un:
<< Andiamo Kathrin! >> ed un violento calcio sul ginocchio del traditore da parte dell’amica Kathrin, mossa che lo fece cadere per la seconda volta in acqua.
Nel frattempo Raffael ovviamente aveva sentito tutto, e la cotta che cominciava ad affiorare per Amanda si trasformò in disgusto. Guardò la ragazza ancora seduta sul sasso, scosse la testa con disapprovazione e se ne andò, Andrew al suo fianco.
<< Raffael, aspetta! Non è come credi! >>
Provò a dirgli Amanda, pazza di lui.
<< Non sono né cieco né sordo, Amanda. Non ho nulla da dire. >>
E così dicendo, uscii dalla radura nella quale si trovava il fiume.
Amanda scoppiò in lacrime e corse in un’altra direzione, che però portava sempre in città.
Christian, per la seconda volta, uscì dal fiume e, con la testa bassa, se ne andò.
<< Sarà meglio che andiamo casa anche noi… >> Disse Manuel al fratello, voltando le spalle alla grande, immensa, cristallina cascata
 
Alla fine rimasero soltanto Ayla e James, lui in acqua e lei sul masso.
<< Chiedo di conoscere il nome della graziosa damigella davanti a me, se mi è concesso. >> Chiese lui, avendo ricevuto un’educazione molto all’antica. Lei rise.
<< Ayla Lexur, per servirla. >> Disse, facendo un piccolo inchino con il busto.  Poi tentò di alzarsi  in piedi ma scivolò, cadendo in braccio a James.
<< James Nicholas Adolf Maurice Williams Terzo Junior, detto Jei. >> Aggiunse lui, portandola a riva. Erano seduti vicini a guardarsi negli occhi mentre il cielo si tingeva di rosso.
<< Dove abiti, Ayla? >> Chiese Jei, curioso. Ayla fu contenta e stupita di quella domanda, e rispose con finto disinteresse.
<< Nella casa rossa tra il bosco e il parco. Se parti da qui e vai verso il municipio la puoi vedere facilmente…>> Mentre ascoltava, James osservava interessato la ragazza. I suoi occhi grandi parevano tele dipinte dagli angeli, gli zigomi così dolci e morbidi, la rosa candida ed irraggiungibile, i suoi capelli leggeri, smossi insistentemente dal vento…se ne era ormai innamorato perdutamente! Così, mentre lei guardava il vuoto davanti a lei, lui le sfiorò sicuro le guance, e appoggiò la mano sotto quel viso così delicat. Ayla lo guardò, impaurita ed ansiosa. Socchiuse gli occhi, avvicinando lentamente il volto a quello di James, che feremeva all’idea di poterla baciare, quando…DONG! DONG! DONG! DONG! DONG! DONG! DONG! DONG! DONG! DONG! DONG! DONG! DONG! DONG! DONG! DONG! DONG! DONG! Il campanile della grande chiesa di Santa Lucia fece cadere improvvisamente l’imbarazzo tra i due.
<< Accidenti! Sono già le sei! Sarà meglio…che…ehm…ecco…vada…i miei saranno preoccupatissimi e…non posso farli aspettare troppo, sai! >> Disse lei, alzandosi di colpo. Lui la imitò in fretta e rimasero fermi per un po’.
<< Sì, con ogni probabilità anche zio Collin starà attendendo il mio ritorno. >>
<< Allora…io vado. >> Disse Ayla, girandosi per andarsene. Lui però la fermò, la girò verso di lui, e attese ancora un momento, con le loro labbra vicinissime e i respiri affannati, poi la baciò appassionatamente. In un lampo i loro visi furono uniti da un dolce e sincero principio di amore. Le braccia di lei caddero attorno al suo collo, e lui la strinse forte a se. Una tempesta di emozioni differenti sconvolse i loro cuori.
Ayla tornò per un attimo nella realtà, e rendendosi conto di quello che stava facendo, con l’agilità di un furetto sgusciò dall’abbraccio, lo baciò velocemente sulla guancia e muovendo la mano per salutarlo e corse via.
<< Ciao, meravigliosa sorpresa di un giorno d’estate. >> Sussurrò James, quando lei era ormai troppo lontana per sentire quelle ultime, poetiche parole.


  
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