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La debole luce del mattino penetrava dalla finestra aperta, mentre io, appena sveglia, ero seduta d'avanti alla mia solita tazza di tè aromatico. La afferrai con entrambe le mani e la portai alle labbra, prendendo così un sorso della mia bevanda preferita. Solitamente questo mi portava a sorridere e a restare allegra per il resto della giornata, ma quel giorno mi sentivo strana. Con un dito iniziai a giocare con una ciocca di capelli biondi, attorcigliandola attorno ad esso e tirandola lievemente. Non ero riuscita a chiudere occhio, quella notte. Certo, ero stata fino alle due a parlare a telefono con la mia ragazza e pensavo che sarei crollata non appena avrei posato la testa sul cuscino, invece ... invece nulla. I miei occhi azzurri si erano spalancati ed ero tornata lucida, più del solito. La mia mente si è messa in moto e ho iniziato a riflettere. Mi voltai a guardare l'orologio. Erano solo le sette. Mi morsi leggermente il labbro inferiore, giocando con la tazza. Non sapevo cosa fare. Guardai come rapita il liquido scuro ondeggiare all'interno della mia tazza preferita, quella raffigurante Puffetta. Non potevo aspettare ancora, sentivo che dovevo farlo. Sospirai e presi il cellulare con mano tremante, quasi come se avessi paura di quello che stavo per fare. Composi il numero e accostai l'apparecchio all'orecchio. - Pronto? - una voce assonnata mi rispose ed io mi morsi il labbro con più forza, sentendo il cuore pompare furiosamente nel petto. Boccheggiai un paio di volte, non riuscivo a parlare. - Bry? Che succede? - fece ancora la stessa voce femminile, questa volta meno assonnata e più preoccupata. Presi un respiro profondo e mi avvicinai alla mia tazza, respirando a fondo l'odore intenso del mio tè preferito. - Voglio che tu sappia tutto. - riuscì a dire, infine. E mi sorpresi a sentire il mio cuore diminuire i battiti; il respiro era tornato normale e un sorriso si era dipinto sul mio volto. Ero davvero pronta, quella volta. Lei era la mia ragazza e doveva sapere tutto della mia vita, anche se, a mio parere, era un po' patetica.