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Autore: Batsutousai    02/12/2012    4 recensioni
Il mondo di Harry viene distrutto da coloro per i quali una volta aveva combattuto. Un Harry adulto ritorna nel corpo di un se stesso più giovane.
Semi-Super!Harry, VoldemortHarry, Slash - per gli idioti.
Genere: Avventura, Azione, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Harry Potter, Tom Riddle/Voldermort, Un po' tutti | Coppie: Albus Severus Potter/Scorpius Malfoy, Harry/Ginny, Harry/Voldemort, Ron/Hermione
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace, Più contesti
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Autrice: Batsutousai
Traduttrice: Aelin_
Pairings: VoldemortHarry (post HarryGinny, con accenni RonHermione e AlbusScorpius)
 
Questa storia segue i libri, compreso l’epilogo. Poi diventa AU.
 
Link alla storia: http://batsutousai.livejournal.com/83586.html
Note della Traduttrice:
Ok, mi presento *si siede nella sedia metallica nel mezzo della sala degli interrogatori. Sbatte le palpebre e si para gli occhi con una mano per la luce troppo intensa puntata contro*.

Salve, sono Aelin_ (non dirò il mio vero nome, no u.u) e ho meno anni di quanto ci si aspetterebbe.

E ho una paura folle. È la mia prima traduzione, e in inglese non vado così bene, quindi se trovate qualche cosa scritta strana o una sparata assurda, spero me lo farete sapere (e manderete definitivamente la mia autostima sotto la crosta terrestre. Ma tranquilli, fatelo lo stesso U.U).
Adoro questa storia. E adoro Sathia che me l’ha fatta conoscere. Nonostante non sia il genere che di solito adoro leggere, in quanto il pairing VoldemortHarry non è molto marcato, ecco, me ne sono innamorata. Il Super!Harry è semplicemente fantastico (mi darete ragione, fidatevi ;D ).

Piccola licenza che mi sono presa: in origine, l’epilogo e il primo capitolo erano stati pubblicati dall’autrice insieme. Ho deciso di dividerli, pubblicandone uno alla volta, perché… Gente, tradurre è difficile! I need time u.u

Bando alle ciance, vi lascio alla storia!










Prologo - If We Could Only Turn Back Time



Da quando aveva sconfitto Voldemort, Harry si sentiva come se ci fosse qualcosa che mancava nella sua vita. L’aveva da tempo attribuito all’Horcrux che era stato parte di lui per quasi tutta la sua vita e si era costretto ad ignorare la sensazione. Era diventato un Auror onorario, aveva sposato la ragazza dei suoi sogni, e aveva tre bellissimi bambini.
Eppure eccolo lì, cinquant’anni dopo, circondato dalla sua famiglia mentre seppellivano Ginny e quel buco che continuava ad esistere. Tutti piangevano, tranne lui. Oh, aveva amato sua moglie, su questo non ci si poteva sbagliare, ma non era mai riuscito a riempire del tutto quel buco che era apparso dopo la guerra. La sua morte era solo un’aggiunta a quel foro, e aveva pianto tutte le sue lacrime decenni prima.
“Perché doveva essere Ginny a morire?” sussurrò Ron quando la processione in lutto finalmente se ne andò usando la Metropolvere e il punto di Smaterializzazione nel cortile sul retro. “Perché non poteva essere Malfoy?”
“Perché qualcuno doveva morire?” mormorò Albus vicino al gomito di Harry. Lui e il figlio di Draco Malfoy, Scorpius, erano amici dal primo anno, quando erano finiti insieme a Serpeverde. Di solito, Ron cercava di non dire cose sgradevoli sui Malfoy attorno al ragazzo, ma in quel momento non era propriamente in se. “Che diritto hanno i babbani di-?”
“Non vuoi davvero finire la frase, Al” disse James seccamente da dietro il ragazzo. La sua fidanzata, Jessie, era una babbana.
Albus fece una smorfia al fratello, poi abbassò lo sguardo su Harry con la preoccupazione ben visibile nei suoi grandi occhi verdi. “Papà, stai bene?”
Harry sbatté le palpebre verso il suo secondogenito, senza vedere veramente il giovane. “Sto bene” mormorò.
Hermione si avvicinò, allora, e prese delicatamente il gomito di Harry. “Andiamo a letto, Harry” propose.
Harry si voltò a guardare la bara di Ginny, poi lasciò che la cognata lo portasse fino al secondo piano e nella camera da letto che aveva condiviso con la moglie. Si fermò per un attimo sulla soglia, ma Hermione lo tirò in avanti, dicendogli che, dato che tutte le altre stanze erano piene di ospiti, quello era l’unico posto in cui poteva dormire (beh, o quello o il divano, ma Hermione non gli avrebbe mai permesso di farla franca con il secondo).
Hermione lo spogliò dei suoi vestiti e lo aiutò ad entrare nel grande letto freddo. Quando lei iniziò a rimboccargli le coperte, mormorò “Ho quasi settant’anni, ‘Mione. Posso cavarmela da solo. ”
Hermione sbuffò e gli diede uno sguardo indifferente. “Hai girato con quello sguardo inebetito sul volto dall’attacco. Non credo di fidarmi di te nel prenderti cura di te stesso.”
“Hmm…” fu l’unica risposta di Harry.
Hermione sospirò e si sedette sul bordo del letto accanto a lui, tirando distrattamente un ricciolo che si era allentato. “Siamo tutti preoccupati per te, Harry.”
Harry scrollò le spalle e chiuse gli occhi. “Mia moglie è morta per mano di un babbano psicotico e due mesi fa è iniziata la guerra tra i magici e i babbani. Meglio preoccuparsi di cose diverse, invece che di me.”
Hermione sospirò di nuovo e si sporse in avanti per premere delicatamente le labbra sulla fronte di Harry, facendo sorridere tristemente il mago. “C’è sempre tempo per preoccuparsi di te, idiota fissato con il sacrificio.” Poi si alzò e uscì dalla stanza, le luci fioche dietro di lei.
Harry teneva gli occhi chiusi nel buio, cercando di immaginare che Ginny era ancora accanto a lui. Cercando di immaginare che il mondo non era completamente uscito di senno qualche settimana prima, quando il governo britannico non aveva annunciato la presenza del mondo magico e i cittadini non magici della Gran Bretagna non hanno cominciato ad attaccare a vista qualunque cosa fosse magica.
Ma non c’era Ginny accanto a lui e il ministro babbano era un pazzo completo. Molte persone stavano morendo in questa moderna caccia alle streghe e non c’era niente che Harry potesse fare al riguardo, se non guardarlo succedere. Cosa poteva fare un eroe contro un uomo terrorizzato con una pistola?




-




Passò un anno e furono coinvolti in una nuova guerra, questa volta senza un chiaro nemico. Non c’era un Signore Oscuro da sconfiggere, non ci sono stati servi da catturare o a cui chiedere di essere spie. C’erano solo babbani e maghi, ognuno con le proprie armi di distruzione di massa, ognuno intenzionato ad uscire vincitore. Bambini nati babbani venivano catturati in mezzo al caos, uccisi sia da vicini che da sconosciuti prima che potessero pensare di chiedere aiuto.
Il mondo magico era completamente impreparato per una battaglia contro i babbani. Si, avevano la magia dalla loro parte, ma anche il migliore scudo era niente contro una bomba nucleare che cade nel mezzo di Diagon Alley. Tutti chiedevano aiuto agli Auror, ma erano stati addestrati per combattere la magia, non i proiettili.
Harry invece pensava che Voldemort e i suoi Mangiamorte stavano ridendo nelle loro tombe.
Harry, lui stesso, era una persona alla quale la popolazione si rivolse. Aveva ucciso Voldemort quando tutto era perduto, aveva aiutato a ricostruire il mondo magico senza aver finito la scuola, era padre di tre figli brillanti, di sicuro se qualcuno poteva sistemare tutto, era Harry Potter.
Sospirò ancora ad un altro gufo di supplica, chiedendosi quando la sua gente avrebbe iniziato a combattere per se stessi e cessare di porre le speranze su un eroe o chi altro. Sua moglie era stata una delle prime vittime, non pensavano che se avesse potuto fare qualcosa l’avrebbe fatta?




-




Cinque anni passarono dall’inizio della sanguinosa guerra tra maghi e streghe e babbani. Harry guardò la pioggia cadere dalle nuvole nere permanentemente sopra la sua testa. Intorno a lui, la gente si muoveva in gruppi silenziosi, passando tra le linee di bare per rendere omaggio ai morti. I babbani – i mondani, si chiamavano da soli – erano finalmente riusciti a rivolgere le loro armi verso Hogwarts e Hogsmeade. Il castello un tempo glorioso ora aveva l’aspetto di un mucchio di rovine, proprio come una volta sarebbe apparso ad un babbano di passaggio.
Due nipoti e il figlio di Teddy erano morti nel combattimento, come Teddy, Lily, Rose, Neville e le loro famiglie. Oltre ad Albus e a lui stesso, erano gli ultimi della covata Weasley-Potter-Lupin, e ora se ne stavano andando.
“Papà?” sussurrò Albus, stringendo forte la mano dell’ultimo Malfoy rimasto. Quando Draco era morto, Scorpius era venuto a vivere con Albus ed Harry e i due giovani maghi si erano presto ritrovati a condividere il letto quando Harry non guardava.
“Andiamo a casa” mormorò Harry, gettando un ultimo sguardo alla linea di bare. I mondani aveva accettato un cessate il fuoco per due giorni, per dare il tempo ai magici di disseppellire i morti dalle macerie, e ora il tempo era quasi scaduto. La guerra sarebbe ricominciata presto, e l’unico modo per sopravvivere era quello di andarsene, a meno che non facessero parte di una squadra d’attacco.
Harry sarebbe andato fuori all’attacco più tardi quella notte. Non c’era alcuna garanzia che sarebbe tornato in vita.
Non c’era mai stata.



-




Harry maledisse il suo destino quando seppellì l’ultimo della sua famiglia dietro la sua casa crollata. Quattro anni erano passati dopo la distruzione di Hogwarts, e sono una manciata di magici erano rimasti al mondo. Harry era in un’incursione inutile quando una squadra mondana aveva trovato la sua casa e aveva bloccato le uscite prima di darla alle fiamme. Scorpius e Albus non avevano avuto possibilità.
Accarezzò delicatamente lo sporco fresco che ricopriva quello che era riuscito a trovare. L’ultimo dei suoi figli avrebbe condiviso la tomba, come avrebbero voluto.
Harry alzò lo sguardo verso il cielo quando la pioggia acida riprese, macchiando il suo volto come lacrime e strappandogli un profondo colpo di tosse dal petto. Non aveva bisogno di nessuno che gli dicesse che stava per morire, i boschi morti che aveva ancora una volta preso come riparo ne erano le prove. Stavano uccidendo il mondo con la loro guerra, e loro stessi con esso.
Harry voleva solo vivere abbastanza a lungo per vedere quei bastardi mondani morire con le sue stesse mani.




-




Correva da molto prima che iniziassero le urla e gli spari. Avevano individuato il suo incantesimo d’allarme nello stesso istante in cui l’avevano innescato, ma Harry aveva vissuto in fuga per un tempo sufficiente da non essersi mai riposato, mai rilassato per davvero. Si era tenuto in forma, anche se il suo corpo continuava a tradirlo. Anche se i cerchi di perlustrazione diventavano sempre più stretti.
Corse più veloce che poteva, senza pensare di mandare delle maledizioni ai suoi inseguitori, la sua bacchetta si era persa quasi un anno prima, e poi aveva bisogno di tutto il suo fiato per correre, comunque.
“Non c’è nessun posto in cui nascondersi, Magico!” gridò uno degli inseguitori mentre gli altri ridevano.
“È come un coniglio indifeso, che corre inutilmente lontano dalla volpe!” disse un altro.
Harry sorrise amaramente. Conigli e volpi erano in pericolo come i maghi e le streghe, in quei giorni. Si chiese se i mondani si stessero rendendo conto che stavano uccidendo tutto il loro cibo con i veleni delle bombe.
Un albero caduto sul sentiero e Harry sapeva che non ce l’avrebbe fatta se si fosse preso il suo tempo o se gli fosse girato attorno. Corse fino ad esso e lo scavalcò, sorridendo al suo successo. Ma dall’altra parte, durante la discesa, un ramo si impigliò nei suoi pantaloni strappati e lui cadde, imprecando in silenzio.
Colpì il terreno con forza, la gamba che si piegava in un angolo doloroso. Ed ecco qui. L’avevano finalmente preso.
Delle facce sbirciarono da sopra la parte superiore del tronco, con un sorriso vittorioso. “Bene, bene. Guardate qui, ragazzi” cantava uno di loro con accento americano. “Ci siamo presi un Magico.”
Tutti ridacchiarono per qualche secondo, prendendosi tutto il tempo per controllare le munizioni dei fucili e puntarglieli addosso.
“Le tue ultime parole, Magico?” chiese quello che sembrava il leader.
“Si” rispose Harry con un gracchiante colpo di tosse. “Ci vediamo all’Inferno.”




-





Harry gemette quando sentì il rumore di un treno.  Dove diavolo era? Si era Smaterializzato? (Non sarebbe stato ironico?)
“Finalmente sveglio, ragazzo?” chiese una voce irritata.
“Eh?” Harry strizzò gli occhi, facendo una smorfia alle luci del vecchio binario Nove e Tre Quarti. “Dove-?”
“Sei in quello che voi mortali chiamate Purgatorio” rispose la voce irritata, e Harry alzò lo sguardo, trovando una figura ammantata con in mano una falce. “Ed io sono la Morte, tanto per saperlo.”
“Morte?” Harry scosse la testa e si mise a sedere al centro del pavimento. “Perché-?” scosse di nuovo la testa e focalizzò l’attenzione sullo spettro seduto accanto a lui su una panchina. “Perché mi trovo in Purgatorio? Non dovrei andare dritto all’Inferno o qualcosa del genere?”
Morte sbuffò. “Si certo, l’Inferno. Hanno un bell’armadio di tortura con il tuo nome sopra accanto a quello del tuo vecchio amico Tommy.” Harry ebbe la netta sensazione che la Morte stesse roteando gli occhi. “Non proprio, ragazzo. Senti, è morto il Padrone della Morte, giusto?”
“Ehm, si?” Harry scrollò le spalle. Sicuramente era stato disarmato uno o due volte.
“Abbastanza vero.” Deciso la Morte, passandosi la falce tra le mani come avrebbe fatto con una palla rimbalzante. “Senti, tu sei il Padrone, e quindi puoi ottenere alcune scelte, qui-”
“Scelte?”
“Ehi, lasciami parlare!!” scattò la Morte.
Harry si ritrasse. “Mi dispiace. È la tua storia. Vai avanti. ”
“Dannatamente vero che è la mia storia. Stupido mortale. ” la Morte sbuffò e cambiò la presa sulla falce, rimpicciolendola, per poi iniziare a rotearla come un bastone particolarmente letale.  “Tu sei il Padrone della Morte, e quindi puoi avere alcune scelte. Puoi tornare a quell’esistenza miserabile dalla quale sei venuto e goderti il resto della tua vita molto breve come ultimo magico rimasto. Puoi andare giù all’Inferno in quell’armadio di tortura che ho citato prima. Oppure: puoi prendere l’uscita numero tre e tornare alla tua infanzia per risolvere tutto.”
Harry sbatté le palpebre. “Ehm, giusto. Beh, non voglio tornare in un inferno mortale, grazie.”
“Non te lo suggerirei, no” fu d’accordo la Morte. “La vita è così noiosa.”
Harry diede alla figura ammantata uno sguardo stranito. “Suppongo che tu potresti in effetti dirlo, giusto?”
Morte ridacchiò. “Mi diverti. Ti rimangono due scelte: Inferno, o rifare tutto.”
Harry si stropicciò gli occhi. “Maledizione. Ehm… Beh, nonostante tu mi suggeriresti di andare all’Inferno, rifare tutto sembra l’opzione migliore.”
“Anche se sai che finirai all’Inferno comunque, una volta che la vita è finita?” chiese Morte.
“Ohh, bene. Vediamo, ora la tortura eterna, o la tortura eterna dopo un'altra vita? Beh, merda, non so come farò mai a scegliere!”
La risata della Morte ricordò a Harry l’incrocio tra il respiro di un Dissennatore e il colpo di tosse di un uomo moribondo. “Mi diverti molto, Padrone della Morte.”
“Vivo per servire” mormorò Harry.
“Ooh! Aspetta, si, mi piace!” Morte posò la sua falce e si sporse in avanti. “Tu, tornato indietro nel tempo. Cosa farai ai mondani? Vuoi ucciderli?”
“Ehm…” Harry si strofinò il petto nel punto dove il proiettile che lo aveva ucciso si era conficcato. Il foro era stato guarito, ma Harry non sapeva se avrebbe mai dimenticato il dolore del proiettile che si infilava vicino al cuore e lentamente lo dissanguava. “Non so. Forse.” Poi fece una smorfia e ammise “Probabilmente.” Avevano distrutto tutto. Avevano dato la caccia ai suoi simili streghe e maghi come se fossero animali. Avevano rovinato l’intero pianeta con la loro paura e l’odio. Se fosse tornato, avrebbe dovuto impedirgli di scoprire il mondo magico, e se questo significava ucciderli tutti…
“Bene, bene.” Morte strofinò le mani come un pazzo davanti alla sua ultima vittima. “Vediamo un po’, in questa vita hai ucciso…” la sua voce si spense, e dei numeri come quelli di un orologio digitale apparvero sopra la testa di Harry, iniziando il conto. “Si, dovrebbe essere giusto.” disse Morte quando i numeri si fermarono ed Harry sentì i propri occhi sgranarsi.
“Quattromila?” disse piano.
“Tremila e 957, per la precisione” lo corresse Morte. “E questo senza contare Tom Riddle, tra l’altro, dal momento che è stato più che altro un colpo di fortuna. Voglio dire, ti ho dato credito totale quando hai distrutto il diario, ma è tutto, davvero.” La figura ammantata si appoggiò allo schienale mentre Harry si strofinava gli occhi impotente. “Facciamo un patto, mortale.”
Harry scosse la testa, con un po’ di nausea causata dal numero ancora sospeso sopra la sua testa, ma c’era stata la guerra e aveva usato alcune delle magie più devastanti mai realizzate per distruggere quanti più banali poteva. “Patto? Che tipo di patto?”
La Morte indicò il numero sopra la testa di Harry. “Promettimi di uguagliare quel numero, e ti concederò un vantaggio.”
Harry guardò di nuovo il numero. “Devono essere solo mondani?” chiese.
Morte si strinse nelle spalle. “Mondani, magici. Non m’interessa. Fino a quando sono morti, sono felice. ”
Harry annuì. “Questo tornare a sistemare le cose ... dovrei conservare tutta la mia conoscenza?”
“Non potrai fare molto, in caso contrario.” Concordò Morte. “Come ci si può aspettare di cambiare se non si riesce a ricordare quello che si è fatto di male? Avrai tutte le tue conoscenze, le tue abilità, anche la magia che ha sviluppato la tua anima.”
“Oh. Ehm ... giusto. Ok. Uhm, che tipo di vantaggio? ”
Morte raccolse di nuovo la falce e cominciò a rotearla. “Un’abilità che non hai avuto nella tua vita passata. Forse… Non lo so. Essere un Metamorfomagus! Oppure avere il controllo su un elemento! Oppure…” la Morte si fece ad un tratto tranquilla ed Harry ebbe l’impressione che gli stesse sorridendo in modo inquietante. “Posso darti l’abilità di un Dissennatore.”
“L’abilità di un Dissennatore?” ripeté Harry a pappagallo, impaurito su cosa potesse significare.
Morte annuì, ed Harry ebbe la sensazione che fosse molto eccitato. “Sì! L’empatia, la capacità di richiamare i peggiori ricordi nella mente della tua vittima, e il poter succhiare l’anima.” Morte picchiettò dove in un volto umano ci sarebbe stato il mento. “Suppongo che potrei farti avere qualche vantaggio dalle anime che prendi in questo modo, ma dovranno arrivarmi comunque. Naturalmente, faranno parte del conteggio…”
Harry fece una smorfia. Odiava i Dissennatori. Molto. Tuttavia. Essere in grado di uccidere mondani senza lasciar traccia… “Sarei in grado di decidere a chi indirizzare questo… potere?”
Morte sbuffò. “Come se io ti dessi una certa abilità senza che tu possa controllarla. Saresti in grado di decidere su chi esercitarla, quanto forte è l’effetto, a prescindere. Ci vorrà un po’ di pratica all’inizio, ma dovresti averne il controllo quasi subito.” Morte fece una pausa. “Voglio dire, se scegli questo dono.”
“Hai detto empatia” ricordò Harry. “In che senso?”
“Io dico ‘empatia’, ma in realtà non lo è” rispose Morte. “Gli esseri umani non hanno una capacità simile, ma l’empatia gli si avvicina. Se l’empatia permette all’empatico di sentire ciò che sentono le persone attorno a lui, allora questo ti da una sorta di… ‘senso’, suppongo, che ti permette di capire quanta felicità e tristezza ci sono in una persona. Per un Dissennatore, l’abilità gli dice se la vittima deve essere prosciugata lentamente dei suoi ricordi felici oppure se gli deve direttamente portare via l’anima. Ora, tu non avresti bisogno dei ricordi felici come un Dissennatore, ma potrebbe dirti quanto possono avere effetto sulla vittima.” Morte si fermò di nuovo. “Sempre se scegli questo dono.”
“Che tipo di nutrimento dovrei ottenere da un’anima?” chiese Harry. In realtà, Harry aveva già deciso di prendere il dono Dissennatore, ma voleva conoscere tutti i dettagli. Se stava per crescere con questa capacità, voleva sapere come funzionava.
Morte grugnì e restituì alla falce la sua grandezza originale. “Conoscenza” decise. “Se succhi l’anima di una persona che sa calcolare la radice quadrata di un numero oscuro, sarai in grado di farlo. Se prendi l’anima di uno che sa costruire una bomba, ci riuscirai. Se succhi uno che ha imparato l’ABC, lo saprai.”
“Lingue? Incantesimi?”
“Per le lingue dovrai prendere più di una persona per lingua, ma, certo, si potrebbe imparare il francese o l’italiano o qualsiasi altra.” Morte cominciò a passarsi la falce da una mano all’altra come aveva già fatto in precedenza. “Incantesimi, sicuro. Ti darò anche… Uhm. Se prendi l’anima di dieci o più persone con un dono magico – che so, medimagia – ti ritroverai a sviluppare questa abilità.”
“Non ci sono molte persone magiche che vorrei morte” sottolineò Harry.
“Trova un gruppo di vampiri” replicò Morte. “Li odio. Ogni cinque di loro che prendi, ti darò le loro abilità: guarigione migliore, la velocità, i sensi, la forza. Alcuni di loro hanno certi doni, come quello di camminare attraverso le ombre, e per quello dovrai prenderne dieci, ma si può fare. L’immortalità no, ricorda, ma tutto il resto si può avere.”
Harry annuì. Non aveva ancora sentito nulla di questa capacità che non gli piaceva. Tranne, forse… “Ancora due domande. Patronus e DDissennatori reali. ”
Morte sospirò. “Voi mortali… Senti, sei ancora umano, solo con nuove abilità. I Patronus non si interesseranno a te più del solito, ed i veri Dissennatori ti batteranno sempre. Niente di questo cambierà. Allora, vuoi il dono o no?”
“Si, lo prendo. Dissennatore!Harry Potter… suona bene.”
Morte ridacchiò. “Perfetto.” Un treno si fermò sulla piattaforma dietro la Morte e un’unica porta si aprì. “Ecco. Vai e mandami delle anime.”
Harry annuì e si alzò in piedi. “Va bene. Ehm, quando arriverò? Oppure non puoi dirmelo?”
Morte sospirò di nuovo. “Nel momento in cui sei diventato il proprietario di uno dei doni*
“Oh” Harry scrollò le spalle e si avviò verso il treno.
Poco prima di entrare, Morte lo chiamò. “Mortale?” Harry si voltò con un sopracciglio alzato. “I mortali ottengono una forma animagus per ogni vita, e questa sarà la tua seconda. Consideralo un altro regalo per essermi così divertente.” Poi agitò la mano ed Harry venne spinto nella macchina, le porte scorrevoli che si chiusero dietro di lui.
Mentre il treno partiva, Harry si trovò un comodo posto in un vagone vuoto. Un’altra forma animagus? Era già un orso nero, che altro poteva essere? Sperò in un qualcosa di non troppo ovvio.
Il treno entrò in un tunnel buio e Harry sentì gli occhi farsi sempre più pesanti. Non vedeva l’ora di vedere di nuovo le facce della sua famiglia: Ron, Hermione, Ginny… Sarà bello tornare a casa.





 
*NdT: da notare che Morte dice “Quando sei diventato il proprietario…” e non “Quando sei entrato in possesso…”. A voi trarre le conclusioni.
 
  
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