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Autore: hjsdjmples    02/12/2012    13 recensioni
Harry ancora mi scrutava indeciso sul da farsi.
- Scendi immediatamente da lì. - mi ordinò con tono duro.
Stava scherzando? Sarei dovuta scendere per obbedirgli? Incrociai i suoi occhi, dopo due anni, e mi resi conto che faceva sul serio.
Scoppiai a ridere. Perché avrei dovuto perché ne lo diceva lui? Beh, no. Lui mi dava ancora più voglia di buttarmi.
- Oh, si certo. E magari poi andiamo al cinema. - ribattei sarcasticamente.
Pensava che avrei dimenticato? Che avrei lasciato perdere? Che l’avrei perdonato? Beh, si sbagliava di grosso.
- Meredith. Per favore, scendi. –
- E perché? Perché me lo dici te? Beh, grazie, ma no grazie. – risposi acidamente incrociando i piedi. Mi trovavo stranamente a mio agio sul quel balcone.
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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We had it all, we were just about to fall
Even more in love, then we were before
I won't forget, I won't forget, About us
- Don't forget, Demi Lovato



<< Ho sempre pensato che il giorno in cui sarei morta sarebbe stato per il suicidio. Per depressione, mancanza di autostima, nessuno che tiene a te, vita inutile. Insomma, non ce l'avrei più fatta e boom. Strozzata, schiacciata, perforata o qualsiasi altra cosa. Avevo fatto anche una lista dei modi con cui sarei morta. Erano circa diciassette punti: farsi mettere sotto da un tram, buttarsi sotto un treno, morire asfissiata, legarsi una corda intorno al collo, affogarsi, drogarsi, spararsi, buttarsi da un palazzo alto, infilarsi in qualche caso mafioso per poi morire, aspettare il rapimento di qualcuno per poi andare a liberarlo morendo. Questi erano solo alcuni dei miei punti.
Ho sempre saputo che la mia morte sarebbe avvenuta prima dei trentacinque anni. Da quell'età che senso ha vivere? Sei vecchio, non puoi fare niente. Farsi una famiglia, direte. Beh io non me la volevo fare. Non volevo affezionarmi troppo alle persone, perché più ti affezioni, più ti farà male quando ti lasceranno.
Ho sempre pensato che comunque non sarei arrivata nemmeno ai venti, mi sarei uccisa verso i diciotto - diciannove. Già ero molto pessimista.
Ma non avrei mai pensato di stancarmi di vivere a soli 16 anni.
La verità è che i giorni erano tutti i uguali scuola - casa - letto. Tutti i giorni. E ne ero stufa, completamente.
 
Mi ritrovai davanti ad un edificio abbandonato, come previsto. La vecchia "Lincon Elementary School". La mia vecchia scuola elementare.
Non mi era mai piaciuta quella scuola. Salii le scalinate sporche fino a ritrovarmi davanti a quella che era la mia aula. Entrai guardandomi intorno. C'erano ancora i vecchi banchi sporchi di polvere, l'armadio scassato, la cattedra. Ricordavo perfettamente la mia infanzia, nonostante fosse stata orribile. Ero stata in dieci famiglie diverse, e poi raggiunta la prima media ero andato in collegio da quattro soldi, che ormai chiamavo casa.
Mi avvicinai all'armadio, lentamente, quasi impaurita dal fatto di trovarci dentro qualcosa. O meglio di trovarci dentro ciò che mi aspettavo. Passai una mano sull'anta sporca e la spostai, in modo di aprire del tutto l'armadio. Mi accovacciai e il mio occhio si posò immediatamente sul lato destro interno. C'era ancora.
Una lacrima solcò il mio viso. Perché faceva ancora così male? Di lui non mi importava più niente, infondo era stato solo il mio migliore amico. No?
Passai la mano sull'incisione sorridendo amaramente, lui non si ricordava di me, mentre io avevo ancora ben in mente ciò che avevamo fatto. Ricordavo ancora quando l'avevamo incisa. Anzi, l'aveva incisa.
 
- Che cosa stai facendo? - chiesi guardandomi intorno, nella speranza che la maestra non tornasse indietro, accortasi della mia mancanza.
Il mio amico sfilò la testa dall'armadio mi sorrise, con quel suo sguardo birichino che aveva sempre quando ne stava combinando una grossa, facendomi cenno di avvicinarmi. Obbedii e mi sedetti in terra accanto a lui che indicava l'armadio. Con un attimo di esitazione infilai la testa guardando dentro, senza nessun risultato.
- Ma che .. ? - domandai prima che lui m'interrompesse.
- Guarda meglio. - m'incoraggiò.
Feci come detto, e non appena il mio occhi cascò sul lato destro dello scompartimento non potei fare a meno di sorridere ed abbracciare il mio amico. Era venuto in classe mia senza farsi beccare per una cosa stupida, ma era per questo che gli volevo bene, era uno stupido.
 
'H & M' erano incise le nostre iniziali.
Sospirai al ricordo di Harry. Ma lui adesso mi aveva lasciata. Senza contare che un'incisione con scritto 'H & M' si trovava in un qualsiasi centro commerciale, adesso.
Mi alzai da terra ed avanzai lentamente verso la finestra che dava su un vicolo cieco. Quella finestra era sempre chiusa a chiave, proprio perché non ci voleva molto per salirci sopra e buttarsi. Quale luogo era meglio di quello per suicidarsi?
Scassai la serratura arrugginita della finestra e con un gesto secco la spalancai. Misi un piede sul balconcino e, reggendomi un po' alle ante, riuscii a salire del tutto sul cornicione.
Una ventata d'aria gelida mi fece rabbrividire e guardando giù ebbi, solo per qualche istante, un ripensamento. Non avevo mai sofferto i vertigini, ma il quinto piano avrebbe impaurito chiunque.
Chiusi gli occhi e presi un respiro profondo. Tra un po' avrei detto addio a quella merda di vita.
Sporsi un piede, ma lo ritirai subito. Era veramente alto.
Alle mie spalle sentii un rumore, sembravano passi. Chi poteva mai esserci?
I passi si facevano sempre più vicini, dovevo muovermi.
Sporsi un piede ma una voce mi bloccò. Era … familiare. Stranamente familiare. Quando una voce ti ricorda qualcuno, ma non sai chi. O meglio, fingi di non sapere chi.
- Oh dio, che diavolo stai facendo? - urlò la voce alle mie spalle. Era calda, roca, simile a quella di Harry. Ma non poteva essere lui, era troppo impegnato a fare la rockstar.
Era lui. Non potevo crederci. Era veramente lui, sul serio. Girai la testa con un sorriso amaro. Ad Harry non piaceva quel sorriso. O meglio, gli piaceva, ma gli incuteva timore
 
- Meredith, non sorridere in quel modo a quel ragazzo. Sembra che vuoi portartelo in bagno. – mi rimproverò Harry dandomi una botta.
- Ma è quello che voglio fare. – ribattei – E poi cos’ha che non va il mio sorriso. È il mio sorriso. Non ti piace il mio sorriso? Ho sempre avuto questo sorriso. -
- Quello non è il tuo sorriso. Quello è il tuo sorriso provocatorio, la cosa è diversa. E mi incute timore quel sorriso, fa paura. -
- Cioè, sarebbe un sorriso, ti scopo e poi ti faccio fuori? Io non voglio farlo fuori. -
- No, ma lo guardavi con fin troppa malizia. E poi sei troppo piccola, sia per lui, che per fare sesso. -
- Sembri mia … no, aspetta, non ho una madre. – dissi sarcastica camminando per i corridoi – E comunque ha la tua stessa età. Ed io ho 14 anni, quindi shhh. Ha solo due anni più di me, ed il sesso è una cosa ormai superata per me. -
- Non puoi comunque. Non è una cosa normale fare sesso a quattordici anni.
- Solo perché non te la do. – risi.
- Io non la voglio. – sussurrò sicuro, o meglio tentando di essere sicuro.
Lo guardai offesa. Mi piaceva fare quel gioco. Volevo fargli ammettere che gli piacevo, anche se non l’avrebbe mai fatto. Perché Harry era così, estremamente orgoglioso. Ma del resto lo ero anche io.
Arrivammo al mio armadietto, e controllai che nessuno fosse in giro per i corridoi, visto che era appena suonata la campanella. Infatti i corridoi erano deserti, se non per me ed Harry. Lo sbattei sull’armadietto e, alzandomi sulle punte, gli detti un bacio, che ricambiò volentieri. Subito dopo mi mise a spalle a muro, ribaltando la situazione, e soprattutto schiacciandomi contro l’armadietto. Ci staccammo dopo qualche minuto e mi alzai ancora di più sulle punte avvicinandomi al suo orecchio.
- La vuoi. E pure tanto. – sibilai ridendo e scappando da lui.
Mi guardò offeso, e risposi con una linguaccia per poi avviarmi in classe.
 
Era sempre lui. Uguale a due anni fa. Anzi, era più bello. Era sempre stato bello, ma adesso era qualcosa di meraviglioso.
- Meredith?! - esclamò spalancando gli occhi.
A quanto pare anche lui era sorpreso. Ero incerta su cosa rispondere. In effetti era proprio insolito trovarsi di fronte a quello che era ciò l'unica cosa che contava per te mentre ti stavi per buttare da un palazzo di cinque piani. Forse era insolito proprio buttarsi da un palazzo di cinque piani.
- Harry. - mi limitai a dire.
I suoi occhi verdi che mi piacevano tanto si spalancarono ancora di più. Quegli occhi mi riportavano alla mente molti momenti. Belli, brutti, orrendi.
 
Tra la folla incrociai un paio di occhi verdi. Era venuto, per fortuna, almeno lui. Avevo chiesti di venire a Miss Thompson, la signora a cui ero in affidamento in quel periodo, ma non era venuta. Era importante per me che qualcuno fosse lì per me. Harry odiava la danza classica, ma era venuto comunque. Già, facevo danza classica. Nonostante girassi con gli anfibi neri e fossi un maschiaccio adoravo il balletto. Mi dava un’emozione che niente poteva darmi. Eccetto una cosa, ma quella era una cosa segreta, nessuno sapeva che c’era qualcosa che mi emozionasse più del balletto.
Iniziai a ballare. Quest’anno avevo un assolo, e ne ero fiera. Nessuna del mio gruppo ce l’aveva, ed era molto raro che una ragazza di dodici anni si esibisse in un assolo, visto che gli assoli era otto e le ragazze centosettanta.

Non appena ebbi finito andai alla ricerca dello sguardo del mio amico, mentre facevo un inchino, che sorrideva ed applaudiva energicamente.
Non appena uscii dal teatro Harry mi porse dei fiori, proprio come facevano le madri con le figlie, con la differenza che lui era il mio migliore amico ed aveva 14 anni. Lo abbracciai subito.
- Sei stata bravissima. – sussurrò, e mi vennero i brividi.
 
Harry ancora mi scrutava indeciso sul da farsi.
- Scendi immediatamente da lì. - mi ordinò con tono duro.
Stava scherzando? Sarei dovuta scendere per obbedirgli? Incrociai i suoi occhi, dopo due anni, e  mi resi conto che faceva sul serio.
Scoppiai a ridere. Perché avrei dovuto perché ne lo diceva lui? Beh, no. Lui mi dava ancora più voglia di buttarmi.
- Oh, si certo. E magari poi andiamo al cinema. - ribattei sarcasticamente.
Pensava che avrei dimenticato? Che avrei lasciato perdere? Che l’avrei perdonato? Beh, si sbagliava di grosso.
- Meredith. Per favore, scendi. –
- E perché? Perché me lo dici te? Beh, grazie, ma no grazie. – risposi acidamente incrociando i piedi. Mi trovavo stranamente a mio agio sul quel balcone.
- Cazzo, Meredith, scendi. - urlò.
- Non sai che con i pazzi si dovrebbe essere quieti? -
- Meredith ... - sussurò.
- Harry, no. Che ti importa? Tu mi hai lasciata, mi hai scordata, mi hai buttata nel dimenticatoio. Non capisco ... non capisco che ti ho fatto. A dire il vero non capisco cosa ho fatto alla gente in generale. Andava così bene tra noi, eravamo la coppia di migliori amici perfetta. Adesso basta però, dimenticherò anche io, Harry. - cnclusi. 
Harry cominciò a farsi avanti. Non doveva avvicinarsi. Altrimenti sarei scesa, mi sarei fatta ingannare, l’avrei perdonato, mi avrebbe lasciata e avrei sofferto, di nuovo.
- Avvicinati e mi butto. - lo minacciai mettendo una mano davanti, come a fermarlo.
- Tanto tu ti butti comunque. - disse e salì accanto a me.
Perché era salito? Non lo sapevo, sapevo solo che avrei dovuto concludere lì la faccenda  buttarmi.
- Che stai facendo? - domandai stranita.
- Ti butti tu? Ottimo, mi butto anch'io. -
Scoppia a ridere, di nuovo.
- Harry, non fare Jack di Titanic, perché non ti riesce. E poi ala fine è lui che muore, se ricordi. - 
- Non sto scherzando. - replicò.
- È una minaccia? Sai Harry, non sei il centro del mondo. - dissi - Di te non me ne frega più un cazzo. E se ti butti non ti avrò sulla coscienza, fidati. Perché tu te ne sei andato due anni e adesso che ti fai vedere ti ritieni ancora importante. Sono stata tre mesi ad aspettare una tua chiamata. Ma questa non è mai arrivata. Tu per me sei come morto. Quindi buttandoti non cambieresti più di tanto la situazione. -
Lo guardai negli occhi. Eravamo seri, entrambi.
- Quindi te ne importa. –
- Quale parte di “Non me ne frega più un cazzo di te” non è chiara? – domandai sarcastica.
- Hai detto che hai sofferto. E che hai aspettato la mia chiamata. Quindi, cara, te ne importa. –
Posò una mano sul mio viso e lo guardai male. Niente, non la toglieva.
- Me ne importava. - lo corressi e spostai la sua mano.
- Dimmi, come va? – domandò.
- Ti sembrano domande da fare in questo momento? –
- Beh, visto che tra poco non potrai più rispondermi, si. Mi sembrano domande da fare in questo momento. Hai qualcosa in contrario? –
- No. E comunque, sai, sto bene. Mi sto buttando soltanto perché ormai mi sono scopata tutta la città e non ho più nessuno da farmi. –
Harry impallidì. Non poteva veramente crederci.
- Tu … che cosa? – scoppiò spalancando gli occhi.
- Harry sto scherzando. E se permetti adesso dovrei porre fine alla mia vita di merda quindi vattene.  –
Harry annuì e si mise a sedere. Lo guardai non capendo. Che voleva fare?
- Te l’ho detto. – disse – Se ti butti tu mi butto anche io. Rimarrò qui finche non te ne andrai. –
Alzai gli occhi al cielo. Perché doveva essere così insopportabile.
- Harry. Vattene, basta. –
- No, non ti lascerò fare una cosa del genere. È una cosa stupida, e non faresti in tempo a pentirtene che saresti già morta. –
- Harry, è una cosa seria. Tu … tu non puoi sapere cosa ho passato in questi due anni, okay? Mi hanno rinchiusa in un cazzo di collegio, vuoi capirlo? Non ho un’amica, una persona che tenga a me. Sono sola. Completamente. Tu non puoi capire. Non hai mai avuto questi problemi ti sei sempre stato perfetto, e soprattutto hai sempre saputo di esserlo. Sai, mi ero anche innamorata di te. Ma fidati, adesso potresti buttarti e me ne fregherebbe meno di zero. –
- Bene. Buttati, metti fine alla tua vita. Ma sappi che io ho sempre tenuto a te. Sei la persona a cui tengo di più al mondo, se non l’hai capito. Sai è vero che non sono il centro del tuo mondo. Ma tu sei il centro del mio. -
Non ebbi il tempo di realizzare ciò che aveva detto che le sue labbra furono sulle mie. Mi strinse a se senza smettere di baciarmi mentre le lacrime prendevano possesso del mio volto. Quel bacio era il più bello che avevo dato in tutta la mia vita. Era un bacio vero, sincero. Era il mio bacio, quello che si è predestinati ad avere dalla nascita. Decisi di scendere da quel davanzale. Ma purtroppo sbagliai lato. >>
Guardo le persone davanti a me. Sono forse commosse dal mio racconto. Molte mi guardano con superficialità, altre con odio, altre con pena, altre ancora con tristezza. Ognuno nel proprio modo. La maggior parte delle persone piangono per convenzione. Perché siamo ad un funerale, e piangere è ciò che si deve fare. La verità è che qui ci sono circa mille persone, escluse le fan. Tra queste mille forse nemmeno cento tenevano realmente ad Harry.
È difficile. È la cosa più difficile che possa esistere raccontare di come il tuo mondo cessi di essere il tuo mondo, di come il tuo mondo cessi di esistere. È difficile raccontare di come la persona che ami non possa essere più la tua ragione di vita, perché è morta. Soprattutto se lo è per mano tua. Io amavo Harry, e lo amo tutt’ora. Sono passati due anni da quel fottuto giorno. Due anni che Harry è morto. Due anni che ho paura di perdere le persone che amo.
<< Dopo cinque mesi di coma io mi risvegliai e dopo circa altri sei mesi riuscii a fare di nuovo tutto ciò che facevo prima. Fui fortunata, molto. Adesso riesco in tutto. Ma Harry no. Harry morì sul colpo. Proprio come in Titanic, Jack è morto. Non è giusto. Avrei dovuto morire io, avrebbe dovuto morire Rose. Nessuno teneva a me, a parte lui, sarebbe stato meno dannoso. Ed invece per colpa mia milioni di cuori soffrono ancora adesso per la morte di Harry. E adesso - ripresi – tutto ciò che posso fare è chiedere scusa. È colpa mia la sua morte. Beh, Harry era la persona migliore che esistesse. Ne ero innamorata. E non mi pentirò di niente di tutto ciò che ho fatto con lui. Eccetto per quella sera. Grazie. >> concludo.
Me ne torno a posto, e la gente applaude. Non applaudono perché il mio discorso li ha in qualche modo colpiti. Applaudono perché devono, perché è così nei film, è così nello standard. Louis mi stringe a se, lui mi ha aiutato a superare la morte di Harry, ci siamo aiutati a vicenda, dopo tutto era il suo migliore amico. Adesso è il mio ragazzo da diverso tempo, e penso di amarlo. Ma mai quanto Harry. Io lo amavo. Lo amo tutt'ora e non smetterò mai di farlo. Mi sveglierò dopo averlo sognato, farò colazione pensando lui, il suo pensiero mi accompagnerà tutto il giorno e la sera, quando tornerò a casa stravolta dal lavoro, lui mi aiuterà con i suoi occhioni verdi, mi verrà a fare qualche battuta squallida e io riderò da sola come una pazza. Poi quando ne avrò, racconterò di lui ai miei figli e ai miei nipoti. Il suo ricordo non svanirà mai, e anche se ci sarà quel momento in cui non penserò a lui, starà sempre nel mio cuore. C’è una cosa però che voglio dire. Non dimenticare. Non dimenticare il passato. Per quanto male faccia, per rispetto di tutti, devi tenerlo a mente. Le persone che rimuovono una parte della loro vita dalla loro mente sono persone codarde, che hanno paura di soffrire. Io probabilmente avevo paura di soffrire, ed è per questo che Harry è morto. Non dimenticare.


*escedaunangolinosperandochenessunonotiladepressionenellaria(?)*
Mabbuonsalveeeeeee :3 
asdfghjkl. Okay, so che questa merdina è depressiva, ma in effetti è un po' come mi sento io di questi tempi, quindi .. boh. 
Va beh, se vi va passate dalla mia fanfic "Her Personal Wedding Planner" e se non volete non passateci (?)
Okay, adesso mi defilo che devo andare al cinema, hasta la vista (?)
on twittaaah @hjsdjmples


   
 
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