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Autore: cmonjawaad    02/12/2012    20 recensioni
e se tutto quello in cui hai sempre creduto, ad un certo punto, ti apparisse diverso?
e ciò che hai sempre desiderato, invece, non fosse quello che vuoi?
ciò che vuoi, a volte, è più vicino di quanto hai sempre creduto, ma magari non ti sei mai fermato a guardarlo bene perché a prima vista non assomigliava nemmeno un po' all'immagine che ti eri fatto.
fermati a riflettere qualche volta, magari hai già tutto ciò di cui hai bisogno.
Genere: Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Un po' tutti
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Ero in casa, sola. Tutto era buio. Ad un certo punto vidi una luce e mi ci avvicinai.

Una grande sala. Immensa forse;­­ non riuscivo a vedere la parete che delimitava la stanza. Tende di un glicine molto chiaro ricoprivano le finestre, arrivavano fino al pavimento cadendovi leggere come soffici nuvole. Non c’era una piega che indicasse un minimo segno d’imperfezione in quelle tende e dei fiocchi viola  le separavano in due parti facendo intravedere la neve che si posava fitta sul davanzale di quelle finestre bianche.

Il pavimento era panna e lucido. Vi riflettevano le luci provenienti da degli enormi lampadari di cristallo, o forse semplice vetro, che erano appesi al soffitto.
Non riuscivo a smettere di girare mentre osservavo la bellezza di quella sala.
Una trentina di coppie danzavano sulle note di una soave melodia suonata da un orchestra che si trovava dal lato opposto della stanza, su un palco.
Mi fermai un attimo, finalmente presi possesso del mio corpo.

Un ragazzo si avvicinò a me dopo aver posato la sua chitarra classica ed aver lasciato l’orchestra. Aveva dei capelli morbidi e tirati indietro con una buffa acconciatura che gli dava un aria da nobile.
Improvvisamente i suoi vestiti si trasformarono, sembrava un principe.
Un ciuffo dei suoi biondi capelli gli ricadeva sul viso coprendo in parte uno dei suoi splendidi e azzurri occhi. Si avvicinò, continuava ad avvicinarsi e a far diminuire lo spazio tra le nostre labbra, finché non fu quasi nullo. Inclinai il viso. 

Una voce iniziò a chiamare il mio nome. Cercavo di zittire quel ragazzo mentre provavo a far combaciare le nostre labbra, ma la distanza sembrava infinita.

-Kim, Kimberly. Ehi Kim. Cazzo, svegliati.- qualcuno continuava a scuotermi. Il mio principe si stava allontanando. Correva.
-No.- cacciai un lungo urlo prima di accorgermi che non stavo più sognando e le mie grida incombevano nella mia cameretta. Qualcuno mi stava scuotendo nonostante i miei occhi si stessero già schiudendo. Se non mi avesse lasciato in pace, qualcosa avrebbe potuto rovinare il suo viso. Qualcosa come un pugno. Che avrei dato con le forze che non avevo, in quanto non ero nelle migliori delle condizioni. Aprii gli occhi di scatto e sollevai la schiena.
-Calma. Che succede?
-Fanculo. Hai rovinato il mio sogno.-
Sbottai a mio fratello.
-E tu hai urlato per uno stupido sogno? Mi hai fatto spaventare.
-Smettila. Hai preparato la colazione?
-Io non sono la mamma, lei non c’è qui. Non so se ti ricordi ma hai voluto trasferirti ad ogni costo e…
-E adesso siamo qui soli, io e te. Che lagna, ogni giorno la stessa storia, e siamo qui da tre sole settimane.
-Comunque la colazione non c’è e non credo avrai il tempo di prepararla.
-E perché mai?
-È Lunedì.
-E quindi?
-La parola 'scuola' non ti dice niente?
-Oh merda!-
presi il cellulare.- sono le otto e venti. Alle nove suona la campanella.
-Ultimo giorno di scuola, sorellina.
-Ma io non voglio andarci.-
mugugnai ricoprendomi fin sopra la testa con la coperta.
-Non so che intenzioni hai, ma se vuoi vivere con me, meglio che cambi modi di fare.
-Ai suoi ordini signor Payne.-
Scattai in piedi e alzai il capo portando il mio sguardo verso l’alto.
-Vai a prepararti.
-Corro.

Corsi in bagno, feci una doccia veloce. Dopo che il mio corpo fu asciutto infilai la biancheria e corsi in camera a prendere una felpa e dei jeans.
Ultimo giorno di scuola. Ultimo non per modo di dire, non ci sarei andata più. Avevo diciassette anni, potevo farlo e ne ero così sollevata.
Arrivai a scuola e notai i soliti gruppetti lungo il corridoio, mi sentivo persa tra quelle mura. Completamente sola, anche se era un bel po’ che andavo lì. Avevo anche perso un anno.

Finalmente lo vidi e mi rincuorai.

-Ciao tesoro.- intrecciai le mie lunghe dita con i suoi vivaci ricci castani e mossi la mano.
-Hai finito adesso?- fece lui palesemente infastidito dal gesto che ripetevo da quasi un anno tutte le mattine. Poi si avvicinò alla mia guancia e mi schioccò un bacio. Sorrisi.
-Il nostro rituale è giunto al termine.
-Finalmente.-
gli detti una spinta e barcollò un po’. –Come siamo permalose, bellezza.
-Andiamo in classe e non fiatare fino ad allora.
-Ok.-
mise il broncio e abbassò il viso. L’unica cosa che ottenne fu sbattere contro un’alta ragazza bionda con due grandi occhi nocciola. Gli sorrise maliziosamente squadrandola da capo a piedi. Lei arrossì e dopo aver preso lo zaino da terra corse via.
-Fino alla fine eh, Hazza?
-Che posso farci io se sono così attraente? solo tu mi resisti, devi essere proprio forte, eh, Kim?
-Ma io ho già il mio principe, lui sì che mi ama.
-Sì, un principe che nemmeno esiste.
-Esiste. Mi viene a trovare, ogni notte, sai?
-Eh brava-
lo fulminai con lo sguardo, spegnendo il suo malizioso. -ma per quanto continuerà questa storia? dimmi quando ti lascia, altrimenti sarò costretto a venire io a trovarti qualche notte.- riprese a guardarmi maliziosamente.
-Entra in classe, scemo.- lo spinsi fino a fargli varcare la stanza in cui si sarebbe tenuta la prima lezione. 
-Ma che hai capito? dicevo che vengo a trovarti per conoscerlo.- Ebbi il tempo di scambiare un’ultima occhiata di disprezzo verso i suoi chiari occhi verdi prima che il professore entrasse in classe.

Ero una ragazza alta circa un metro e settanta, non mi lamentavo della mia altezza, non era male il mondo visto da lì: non ero né troppo bassa, ma nemmeno tanto alta da spiccare in mezzo ad una folla. Ero normale. I miei capelli erano tinti di un blu notte, quasi nero. I miei occhi erano di un chiaro nocciola tendente al verde.

La cosa che non mi piaceva di me era il mio fisico, era sempre stato un problema. Non ero mai stata la classica magra con delle forme invidiabili. Magari le forme le avevo, ma non ero poi così magra. Ero ancora una volta normale, ma la mia autostima non arrivava a due in una scala da uno a dieci. Harry mi chiamava batuffolo dalla prima elementare. Sarà per le mie curve che erano molto più accentuate prima che adesso. Lo conoscevo da parecchi anni, inizialmente non andavamo d’accordo e quel soprannome era infatti l’offesa più cattiva che poteva trovare a quell’età un ragazzo che nemmeno a diciassette anni aveva una conoscenza delle parole molto ampia. Poi ci avevamo riso su e quello era diventato il mio soprannome.





ciao. *si nasconde*

è ancora il primo capitolo,
ho già scritto un'altra ff, l'ultimo capitolo l'avevo scritto
giusto per finirla, ma non era progettato così,
ma non mi andava di scrivere, quindi scusate, per chi l'ha letta.
spero di riuscire a seguire questa, completamente,
anche perché è da un bel po' che ho in mente la trama.
oddio, so che è una cacca ma ho bisogno di scrivere
mi piace, è come uno sfogo, boh.c:

-hope you enjoyed.-

recensisci? ti preeego.c:

  
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