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Autore: avelin    02/12/2012    0 recensioni
Insomma quella ragazza voleva solo perdere qualche chilo, esce di casa per fare una corsetta ed ecco che arriva lui. Dopo essersene liberata sale le scale per rientrare in casa quando prima di aprire, da sotto la porta... sangue. Non riesce ad entrare così corre dalla polizia. Due poliziotti scassinano la porta e... lei non crede a ciò che vede. Si butta a terra disperata. Chi cazzo è stato? Perchè? La mente di Alice è confusa, piena di sospetti.
Genere: Generale, Mistero, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Non si vedeva mai bella. Mai. Si guardava allo specchio e si vedeva delusa. Quindi aveva deciso con sua mamma di andare da una dietologa. Alice era entusiasta. Andava in seconda superiore, al classico, e non aveva mai avuto un fidanzato in tutta la sua vita. In generale poteva non sembrare una cosa così assurda, ma aveva compagni di classe che avevano probabilmente già scopato. Insomma di per se era molto carina ma voleva di più, voleva essere perfetta, come le sue compagne di classe che d'altronde non erano così invidiabili. Alice era di una simpatia e positività immane ma sapeva che di quei tempi ormai la maggior parte dei ragazzi pensava soprattutto al corpo. E lei aveva un corpo che non era apprezzato, e per questo in passato era stata sempre presa di mira. Ora fortunatamente non le dicevano più 'cicciona' in faccia prendendola in giro e facendola sentire lo zimbello della scuola, ma lei era sicura che lo pensassero. E anche se non lo pensavano, sentiva che c'era qualcosa di sbagliato in lei, ed essendo certa della sua bellezza interiore, il problema non poteva che essere esteriore. Non è che volesse seguire la massa, voleva solo sentirsi accettata. E per farlo doveva entrare in quei maledettissimi jeans senza fermare la circolazione. Era da circa una settimana che andava dalla dietologa, che in quel periodo aspettava un figlio. 
Suo padre non era a casa in quei giorni per lavoro, ma sua madre si. Alice era abbonata alla palestra del suo quartiere ma era già qualche giorno che non ci andava, e decisa a perdere peso, non avendo comunque troppa volgia di andare in palestra, aveva deciso di andare a fare una corsetta. Stava per uscire quando sua madre stava dando da mangiare al gatto, poi si ricordò che aveva dimenticato le cuffie in camera. così corse indietro a prenderle. Se aveva anche solo un minuto di relax Alice ascoltava la musica. Oh la musica. Per lei era droga. Pop-Rock era il suo genere. Ma suo padre, che lavorava nel campo della musica classica, ogni volta che la vedeva ascoltare altro le ricordava di avere dei cd, che lei non aveva mai neanche toccato. Adorava anche la musica classica, infatti studiava violino in conservatorio, ma niente le trasmetteva delle emozioni come i suoi idoli. Ascoltare le loro canzoni spesso la faceva piangere. Li amava. E loro erano una delle poche ragioni per cui andava avanti.
Erano le cinque del pomeriggio ma faceva già buio pesto; era dicembre.
Prese le cuffie stava per sbattere la porta quando gridò:
"Mamma! Devi uscire?"
"Si ma più tardi, aspetto che tu torni" 
Avuta la conferma del suo stazionamento in casa sino al suo ritorno, chiuse la porta, consapevole di aver lasciato dentro le chiavi.
Uscita dal palazzo, andò su una strada cuntinua, in modo da andare e tornare senza perdersi. Si infilò gli auricolari nelle orecchie e cominciò a fare una leggera corsetta. Dopo venti minuti, con un crampo alla milza si sedette ansimante sulla seggiolina di una di quelle fermate dell'autobus coperte, con un tettuccio. Passato il dolore, si avviò per il ritorno e a metà strada lo incontrò. Era in motorino e quando vide Alice rallentò e guidò alla velocità della sua corsa, con le ruote del veicolo che quasi toccavano il marciapiede sul quale lei correva. Cominciò a batterle il cuore più forte di quanto già non facesse per la corsa. Dopo averla riconosciuta, si stacco dal maciapiede e cominciò a guidare più veloce. Subito lei si rattristì pensando che lui se ne fosse andato e che per molto altro tempo non l'avrebbe più rivisto. Invece lui fece solo una decina di metri avanti, così da posizionare la moto in un angolino che probabilmente non era un parcheggio. Si tolse il casco e lo appoggiò sul sellino, poi corse da lei, che interruppe la corsa. Si guardarono.
"ciao." Alice non riuscì a rispondergli.
"Cosa fai qui con questo buio? Si gela."
"I..io stavo tornando a casa"
"Perchè correvi?" e si incamminarono verso casa di Alice.
"Niente, non è importante"
"Dai, su! Dimmelo!" così dicendo sorrise in un modo che fece rassicurare Alice.
"Stavo correndo perchè devo dimagrire"
"Cosa? Dimagrire? perchè?"
"Non voglio più parlare ora..."
"Non sei grassa. Sei bellissima, non hai bisogno di dimagrire"
"Questa è la stronzata più colossale che ab..." Lui si fermò e la bloccò afferrandola per un braccio.
"Smettila." si guardavano. Lui era decisamente più alto. Con la mano destra avvolse la sua schiena e la avvicinò a lui. Con l'altra le toccò il collo. La baciò. Pur avendo corso lei si stava congelando e lui l'aveva decisamente riscaldata. Era stato un bacio bellissimo. Quello che lei aveva sempre sognato. Dal ragazzo che aveva sempre sognato. 
Poi lui insistette per andare a casa di Alice che però non voleva. Quindi lui sarebbe solo salito in ascensore con lei e poi sarebbe tornato a casa col suo motorino. Entrati in ascensore si strinsero l'un l'altra baciandosi e rimanendo in apnea per tutto il 'viaggio'. Arrivati al piano giusto Alice lo salutò mentre scendeva le scale. Era più triste che mai.
'Bel film mentale' disse tra se e se.
Se lo era immaginato. Ed era stata più felice dello scoiattolo de " l'era glaciale " quando era riuscito finalmente a raggiungere la ghianda. Ma era tutto finito. Lui non c'era. non era sulla moto verso casa. Semplicemente non c'era. Cioè si, esisteva, Alice lo conosceva, era un suo compagno di classe delle medie che non vedeva da mesi. 
Una lacrima rigò il viso di Alice, disperata perchè credeva che quel sogno ad occhi aperti non si sarebbe mai realizzato.
Si asciugò la lacrima e suonò il campanello. Nessuno apriva. Riprovò. Ancora niente. Sua madre le aveva detto che c'era in casa. Eppure niente. Sentiva solo il gatto miagolare. Pensando che sua madre fosse uscita dimenticandosi che doveva rimanere in casa sino al ritorno di Alice, questa abbassò la testa in segno di rassgnazione. E grazie a quasto movimento del capò potè notare qualcosa che prima non aveva notato. Da sotto il portone di casa usciva qualcosa. Un liquido scuro.
Era sangue.
  
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