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Autore: bic    02/12/2012    4 recensioni
Bulma si trova di fronte ad una situazione faticosa da gestire, ma con l'aiuto di Lunch ed un imprevedibile appoggio Sayan riuscirà a venirne fuori vincente, come sempre.
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bulma, Lunch, Tenshinhan, Vegeta | Coppie: Bulma/Vegeta, Lunch/Tenshinhan
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Nessuna chiamata, nulla, Bulma era arrivata davanti a casa loro senza avvertire nessuno, come un fulmine a ciel sereno.
- Tenshinhan, ho bisogno di parlare con Lunch.
La giovane si affacciò alle spalle dell’uomo.
- Bulma, tesoro, cosa ti è successo, come mai sei così sconvolta? – La donna bruna appariva seriamente preoccupata.
- Lunch, per favore, potresti venire fuori un attimo?
Dicendo questo le soffiò addosso una quantità di pepe sufficiente a far sternutire dodici persone ed ottenne l’effetto voluto: la bionda la guardò con aria di sfida.
- Ho bisogno di compagnia per una sbronza, ci stai?
- Ciao Tenshinhan, ci vediamo prima o poi.
Rispose la bionda lasciando il triocchiuto basito sulla porta.
- Allora, cosa è successo per venire a casa nostra a quest’ora?
- Ho trovato Yamcha con un’altra.
La bionda sbuffò: - Ma davvero non ti eri ancora accorta di avere un palco di corna tale che se ti chinavi tagliavi a metà i monti Paoz?
Bulma rimase impietrita: - Tu lo sapevi?
- Lo immaginavo,  e credo anche Chichi. Quei deficienti degli uomini non c’erano arrivati, sai che per combattere sono sempre pronti, ma per certe cose sono lenti come delle bavose lumache.
- Che se ne vadano tutti al diavolo quei disgraziati, stasera offro io.
Le due donne si ridussero in uno stato inguardabile affogando i dispiaceri di Bulma in svariate bottiglie dei più differenti liquori; ma ad un tratto Lunch sternutì. Domandò gentilmente al barman di poter fare una chiamata e chiese in lacrime al povero Tenshinhan di raggiungerle.
Il guerriero si caricò le ragazze sulle spalle e volò verso la Capsule Corp.
Una scarica di colpi quasi distrusse la porta.
- Donna! Chi è?
Nessuno ripose alle lamentele del Principe dei Seyan che, infastidito, scese ad aprire la porta.
- Cosa ci fai qui? – domandò ad un Tenshinhan sull’orlo di una crisi di nervi e che obiettivamente aveva un pessimo odore addosso. – E quanto puzzi?
Tenshinhan non fece commenti, chiuse gli occhi lasciando aperto solo quello in mezzo alla fronte, fece un profondo respiro (e sì, in effetti l’odore che proveniva dalla sua persona era decisamente disgustoso) e rispose: - Hanno bevuto come due spugne, e hanno vomitato dal bar fino qui mentre volavamo. Non tollero commenti in merito. Dì al professore e a sua moglie di metterla a letto e di controllarla da vicino, perché credo che le verrà la febbre.
Gli scaricò Bulma in braccio e se ne andò senza nemmeno ascoltare le proteste di Vegeta che stava per dire che i genitori della ragazza non erano a casa.
Con quell’infimo essere tra le braccia il Saiyan non poté fare altro che recarsi nella sua stanza, ma come si faceva a ridursi in quello stato? Il corpo era un tempio, e come tale andava trattato, come si poteva arrivare a distruggere la propria capacità di intendere e volere, il proprio orgoglio e, osservando il mascara colato dagli occhi di Bulma ed i capelli in disordine anche il proprio fascino, in quel modo? Lui non lo avrebbe mai fatto.
E ora cosa doveva farne di quella terrestre insulsa?
La buttò sul letto e la giovane emise un lieve singulto, ma nulla più. Poi fece per andarsene, ma gli tornò alla mente una stanza simile, con un letto simile, ma all’interno del letto c’era lui e quella sciocca bambolina era stata sveglia tutta la notte per accudirlo. Recuperò una sedia e cominciò a guardarla dormire, poi ricordò le parole di Tenshinhan , prese una pezza bagnata e gliela posò sulla fronte.
Quando Bulma si svegliò aveva un terribile cerchio alla testa, un saporaccio in bocca e la consapevolezza di tutto quello che era successo, la colpì come una mazza da baseball in pieno petto. Quel bastardo di Yamcha, era anche convinto di avere ragione.
Non voleva aprire gli occhi, spostò la mano e si trovò ad accarezzare qualcosa di morbido, sembrava un gatto, quel contatto la rilassava e le faceva dimenticare almeno in parte la tristezza che l’aveva colta.
Un mugugno di piacere si levò da sotto la sua mano, ma non sembrava un gatto, poi improvvisamente cinque parole si piantarono come coltelli affilati nella sua testa dolorante: - Cosa - credi - di - fare - donna?
Bulma saltò seduta sul letto pentendosi immediatamente del gesto repentino che le provocò un’ondata di nausea e nuovi dolori alla testa: - Cosa ci fai tu nella mia stanza. Brutto scimmione perverso?
Le ci volle un attimo per registrare tutti i particolari: la ciotola di acqua, la pezzuola bagnata, le righe del lenzuolo sulla faccia del buzzurro, i suoi vestiti della sera prima ancora perfettamente al loro posto.
Il guerriero si era alzato così velocemente che Bulma non era stata in grado di registrarne i movimenti e, fuxia in volto, le aveva ringhiato contro: - Se ti azzarderai a dire a qualcuno quello che ho fatto ti staccherò la testa a morsi, ti è chiaro il concetto, donna?
Il Principe dei Saiyan, non riusciva a capacitarsi, cosa diavolo gli stava succedendo?
Non si era nemmeno reso conto di essersi addormentato ed aveva addirittura trovato piacevole svegliarsi con una mano estranea che gli carezzava la testa. Aveva avuto la sensazione di un ricordo arcaico, molto più vecchio delle sue scorribande per l’universo.
Si diresse verso la porta, ma riuscì comunque a sentire  la giovane donna sussurrare: - Grazie.
Il Sayan si allontanò da quella stanza senza aggiungere una parola, si tuffò letteralmente nella Gravitiy Room senza uscirne fino a tarda sera.
Dal canto suo Bulma si vergognava profondamente, non valeva la pena di ridursi in quello stato per Yamcha, si guardò allo specchio: chissà cosa aveva pensato Vegeta vedendola in quello stato, uno col culto del corpo come lui … Poi guardò la sedia accanto al suo letto: doveva aver passato la nottata a controllare che la febbre non aumentasse, ripensò alle righe del lenzuolo sulla faccia assonnata del Saiyan ed un sorriso si dipinse sulle sue labbra.
Bulma cercò di tornare un essere umano normale grazie a due aspirine, un bel bagno e un nuovo taglio di capelli. Doveva assolutamente chiedere scusa a Lunch e Tenshinhan, pensò mentre il coiffeur eliminava quella disgustosa permanente che aveva fatto solo per piacere a lui e le tagliava i capelli a caschetto.
Lanciò la capsula e raggiunse con il piccolo elicottero portatile la casa del suo amico.
Quando Tenshinhan la vide arrivare stava per mandare in pezzi l’elicottero, ma Lunch lo trattenne.
Bulma aveva portato un sacco di leccornie per farsi perdonare e spiegò anche al ragazzo la situazione.
La Lunch bruna la abbracciò e disse: - Non preoccuparti, gli amici sono qui anche per tirarti su quando sei giù di morale, non solo per fare festa quando va tutto bene.
Bulma sorrise di nuovo vedendo il modo protettivo con cui Tenshinhan osservava Lunch ed arrivava ad aiutarla nei momenti in cui sembrava necessario, senza tuttavia interferire con la sua vita. Ci ripensò, era mai stato così tra lei e Yamcha? Avevano mai avuto davvero un rapporto paritario?
Mentre Lunch la accompagnava fuori le mise una mano sulla spalla: - Dovrei ringraziarti, stamattina quando mi sono svegliata Tenshinhan mi stringeva la mano e, quando ho aperto gli occhi, mi ha chiesto di non fare mai più una sciocchezza del genere: perché vedendomi stare male si è preoccupato da morire, poi mi ha dato un bacio sulla fronte e io ho sternutito.
- Strano, in casa non c’era odore di polvere da sparo e lui non mi sembrava ferito.
Lunch arrossì: - Diciamo che l’altra Lunch ha approfittato della situazione e…
Bulma avvampò: - Risparmiami i dettagli, comunque sono felice per voi. Credo che  Jiaozi avrebbe proprio bisogno di un fratellino, tu non pensi?
Le guance di Lunch si tinsero di porpora e salutò con una mano Bulma che stava salendo sull’elicottero.
La giovane dai capelli azzurri si voltò indietro e vide Tenshinhan abbracciare delicatamente Lunch ed appoggiare il mento sui suoi capelli. Poi Lunch sternutì …
I due amici erano a posto, ora doveva una spiegazione all’irsuto scimmione con cui condivideva la casa, i suoi genitori erano partiti per un giro di conferenze del padre e non sarebbero tornati prima di un mese. L’aria si sarebbe fatta davvero pesante in casa se non si fosse decisa a parlare col Sayan.
Aspettò, aspettò e aspettò . Quando Vegeta raggiunse la cucina gli disse senza troppi preamboli: - Siediti, mangia e ascolta.
L’essere presumibilmente senziente che le stava davanti non sembrava minimamente interessato ad ascoltare e si avventò sul cibo. Bulma non ci fece caso e cominciò: - Yamcha mi ha tradito e ha avuto anche il coraggio di dirmi che mi rispettava troppo per propormi di fare sesso prima di sposarmi perché le brave ragazze non fanno queste cose: ti rendi conto che lui aveva deciso di trastullarsi senza nemmeno chiedermi cosa pensavo io dei rapporti prematrimoniali? Dove pensava che sarebbe approdato un rapporto basato sulla menzogna? E pensava anche di avere ragione, capisci che razza di bastardo maniaco?
Il Sayan non fece cenno di aver avvertito la gravità della situazione.
Bulma continuò: - Mi sono sentita uno schifo soprattutto perché la scema che stava con lui continuava a sghignazzare, così ho deciso di andare a bere con Lunch, è l’unica amica che ho, non potevo mica chiederlo a Chichi? Comunque non è mia abitudine bere fino a perdere la lucidità, volevo che lo sapessi, non sarà più necessario che tu ti faccia carico della mia persona, me la so cavare benissimo da sola.
Vegeta sollevò un sopracciglio, aveva finito la cena: - Ti sei messa con un verme per giunta porco, era prevedibile che succedesse una cosa simile. Anche lui non ha un minimo di rispetto per sé stesso: come si può sprecare tempo e fatica in un’attività così inutile come il sesso, io, Principe dei Sayan mi vanto di non aver mai disperso il mio prezioso seme in giro per l’universo. I Sayan sono monogami, quando trovano una compagna è per sempre e nessuna è mai stata alla mia altezza.
Bulma era basita: - Quindi tu sei vergine?
- Cosa vuol dire vergine?- Domandò sprezzante l’uomo venuto dallo spazio.
La ragazza era arrossita: - Significa che non hai mai avuto rapporti con una donna?
- Sei sorda donna? Te l’ho già detto.
- Nemmeno con degli uomini, vero?
L’aura di Vegeta aumentò di livello: - Non azzardarti a ripeterlo un’altra volta, altrimenti spiaccico quella tua bella testolina azzurra contro la parete. E sarebbe un vero peccato, visto che finalmente hai dei capelli normali.
Aggiunse poi andandosene verso la sua stanza.
Bulma rimase basita: Vegeta era vergine, era monogamo e soprattutto si era accorto che era andata dal parrucchiere? Nel suo piccolo cervellino perverso si fece largo un’idea tra l’assurdo e il folle: sarebbe riuscita a conquistare Vegeta?
 
Come conquistare un principe dei Sayan in quattro semplici (più o meno) mosse.
1.      Prenderlo per la gola.
Bulma cominciò ad osservare i cibi preferiti del Sayan e a presentarglieli a rotazione ad ogni pasto. Ovviamente il suddetto buzzurro non avrebbe mai ammesso di apprezzare il cibo che gli veniva servito, ma si alzava da tavola di umore meno nero del solito, come si suole dire: pancia piena, gioia mena.
2.      Trascorrere del tempo insieme in silenzio.
La giovane donna cominciò a sedersi accanto al Sayan, che dopo cena usciva sempre ad osservare la notte in giardino, senza parlare. La prima volta lui le chiese: - Che vuoi donna?
Lei rispose: - Prendere il fresco, se la mia presenza ti intimorisce posso anche andare nel giardino sul retro.
- Intimorirmi tu, donnetta da quattro soldi? Fai un po’ quello che vuoi.
3.      Ottenere informazioni
Dopo circa una settimana da quando avevano cominciato questa nuova routine una sera Bulma gli domandò senza guardarlo: - Com’era il tuo pianeta?
A Vegeta non dispiaceva quella nuova situazione: la ragazza, se stava con la bocca chiusa non era male, così le diede qualche informazione, poi, vedendola sinceramente interessata cominciò a raccontarle della sua famiglia, della famiglia reale. Fu in quel momento che ebbe un lampo di consapevolezza: quella mano sul capo era un ricordo di un altro mondo, di una donna che era morta molto tempo fa, l’unico essere ad avergli mai dimostrato calore e quello che gli umani definivano affetto, ma che sul suo pianeta era considerato debolezza. Sua madre.
Di giorno in giorno Bulma cominciava a conoscere meglio quell’extraterrestre e più ascoltava i suoi racconti più capiva perché dietro la furia di quegli occhi scuri ci fosse tanta tristezza.
Una notte, mentre lui aveva appena finito di raccontare  di uno dei tanti pianeti conquistati, lei si avvicinò e gli sussurrò all’orecchio: - Dove si trovava il tuo pianeta?
Lui indicò un punto indistinto nel cielo stellato: - Tra quelle due costellazioni.
- Se potessi ci torneresti?
- Non fare domande sciocche, Bulma.
Lei arrossì: era la prima volta da quando si erano conosciuti che la chiamava per nome.
Lui si era accorto troppo tardi di aver detto il nome, che ormai appariva sempre più spesso nella sua mente, ad alta voce.
Strinse i pugni, si alzò e se ne andò in camera sua.
4.      Accalappiarlo
 
Per Bulma non era più una questione di puro divertimento, anche se in effetti cercare di trovare il suo punto debole aveva i suoi lati umoristici: come quando del tutto “casualmente” gli aveva portato degli asciugamani puliti guarda caso proprio mentre usciva dalla doccia in tutto il suo adamitico splendore. Vegeta era diventato bordeaux e l’aveva minacciata di morte sbattendole la porta in faccia non prima di aver preso gli asciugamani puliti, però. 
Spesso, mentre era nel bel mezzo di una complicata equazione matematica si sorprendeva ad immaginare quella scena e, con non poca malizia, anche un acceso seguito, non fosse stato per la timidezza del Sayan.
Un momento, timidezza?
Così il piano prese forma: quella sera preparò la cena migliore  (quasi tutta a base di carne e dolci) che Vegeta potesse desiderare, poi indossò il più succinto dei suoi vestitini aderenti e si presentò al Sayan in tutto il suo splendore.
Lui finse di non accorgersi della sua presenza, ma con la coda dell’occhio stava soppesando tutta la sua persona. Bulma decise di considerarsi lusingata da quell’atteggiamento.
Versando a Vegeta un bicchiere di succo d’uva dal contenuto alcolico di circa 0 gradi, si piegò in modo da fornire al suo sguardo una piacevole panoramica della abbondante scollatura del suo vestito, appena si rialzò notò il rossore sulle guance del “Principe”.
- Vegeta?
- Che vuoi donna.- Bofonchiò a bocca piena.
- Anni fa mi ruppi un braccio cadendo mentre pattinavo e quando cambia il tempo ogni tanto sento un certo fastidio, a te capita di sentire dolore alla cicatrice che hai nella schiena?
- A cosa ti riferisci?
- Alla cicatrice che ti è rimasta quando ti è stata strappata via la coda.
Vegeta la guardò sospettoso: - Te lo ha detto Kakaroth?
- Ma possibile che devi sempre ficcare Goku in mezzo ad ogni discorso che facciamo? Comunque no, è un pensiero che mi è venuto mentre ragionavo su eventuali tuoi punti deboli per modificare la Gravity Room.
Questa volta l’espressione di Vegeta con la bocca aperta mentre divorava un cosciotto di maiale spolpato per metà dava chiaramente l’impressione della sorpresa.
- Tu vuoi modificare la Gravity Room?
- E’ il mio lavoro, se non sbaglio. – Sbuffò Bulma.
- No, più che altro ho la sensazione di perdere l’equilibrio quando picchio in quel punto.
Bulma prese un foglio ed una matita e si immerse nel suo mondo di tratti e segni, era talmente concentrata che non si rese conto che Vegeta le era comparso alle spalle e stava cercando di spiare le linee tracciate.
Quando Bulma se ne rese conto coprì immediatamente il foglio, ma ormai era troppo tardi, il Saiyan, imbarazzatissimo, se ne stava andando sbattendo la porta.
Lei lo rincorse.
- Sei un borioso, scimmione!
Lui si bloccò e la raggiunse con un balzo, occhi negli occhi ringhiando: - Appunto, non sono un gattino.
Lei lo afferrò per i capelli e premette le labbra sopra quelle di Vegeta che non reagì, troppo stupito.
Il foglietto, che ritraeva il moto torsorio della coda di un gattino che “casualmente” aveva le sembianze del “Principe”, cadde a terra.
Nemmeno lui si rese conto di cosa stava facendo: strinse la terrestre e rimase avvinto in quel bacio finchè non si rese conto che le labbra di Bulma premevano per qualcosa di più e aprì le proprie trovandosi travolto da sensazioni che non aveva mai provato se non in combattimento.
Bulma cominciò a sbottonargli la camicia e Vegeta si trovò con lo striminzito abitino della ragazza a pezzi tra le mani.
Mani avide si incontravano e scontravano. Erano sensazioni del tutto nuove per entrambi: Bulma non si era mai sentita così con Yamcha, i loro baci erano sempre stati molto più casti. Dal canto suo Vegeta aveva sempre associato il piacere alla battaglia e si sentiva travolto da questa nuova situazione.
Si trovarono per terra, ansanti, Bulma cominciò a trafficare con i suoi pantaloni e lui distrusse in un attimo anche quel vezzoso capino di biancheria intima che le era rimasto addosso.
Sulla mancanza d’esperienza ebbe la meglio l’istinto e, quando riacquistarono lucidità, erano sudati, sdraiati sulla moquette e straordinariamente soddisfatti.
- Copriti, donna.
Disse il Saiyan non appena fu in grado di articolare qualche parola di senso compiuto, vedendo la ragazza che tremava leggermente.
- Bulma, Vegeta! Chiamami Bulma o ti giuro sul mio onore che questa è la prima e anche l’ultima volta.
Rispose la ragazza alzandosi in piedi e dirigendosi verso la sua stanza.
Poi si voltò, con un sorriso sornione riprese: - E tu? non vieni?
Vegeta vide la mano che gli veniva porta e, senza nemmeno rendersene conto la prese e seguì la ragazza.
 
Quella sera stessa, prima di lasciare la stanza della ragazza disse: - I Saiyan sono monogami, lo sai, vero?
- Lo spero proprio. – Mormorò lei con la voce ormai impastata dal sonno. 
  
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