02/12/2012
0 recensioniLove is a lovely lie
First chapter
Life’s too short to be sitting around miserable.
People gonna talk whether you doing bad or good
Rihanna. Cheers- Drink to that
Dawn Hanson, Mystic Falls, 15 Settembre 2006
Cos’è l’amore?
L’amore è il sentimento più puro del mondo. L’amore è la forza motrice di ogni azione umana, è quell’ingranaggio che mette in moto un sistema ininterrotto di fenomeni. È quel desiderio che ci spinge ad essere migliori per la persona amata, che ci anima facendoci provare delle sensazioni inconsuete, ma bellissime.
« Quante sciocchezze scrivevo,» commentai semplicemente, nemmeno terminandolo, riponendo il tema nella scatola dov’erano contenuti tutti i miei quaderni degli anni scorsi che conservavo sotto il letto. Quel compito era stato assegnato alla mia classe di letteratura inglese come laboratorio di scrittura durante il primo anno di High School e mi era valso una discreta B. Rileggerlo a distanza di più di quattro anni, soprattutto dopo tutto ciò che mi era accaduto, scatenava in me reazioni contrastanti. Quella visione ingenua, formulata da quella che era poco più di una ragazzina, mi faceva nascere un sorriso spontaneo e distaccato poiché sapevo che quella realtà di inchiostro era lontana anni luce da me. Dalla me innamorata di un mostro, perlomeno. Il mio personalissimo diavolo tentatore.
« Ehi dolcezza,» esclamò la sua voce squillante, allegra ed estremamente saccente. Per l’appunto. Guardai verso la finestra sul cui davanzale era appollaiato in bella vista quello che da poco tempo consideravo il mio ragazzo. Capelli scuri e ribelli contornavo un viso, dalla carnagione abbronzata, dalla mascella forte e prorompente e dai tratti indo americani. I consueti blue jeans gli fasciavano le gambe snelle e agili e, sopra una t-shirt bianca, portava una giacca di pelle nera.
« Potresti smetterla di apparire a casa mia in questo modo, Charlie?» domandai più divertita che irritata. Era il nostro gioco, o, perlomeno, il suo divertimento. Erano rare le volte in cui ci incontravamo di giorno e quindi Charlie sopraggiungeva di notte e rimaneva al mio fianco sino all’alba, tenendomi compagnia. Da quando mio padre era morto, Charlie era diventata l’unica mia felicità e desideravo che quell’istante di pace non finisse mai. Nonostante la sua natura soprannaturale, che mi aveva rivelato non molte settimane prima, Charlie era per me la tranquillità che tanto agognavo. Scese dal davanzale e si avvicinò al letto sul quale mi ero accomodata a disporre, con la mia solita cura maniacale, delle carte negli appositi salvaschede.
« No. Mi piace spaventarti,» continuò dolcemente, ben sapendo che non nutrivo alcun tipo di timore nei suoi confronti. Probabilmente ero sciocca e ingenua nel pensarlo, ma Charlie annientava ogni mio senso di autodifesa. Lui abbatteva i muri ed entrava prepotentemente nel mio animo. Eppure mi trattava sempre con riguardo ed io non potevo che sorridergli ogni volta, « Cosa stavi facendo?» domandò curioso, con gli occhi neri spalancati. Celai subito la scatola alle mie spalle. Mi vergognavo. Non volevo che leggesse i pensieri più intimi della me dodicenne. Charlie era arrivato da poco in città, non più di un mese, dalla Florida, dove il suo branco di licantropi era stato estinto. Charlie aveva conosciuto soltanto la diciottenne forte e indipendente, che abitava da sola nella discreta villa nella zona residenziale di una cittadina della Virginia Meridionale, ai confini con il North Carolina. Era una sciocchezza, ma non volevo che quell’immagine fosse intaccata dai ricordi di un tempo troppo lontano. Ovviamente Charlie arginò le mie deboli braccia coperte da un maglioncino di lana rossa e prese la scatola. Le sue lunghe dita affusolate corsero subito verso il tema in bella mostra. Mi rivolse uno sguardo malandrino e sospirai, annuendo lievemente per permettergli di accedere a quell’altra parte della mia vita. Quella più felice e inconsapevole. Quella più pura. Charlie lesse in fretta, aiutato dai suoi sensi super sviluppati, e una risata proruppe dalle sue labbra carnose.
« Non ridere. Avevo dodici anni,» aggiunsi imbarazzata, strappandogli il semplice foglio di carta a righi dalle mani e riponendolo con cura per poi carezzarlo e dispiegarlo. Chinai lo sguardo mentre Charlie interrompeva il riso, più amorevole e consapevole.
« Eri così dolce,» mormorò tranquillamente prima di posare le sue labbra sulle mie in un casto bacio. Mi strinse tra le sue braccia forti ed ispirai il suo profumo di bosco. Non v’era un altro modo per definirlo. Forse era l’odore tipico del licantropo, che era ancora predominante in lui, o forse era stato il suo ancora prima della trasformazione, « Hai da fare questa sera, mia splendida assistente bibliotecaria?» continuò, comprendendo che sarebbe stato meglio per me distanziarmi anni luce da quel foglio e da tutto quello che rappresentava. Gli rivolsi un breve sorriso accondiscendente e mi sistemai meglio sul mio modesto letto dalle coperte color oltremare. Era il mio preferito. Infatti le pareti, almeno la parte non tappezzata da quadri, fotografie e poster di cantanti, erano di quel colore che mi ispirava pace e sicurezza.
« No. E perché tutti questi nomignoli?» chiesi con una lieve nota di sospetto, aggrottando le sopracciglia chiare. Non amavo quelle che reputavo essere soltanto delle vuote sviolinate, e Charlie lo sapeva bene. Eppure quella sera si stava comportando diversamente. Era euforico, elettrizzato, come se qualcosa d’importante stesse per accadere.
« Voglio presentarti una persona. Lui ti piacerà molto, vedrai,» soggiunse certo e risoluto prima di rivolgermi un sorriso splendido, lucente, che mi fece per un attimo tremare tra le braccia per l’intensità con cui mi colpì. Annuii semplicemente, senza alcuna apparente espressione sul viso mentre un turbinio di sensazioni contrastanti mi invase il cuore. Anche se avessi voluto, notato tutto l’entusiasmo con cui mi aveva esposto quella prospettiva, non avrei potuto rifiutarmi. Quando i suoi occhi scuri, piccoli e lievemente allungati, erano illuminati di felicità, sembravano quelli di un bambino giocoso ed esuberante. Non avrei mai potuto negargli alcunché in quei momenti, quello a Charlie era ben noto. E sperai di non dovermene pentire.
Angolo autrice
Buona sera a tutte, amanti di TVD. Ben approdate in questo progetto un po’ fuori dagli schemi. Come avete potuto notare ci sarà la presenza di nuovi personaggi amalgamati a quelli della mia serie preferita. Questa storia incomincia dalla decima puntata della terza stagione, con l’unico cambiamento su Rebekah. Qui Klaus non l’ha pugnalata di nuovo. La vera protagonista sarà Dawn, evidente riferimento a un’altra serie che amo, quella intramontabile di Buffy, che ha il viso di Sarah Michelle Gellar. Come avrete capito è fidanzata con un ibrido di Klaus, Charlie, che ha il viso di Taylor Lautner. Non mancheranno anche i personaggi originali, soprattutto il Delena e il Kol/Bonnie. Nella mia storia Stefan non si è ancora redento. Lo ammetto, amo il rippah che è in lui, per dirlo alla Klaus, e lo vedremo con Rebekah. Spero che questo primo capitolo vi abbia incuriosito. Penso che aggiornerò una volta a settimana, di domenica, o al massimo due. Con questo vi saluto. Un bacio, morgan_le_faye.